domenica 29 marzo 2009
TUMORI DEL RENE NEOFORMAZIONI DEI RENI
TUMORI DEL RENE neoformazioni che interessano il rene. I tumori del rene sono nel complesso rari, non rappresentano più dell'uno per cento del totale. Sono di diverso tipo, a seconda dell'età del paziente. Nell'età infantile sono predominanti i nefroblastomi, o tumori di Wilms, notevolmente maligni, probabilmente di origine malformativa, che provocano decadimento generale, anemia, febbre, presenza di sangue nelle urine. La diagnosi di questi tumori è radiologica, la terapia consiste nell'asportazione del rene ammalato e in successivi trattamenti radiologici e farmacologici, che consentono di prolungare la vita del paziente. Nei soggetti anziani, al di là dei 60 anni, sono invece frequenti gli ipernefromi, o adenocarcinomi renali a cellule Chiare, che hanno un decorso molto lungo, danno metastasi tardive ai polmoni e alle ossa, si manifestano con dolori lombari e presenza di sangue nelle urine e vengono diagnosticati ricorrendo ad una urografia (esame radiologico dei reni). L'ipernefroma si cura chirurgicamente, facendo seguire all'intervento un trattamento radiologico. Un terzo e più raro tumore renale è il papilloma, o urotelioma, che insorge nei bacinetti renali e che colpisce prevalentemente individui anziani di sesso maschile. Anche questo tumore si cura come l'ipernefroma, con discrete possibilità di guarigione,. Rarissimi e privi di importanza clinica sono i tumori renali benigni, che di solito si scoprono accidentalmente quando si opera il rene per altre malattie e che non danno alcun segno clinico di rilievo.
TUBERCOLOSI DEL RENE INFEZIONE TUBEROLARE
TUBERCOLOSI DEL RENE localizzazione nel rene dell'infezione tubercolare. Il periodo di massima incidenza va dai 20 ai 40 anni. Solitamente ed inizialmente è interessato un solo rene ed i primi sintomi sono di tipo vescicale (minzioni ripetute e scarse con bruciori), poiché quasi sempre è concomitante una cistite (infiammazione della vescica) tubercolare. Talora, ma non obbligatoriamente almeno nelle prime fasi, il paziente accusa dolore al rene anche sotto forma di attacchi acuti (colica). All'esame delle urine si riscontra pus ed ematuria (globuli rossi nell'urina). La febbre è incostante e la funzionalità renale globale è rispettata. La tubercolosi renale, pur potendo presentare delle remissioni, è una malattia evolutiva, se non adeguatamente curata, e nel 15 per cento dei casi si diffonde all'altro rene. Naturalmente se entrambi i reni sono colpiti, la prognosi è assai grave, mentre se la tubercolosi è unilaterale essa è risolvibile con specifici antibiotici e chemioterapici in associazione tra di loro, e, qualora questi fallissero o la lesione fosse troppo estesa, con l'intervento chirurgico (nefrectomia monolaterale, o asportazione del rene). Grandi progressi sono stati fatti oggi in questo tipo di interventi chirurgici, che permettono una percentuale notevole di successi.
EMORRAGIE DEL RENE
EMORRAGIE DEL RENE il sintomo iniziale è rappresentato da un dolore spontaneo o provocato da movimenti e da sforzi, cui si accompagna un senso di angoscia. Nelle ore seguenti compare nella regione lombare una tumefazione che può essere appena apprezzabile o avere un volume pari a un'arancia; palpando col palmo della mano si ha la sensazione di una crepitazione dovuta ai coaguli. Più tardi compaiono: macchie simili a ecchimosi, uno stato di subbittero e febbre elevata. La radiografia svela opacità perirenale. La secrezione di urina risulta diminuita. Le cause possono risalire a un grave trauma, alla presenza di una lesione renale anteriore, a un aneurisma dell'arteria renale, a un'emorragia surrenale, a periarterite nodosa, ad alterazioni della struttura sanguigna. Il trattamento è chirurgico: si procede all'evacuazione della loggia renale e al tamponamento successivo. Indicazioni alla nefrectomia si verificano quando si constata un'estesa distruzione del tessuto renale.
ASCESSO DEL RENE
ASCESSO DEL RENE infezione caratterizzata da raccolte di materiale purolento, cremoso, giallognolo o verdastro, causata il più delle volte da germi piogeni, o germi del pus. La sintomatologia è contraddistinta da febbre molto elevata, dolori nella regione renale e eliminazione di pus attraverso l'urina (esaminando al microscopio un campione di urina, si osserva la presenza di numerosi globuli bianchi alterati). All'inizio la terapia è essenzialmente a base di antibiotici, ma se l'infezione non tende a recedere bisogna ricorrere all'intervento chirurgico sul rene per evacuare il pus incistatosi nel contesto dell'organo. L'ascesso, anziché nel rene, può formarsi attorno ad esso ed in tal caso si parla di ascessi peri o para-renali; questi determinano sintomi non molto diversi da quelli provocati dall'ascesso renale. Anche in tale ultima circostanza la terapia consiste in generose somministrazioni di antibiotici e, se questi non sono risolutivi, nell'intervento chirurgico evacuativo.
REINFEZIONE GHIANDOLARE TUBERCOLARE
REINFEZIONE GHIANDOLARE TUBERCOLARE, si ha quando le ghiandole, sede del complesso primario tubercolare, che ordinariamente guariscono se curate in modo opportuno, sono invece causa di: lieve deperimento, astenia, pallore, stati di sudorazione limitata ad alcune ore del giorno; compare anche febbricola e questo si verifica anche molti anni dopo la guarigione clinica. Dal punto di vista medico la febbre ghiandolare da reinfezione specifica, può confondersi con la sintomatologia dell'infezione primaria quando il primo impatto con l'infezione specifica è stato misconosciuto o è passato in maniera inavvertita. Radiograficamente, si nota un ilo polmonare congesto con segni di reazione perighiandolare. La intradermoreazione alla tubercolina, come è ovvio, rimane positiva. La velocità di sedimentazione è alta.
RECESSIONE DELL'ANGOLO TRAUMI OCULARI
RECESSIONE DELL'ANGOLO complicazione temibile di tutti i traumi oculari. Questa alterazione, che è solo apprezzabile dallo specialista mediante uno speciale esame, la gonioscopia, consiste nella disinserzione della radice dell'iride dalle sue connessioni con la parete del globo, per cui l'iride è come strappata alla periferia. Decorre praticamente asintomatica poiché i disturbi provocati dal trauma mascherano questa condizione. Si può rivelare solo dallo specialista ad un esame diretto in un occhio traumatizzato, esame che deve essere sempre eseguito poiché a distanza di tempo, anche dopo un anno, quando qualsiasi lesione o danno recato dal trauma è sparito, esso può provocare un glaucoma secondario, con tutte le sue nefaste conseguenze. Il glaucoma è provocato dalla cicatrizzazione successiva alla disinserzione, che può occludere l'angolo camerulare e impedire l'accesso al trabecolo e quindi il deflusso normale dei liquidi endoculari.
REAZIONI A CORTO CIRCUITO
REAZIONI A CORTO CIRCUITO manifestazioni psichiatriche patologiche consistenti in un'improvvisa scarica comportamentale, dovuta all'emergere incontrollabile di un bisogno affettivo. La reazione a corto circuito non è un puro movimento muscolare, ma un comportamento finalizzato, che permette di scaricare una tensione interiore. Si manifesta in quelle persone che non riescono, cioè, ad interporre un intervallo tra uno stimolo (interno od esterno) e la risposta, a causa di una insufficiente educazione o, più frequentemente, di un eccessivo livello d'ansia che non consente di dilazionare o attenuare la risposta. Le reazioni a corto circuito possono essere anche di estrema violenza (omicidio). Spesso si hanno in epilettici temporali e si accompagnano ad uno stato crepuscolare della coscienza. Questo fenomeno costituisce una reazione primitiva, primordiale, talora fondata su una costituzione personale debole, ma possibile anche in soggetti normali, divenuti irascibili per cause ambientali.
MALATTIE DA RAFFREDDAMENTO
MALATTIE DA RAFFREDDAMENTO si tratta di malattie da porsi in rapporto alla patologia propria dei paesi freddi. Il raffreddore, più che al freddo, è tuttavia spesso imputabile alla permanenza in locali chiusi, affollati o mal climatizzati. L'influenza, con cui spesso sono etichettate malattie difficilmente caratterizzabili, appare ordinariamente in forma benigna, per quanto spesso le manifestazioni sono accompagnate da complicanze (bronchiti, broncopolmoniti, pleuriti, sinusiti, otiti, ecc) che modificano in senso negativo la prognosi. Altre volte l'influenza determina aggravamento di malattie preesistenti come bronchiti croniche, tubercolosi polmonare, enfisemi, ecc. I meccanismi termoregolatori fisiologici sono meno efficienti nei bambini e nei vecchi. Abbassamento della temperatura si determina nei neonati e nei lattanti mal protetti. Pianto flebile, incapacità di nutrirsi, alterazioni della funzione intestinale, cute marmorizzata, cianosi periferica, sonnolenza, letargia ne sono spesso sintomi coesistenti. Fenomeni di letargia possono verificarsi per il freddo soprattutto nella prima giovinezza e nella maturità; ne sono colpiti alcolisti nel periodo di smaltimento di una sbornia, soggetti drogati con barbiturici, benzodiazine, un'origine ereditaria e si manifesta con alterazioni ossee distrofiche, che colpiscono prevalentemente mani e piedi. Per la distrofia delle articolazioni metacarpofalangee le dita si presentano notevolmente divaricate. Le cure sono deludenti.
RADICOLITE SOFFERENZA INFETTIVA DELLE RADICI DEI NERVI DEL MIDOLLO SPINALE
RADICOLITE o rizopatia, termine neurologico con il quale si descrive una sofferenza infettiva delle radici dei nervi che escono dal midollo spinale. I nervi spinali sono 31 paia e sono formati da un contingente di fibre che escono dalla parte anteriore del midollo (per ogni lato), e che si uniscono ad un equivalente contingente che esce dalla parte posteriore. La radice dorsale contiene un rigonfiamento (ganglio) nel quale sono contenuti i corpi cellulari delle cellule nervose di senso. Le radici sono costituite da fascetti di fibre che circa ogni tre millimetri si riuniscono dopo essere uscite dal midollo. Le radici anteriori conducono il comando per il movimento destinato a raggiungere a muscoli (sia volontari che viscerali). Le fibre di tali radici nascono da cellule situate nel midollo spinale (nella sostanza grigia del corpo anteriore). Le radici posteriori in realtà entrano nel midollo spinale, provenendo dalla periferia del corpo, dove hanno raccolto le diverse sensazioni. Il corpo cellulare di tali fibre è situato nel ganglio annesso alle radici posteriori, di cui si è detto poco sopra. Le radici spinali sono: 8 cervicali, 12 toraciche, 5 lombari, 5 sacrali e 1 coccigea. Le radici dei nervi spinali sono compresi nello spazio (riempito di liquido cefalorachidiano) tra la dura madre (meninge) e la pia madre (l'altra meninge che ricopre l'organo nervoso). Questo fatto rende ragione delle alterazioni liquorali in concomitanza con le radicoliti. In corrispondenza del foro intervertebrale le radici posteriore ed anteriore si uniscono dando luogo al nervo. Le radicoliti hanno soprattutto causa infettiva (sifilide, tubercolosi, brucellosi, tifo, parotite, encefalite epidemica, ecc), ma possono anche essere dovute a tumori midollari o meningei, a fratture della colonna vertebrale, ad ernia del disco, ecc. La lesione delle radici nervose si accompagna a paralisi ed atrofia dei muscoli innervati (secondo una precisa topografia radicale) e a forti dolori, esacerbati da qualsiasi movimento capace di aumentare la pressione del liquido cefalorachidiano (starnuto, defecazione, tosse, ecc). Nel liquor aumentano le cellule e l'albumina (quest'ultima fino a dieci volte).
RACHITISMO O MORBO INGLESE
RACHITISMO, o morbo inglese, malattia dovuta ad alterazione dei processi chimici del calcio e delle ossa per cui il tessuto osseo subisce rammollimento seguito da proliferazione compensativa e da deformità. I sintomi manifesti appaiono abitualmente tra il sesto mese e i tre anni di vita, eccezionale è la comparsa in mesi anteriori. Esiste un periodo prodromico con sintomi specifici: inappetenza, irrequietezza, sudori profusi con prevalenza nelle regioni occipitali, sonno alterato, alternanza di diarrea e stitichezza. Vengono colpiti dal rachitismo in periodi successivi e subentranti, il capo (rammollimento delle ossa della volta cranica con appiattimenti, ritardata chiusura della fontanella cranica), i denti (ritardo nell'eruzione dentaria, difetti dello smalto dentario e tendenza precoce alla carie), il torace, la colonna vertebrale, la cervicale, il bacino (le relative deformazioni nelle bambine saranno in futuro fonti di distocie da parto), gli arti (deformazioni multiple con ingrossamenti in vicinanza delle articolazioni, accorciamenti e possibilità di fratture).
RACHIALGIA O DOLORE DELLA COLONNA VERTEBRALE
RACHIALGIA o dolore localizzato lungo la colonna vertebrale. È un sintomo importante, talvolta effimero come nelle metereopatie, oppure che compare e accompagna il decorso di malattie infettive come tifo, poliomielite, vaiolo, influenza, reumatismo, ecc. Possono essere in causa anche traumatismi o malformazioni vertebrali radiograficamente evidenziabili. Altre volte il dolore vertebrale compare, in assenza di lesioni evidenti, in alcune forme d'isterismo e in questi casi esso è particolarmente ostinato; viene poi presentato con abbondanza di sintomi collaterali. Il sintomo può apparire, in rapporto a difetti di statica, nella stazione eretta.
RABDOMIOSARCOMA TUMORE MALIGNO DEI MUSCOLI SCHELETRICI
RABDOMIOSARCOMA tumore maligno dei muscoli scheletrici le cui cellule presentano, al microscopio, striature trasversali a forma di minuscoli bastoncini (in greco rabdos). Il rabdomiosarcoma è abbastanza frequente, rappresentando circa il 10 per cento di tutti i tumori delle parti molli; colpisce con lieve prevalenza il sesso maschile e non ha invece preferenze di età, perché esistono vari tipi istologici di rabdomiosarcoma, alcuni tipici dell'infanzia (con sede prevalente a testa e collo), altri dell'età adulta (con predilezione per gli arti), altri ancora dell'adolescenza (localizzati in qualsiasi parte del corpo); va aggiunto che rabdomiosarcoma si ritrovano anche in organi non scheletrici, quali la vagina, la vescica e così via, in cui possono esistere piccoli muscoli striati. Il rabdomiosarcoma è tumore dotato di notevole malignità, a rapida crescita, con facile invasione dei tessuti sani che lo circondano e con notevole tendenza a dare metastasi a distanza, sopratttutto nei polmoni: un tumore dei muscoli e in particolare delle parti molli in generale, che compaia e cresca in pochi giorni, provocando tumefazioni visibili, dolori e impedimenti funzionali, deve subito far pensare alla diagnosi di rabdomiosarcoma, che verrà comunque accertata con prelievo bioptico ed un esame microscopico. L'indagine istologica potrà anche dire quale sia la varietà del tumore (esistono rabdomiosarcomi polimorfi, alveolari, embrionali, botrioidi), dando così qualche ulteriore informazione che potrà servire per attuare una più specifica terapia e per avere migliori elementi prognostici (le varietà embrionali sono ad andamento peggiore). Qualunque ne sia la varietà, la prognosi di questo tumore, estremamente maligno, è infausta: sono oggi noti casi di sopravvivenza a dieci anni dalla cura, ma per solito chi è colpito da rabdomiosarcoma non sopravvive più di tre anni. Le cure consistono nell'asportazione della parte, nella radioterapia e nella chemioterapia associate: con questo drastico trattamento, opportunamente perfezionato, sarà forse possibile migliorare la deludente situazione terapeutica attuale.
RABDOMIA TUMORE BENIGNO COSTITUITO DA TESSUTO MUSCOLARE STRIATO
RABDOMIOMA tumore benigno costituito da tessuto muscolare striato cioè dei muscoli scheletrici o del cuore. Il rabdomioma della muscolatura scheletrica è veramente eccezionale, tanto da non avere alcuna importanza pratica (i tumori dei muscoli scheletrici sono sempre maligni), mentre sono rari, ma non eccezionali, i rabdomioma del cuore, che compaiono in bambini al disotto dei tre anni, spesso in associazione con malformazioni di altri organi, specie nervosi. Il rabdomioma non viene di solito diagnosticato in vita, al più lo si può osservare accidentalmente nel corso di un intervento chirurgico sul cuore; può essere una causa di morte improvvisa. I tentativi di asportarlo chirurgicamente sono stati fatti raramente, e con risultato solo palliativo.
QUINTA MALATTIA O ERITEMA INFETTIVO
QUINTA MALATTIA o eritema infettivo, o megaleritema infettiva, malattia caratterizzata da: un periodo d'incubazione che si aggira dai cinque ai quattordici giorni; un'eruzione maculosa (macchie calde al termotatto, rilevate, che compaiono sulle guance e sugli arti e durano circa una settimana). Le macchie, talvolta coalescenti, possono recidivare a distanza di giorni e sono spesso pruriginose; talvolta coesistono ingrossamenti ghiandolari di modesta entità. Non sono presenti fenomeni generali come febbre, alterazioni del sensorio e infiammazioni orali, nasali e congiúntivali. Non esistono cure specifiche. La malattia decorre senza complicazioni e la prognosi è lieta. La terapia è limitata ad antipruriginosi locali ( talco mentolo), ma i risultati sono modesti.
QUARTA MALATTIA AFFEZIONE VIRALE MORBOSA
QUARTA MALATTIA discussa affezione virale morbosa, caratterizzata da una lunga incubazione (da nove a più di venti giorni); una roseola (chiazze rosee) scarlattiniforme che, a differenza della scarlattina, comincia intorno alle labbra e interessa il tronco e gli arti, accompagnata da modica febbre della durata media di un paio di giorni; una desquamazione appena accennata che dura fino a due settimane. L'esito è fausto. La diagnosi viene spesso posta con sicurezza a desquamazione esaurita. L'alimentazione può essere normale.
QUADRICIPITE FEMORALE CALCIFICATO
QUADRICIPITE FEMORALE CALCIFICATO malattia caratterizzata da deposito di sali di calcio in seno al quadricipite femorale, il voluminoso muscolo che forma la parte anteriore della coscia e che contraendosi provoca l'estensione della gamba. La sede più frequente delle calcificazioni è nella parte bassa del femore, dove i quattro capi del muscolo si inseriscono sulla rotula. La natura della malattia è spesso di carattere post-traumatico. La diagnosi, oltre che clinica per la limitazione funzionale, il senso di stiramento e il dolore, è radiologica e la lastra dimostra il deposito dei sali di calcio nel contesto muscolare. Spesso il deposito avviene in un ematoma che si è organizzato calcificandosi. Nei casi in cui la sintomatologia è molto accentuata la cura è chirurgica.
PULPITE PROCESSO INFIAMMATORIO DELLA POLPA DENTALE
PULPITE processo infiammatorio della polpa dentale. Colpisce denti cariati o che abbiano subito un trauma. È generalmente provocata da fattori esogeni, il più frequentemente da lesioni cariose che agiscono sulla polpa per influenza, dapprima tossica e poi batterica. L'origine traumatica può manifestarsi sia per un trauma violento che per piccoli traumi ripetuti.
PUBERTA' RITARDATA COMPARSA TARDIVA DEI CARATTERI SESSUALI
PUBERTA' RITARDATA comparsa tardiva dei caratteri sessuali, dovuta ad un'insufficienza primitiva delle ghiandole sessuali, a lesioni di altre ghiandole endocrine, a ipoalimentazione cronica grave. Nelle femmine il ritardo si manifesta abitualmente con la sola mancanza di mestruazioni; nel maschio sono più frequenti i disturbi staturali (gigantismo), le alterazioni femminiloidi, l'obesità, i dolori dovuti all'accrescimento e l'incoordinazione motoria. Vanno tentate terapie ormoniche, con effetti spesso sorprendenti. L'alimentazione deve comprendere dosi generose di proteine. e di vitamine.
PUBERTA' PRECOCE COMPARSA ANTICIPATA DEI CARATTERI SESSUALI
PUBERTA' PRECOCE, comparsa anticipata dei caratteri sessuali (testicoli e pene precocemente aumentati di volume, baffi e barba nel maschio; seni, peli ascellari e pubici nella femmina). Tale comparsa viene ritenuta precoce se si verifica prima dogli otto anni nelle femmine e prima dei dieci anni nei maschi. La sintomatologia può essere in rapporto al fatto che le ghiandole endocrine (ipofisi, surrenali, ghiandole sessuali) subiscono un'attivazione precoce (pubertà precoce vera), oppure è dovuta alla coesistenza di tumori (cerebrali, ipofisari surrenalici e genitali), o d'idrocefalo, o di cicatrici postencefalitiche o postmeningitiche, o di malformazioni delle ossa cerebrali, o di numerose più rare cause (pseudopubertà precoce); cause eccezionali possono anche essere fatte risalire a somministrazione precoce di ormoni o ad alimentazione unilaterale, con alimenti contenenti tali sostanze. Sono richiesti esami complementari (ricerche di ormoni nel sangue e nelle urine, esami cellulari in rapporto alla genetica, radiografie del cranio, esame del fondo dell'occhio). Potenzialmente la fertilità (spermatogenesi, gravidanze a termine) è possibile. Non devono essere sottovalutati i problemi psicologici che si determinano nelle famiglie e nel soggetto che è affetto da pubertà precoce. La terapia è deludente.
PSORIASI MALATTIA CUTANEA
PSORIASI malattia cutanea tra le più frequenti, ad andamento cronico, con recidive caratteristiche, non contagiosa, tendente a presentarsi in più membri di una famiglia; la manifestazione cutanea fondamentale è la squama, cioè un ammasso di lamine cornee che tendono a staccarsi dalla superficie della pelle. Le localizzazioni più frequenti delle squame sono: la superficie estensoria degli arti (gomiti, ginocchi, gambe, avambracci); poi il cuoio capelluto, il dorso, la regione sacrale. La malattia colpisce ambo i sessi, raramente nell'infanzia, frequentemente nell'età giovanile e media; come si è detto v'è una forte incidenza familiare. Le cause della psoriasi sono ancor oggi uno dei problemi più complessi della dermatologia. Le lesioni sono imperniate su un disturbo della cheratopoiesi: aumento di spessore dello strato corneo con lamelle prive di nucleo (paracheratosi), zaffiri interpapillari aumentati (iperacantosi), allungamento delle papille del derma (papillomatosi) . Ma il meccanismo che mette in moto questo disordine non è stato ancora precisato: le teorie più attendibili sono quelle di un'alterazione del metabolismo, specie degli zuccheri, oppure del fosforo, oppure dei grassi. L'esordio della malattia è subdolo, con comparsa di poche chiazze squamose, e di regola il d'ecorso è cronico. Le squame sono piuttosto grandi e poggiano su una base lievemente arrossata, che fa da alone alla squama stessa. Tre sintomi sono classici di questa lesione e permettono quindi una diagnosi rapida: il segno di Auspitz (staccando la squama, sulla base si formano piccole emorragie puntiformi); il segno della macchia di cera (grattando con l'unghia la squama, si formano grumi bianchi dall'aspetto di una cera); il segno di Koebner (quando la malattia è in corso qualsiasi trauma sulla pelle fa comparire nuove squame). La grandezza delle squame è molto varia, da un semplice puntino a una moneta; l'estensione è pure variabile e arriva sino alla diffusione in tutto il corpo, compreso il cuoio capelluto, dove le squame sono molto ampie, ma non impediscono il normale sviluppo dei capelli. Anche le unghie possono essere colpite: si formano piccole depressioni che danno all'unghia l'aspetto di un ditale. Della psoriasi si hanno anche alcuni quadri clinici particolari: nella forma artropatica si ha la comparsa, in piena eruzione squamosa, di artriti acute, specie alle mani e ai piedi; nella forma eritrodermica si ha la comparsa di un arrossamento violento, diffuso a tutto il corpo.
PSITTACOSI MALATTIA INFETTIVA
PSITTACOSI malattia infettiva. La causa è un microrganismo avente alcuni caratteri dei virus e altri dei microbi, per cui può essere considerato una forma intermedia, appartenente al genere Myagawanella. L'infezione è assai diffusa fra i pappagalli (specialmente fra quelli provenienti dall'America meridionale), nei quali determina una grave sintomatologia a carico dell'apparato respiratorio e gastrointestinale. L'animale se ne sta in un angolo della gabbia, abbattuto, sonnolento, privo d'appetito, tremante e con le penne arruffate; in circa la metà dei casi la malattia termina con la morte. Data l'estrema contagiosità dell'infezione, in queste condizioni il pappagallo costituisce un pericolo per le persone che lo avvicinano. Il contagio avviene per la manipolazione degli escreti, e anche per l'inspirazione dell'aria contenente particelle essiccate degli escreti stessi. Ciò spiega quanto sia facile la trasmissione all'uomo. Ma questo non è tutto: bisogna aggiun- gere infatti che qualsiasi pappagallo, e non soltanto quello manifestamente ammalato, può c ere una fonte d'infezione, in quanto il virus è sovente annidato nell'animale senza che dia segno della sua presenza. Nell'uomo la malattia, dopo un'incubazione di 8-14 giorni, esordisce con malessere, dolori agli arti e ai lombi, senso di stanchezza, inappetenza, brividi e febbre alta. Dopo 2-3 giorni la tosse, il vomito, la diarrea, il mal di capo tormentano il paziente cheè depresso, insonne, delirante. Infine compaiono i segni di una polmonite virale che solo con lentezza si risolve, trapassando poi in una lunga convalescenza. Il più importante esame di laboratorio per la diagnosi è la reazione di deviazione del complemento sul sangue, positiva però soltanto dopo il 15°-20° giorno di malattia. La cura si effettua con gli antibiotici tetracicline, molto efficaci, in genere da somministrare per 8-10 giorni.
PSICOSI TERMINE CHE DESCRIVE LE MALATTIE MENTALI
PSICOSI termine che descrive le malattie mentali provocate da una causa esterna ( tossica, infettiva, traumatica, dismetabolica). Le psicosi possono essere la manifestazione psichiatrica di una malattia generale dell'organismo (con il cervello integro) o la manifestazione psichiatrica di una alterazione organica primitiva del sistema nervoso centrale. Quando la causa esterna è evidente si parla di psicosi esogene (epilessia traumatica, sifilide, alcoolismo, disendocrinie, ecc.); quando manca tale evidenza si parla di psicosi endogene (o di processi patologici cerebrali). A quest'ultimo gruppo appartengono la schizofrenia e la psicosi maniaco-depressiva. Si usa spesso il termine processo per definire le psicosi endogene, perché con tale termine si vuole indicare un improvviso mutamento nella situazione psicologica del malato (in analogia con un processo infettivo).
PSICOPATIE ALTERAZIONI DELLA PERSONALITA'
PSICOPATIE termine con cui in psichiatria si designano delle alterazioni nell'evoluzione della personalità su base congenita, nelle quali manca una sofferenza del sistema nervoso centrale (che, invece, qualifica le psicosi). La psicopatia può manifestarsi in qualsiasi età della vita, anche relativamente tardi. Si differenzia dalla nevrosi perché la psicopatia è stabile (si potrebbe dire inevitabile). Schneider definisce le personalità psicopatiche come « quelle persone che soffrono e che fanno soffrire la società ». Oggi si dubita fortemente del concetto di personalità psicopatica, poiché è veramente difficile trovarla nella forma pura. Tuttavia si descrivono personalità psicopatiche ipertimiche (attive, litigiose, permalose), depresse (pessimiste, senza coraggio né energia), insicure (sia di sé che degli altri), fanatiche (con un'idea dominante), che vogliono imporsi (capricciose, gelose, irrequiete), di timore variabile, con comportamento esplosivo, con ottusità affettiva, abuliche, asteniche.
PSICALGIA DOLORE DI ORIGINE PSICOLOGICA
PSICALGIA dolore di origine psicologica, tipico degli isterici, caratterizzato dal fatto che diventa più intenso quanto più il malato si osserva, mentre si attenua se il soggetto viene distratto da stimoli esterni. Talora viene anche chiamato pseudonevralgia, poiché la zona alla quale viene riferito il dolore non ha alcuna corrispondenza anatomica con la distribuzione reale delle terminazioni nervose dolorifiche, mentre corrisponde o esattamente alla distribuzione immaginata dall'isterico.
PSEUDOGRAVIDANZA O GRAVIDANZA ISTERICA
PSEUDOGRAVIDANZA o gravidanza isterica, o gravidanza nervosa, o gravidanza immaginaria, stato di similgravidanza, simulata inconsciamente, per solito riscontrabile in donne neurolabili che desiderano ardentemente un figlio, ed in cui si manifestano i classici disturbi riflessi della gravidanza, con amenorrea e rapido ingrassamento. In genere si tratta di donne sterili, coscienti del loro stato di sterilità, oppure di donne che da anni desiderano una gravidanza che non si è mai verificata. In esse si crea un classico complesso di rifiuto della realtà: queste donne desiderano essere gravide mentre in realtà non lo sono, quindi devono negare la realtà per continuare la loro gravidanza immaginaria. La pseudogravidanza è la condizione che più chiaramente dimostra il grado in cui la psiche può indurre modificazioni organiche. Basta una irregolarità, o un ritardo mestruale, o una amenorrea per scatenare la sindrome. L'aumento di volume dell'addome qualche volta è dovuto a deposito di adipe correlato con l'amenorrea, ma qualche volta dipende dall'atonia intestinale, che è più chiaramente legata alla suggestione psicogena. In attesa di sentir muovere il bambino, la donna interpreta come movimenti attivi fetali i movimenti delle anse intestinali: in pratica riconduce tutte le proprie sensazioni ( anche sintomi normali come l'emicrania, o la nausea da cattiva digestione, o l'aumento di peso legato all'iperalimentazione), distorte dalla suggestione, all'idea delirante di gravidanza da cui è posseduta. Alla scadenza del 9° mese si fa ricoverare accusando le doglie del parto che, quando non sono immaginarie, risultano prodotte da accidentali coliche o da imbarazzi intestinali, spesso legati alla stitichezza. Il sintomo capitale, che è l'amenorrea, può essere legato ad un banale disordine endocrino (insufficienza ormonale, per lo più) che la paziente si affretta ad interpretare come gravidico, ma qualche volta è la psicosi della gravidanza ad ingenerare per via nervosa, diencefalo-ipotalamica, la mancata mestruazione. Talora è una abnorme persistenza del corpo luteo a spiegare tali persistenti amenorree, anche resistenti ai tentativi terapeutici ormonali, ma tale disfuzione è piuttosto rara. La diagnosi è elementare: basta, prima ancora della visita specialistica, la palpazione dell'addome ad escludere la presenza dell'utero gravido. Inutile dire che gli esami biologici o immunitari di gravidanza risultano infallibilmente negativi. La terapia, nella maggioranza dei casi, consiste nella ferma confutazione, da parte dello specialista, della esistenza del fatto gravidico: essa bloccherà il meccanismo di rifiuto della realtà da parte della paziente e la pseudogravidanza cesserà. In molti casi sarà necessaria una terapia ormonale che ripristinerà i flussi mestruali, assenti per una misconosciuta disfunzione endocrina. Qualche volta anche questo non basterà: e sarà necessaria l'opera dello psicanalista.
PSEUDOARTROSI MANCATA FORMAZIONE DI CALLO OSSEO
PSEUDOARTROSI mancata formazione di callo osseo riparativo in una frattura, per cui i monconi non si saldano. I due estremi dell'osso fratturato, separati da tessuto fibroso, sono mobili fra di loro e pregiudicano gravemente la funzione dell'osso. Clinicamente la pseudoartrosi si diagnostica in seguito alla abnorme mobilità con assenza di dolore, che in genere in una frattura è invece sempre molto acuto al minimo spostamento. L'esame radiologico accerta lo stato di pseudoartrosi mettendo in evidenza la mancanza di callo osseo e la linea di trasparenza che separa i due monconi. Le cause che concorrono a instaurare una pseudoartrosi possono essere dovute ad errori nel trattamento di una frattura, a complicazioni insorte durante la fase riparativi, a dismetabolismo del calcio nel paziente. Non esiste la possibilità di una terapia specifica, che può venire esercitata solo come funzione coadiuvante con apporti proteici e di sali di calcio È sempre necessario l'intervento chirurgico che può essere di vario genere, con eventuale tecnica di osteosintesi.
PRURIGO DERMATOSI CARATTERIZZATA DA VIOLENTO PRURITO
PRURIGO dermatosi caratterizzata da violento prurito e da manifestazioni papulose, di probabile origine allergica. La forma più nota è la prurigo volgare dell'adulto, che si localizza sul lato estensorio degli arti, al tronco e al viso. Colpisce più le donne degli uomini, nell'età tra i 40 e i 60 anni. La comparsa della malattia è favorita da shock, stress fisici o disturbi alimentari: le lesioni sono di tipo papuloso, molto pruriginose, e stimolano pertanto il grattamento, favorendo fatti irritativi e escoriativi della pelle.
PROSTATITE INFIMMAZIONE DELLA PROSTATA
PROSTATITE infiammazione della prostata, dovuta ad infezione che nella maggior parte dei casi è prodotta dalla blenorragia. Il microbo della blenorragia, o gonococco, giunge alla prostata risalendo lungo l'uretra. Altri microbi, come gli stafilococchi, giungono invece alla prostata trasportati dal sangue, provenendo da un focolaio infettivo lontano come un foruncolo, un vespaio, oppure durante una setticemia. I sintomi sono: orinazione dolorosa, ritenzione d'urina nella vescica, senso molesto di peso e di dolore al basso ventre, febbre. La cura prevede riposo a letto, antibiotici, bagnoli cal- di, lavande calde per via rettale, supposte analgesiche. Talvolta occorre un intervento chirurgico per incidere un ascesso eventualmente formatosi nella prostata. La prostatite può anche assumere un andamento cronico; anche in questo caso la causa più frequente è la blenorragia e i sintomi consistono in senso di peso, stimolo frequente all'orinazione, talvolta dolore irradiato ai lombi. La cura consiste nella somministrazione di antibiotici, disinfettanti urinari, massaggi prostatici effettuati attraverso la via rettale, supposte analgesiche. Naturalmente bisognerà curare fondamentalmente la causa prima della prostatite.
TUMORI DELLA PROSTATA
TUMORI DELLA PROSTATA la prostata è una ghiandola della forma e della grandezza di una grossa noce, situata subito sotto la vescica urinaria, attorno alla parte iniziale dell'uretra, presente solo nel sesso maschile. La prostata è sede molto frequente di tumori, anzi si può dire che nessun uomo sia immune da una neoformazione prostatica, ma per fortuna le varietà benigne predominano largamente su quelle maligne ed anche i tumori benigni non sono sempre tanto voluminosi da provocare veri e propri disturbi, sicché i casi che richiedono una cura non sono molto numerosi. Lo stimolo frequente, soprattutto di notte, il ristagno di urina in vescica con facile tendenza alle cistiti. Se questi sintomi si aggravano e si fanno molto fastidiosi, è indispensabile procedere alla prostatectomia, cioè all'asportazione della ghiandola ingrossata, intervento che si esegue ora in un solo tempo e che ha un unico inconveniente, una possibile diminuzione della potenza sessuale, cosa che non riveste eccessiva importanza dato che il tumore benigno prostatico è tipico dell'età avanzata. Come quello benigno, anche il tumore maligno, l'adenocarcinoma prostatico, è tipico degli anziani al disopra dei 65 anni: la sua frequenza varia da paese a paese ( tre casi di morte ogni centomila maschi in Giappone, nove in Italia, venti in Scandinavia), i suoi sintomi sono quelli dell'ipertrofia benigna, con in più debolezza e dimagramento; il tumore è abbastanza curabile: con l'asportazione chirurgica nei casi iniziali, con l'irradiazione nei casi più avanzati, con la somministrazione di ormoni femminili o con la castrazione nell'eventualità che abbia già dato metastasi; la sede più frequente e caratteristica delle metastasi di adenocarcinoma porstatico è lo scheletro, dove qualche volta il tumore dà segno di sé con dolori e fratture spontanee prima che siano avvertiti disturbi a carico della stessa prostata.
PROLASSO GENITALE DISCESA O SLITTAMENTO DI UTERO VESCICA RETTO
PROLASSO GENITALE, voce che deriva dal latino e che significa discesa o slittamento di utero, vescica, retto, tasche peritoneali e pareti vaginali, attraverso l'apertura genitale e, in definitiva, la loro fuoriuscita all'esterno. È paragonabile ad un'ernia che termina con l'apparizione di una tumescenza a livello della vulva. Si considerano quattro tipi di prolasso: prolasso della parete vaginale anteriore con discesa della vescica; prolasso della parete vaginale posteriore con estroflessione del retto; prolasso uterino di 1°, 2' e 3 grado; prolasso o ernia della tasca del Douglas (enterocele). Ovviamente si possono verificare diverse combinazioni di questi 4 tipi di prolasso in casi individuali. In ordine di frequenza si annoverano il cistocele con prolasso uterino, il cistocele con rettocele e da ultimo il rettocele. Il prolasso uterino può essere di 3 gradi; primo grado: il collo uterino arriva sino all'ingresso vulvare; secondo grado: il collo dell'utero fuoriesce al di fuori della vulva; terzo grado: tutto l'utero (corpo e collo) è al di fuori della vulva, con la vagina completamente arrovesciata. L'eziopatogenesi riconosce come causa principale del prolasso genitale la debolezza del piano pelvico e dei legamenti cardinali, conseguente a lacerazioni o distensioni eccessive in corso di parto, anche se il prolasso può capitare in donne che non hanno mai avuto gravidanze. Clinicamente il prolasso è più frequente in menopausa, quando la debolezza e l'atrofia delle strutture di sostegno occorrono simultaneamente con le modificazioni atrofiche di tutti i rimanenti organi pelvici. Molto frequentemente il prolasso colpisce donne multipare che hanno sopportato travagli di parto lunghi, laboriosi, con feti molto grossi, e che sono finiti con applicazione di forcipe. Le strutture lese che con l'ano, la fascia pelvica, i legamenti cardinali ed utero-sacrali e il legamento triangolare. Giocano anche fattori costituzionali di debolezza muscolo-fasciale; l'aumento smodato di peso e di volume, la subinvoluzione dell'utero puerperale, che tende ad allargare l'apertura del pavimento pelvico; l'aumento della pressione endoaddominale per colpi di tosse, stipsi e lavori faticosi, specie nel primo puerperio, quando il pavimento pelvico non si è ancora consolidato; ecc. Il prolasso uterino può essere coincidente o secondario rispetto al prolasso delle pareti vaginali, oppure primitivo. L'enterocele non è propriamente una forma di prolasso: è, infatti, una protrusione erniaria dello sfondato del Douglas, contenente anse intestinali ed omento, attraverso il fornice vaginale posteriore; può insorgere anche con l'utero in posizione normale. I sintomi del prolasso genitale sono molto variabili e dipendono dal tipo e dall'entità del prolasso. TI sintomo più comune di cui la paziente si lagna è di una massa o di qualcosa che sta scendendo. Il prolasso provoca molestia, astenia, senso di peso doloroso e mal di schiena che, lievi al mattino, peggiorano con il passare del tempo, esasperati dalla stazione eretta e dal lavoro faticoso. Frequenti sono i sintomi urinari, specie se esiste cistocele: pollachiuria, incontinenza urinaria da sforzo (legata alla discesa del collo vescicale) e cistiti. Quando cervice e pareti vaginali fuoriescono dalla vulv;l, si fissùrano, si piagano e sanguinano. La diagnosi di prolasso raramente presenta difficoltà. La terapia può essere palliativa ( applicazione di pessari ) o curativa (operativa). Ovviamente è preferibile la seconda soluzione. L'applicazione del pessario può essere accettata nei seguenti casi: nei primi 5 mesi di gravidanza, se il prolasso è molto grave; in giovani donne con modesto prolasso che desiderino una gravidanza in un futuro molto prossimo; come terapia palliativa temporanea in pazienti che siano costrette a posporre l'operazione per validi motivi; in pazienti che non possono sopportare l'intervento per eccessivo rischio operatorio (cardiopatiche scompensate, cirrotiche, ecc.). P doveroso ricordare che i pessari sono ospiti utili ma sgradevoli: devono essere rimossi alla notte e rimessi al mattino, richiedono disinfezioni vaginali frequenti, provocano vaginiti e ulcere da decubito, se ne deve sospendere l'applicazione almeno una settimana al mese e, da ultimo, fanno sì che la vagina si allarghi progressivamente, in modo che quanto più la donna invecchia, di tanto più grandi misure vengono richiesti i pessari. La terapia chirurgica prevede operazioni per via addominale e per via vaginale; la scelta varia a seconda dell'età della paziente (possibilità di avere figli) , di eventuali insuccessi operatori precedenti, del grado del prolasso, della presenza o meno di incontinenza urinaria, ecc.
PROLASSO ABBASSAMENTO LENTO DI UN ORGANO
PROLASSO abbassamento lento e graduale di un organo. In particolare si parla di prolasso genitale, o utero-vaginale, nel caso di abbassamento dell'utero e delle pareti vaginali, che può essere di grado maggiore o minore, completo o incompleto. Questa anomalia si osserva in prevalenza oltre i 40-50 anni e nelle pluripare (donne che ebbero molti parti), ma non mancano casi verificatisi in età più giovanile e in donne che non ebbero figli. Quest'ultimo fatto indica che deve esistere un fattore costituzionale predisponente. Talvolta, anche se l'utero è poco abbassato, le pareti vaginali sono più o meno largamente estroflesse all'esterno e trascinano con sé anche la vescica e l'intestino retto: in questi casi si parla di cistocele, rettocele, o cisto-rettocele. Talora non si accompagnano al prolasso disturbi notevoli; altre volte si hanno dolori ai lombi e al sacro, senso di peso e di stiramento al basso ventre, sensazione di una tumefazione fra le cosce. I disturbi si aggravano quando si sta in piedi; si attenuano o scompaiono durante il riposo a letto. Se vi è cistocele si hanno disturbi dell'urinazione. In genere le mestruazioni sono normali. Il prolasso, a meno che sia molto grave, non impedisce la gravidanza e la sua evoluzione fino al parto senza complicazioni.
PROGONOMA MELANOTICO TUMORE BENIGNO DELLE OSSA MASCELLARI
PROGONOMA MELANOTICO raro tumore benigno delle ossa mascellari, soprattutto del mascellare superiore, che compare tipicamente nei primissimi mesi di vita e che è costituito da cellule ricche in pigmento nero. Una volta si riteneva che il tumore originasse dagli abbozzi dei denti, oggi si pensa invece che derivi da residui dei tessuti embrionari dai quali prende origine la retina. La diagnosi del progonoma, che produce ingrossamento e deformazione delle ossa mascellari, si ottiene facilmente con un esame microscopico, ma già la sua sede e l'età della comparsa indirizzano verso un preciso accertamento, dato che sono eccezionali i tumori mascellari dei lattanti diversi dai progonoma.
PROGERIA O NANISMO
PROGERIA o nanismo simile, malattia ereditaria caratterizzata da altezza insufficiente, aspetto vecchieggiante del corpo, dimagramento, caduta dei capelli, e successivamente da deficiente sviluppo degli organi genitali. Caratteristico l'aspetto della pelle, che si presenta sottile, secca, avvizzita, variegata per l'alternarsi di macchie acromiche (bianche scolorate) e iperpigmentate (scure). Le cause sono state riportate a gravi alterazioni di alcune ghiandole endocrine ( surrenali o ipofisi); coesistono alterazioni dei centri nervosi. La malattia, molto rara, non permette una lunga sopravvivenza.
PROCTITE INFIAMMAZIONE DELL'INTESTINO
PROCTITE, infiammazione del retto, cioè del tratto terminale dell'intestino. Le cause sono molteplici: malformazioni, traumatismi (presenza di fecalomi, cannule dure da clisteri, semi di frutta, pezzi d'osso, ecc.), compressione di altri organi, quali per esempio l'utero, irritazione da vermi intestinali che provocano prurito, sostanze caustiche o irritanti (clisteri irritanti, purganti drastici), uso di farmaci, come per esempio gli antibiotici (cure prolungate con certi antibiotici possono provocare disturbi dell'apparato digerente, e l'intestino retto è una delle regioni colpite talora in grado assai accentuato), uso eccessivo di supposte. Altra eventualità è quella di proctiti di natura allergica, insorgenti in soggetti che soffrono di orticaria, eczemi, asma, tutte forme che rientrano appunto nella categoria delle malattie allergiche.
PRE-ECLAMPSIA STATO TOSSIEMICO
PRE-ECLAMPSIA, stato tossiemico caratteristico e peculiare della gravidanza, caratterizzato da anormale aumento di peso, edémi diffusi, proteinuria, ipertensione, cefalea e dolori epigastrici. La preeclampsia, non curata, o nei casi in cui ha carattere irrimediabilmente ingravescente, sfocia nella sindrome finale che è conosciuta col nome di eclampsia. La pre-eclampsia è considerata, oggi, come sinonimo di tossiemia gravidica nella sua estrinsecazione acuta.
PRECANCEROSI LA TRASFORMAZIONE MALIGNA DI UNA CELLULA NORMALE
PRECANCEROSI, la trasformazione maligna di una cellula normale può avvenire per gradi o improvvisamente: ciò significa che un tumore può avere un inizio brusco o attraversare uno stadio iniziale, più o meno lungo, in cui il processo di cancerizzazione si va instaurando. A questo concetto biologico corrisponde un'osservazione clinica: alcuni tumori maligni compaiono in un organo fino allora completamente normale, altri invece insorgono su una lesione precedente, la quale dunque non può esser considerata del tutto benigna, ma è definita appunto precancerosa. L'esperienza insegna che le lesioni precancerose non sono molte, che la loro evoluzione in cancro è assai probabile, ma non sicura al cento per cento, che esse sono responsabili solo di una parte dei tumori maligni umani. Le precancerosi più frequenti sono probabilmente le displasie della cervice uterina, che possono essere diagnosticate con il test di Papanicolaou e che sovente precedono la comparsa di un cancro della portio. Altre situazioni precancerose non rare sono i polipi intestinali, che con notevole frequenza sono all'origine del cancro del colon, mentre più rara è l'eventualità di una cancerizzazione di un polipo dello stomaco o di altre sedi. Le leucoplasie, ispessimenti irritativi biancastri della bocca e della laringe, sono anch'esse considerate precancerose, ma la loro evoluzione in tumore maligno è meno facile di quella delle displasie e dei polipi intestinali.
SINDROME DI PRATESI O IPERTSTONIA ARTERO-VENOSA DELLA COSCIA
SINDROME DI PRATESI malattia individuata nel 1956 dall'angiologo italiano Pratesi; viene detta anche iperstomia artero-venosa della coscia per il fatto che è determinata dalla presenza di comunicazioni tra arterie e vene, in corrispondenza della coscia, tali da dar luogo ad un passaggio accelerato di sangue dai vasi arteriosi a quelli venosi, la cui conseguenza è una riduzione del flusso arterioso alla gamba. Si riscontra in genere nella mezza età e nel sesso maschile. Si manifesta con una claudicatio intermittens (vedi) localizzata al polpaccio, simile a quella osservabile nelle occlusioni arteriose croniche. L'unica differenza è che in questi casi il fatto patologico è sempre bilaterale e che insorge solo sotto sforzo (intenso ritmo di marcia, ad esempio). Inoltre, mentre il malato avverte i piedi freddi, questi risultano caldi al tatto. Si osservano spesso varici, dovute alla brusca irruzione di sangue arterioso nelle vene della gamba. Le pulsazioni arteriose sono conservate lungo tutto l'arto. Mentre i sintomi farebbero pensare ad un'arteriopatia obliterante, l'arteriografia dimostra che il sangue transita liberamente nelle arterie, ma dimostra anche un riempimento precoce dei vasi venosi della coscia. Non si conosce alcuna cuka valida.
SINDROME POSTFLEBITICA O POST-TROMBOFLEBETICA
SINDROME POSTFLEBITICA o post-tromboflebitica, grave alterazione del circolo venoso degli arti, soprattutto di quelli inferiori, che segue sempre ad una pregressa lesione infiammatoria e trombotica (flebite o tromboflebite o flebotrombosi) dei tronchi profondi. È un processo cronico, evolutivo ed ingravescente. Va subito detto che occorre distinguere nettamente tale condizione dai postumi e dagli esiti di una analoga lesione dei rami venosi superficiali della gamba e della coscia. Tale lesione costituisce un evento patologico molto più diffuso di quanto non si creda, tanto da costituire una vera piaga sociale. Possono essere colpite le vene di un solo distretto o di due o più distretti insieme: per il bacino, la vena cava inferiore e le vene iliache; per la coscia, la vena femorale e poplitea; per la gamba, le vene tibiali e peroniere. In genere le lesioni colpiscono più punti. La malattia vera e propria, evenienza più rara, può interessare anche i due arti contemporaneamente. Se la sindrome ha come causa diretta la flebite, essa però è legata indirettamente a tutte quelle situazioni responsabili della insorgenza della flebite stessa: gli stati infettivi ( tifo, tonsilliti, ecc.: flebiti postinfettive); degli interventi chirurgici (flebiti postoperatorie); i tumori (flebiti dei cancerosi) ; le situazioni ostetriche (flebite del dopo parto); i traumi di ogni genere: sul lavoro, da incidenti automobilistici (flebiti post-traumatiche). Sono colpiti sia gli uomini che le donne, soprattutto nell'età compresa tra i 30 ed i 60 anni. Dal punto di vista della sintomatologia esistono vari quadri clinici. Si va dalle forme più lievi a quelle più gravi. Le prime, dette anche compensate, possono finanche sfuggire ad un riconoscimento clinico, per cui la loro diagnosi viene posta solo sulla base di un esame radiologico specifico (la flebografía). Le seconde, dette anche scompensate, presentano dei segni più l'aspetto circolatorio che dello stato dei tessuti (stato trofico). Esiste, infatti, in queste forme un gonfiore (edema) della gamba o dell'intero arto, più marcato nel pomeriggio e verso sera; la cute inoltre assume un colorito tendente al bluastro, specie alla metà inferiore della gamba ed al piede. L'ammalato avverte una molesta se non dolorosa sensazione di peso quando prolunga la sua posizione in piedi o seduto (peso ortostatico). Accanto al gonfiore sono presenti le varici. Con l'aggravarsi del processo, al danno circolatorio si aggiunge quello dei tessuti: la pelle presenta zone di eczema e finisce poi per bucarsi (ulcera). L'arto postflebitico abbandonato al suo destino si avvia così ad avere un gonfiore sempre più duro, di consistenza pressoché lignea (edema duro o fibredema). La diagnosi si pone sia sulla base degli elementi emersi dalla storia clinica (pregresso episodio flebitico profondo da cause varie), sia sulla base dell'aspetto clinico ( gonfiore, varici, eczema, ulcera) che dell'esame radiologico del sistema venoso dell'arto (flebografia). La cura della sindrome postflebitica è stata per il passato esclusivamente medica, oggi invece esistono anche notevoli possibilità chirurgiche. L'associazione di tutti questi presidi terapeutici, non disgiunta dalla osservanza rigorosa e costante da parte del postflebitico di alcune norme igieniche (riposo con arti sollevati durante il giorno, esercizio muscolare, evitare la posizione da seduto o la stazione eretta prolungata, non cadere in eccessi ponderali) può ridare all'arto un nuovo equilibrio circolatorio con ottimo e duraturo recupero funzionale. La terapia medica è basata su vari rimedi: uso di bendaggi, diuretici, farmaci antiinfiammatori, fibrinolitici, capillaroprotettori, acque termali, ecc. La terapia chirurgica consiste nell'asportazione dei tronchi varicosi (safenectomia), nella legatura delle vene comunicanti diventate insufficienti (esistono varie tecniche al riguardo, fra cui è celebre quella di Línton), nella possibilità di saldare i tronchi profondi alterati con ponteggi in vena (by-pass venoso), nel favorire lo scarico del circolo attraverso la via linfatica ausiliare (tipico in questo senso l'intervento di Thompson), nell'asportare la zona ulcerata per lo più a livello del malleolo interno e nel coprire la parte asportata con una plastica mediante un lembo di pelle, prelevata in genere dall'addome. Questi interventi però vanno condotti da specialisti dotati di larga esperienza. Il postflebitico dovrà badare a non mangiare molto (dieta ipocalorica), tenendosi soprattutto lontano da dolci, alcoolici, pasta e pane. L'arto del postflebitico non curato o curato male può portare a situazioni invalidanti, ma tale fenomeno oggi ha soltanto un valore storico. Sul piano generale, l'evenienza che un coagulo si stacchi dalle vene dell'arto e finisca ai polmoni (embolia polmonare) dopo il primo anno diventa sempre più rara.
PORPORA TERMINE MEDICO CHE INDICA NUMEROSE MALETTIE ESPONENTE A SVARIATE MACCHIE
PORPORA termine medico esponente di numerose malattie, che indica la comparsa di macchie di grandezza variabile, di colorito rosso-vivace o rosso-fosco, che non scompaiono alla pressione digitale; le macchie si chiamano petecchie quando sono puntiformi, ed ecchimosi quando, sono estese. Esse possono comparire in maniera acuta o essere croniche; nella loro evoluzione assumono vari colori (violaceo, giallastro, giallo-verdastro e bruno). Le molteplici cause sono riferibili ad una fragilità capillare oppure ad un'alterazione dei processi di coagulazione del sangue. Le indagini di laboratorio hanno l'obiettivo di sceverare le cause (infettive, allergiche, costituzionali, avitaminosiche, tossiche, ecc.); gli esami del sangue vanno diretti all'esplorazione del midollo osseo, della milza e del fegato; si tentano emoculture e si ricercano eventuali veleni determinanti. La terapia è indirizzata alla soppressio- ne di cause tossiche e infettive, ad eventuali ripetute trasfusioni, alla somministrazione di sostanze antireattive ( tipo corticoidi), epatoprotettori, tonici, ecc.
PORFIRIE ALTERAZIONE DI SOSTANZE CHIAMATE PORFIRINE
PORFIRIE malattie conseguenti ad un'alterazione del ricambio di particolari sostanze chiamate porfirine, contenute nell'emoglobina dei globuli rossi del sangue. Il compito delle porfirine è di trasportare, immagazzinare e fornire alle cellule l'ossigeno necessario per la vita. Si conoscono vari tipi di porfiree. La porfiria congenita, o ereditaria, o cutanea, detta anche morbo di Gunther, è una malattia ereditaria, piuttosto rara: consiste in un'infiammazione della pelle che si manifesta con la formazione 3i bolle nelle parti esposte alla luce, di solito accompagnata da anemia. La malattia ha inizio sempre nella prima infanzia, prima dei 5 anni. L'attenzione dei genitori del bambino porfirico è richiamata da due sintomi: le bofle'cutanee ed il colorito rosso dell'urina che macchia i pannolini. L'urina ha un tipico colore vino di Marsala, oppure rosso purpureo, dovuto alla presenza di una grande quantità di porfirine (porfirinuria). Come si è detto, le zone cutanee più colpite dall'eruzione bollosa sono quelle esposte all'azione sensibilizzante della luce solare: viso, mani, orecchie.
VARIETA' DEL POLSO ANOMALIE DEL POLSO
VARIETA' DEL POLSO anomalie più o meno intense del polso. Per polso si intende la sensazione tattile della pulsazione contro i polpastrelli dell'esaminatore da parte di un'arteria compressa contro un piano solido, che in genere è l'osso. Il polso in genere viene rilevato a livello dell'arteria radiale compressa da due dita: l'indice e il medio (mai il pollice) posti contro la parte distale dell'osso radiale dell'avambraccio. Le anomalie di polso sono svariate. Polso alternante è dato da una sequenza di pulsazioni a volte valide, a volta fiacche: si verifica specialmente nella insufficienza del ventricolo sinistro, oppure nelle crisi di tachicardia parossistica. Polso duro è un polso poco compressibile con sensazione di fil di ferro: è tipico dell'ipertensione arteriosa e soprattutto della arteriosclerosi avanzata. Polso molle è il contrario del precedente: se l'arteria radiale è compressa discretamente, il polso tende a scomparire; il polso molle si accompagna alle cardiopatie che implicano bassa pressione per scompenso cardiocircolatorio in atto. Polso scoccante è quello che fa percepire pulsazioni molto vibrate e rapide: si verifica nell'ipertensione arteriosa, nell'eretismo cardiaco, o nevrosi cardiaca. Polso celere è quello caratterizzato da fulminea comparsa e scomparsa: è tipico dell'insufficienza aortica ed è chiamato anche polso di Corrigan. Polso piccolo, con pulsatilità arteriosa estremamente poco energica, quasi non percepibile dalle dita dell'esaminatore, è quello tipico della stenosi aortica, della stenosi mitralica, dell'ipotensione arteriosa. Polso bigemino è quello caratterizzato dalla sequenza di una pulsazione valida e di una extrasistole susseguente. Polso dicroto è quello che viene percepito sotto forma di una pulsazione sdoppiata in due parti, come fossero due piccole pulsazioni: si riscontra in molte cardiopatie croniche. Polso paradosso, o polso di Kussmaul, è quello in cui la pulsazione si attenua fino a scomparire se al soggetto si fanno eseguire profonde inspirazioni; questo sintomo sarebbe tipico della pericardite adesivo-costrittiva. Polso lemorale è quello non rilevato alla radiale, ma in corrispondenza della gamba, cioè all'arteria femorale: è indicativo della stenosi istmica dell'aorta, o coartazione aortica. Polso inaequalis, irregularis, perpetuus è quello totalmente anarchico Pelle sequenze, quale si riscontra nella fibrillazione auricolare.