L'uomo non nasce compiuto in ogni sua capacità funzionale, e ciò vale in particolare sul piano psichico. Il neonato ha bisogno di essere a lungo assistito e gradualmente evolve poi verso l'autonomia, verso un comportamento più ricco e versatile, sino all'epoca adulta. Attraverso sequenze di sviluppo si originano nuovi atteggiamenti, compaiono una maggiore sicurezza e più precise finalità: il perfezionarsi della manipolazione degli oggetti, il linguaggio, il rapporto sociale più compiuto. Il processo maturativo ha un'importanza fondamentale nei confronti della salute dell'individuo.
Il passaggio da un rapporto madre-bambino ad un interesse sessuale per altri oggetti, sino alla crisi puberale ed adolescenziale, lo sviluppo di nuove modalità di conoscenza, la formazione di un linguaggio articolato, il manifestarsi di capacità simboliche, la sempre più ampia socializzazione nel gioco e nella scuola, sono gli elementi e le tappe del processo maturativo del bambino e del fanciullo; segue lo sviluppo di interessi eterosessuali, il manifestarsi del bisogno di vita sociale, di intimità, di amicizia; e, con la pubertà, la adolescenza, la giovinezza, la maturazione si completa più lentamente attraverso l'aumento delle esperienze, dei rapporti interpersonali, delle attività simboliche.
Si può dire che ogni autore sottolinei un particolare aspetto di questo importantissimo processo maturativo: H.S. Sullivan pone in primo piano la difesa contro l'angoscia e la ricerca del successo come fonte di soddisfazione, E. Fromm sottolinea la tendenza alla soddisfazione sessuale, attraverso un amore maturo, C. G. Jung parla di processo di individuazione come conoscenza ed accettazione dell'inconscio e raggiungimento, attraverso il processo educativo e socializzante, della pienezza dell'essere.
E' certo che la psicologia attuale ha posto alla ribalta il processo maturativo come fattore fondamentale per la salute ed il benessere dell'uomo. Per molti anni si è posto in primo piano il fatto che l'uomo sarebbe diretto e dominato da pulsioni istintuali, da istinti. Negli anni trenta lo psicologo scozzese-americano McDougall elaborò una dottrina scientifica che ebbe largo successo. L'organismo umano come quello animale, egli diceva, ha un suo finalismo istintuale e tutto il comportamento umano è dettato, alla sua origine, dagli istinti.
Dopo un'eclissi di parecchi anni la dottrina degli istinti è stata ripresa di recente da vari autori; si ammette che esistano cioè pulsioni istintuali, che C. Burt considera come tendenze ereditarie, K. Lorenz come azioni istintive. La concezione istintuale recente si ricollega alle prospettive già accennate dell'ereditarietà. E Lorenz, che presso l'Istituto della psicologia del comportamento di Monaco ha studiato a lungo la vita degli animali, parla di atti coordinati ereditari che vengono successivamente ampliati nel corso dell'esperienza, attraverso la generalizzazione ed altri meccanismi. È evidente, ad esempio, che l'istinto sessuale, fra i più tipici e caratterizzati, assume profili diversi nelle diverse età dell'uomo e presenta profonde implicazioni e rapporti col mondo psichico del soggetto e le sue esperienze.
martedì 22 aprile 2008
Ricerche sui gemelli fondamenta genetiche
Che la persona umana abbia fondamenta genetiche, ereditarie, anche nei riguardi delle funzioni psichiche, è dimostrato, d'altra parte, dalle ricerche sui gemelli che provengono dallo stesso uovo (gemelli uniovulari) e che appaiono sostanzialmente identici.
Questi gemelli che, in relazione alla comune origine, hanno lo stesso patrimonio di geni, presentano grandi concordanze, se non identità, nelle funzioni psichiche superiori e, spesso, grandi analogie di comportamento sino dalle prime epoche di vita, ed anche in tempi successivi, se sono vissuti nelle stesse condizioni ambientali.
E i rapporti che si definiscono tra i gemelli stessi (specie tra i gemelli uniovulari) e fra essi ed i genitori sono delicati proprio per questa peculiare situazione (da cui, tendenze imitative o rivalità tra i gemelli, dominanza di un gemello sull'altro, gelosia nei confronti dei genitori ed altri problemi).
Quali qualità psichiche sono ereditabili? Si sono notate trasmissioni ereditarie di qualità intellettuali, in particolare delle capacità matematiche e delle capacità musicali, ma si è messo anche in rilievo come possano essere ereditate, non di rado, le caratteristiche affettive ed emozionali. Nell'ambito della patologia psichica, si rileva come la personalità schizoide, la schizorenia, la psicosi maniaco-depressiva, l'epilessia, alcune forme di frenastenia presentino una incidenza familiare elevata. E nel campo delle diffuse nevrosi si ammette una predisposizione ereditaria.
Lo stesso rilievo generale può farsi per l'asocialità e la criminalità, come provano altre ricerche sui gemelli, che dimostrano evidenti analogie. Un comportamento criminale si è avuto nei gemelli uniovulari, nel 70 per cento dei casi, nei gemelli provenienti da uova diverse, biovulari, nel 30 per cento dei casi; così, se uno dei gemelli era in carcere, l'altro era criminale in almeno il 60 per cento dei casi.
Questi gemelli che, in relazione alla comune origine, hanno lo stesso patrimonio di geni, presentano grandi concordanze, se non identità, nelle funzioni psichiche superiori e, spesso, grandi analogie di comportamento sino dalle prime epoche di vita, ed anche in tempi successivi, se sono vissuti nelle stesse condizioni ambientali.
E i rapporti che si definiscono tra i gemelli stessi (specie tra i gemelli uniovulari) e fra essi ed i genitori sono delicati proprio per questa peculiare situazione (da cui, tendenze imitative o rivalità tra i gemelli, dominanza di un gemello sull'altro, gelosia nei confronti dei genitori ed altri problemi).
Quali qualità psichiche sono ereditabili? Si sono notate trasmissioni ereditarie di qualità intellettuali, in particolare delle capacità matematiche e delle capacità musicali, ma si è messo anche in rilievo come possano essere ereditate, non di rado, le caratteristiche affettive ed emozionali. Nell'ambito della patologia psichica, si rileva come la personalità schizoide, la schizorenia, la psicosi maniaco-depressiva, l'epilessia, alcune forme di frenastenia presentino una incidenza familiare elevata. E nel campo delle diffuse nevrosi si ammette una predisposizione ereditaria.
Lo stesso rilievo generale può farsi per l'asocialità e la criminalità, come provano altre ricerche sui gemelli, che dimostrano evidenti analogie. Un comportamento criminale si è avuto nei gemelli uniovulari, nel 70 per cento dei casi, nei gemelli provenienti da uova diverse, biovulari, nel 30 per cento dei casi; così, se uno dei gemelli era in carcere, l'altro era criminale in almeno il 60 per cento dei casi.
Eredita psicologica eredità psichica
L'eredità psicologica è un fenomeno molto complesso e molto importante per la vita" e la salute dell'uomo.
«Chi siamo? Dove andiamo?» è il titolo che Gauguin pose ad un suo famoso quadro dove una bella maori giace in mezzo al magico sortilegio di colori della natura polinesiana. E in questa domanda egli intendeva evidentemente riassumere l'enigma del fluire dell'uomo da antichità remote e del suo andare verso un futuro oscuro, indicare il controsenso tra la personalità conscia e l'esistere avvolto di mistero.
Il problema presenta i suoi aspetti più ardui in tema di eredità psichica, perché se è facile pensare alla possibilità di ereditare il colore degli occhi e dei capelli, non appare altrettanto chiaro come sia possibile ereditare un insieme di fattori psichici. Ed in realtà molti studiosi si sono chiesti quale possa essere il meccanismo per cui non solo gli uomini sono ciò che sono, ma si comportano in un certo modo, svolgono determinate reazioni, adottano certi indirizzi operativi e meditativi.
Su questi argomenti si è aperto un serrato dibattito perché l'esistenza di un'eredità psichica, validamente sostenuta da alcuni studiosi, è invece meno accettata da altri, che ritengono modesto o non prevalente questo apporto nella personalità umana. Per sintetizzare si può dire che nell'individualità umana vi sono, anche sul piano psichico, elementi ereditari ed elementi acquisiti, che incidono con diverse modalità e gradi.
Questa eventualità è stata chiaramente dimostrata da particolari ricerche. Basti ricordare certe osservazioni già coltivate nel secolo scorso sulle qualità intellettuali presenti in talune famiglie (il talento musicale o matematico). Ed è classico l'esempio al riguardo della famiglia Bach, in cui, sino dal Settecento, troviamo musicisti e compositori di valore, sino al grande Sebastian. E, caso ancora più dimostrativo, si vedono certe qualità mentali manifestarsi «per li rami» non solo in soggetti normali ma anche in deficienti psichici. Ad esempio, l'abilità matematica può comparire persino in certi idioti (les idiots savants di certi autori francesi).
«Chi siamo? Dove andiamo?» è il titolo che Gauguin pose ad un suo famoso quadro dove una bella maori giace in mezzo al magico sortilegio di colori della natura polinesiana. E in questa domanda egli intendeva evidentemente riassumere l'enigma del fluire dell'uomo da antichità remote e del suo andare verso un futuro oscuro, indicare il controsenso tra la personalità conscia e l'esistere avvolto di mistero.
Il problema presenta i suoi aspetti più ardui in tema di eredità psichica, perché se è facile pensare alla possibilità di ereditare il colore degli occhi e dei capelli, non appare altrettanto chiaro come sia possibile ereditare un insieme di fattori psichici. Ed in realtà molti studiosi si sono chiesti quale possa essere il meccanismo per cui non solo gli uomini sono ciò che sono, ma si comportano in un certo modo, svolgono determinate reazioni, adottano certi indirizzi operativi e meditativi.
Su questi argomenti si è aperto un serrato dibattito perché l'esistenza di un'eredità psichica, validamente sostenuta da alcuni studiosi, è invece meno accettata da altri, che ritengono modesto o non prevalente questo apporto nella personalità umana. Per sintetizzare si può dire che nell'individualità umana vi sono, anche sul piano psichico, elementi ereditari ed elementi acquisiti, che incidono con diverse modalità e gradi.
Questa eventualità è stata chiaramente dimostrata da particolari ricerche. Basti ricordare certe osservazioni già coltivate nel secolo scorso sulle qualità intellettuali presenti in talune famiglie (il talento musicale o matematico). Ed è classico l'esempio al riguardo della famiglia Bach, in cui, sino dal Settecento, troviamo musicisti e compositori di valore, sino al grande Sebastian. E, caso ancora più dimostrativo, si vedono certe qualità mentali manifestarsi «per li rami» non solo in soggetti normali ma anche in deficienti psichici. Ad esempio, l'abilità matematica può comparire persino in certi idioti (les idiots savants di certi autori francesi).
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eredità psicologica
Come non mangiare le unghie
La psicologia ha messo in relazione tre situazioni differenti: mangiarsi le unghie, disaccordi coniugali, stati emotivi. Le unghie sono indifese, diventano il bersaglio del cannibalismo quando dentro di noi si agitano insoddisfatte esigenze, vicinanze sgradevoli, lavori ingrati, amori spenti. Ce ne sentiamo offesi e scarichiamo sulle unghie l'aggressività.
La dottoressa Anna Marie Davidson dell'Università del Kansas ha trovato il rimedio. Dopo aver raccolto cinquanta mangiatori di unghie dai diciotto ai cinquantaquattro anni (quindici donne, il resto uomini), li ha divisi in due gruppi e ha applicato queste terapie: a) placebo, cioè sostanza inerte gabellata per farmaco, b) istruzioni e convincimento.
Ha anche associato queste terapie e alla fine ha dovuto concludere che la migliore è il convincimento: nella prima lezione si insegna anatomia e funzione delle unghie, nella seconda come conservarle, e come evitarne macchie e fratture, nella terza la circolazione delle dita e come migliorarla, nella quarta il massaggio delle mani o manicure. Ogni lezione dura venticinque minuti ed è settimanale.
La dottoressa Anna Marie Davidson dell'Università del Kansas ha trovato il rimedio. Dopo aver raccolto cinquanta mangiatori di unghie dai diciotto ai cinquantaquattro anni (quindici donne, il resto uomini), li ha divisi in due gruppi e ha applicato queste terapie: a) placebo, cioè sostanza inerte gabellata per farmaco, b) istruzioni e convincimento.
Ha anche associato queste terapie e alla fine ha dovuto concludere che la migliore è il convincimento: nella prima lezione si insegna anatomia e funzione delle unghie, nella seconda come conservarle, e come evitarne macchie e fratture, nella terza la circolazione delle dita e come migliorarla, nella quarta il massaggio delle mani o manicure. Ogni lezione dura venticinque minuti ed è settimanale.
corpo mente psicanalisi psiche
È evidente che in questo concetto di una individualità umana strettamente integrata, secondo le idee che furono diffuse da fisiologi e psicologi illustri, non vi è posto per un dualismo tra psiche e organismo, tra mente e corpo. In realtà, non solo corpo e psiche sono obiettivamente inscindibili, ma anche individualità umana e ambiente e tempo in cui la persona vive, sono un tutto fortemente integrato e che occorre considerare nella sua interezza.
Questa individualità umana immersa nello spazio e nel tempo, fatta di un tutto (psiche-organismo) interreagente, è illuminata dalla luce della coscienza. E anche questo «essere presenti a se stessi» è strettamente correlato ad una funzionalità cerebrale normale. Può bastare un transitorio turbamento della circolazione cerebrale per provocare una perdita di coscienza. Ad esempio, una ragazza che si è sottoposta ad un salasso come donatrice di sangue, mentre corre per arrivare in tempo all'ufficio, improvvisamente si sente mancare, sviene e cade a terra.
Ma la coscienza non irradia la sua luce su tutto ciò che è individualità umana. Si ha scarsa nozione, sin che si è sani, delle proprie funzioni organiche, si possono compiere certi atti cui si è abituati senza uno stretto controllo cosciente (ad esempio, l'esperto autista guida automaticamente, innestando le marce e muovendo i piedi sulla pedaliera, mentre lascia correre il pensiero a come trascorrerà il prossimo week-end).
Ma ciò non avviene solo nei confronti di attività automatizzate, in cui interviene il meccanismo dei riflessi condizionati, di cui si è parlato altrove; anche attività spontanee della psiche possono svolgersi ad un livello inferiore, per così dire, a quello del conscio. E la psicanalisi ha dedicato molte ricerche a queste supposte attività inconsce e subconsce della psiche.
Questa individualità umana immersa nello spazio e nel tempo, fatta di un tutto (psiche-organismo) interreagente, è illuminata dalla luce della coscienza. E anche questo «essere presenti a se stessi» è strettamente correlato ad una funzionalità cerebrale normale. Può bastare un transitorio turbamento della circolazione cerebrale per provocare una perdita di coscienza. Ad esempio, una ragazza che si è sottoposta ad un salasso come donatrice di sangue, mentre corre per arrivare in tempo all'ufficio, improvvisamente si sente mancare, sviene e cade a terra.
Ma la coscienza non irradia la sua luce su tutto ciò che è individualità umana. Si ha scarsa nozione, sin che si è sani, delle proprie funzioni organiche, si possono compiere certi atti cui si è abituati senza uno stretto controllo cosciente (ad esempio, l'esperto autista guida automaticamente, innestando le marce e muovendo i piedi sulla pedaliera, mentre lascia correre il pensiero a come trascorrerà il prossimo week-end).
Ma ciò non avviene solo nei confronti di attività automatizzate, in cui interviene il meccanismo dei riflessi condizionati, di cui si è parlato altrove; anche attività spontanee della psiche possono svolgersi ad un livello inferiore, per così dire, a quello del conscio. E la psicanalisi ha dedicato molte ricerche a queste supposte attività inconsce e subconsce della psiche.
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domenica 20 aprile 2008
Il confine con l'adolescenza
Si vuole scientizzare la vita, utilizzare la scienza per vivere meglio, più compiutamente, per evitare che scorra a nostra insaputa come in un tubo. Evitare che si avveri la terrificante, postuma sentenza di William James: «tutti muoiono ma pochi vivono», e tentano anche nel corso della loro vita di risparmiarsi, di fare nel loro iter giornaliero il mansionismo come fossero il sindacato di se stessi, e in tal modo non sanno di tarparsi le ali e di togliere humus, ossigeno, energia ai loro intrinseci valori, che hanno dentro di sé e non conoscono e non realizzano. Chi si risparmia, non si realizza, non conosce se stesso, non può mettere in evidenza né a profitto le sue qualità che rimarranno ignorate, ignote a lui stesso.
La scienza dunque si avvicina all'uomo perché egli non sia ignoto a se stesso; essa ha mutato anche la sua fisionomia in quel suo approssimarsi quasi mistico, caritatevole, sociale all'uomo.
La scienza si umanizza, non è più la conoscenza apodittica di Kant né il simbolo dell'essenzialità di Bacone, né la percezione organizzata, secondo San Tommaso, ma è una meccanica quantistica, un condensare nozioni molecolari, fisiche, metaboliche, un analizzare i valori fondamentali del costrutto umano, che si chiamano intelligenza, creatività, personalità, carattere, genio e che presuppongono nozioni sulle varie attività cerebrali.
Inutile continuare, è la scienza della vita, è la scienza biologica, la bioscienza che può formare e salvare l'uomo. Bisogna rifarsi ai valori fondamentali, costruire su quelli il decalogo, a cominciare dalla definizione di intelligenza, di memoria, di creatività, di genio. Conosciuti questi attributi si può passare alla definizione di personalità, che è l'insieme degli attributi, e poi passare alla definizione di comportamento, che è l'agire della personalità, e poi vedere in questa complessità di rapporti e di evenienze l'inserirsi delle nevrosi, delle manie, della pigrizia, delle mode, nonché dell'ambizione, del confronto, della competizione, degli obiettivi.
Cos'è l'intelligenza? È implicito nella parola, è saper scegliere, è capacità di scelta, è problem-solving, è questa ricchezza d'istinto, cultura, memoria, capacità speculativa. Intervengono doti naturali, ereditarie, ma in qual misura non si sa con esattezza, anche se si ricordano le famiglie Bach, Bernoulli, Huxley, Darwin (con Galton che a diciotto mesi già conosceva l'alfabeto). Ma Dante, Shakespeare, Freud, Einstein, Galileo, Michelangelo, Leonardo non ebbero stigmate ereditarie.
La scienza dunque si avvicina all'uomo perché egli non sia ignoto a se stesso; essa ha mutato anche la sua fisionomia in quel suo approssimarsi quasi mistico, caritatevole, sociale all'uomo.
La scienza si umanizza, non è più la conoscenza apodittica di Kant né il simbolo dell'essenzialità di Bacone, né la percezione organizzata, secondo San Tommaso, ma è una meccanica quantistica, un condensare nozioni molecolari, fisiche, metaboliche, un analizzare i valori fondamentali del costrutto umano, che si chiamano intelligenza, creatività, personalità, carattere, genio e che presuppongono nozioni sulle varie attività cerebrali.
Inutile continuare, è la scienza della vita, è la scienza biologica, la bioscienza che può formare e salvare l'uomo. Bisogna rifarsi ai valori fondamentali, costruire su quelli il decalogo, a cominciare dalla definizione di intelligenza, di memoria, di creatività, di genio. Conosciuti questi attributi si può passare alla definizione di personalità, che è l'insieme degli attributi, e poi passare alla definizione di comportamento, che è l'agire della personalità, e poi vedere in questa complessità di rapporti e di evenienze l'inserirsi delle nevrosi, delle manie, della pigrizia, delle mode, nonché dell'ambizione, del confronto, della competizione, degli obiettivi.
Cos'è l'intelligenza? È implicito nella parola, è saper scegliere, è capacità di scelta, è problem-solving, è questa ricchezza d'istinto, cultura, memoria, capacità speculativa. Intervengono doti naturali, ereditarie, ma in qual misura non si sa con esattezza, anche se si ricordano le famiglie Bach, Bernoulli, Huxley, Darwin (con Galton che a diciotto mesi già conosceva l'alfabeto). Ma Dante, Shakespeare, Freud, Einstein, Galileo, Michelangelo, Leonardo non ebbero stigmate ereditarie.
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