Aracnodattilia, lunghezza anormale delle dita delle mani e dei piedi, incostantemente associata ad ipermobilità articolari e a gravi alterazioni dell'occhio. Le mani lunghe e sottili suscitano l'impressione degli arti del ragno; i muscoli sono flaccidi. È una malattia a trasmissione ereditaria diretta. L'aracnodattilia è riconosciuta alla nascita; i soggetti colpiti sono particolarmente fragili; dopo la pubertà le malformazioni sono assai meno evidenti.
come si previene. Bisogna effettuare ricerche genetiche e evitare ulteriori concezioni. Vedi anche abrachia.
sabato 2 agosto 2008
venerdì 1 agosto 2008
Antracosi, pneumoconiosi inalazione della polvere di carbone
Antracosi, pneumoconiosi professionale dovuta all'inalazione della polvere di carbone, caratterizzata da alterazioni del tessuto polmonare. Secondo taluni essa può esser distinta in una antraco-silicosi, cui sono particolarmente esposti i minatori ( per inalazione di polveri miste di carbone e silicio) ed una forma di antracosi, pura, dovuta all'azione di polveri di carbone non inquinate da silice libera; a questa seconda forma clinica sono esposti gli addetti ai reparti di polvere nera nell'industria della gomma, alla lavorazione degli elettrodi di carbone, alla macinazione della grafite.
L'inalazione della polvere di carbone causa la progressiva sostituzione del normale tessuto polmonare con un denso tessuto fibroso e la comparsa di noduli che si diffondono su tutto il campo polmonare; ne consegue un quadro sintomatologico proprio delle pneumoconiosi, con difficoltà di respiro, sviluppo di bronchite cronica, formazione di enfisema polmonare e comparsa di successiva compromissione del sistema cardio-circolatorio (cuore polmonare). È da rilevare che nei soggetti adulti, specie negli abitanti delle città, si osserva abitualmente un annerimento diffuso dei polmoni, senza che ciò pregiudichi la attività fisiologica o determini conseguenze patologiche a carico dell'apparato respiratorio. La cura e la prevenzione sono le stesse necessarie per qualsiasi altra forma di pneumoconiosi.
L'inalazione della polvere di carbone causa la progressiva sostituzione del normale tessuto polmonare con un denso tessuto fibroso e la comparsa di noduli che si diffondono su tutto il campo polmonare; ne consegue un quadro sintomatologico proprio delle pneumoconiosi, con difficoltà di respiro, sviluppo di bronchite cronica, formazione di enfisema polmonare e comparsa di successiva compromissione del sistema cardio-circolatorio (cuore polmonare). È da rilevare che nei soggetti adulti, specie negli abitanti delle città, si osserva abitualmente un annerimento diffuso dei polmoni, senza che ciò pregiudichi la attività fisiologica o determini conseguenze patologiche a carico dell'apparato respiratorio. La cura e la prevenzione sono le stesse necessarie per qualsiasi altra forma di pneumoconiosi.
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Antracosi
Antrace o pustola maligna, o carbonchio, malattia infettiva acuta
Antrace, o pustola maligna, o carbonchio, malattia infettiva acuta che inizia con una lesione cutanea isolata (la pustola maligna); successivamente compare una adenite, e più avanti l'infezione generalizzata. La malattia è causata da un grosso microbo a forma di bastoncello, il bacillus anthracis, che giunge all'uomo attraverso i contatti con animali infetti, o per manipolazione di pelli di animali morti di pustola maligna. Ne deriva che gli individui più esposti sono i vaccari, i conciatori, i cernitori di lana e i macellai. L'infezione può essere contratta anche con l'uso di spazzole e striglie per cavalli. Una volta formatesi la pustola e l'adenite (cioè la ghiandola infiammata) quest'ultima va in suppurazione; da questo focolaio partono col sangue le infezioni successive, cioè altri ascessi; compare una febbre elevatissima, che conduce alla morte anche in poche settimane. Gli esami clinici sono necessari: accertamento del bacillo al microscopio e prova di inoculazione su cavia o topo. La cura deve essere pronta e adeguata: dosi di penicillina o altri antibiotici a largo spettro, rinforzati da sulfamidici.
Come si previene. La prevenzione è indispensabile nei soggetti esposti al rischio professionale: evitare il contatto con animali infetti o materiale da essi proveniente; istruire il personale esposto al contagio. La malattia deve essere denunciata per legge.
Come si previene. La prevenzione è indispensabile nei soggetti esposti al rischio professionale: evitare il contatto con animali infetti o materiale da essi proveniente; istruire il personale esposto al contagio. La malattia deve essere denunciata per legge.
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Antrace,
carbonchio
Intossicazione da antimonio
Intossicazione da antimonio, l'antimonio, con le sue leghe e composti ( alogenati, ossidi, solfuri, antimoniuri, idrogeno antimoniato) di largo uso industriale, può esser causa di malattia professionale per la sua azione tossica sulla pelle e mucosa, sull'apparato digerente e sul sistema nervoso. Possono essere interessati, oltre agli addetti alla preparazione di leghe e composti, i lavoratori che producono colori e vernici, nonché mastici e miscele per vetro, che fabbricano (ed usano) antiparassitari, che provvedono alla vulcanizzazione e alla colorazione della gomma, alla tintura e stampaggio dei tessuti, all'impiego di composti di antimonio nell'industria farmaceutica.
L'azione tossica si evidenzia, nelle forme acute da ingestione, con gravi disturbi intestinali ( vomito, diarrea); in quelle da inalazione, invece, predominano disturbi broncopolmonari ( tosse, dispnea); in ogni caso si hanno anche fenomeni nervosi ( crampi muscolari, convulsioni), ipotensione e collasso. Nelle intossicazioni croniche la sintomatologia è gastrointestinale, ma possono accompagnarsi anemia e un complesso di disturbi nervosi ( cefalea, insonnia, amnesia, irritabilità, astenía). La terapia suggerisce, a seconda dei casi, lavaggi gastrici (con soluzioni albuminose) e somministrazione di tannino, morfina e canfora.
Come si previene. La prevenzione richiede misure di igiene ambientale (aereazione e ventilazione, captazione delle polveri); è opportuno non mangiare e fumare nei locali di lavoro e curare l'igiene personale ( lavare le mani, fare il bagno a fine lavoro). La concentrazione nell'aria non dovrebbe superare 0,5 mg per metro cubo. È sconsigliabile adibire a lavorazioni con antimonio donne e giovanetti. La legge prevede, oltre la visita preventiva, anche quella periodica semestrale; sono consigliabili controlli periodici del sangue e delle urine.
L'azione tossica si evidenzia, nelle forme acute da ingestione, con gravi disturbi intestinali ( vomito, diarrea); in quelle da inalazione, invece, predominano disturbi broncopolmonari ( tosse, dispnea); in ogni caso si hanno anche fenomeni nervosi ( crampi muscolari, convulsioni), ipotensione e collasso. Nelle intossicazioni croniche la sintomatologia è gastrointestinale, ma possono accompagnarsi anemia e un complesso di disturbi nervosi ( cefalea, insonnia, amnesia, irritabilità, astenía). La terapia suggerisce, a seconda dei casi, lavaggi gastrici (con soluzioni albuminose) e somministrazione di tannino, morfina e canfora.
Come si previene. La prevenzione richiede misure di igiene ambientale (aereazione e ventilazione, captazione delle polveri); è opportuno non mangiare e fumare nei locali di lavoro e curare l'igiene personale ( lavare le mani, fare il bagno a fine lavoro). La concentrazione nell'aria non dovrebbe superare 0,5 mg per metro cubo. È sconsigliabile adibire a lavorazioni con antimonio donne e giovanetti. La legge prevede, oltre la visita preventiva, anche quella periodica semestrale; sono consigliabili controlli periodici del sangue e delle urine.
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Intossicazione
Antiflessione uterina - bacino femminile
Antiflessione uterina, uno dei due modi normali di atteggiamento dell'utero rispetto ad un convenzionale asse ideale del bacino femminile. Indica quel modico grado di flessione verso l'avanti che il corpo uterino assume rispetto al collo.
Quando l'angolazione è molto accentuata si parla di Spiccata antiflessione e ciò allontanandosi dalla norma ideale, è spesso accompagnato da ipoplasia uterina. Può essere frequentemente causa di dismenorrea e di sterilità (discussa). La terapia consiste nella dilatazione forzata del collo uterino, eventualmente secondo la tecnica di Menge ( che prevede anche 4 incisioni al bisturi nei 4 punti cardinali in sede istmica) e applicazione per 5-6 giorni di un tubetto metallico di Petit-Le Four. Possono essere coadiuvanti le terapie ormonali protratte,' la diatermia e le onde corte.
Come si previene. La prevenzione si attua con una precoce visita della fanciulla in epoca del menarca o, comunque, verso i 15 anni.
Quando l'angolazione è molto accentuata si parla di Spiccata antiflessione e ciò allontanandosi dalla norma ideale, è spesso accompagnato da ipoplasia uterina. Può essere frequentemente causa di dismenorrea e di sterilità (discussa). La terapia consiste nella dilatazione forzata del collo uterino, eventualmente secondo la tecnica di Menge ( che prevede anche 4 incisioni al bisturi nei 4 punti cardinali in sede istmica) e applicazione per 5-6 giorni di un tubetto metallico di Petit-Le Four. Possono essere coadiuvanti le terapie ormonali protratte,' la diatermia e le onde corte.
Come si previene. La prevenzione si attua con una precoce visita della fanciulla in epoca del menarca o, comunque, verso i 15 anni.
Anoressia Nervosa o anoressia mentale, condizione di denutrizione
ANORESSIA NERVOSA, o anoressia mentale, condizione di denutrizione, talora grave o gravissima, con decadimento delle funzioni fisiologiche e squilibrio endocrino, conseguente a un atteggiamento di rifiuto del cibo. Il processo morboso, nella maggior parte dei casi, riguarda giovani donne con sistema nervoso labile e sembra strettamente correlato a squilibri della sfera psico-affettiva o più genericamente psichica.
Le alterazioni del ciclo mestruale accompagnano sempre il progressivo deperimento e sono la conseguenza del deficit di produzione di ormoni gonadotropi ipofisari, la cui attività è quella di indurre nell'ovaio la formazione di ormoni estrogeni e luteinici; diversamente però da quanto si verifica nel morbo di Simmonds (insufficienza ipofisaria primitiva per distruzione dell'ipofisi), il deficit ipofisario è reversibile e in genere secondario alla denutrizione.
L'anoressia nervosa porta, attraverso un rifiuto progressivo del cibo, ad uno stato di magrezza che talvolta giunge alla cachessia: non sono rari i casi di soggetti normali il cui peso scende attorno ai 30 kg. Quando la denutrizione diventa rilevante si verifica un deficit di tutte le funzioni (fisiche e psichiche), compresa una torpidità endocrina globale, anche se prevalentemente ipofisaria e tiroidea. Tra i sintomi più comuni vi è un certo grado di anemia; bassa, ma non bassissima pressione arteriosa; atrofia muscolare; un certo grado di decalcificazione delle ossa; talvolta edemi, ovvero gonfiori localizzati, per deficit di albumina nel sangue; disturbi vari correlati ai deficit vitaminici che si realizzano.
La ripresa dell'individuo ammalato è possibile soltanto con la rialimentazione, la quale deve essere lenta e graduale e richiede talvolta infusione di liquidi o nutrimento (zuccheri, aminoacidi) per via endovenosa. In genere i soggetti non si riabilitano totalmente prima di mesi o anni, mantenendo un comportamento irregolare. In seguito realizzano frequentemente una polarizzazione (fissazione) verso certi cibi e tendono anche più volte a ricadute. In ogni caso è opportuno e spesso indispensabile un trattamento psicoterapico per rimuovere gli ostacoli che sono alla base della deviazione del comportamento. Riguardo al trattamento ormonico, è inutile e immotivato l'impiego di ormoni volti a stimolare nella donna gravemente deperita la ripresa dei cicli mestruali; utile sembra invece l'impiego di piccole dosi di cortisone per favorire l'appetito e il tono generale.
Come si previene. La prevenzione della anoressia mentale è possibile soltanto riguardo all'aggravamento del quadro morboso (in particolare ricorrendo a psicoterapia) e ad eventuali ricadute (cogliendo tempestivamente i primi sintomi).
Le alterazioni del ciclo mestruale accompagnano sempre il progressivo deperimento e sono la conseguenza del deficit di produzione di ormoni gonadotropi ipofisari, la cui attività è quella di indurre nell'ovaio la formazione di ormoni estrogeni e luteinici; diversamente però da quanto si verifica nel morbo di Simmonds (insufficienza ipofisaria primitiva per distruzione dell'ipofisi), il deficit ipofisario è reversibile e in genere secondario alla denutrizione.
L'anoressia nervosa porta, attraverso un rifiuto progressivo del cibo, ad uno stato di magrezza che talvolta giunge alla cachessia: non sono rari i casi di soggetti normali il cui peso scende attorno ai 30 kg. Quando la denutrizione diventa rilevante si verifica un deficit di tutte le funzioni (fisiche e psichiche), compresa una torpidità endocrina globale, anche se prevalentemente ipofisaria e tiroidea. Tra i sintomi più comuni vi è un certo grado di anemia; bassa, ma non bassissima pressione arteriosa; atrofia muscolare; un certo grado di decalcificazione delle ossa; talvolta edemi, ovvero gonfiori localizzati, per deficit di albumina nel sangue; disturbi vari correlati ai deficit vitaminici che si realizzano.
La ripresa dell'individuo ammalato è possibile soltanto con la rialimentazione, la quale deve essere lenta e graduale e richiede talvolta infusione di liquidi o nutrimento (zuccheri, aminoacidi) per via endovenosa. In genere i soggetti non si riabilitano totalmente prima di mesi o anni, mantenendo un comportamento irregolare. In seguito realizzano frequentemente una polarizzazione (fissazione) verso certi cibi e tendono anche più volte a ricadute. In ogni caso è opportuno e spesso indispensabile un trattamento psicoterapico per rimuovere gli ostacoli che sono alla base della deviazione del comportamento. Riguardo al trattamento ormonico, è inutile e immotivato l'impiego di ormoni volti a stimolare nella donna gravemente deperita la ripresa dei cicli mestruali; utile sembra invece l'impiego di piccole dosi di cortisone per favorire l'appetito e il tono generale.
Come si previene. La prevenzione della anoressia mentale è possibile soltanto riguardo all'aggravamento del quadro morboso (in particolare ricorrendo a psicoterapia) e ad eventuali ricadute (cogliendo tempestivamente i primi sintomi).
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