ASCESSO CEREBRALE, o encefalite suppurativa, ascesso che può colpire qualsiasi zona del sistema nervoso centrale, benché; " a seconda di ciò che lo provoca, abbia una sede preferenziale. Esso può essere causate, da un processo infettivo dell'orecchio, delle mastoidi, della cute e delle ossa craniche, del naso ( foruncoli) o del labbro, da traumi cranici ( sia immediatamente, sia a distanza di anni), da bronchiti ed endocarditi. Se l'ascesso cerebrale parte dall'orecchio e dai suoi annessi interni, la sua sede è temporale o nel cervelletto.
Se si apre nei vasi sanguigni, può dare origine ad una meningite purulenta. Non vi è una preferenza particolare in rapporto al sesso o all'età, salvo che come conseguenza sporadica di vizi cardiaci congeniti, in questo caso si verifica. nei bambini o negli adolescenti. I sintomi generali sono: febbre elevata, intermittente, con brividi nelle forme acute, talora mancanza di febbre o febbriciattola nelle forme subacute; cefalea accentuata dai movimenti del capo, dimagramento, ottundimento psicologico; talora segni di irritazione meningea con convulsioni generalizzate, fino al coma, e segni di ipertensione endocranica.
Negli ascessi del lobo temporale la compressione delle vie ottiche e la lesione delle fibre nervose che conducono il comando dei movimenti può provocare un deficit di metà del campo visivo opposto alla zona della lesione (emianopsía laterale omonima) e paralisi del corpo dal lato opposto (emiplegia controlaterale). Se l'ascesso è a sinistra, si può anche avere alasia. Tra le complicazioni più gravi vi è l'apertura dell'ascesso nei ventricoli cerebrali e la meningite purulenta. Ambedue possono dar luogo a morte. L'esame più utile è quello del liquido cefalorachidiano, contenuto nelle cavità meningee, che circonda tutto il sistema nervoso centrale, sia nella scatola cranica che nel midollo spinale. Esso può presentarsi purulento.
La terapia è antibiotica e chirurgica. In quest'ultimo caso serve per diminuire l'aumento di pressione all'interno della scatola cranica, al fine di evitare il pericolo di un edema cerebrale ed a svuotare, sterilizzandolo, l'ascesso. Questo verrà asportato solo in un secondo momento, quando si sarà incistato, per evitare la diffusione del pus. Senza terapia l'ascesso cerebrale può ritenersi mortale. L'antibiotico dovrà essere attivo in modo specifico contro i batteri presenti (di solito stafilococchi e pneumococchi).
giovedì 9 ottobre 2008
ASCESSO, raccolta di pus nella compagine dei tes suti superficiali
ASCESSO, raccolta di pus nella compagine dei tessuti superficiali o degli organi interni. L'ascesso può rimanere, anche a lungo, circoscritto, oppure ingrandirsi, diffondersi nelle zone vicine, aprirsi la via verso la pelle; nelle localizzazioni interne, può rompersi in una cavità (pleurica, peritoneale) o comunicare con un bronco. Se i germi responsabili dell'ascesso, a causa delle scarse difese del paziente, si diffondono per via sanguigna, si può avere disseminazione generalizzata dell'infezione con formazione a distanza di altri ascessi e, nei casi più gravi, può verificarsi una setticemia. La cura è eminentemente chirurgica e consiste nell'evacuazione del contenuto purulento dell'ascesso.
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ASCESSO,
organi interni,
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ASCARIDIOSI, malattia da infestazione di vermi, o elminti intestinali
ASCARIDIOSI, malattia da infestazione di vermi, o elminti intestinali, precisamente dall'Ascaridis lumbricoides. Questo verme, molto comune in forma adulta, vive nell'intestino tenue dell'uomo, il quale contrae l'infestazione mediante l'ingestione delle uova dell'ascaride, maturate nel corso di due-tre settimane (le uova sono prodotte dalla femmina fecondata) e contenute in cibi e bevande contaminate da feci. Ciò spiega perché l'ascaridiosi solitamente è connessa a cattive condizioni di igiene personale. I grossi vermi adulti misurano 20 cm e più di lunghezza.
Poiché le larve derivate dalle uova di ascaridi si diffondono in tutto l'organismo, si possono verificare le seguenti manifestazioni: polmonite con febbre e tosse, emissione di sangue con espettorazione, orticaria, vaghi disturbi intestinali Accompagnati da crisi dolorose (coliche). In linea di massima in tutti gli organi dove si sono insediati i vermi si verificano reazioni infiammatorie. Quandò nell'intestino vi sono pochi vermi adulti, in genere non si avvertono disturbi. La diagnosi viene stabilita con sicurezza solo quando si rinvengono le tipiche uova nelle feci del paziente. La terapia si avvale di trattamenti con piperazina, esilresorcinolo, citrato di dietilcarbazina.
Poiché le larve derivate dalle uova di ascaridi si diffondono in tutto l'organismo, si possono verificare le seguenti manifestazioni: polmonite con febbre e tosse, emissione di sangue con espettorazione, orticaria, vaghi disturbi intestinali Accompagnati da crisi dolorose (coliche). In linea di massima in tutti gli organi dove si sono insediati i vermi si verificano reazioni infiammatorie. Quandò nell'intestino vi sono pochi vermi adulti, in genere non si avvertono disturbi. La diagnosi viene stabilita con sicurezza solo quando si rinvengono le tipiche uova nelle feci del paziente. La terapia si avvale di trattamenti con piperazina, esilresorcinolo, citrato di dietilcarbazina.
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martedì 9 settembre 2008
ARTROPATIA TABETICA sofferenza articolare
ARTROPATIA TABETICA, sofferenza articolare conseguente alla forma di neurolue chiamata tabe dorsale. La causa prima, dunque, è la sifilide, o lue, non tempestivamente curata e non bloccata allo stadio primario. L'artropatia tabetica fa rilevare articolazioni disarticolate, come se i giunti articolari fossero dei segmenti rilassati. Il soggetto appare slogato, le escursioni articolari sono esagerate e non comportano per il malato dolore alcuno. La zona particolarmente interessata dalla artropa-tia tabética è il ginocchio, che appare ciondolante, senza consistenza e compattezza dei legamenti e delle capsule articolari. I capi ossei articolari, ai raggi X, appaiono spesso decalcificati.
ARTROPATIA POST-TRAUMATICA
ARTROPATIA POST-TRAUMATICA, caratteri stica forma di sofferenza articolare che si instaura in una articolazione colpita da un trauma (una « botta » qualsiasi ). Naturalmente, più è violento l'impatto traumatico con la zona articolare colpita, più la possibilità di artrosi post-traumatica è frequente. Le articolazioni più interessate sono quelle del ginocchio, della caviglia (per distorsioni), del gomito. Dopo il trauma, l'articolazione appare tumefatta, calda, impotente dal punto di vista della dinamica articolare.
Talvolta non si tratta di una semplice contusione, ma coesiste una frattura in corrispondenza delle ossa dell'articolazione fratturata. Ad esempio: la frattura di un femore, nel suo mezzo, può comportare sofferenza articolare del sottostante ginocchio. Anche questo è un caso di artrosi post-traumatica. Occorre sempre, nell'artrosi post-traumatica, fare una acuta indagine radiografica per constatare se esistano fratture, versamenti endoarticolari, cioè formazione di liquido o di sangue nell'interno della cavità articolare.
Talvolta non si tratta di una semplice contusione, ma coesiste una frattura in corrispondenza delle ossa dell'articolazione fratturata. Ad esempio: la frattura di un femore, nel suo mezzo, può comportare sofferenza articolare del sottostante ginocchio. Anche questo è un caso di artrosi post-traumatica. Occorre sempre, nell'artrosi post-traumatica, fare una acuta indagine radiografica per constatare se esistano fratture, versamenti endoarticolari, cioè formazione di liquido o di sangue nell'interno della cavità articolare.
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atropatia
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