ASCESSO GENGIVALE, raccolta di pus in corrispondenza di una tasca gengivale. Deriva da fatti infiammatori del parodonto, il complesso di formazioni anatomiche che fissano il dente (gengiva, osso alveolare, legamento, cemento); è frequente in soggetti parodontopatici o in corrispondenza di denti ricoperti da capsule mal eseguite o con otturazioni debordanti o con forti depositi di tartaro. Il sintomo principale è un forte arrossamento e una tumefazione della gengiva in vicinanza del colletto gengivale. Questa localizzazione, vicina al dente, è anzi caratteristica dell'ascesso gengivale a differenza di quello dentale, in cui la tumefazione è più alta, in corrispondenza dell'apice radicolare. Il dolore può essere più o meno intenso, sovente in rapporto con l'estensione della tumefazione. Generalmente non si riscontrano rialzo febbrile né stato tossico generale.
La diagnosi, piuttosto facile quando si tratti di un soggetto parodontopatico, in cui questi ascessi sono frequenti e spesso ripetuti anche intorno a numerosi elementi dentali, si presenta più difficoltosa quando vi sia una localizzazione unica, vicino ad un dente privo di vitalità, per la possibile confusione con un ascesso dentale. In questi ultimi casi sarà sempre bene eseguire un esame radiogra. fico. La terapia consiste nel drenaggio della tasca, mediante apertura di essa a livello del colletto dentale o nell'asportazione della tasca mediante gengivectomia. Opportuni anche gli sciacqui con colluttori antisettici, le applicazioni locali di gengivari e, talora, la somministrazione di antibiotici a specifica azione antifusospirillare. L'ascesso gengivale, che generalmente guarisce abbastanza rapidamente, tende però a recidivare facilmente se non si elimina la tasca gengivale patologica. La conseguenza del ripetersi di questi ascessi è una ampia distruzione dei tessuti parodontali, tale da rendere necessaria anche l'estrazione del dente o dei denti interessati.
giovedì 9 ottobre 2008
ASCESSO DEL DOUGLAS, raccolta di un essudato purulento
ASCESSO DEL DOUGLAS, raccolta di un essudato purulento in quella formazione (detta appunto di Douglas) che si costituisce per la riflessione del peritoneo dalla faccia anteriore del retto, sulla faccia posteriore dell'utero e della parte superiore della vagina. Tale formazione è detta anche, e meglio, tasca, o sfondato, o seno, o cavo rettouterino.
Data la posizione anatomica declive di tale sfondato, è intuitivo come esso possa essere sede di raccolte purulente o non (ad esempio, versamenti sanguigni o sierosi) che provengono dagli organi contenuti nella cavità addominale, per loro processi patologici ( emorragici o settici). Tali raccolte possono essere evacuate tramite infissione attraverso il fornice vaginale (colpotomia), dopo che una facile diagnosi ( sia per via vaginale che rettale) ha evi- denzíato, sulla scorta dei sintomi ( senso gravativo perineale, dolore, eventualmente febbre) tale rigonfiamento anomalo.
Data la posizione anatomica declive di tale sfondato, è intuitivo come esso possa essere sede di raccolte purulente o non (ad esempio, versamenti sanguigni o sierosi) che provengono dagli organi contenuti nella cavità addominale, per loro processi patologici ( emorragici o settici). Tali raccolte possono essere evacuate tramite infissione attraverso il fornice vaginale (colpotomia), dopo che una facile diagnosi ( sia per via vaginale che rettale) ha evi- denzíato, sulla scorta dei sintomi ( senso gravativo perineale, dolore, eventualmente febbre) tale rigonfiamento anomalo.
ASCESSO CEREBRALE, o encefalite suppurativa
ASCESSO CEREBRALE, o encefalite suppurativa, ascesso che può colpire qualsiasi zona del sistema nervoso centrale, benché; " a seconda di ciò che lo provoca, abbia una sede preferenziale. Esso può essere causate, da un processo infettivo dell'orecchio, delle mastoidi, della cute e delle ossa craniche, del naso ( foruncoli) o del labbro, da traumi cranici ( sia immediatamente, sia a distanza di anni), da bronchiti ed endocarditi. Se l'ascesso cerebrale parte dall'orecchio e dai suoi annessi interni, la sua sede è temporale o nel cervelletto.
Se si apre nei vasi sanguigni, può dare origine ad una meningite purulenta. Non vi è una preferenza particolare in rapporto al sesso o all'età, salvo che come conseguenza sporadica di vizi cardiaci congeniti, in questo caso si verifica. nei bambini o negli adolescenti. I sintomi generali sono: febbre elevata, intermittente, con brividi nelle forme acute, talora mancanza di febbre o febbriciattola nelle forme subacute; cefalea accentuata dai movimenti del capo, dimagramento, ottundimento psicologico; talora segni di irritazione meningea con convulsioni generalizzate, fino al coma, e segni di ipertensione endocranica.
Negli ascessi del lobo temporale la compressione delle vie ottiche e la lesione delle fibre nervose che conducono il comando dei movimenti può provocare un deficit di metà del campo visivo opposto alla zona della lesione (emianopsía laterale omonima) e paralisi del corpo dal lato opposto (emiplegia controlaterale). Se l'ascesso è a sinistra, si può anche avere alasia. Tra le complicazioni più gravi vi è l'apertura dell'ascesso nei ventricoli cerebrali e la meningite purulenta. Ambedue possono dar luogo a morte. L'esame più utile è quello del liquido cefalorachidiano, contenuto nelle cavità meningee, che circonda tutto il sistema nervoso centrale, sia nella scatola cranica che nel midollo spinale. Esso può presentarsi purulento.
La terapia è antibiotica e chirurgica. In quest'ultimo caso serve per diminuire l'aumento di pressione all'interno della scatola cranica, al fine di evitare il pericolo di un edema cerebrale ed a svuotare, sterilizzandolo, l'ascesso. Questo verrà asportato solo in un secondo momento, quando si sarà incistato, per evitare la diffusione del pus. Senza terapia l'ascesso cerebrale può ritenersi mortale. L'antibiotico dovrà essere attivo in modo specifico contro i batteri presenti (di solito stafilococchi e pneumococchi).
Se si apre nei vasi sanguigni, può dare origine ad una meningite purulenta. Non vi è una preferenza particolare in rapporto al sesso o all'età, salvo che come conseguenza sporadica di vizi cardiaci congeniti, in questo caso si verifica. nei bambini o negli adolescenti. I sintomi generali sono: febbre elevata, intermittente, con brividi nelle forme acute, talora mancanza di febbre o febbriciattola nelle forme subacute; cefalea accentuata dai movimenti del capo, dimagramento, ottundimento psicologico; talora segni di irritazione meningea con convulsioni generalizzate, fino al coma, e segni di ipertensione endocranica.
Negli ascessi del lobo temporale la compressione delle vie ottiche e la lesione delle fibre nervose che conducono il comando dei movimenti può provocare un deficit di metà del campo visivo opposto alla zona della lesione (emianopsía laterale omonima) e paralisi del corpo dal lato opposto (emiplegia controlaterale). Se l'ascesso è a sinistra, si può anche avere alasia. Tra le complicazioni più gravi vi è l'apertura dell'ascesso nei ventricoli cerebrali e la meningite purulenta. Ambedue possono dar luogo a morte. L'esame più utile è quello del liquido cefalorachidiano, contenuto nelle cavità meningee, che circonda tutto il sistema nervoso centrale, sia nella scatola cranica che nel midollo spinale. Esso può presentarsi purulento.
La terapia è antibiotica e chirurgica. In quest'ultimo caso serve per diminuire l'aumento di pressione all'interno della scatola cranica, al fine di evitare il pericolo di un edema cerebrale ed a svuotare, sterilizzandolo, l'ascesso. Questo verrà asportato solo in un secondo momento, quando si sarà incistato, per evitare la diffusione del pus. Senza terapia l'ascesso cerebrale può ritenersi mortale. L'antibiotico dovrà essere attivo in modo specifico contro i batteri presenti (di solito stafilococchi e pneumococchi).
ASCESSO, raccolta di pus nella compagine dei tes suti superficiali
ASCESSO, raccolta di pus nella compagine dei tessuti superficiali o degli organi interni. L'ascesso può rimanere, anche a lungo, circoscritto, oppure ingrandirsi, diffondersi nelle zone vicine, aprirsi la via verso la pelle; nelle localizzazioni interne, può rompersi in una cavità (pleurica, peritoneale) o comunicare con un bronco. Se i germi responsabili dell'ascesso, a causa delle scarse difese del paziente, si diffondono per via sanguigna, si può avere disseminazione generalizzata dell'infezione con formazione a distanza di altri ascessi e, nei casi più gravi, può verificarsi una setticemia. La cura è eminentemente chirurgica e consiste nell'evacuazione del contenuto purulento dell'ascesso.
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ASCESSO,
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ASCARIDIOSI, malattia da infestazione di vermi, o elminti intestinali
ASCARIDIOSI, malattia da infestazione di vermi, o elminti intestinali, precisamente dall'Ascaridis lumbricoides. Questo verme, molto comune in forma adulta, vive nell'intestino tenue dell'uomo, il quale contrae l'infestazione mediante l'ingestione delle uova dell'ascaride, maturate nel corso di due-tre settimane (le uova sono prodotte dalla femmina fecondata) e contenute in cibi e bevande contaminate da feci. Ciò spiega perché l'ascaridiosi solitamente è connessa a cattive condizioni di igiene personale. I grossi vermi adulti misurano 20 cm e più di lunghezza.
Poiché le larve derivate dalle uova di ascaridi si diffondono in tutto l'organismo, si possono verificare le seguenti manifestazioni: polmonite con febbre e tosse, emissione di sangue con espettorazione, orticaria, vaghi disturbi intestinali Accompagnati da crisi dolorose (coliche). In linea di massima in tutti gli organi dove si sono insediati i vermi si verificano reazioni infiammatorie. Quandò nell'intestino vi sono pochi vermi adulti, in genere non si avvertono disturbi. La diagnosi viene stabilita con sicurezza solo quando si rinvengono le tipiche uova nelle feci del paziente. La terapia si avvale di trattamenti con piperazina, esilresorcinolo, citrato di dietilcarbazina.
Poiché le larve derivate dalle uova di ascaridi si diffondono in tutto l'organismo, si possono verificare le seguenti manifestazioni: polmonite con febbre e tosse, emissione di sangue con espettorazione, orticaria, vaghi disturbi intestinali Accompagnati da crisi dolorose (coliche). In linea di massima in tutti gli organi dove si sono insediati i vermi si verificano reazioni infiammatorie. Quandò nell'intestino vi sono pochi vermi adulti, in genere non si avvertono disturbi. La diagnosi viene stabilita con sicurezza solo quando si rinvengono le tipiche uova nelle feci del paziente. La terapia si avvale di trattamenti con piperazina, esilresorcinolo, citrato di dietilcarbazina.
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