giovedì 27 novembre 2008
Intossicazione da Benzolo e omologhi
Intossicazione da Benzolo e omologhi,. Gli idrocarburi aromatici, di largo uso industriale come solventi, possono essere causa di gravi affezioni professionali: più tossico è il benzolo (o benzene), capace di provocare emopatie anche assai .gravi, meno nocivi sono il toluolo (o toluene) e lo xilolo (o xilene), la cui azione è particolarmente irritante per pelle e mucose; comune a tutti gli idrocarburi aromatici è anche la capacità di provocare più o meno accentuate turbe neuropsichiche. Esposti, in particolare, all'azione velenosa del benzolo e dei suo., omologhi sono — oltre agli addetti alla produzione — i lavoratori che usano tali sostanze in molti processi chimici industriali (per la preparazione di coloranti, linoleum, profumi, insetticidi, carburanti) e quelli che impiegano gli idrocarburi aromatici come diluenti, solventi e sgrassanti (nell'industria della gomma, delle calzature, delle pelli, delle resine e fibre tessili artificiali, degli inchiostri per eliografia e rotocalcografia). Il benzolo viene assorbito dall'organismo essenzialmente per via inalatoria, il toluolo e lo xilolo per lo più per via transcutanea. Mentre il benzolo è poco solubile nel sangue e viene in gran parte eliminato, senza aver subito cambiamenti chimici, con la respirazione, i suoi omologhi si ossidano nell'organismo, dando luogo ad acido benzoico che, per successivi processi biochimici, si trasforma in acido ippurico che viene eliminato con le urine. Le differenze nel metabolismo sono molto probabilmente alla base della diversità dei quadri sintomatologici presentati dall'intossicazione da benzolo da una parte e da quella da toluolo o xilolo dall'altra, soprattutto per quello che riguarda l'azione tossica sul sistema emopoietico. L'intossicazione acuta da idrocarburi aromatici per inalazione di vapori si manifesta per lo più con un caratteristico stato di ebbrezza, accompagnato da astenia, cefalea, vertigini, irritabilità; rara è la perdita di coscienza, comune invece la presenza di sintomi di tipo irritativo a carico di congiuntive, mucose e prime vie aeree. Le forme iperacute — soprattutto da benzolo — conseguenti a inalazione massima di vapori possono essere causa di un'ulteriore evoluzione dello stato di ebbrezza con comparsa di narcosi, crisi convulsive e ipotensione; può seguirne morte, dovuta a collasso cardiocircolatorio, vasocostrizione periferica o paralisi dei centri respiratori. Contrariamente al benzolo, che risulta blando irritante cutaneo in caso di contatto con la pelle, toluolo e xilolo possono provocare dermatiti, lesioni della cornea e delle mucose. Sono noti inoltre casi di insufficienza epatica e renale in esposti all'azione tossica degli idrocarburi aromatici (specificamente del toluolo), nonché di turbe digestive (nausea, dispepsia).
BARTOLINITE infezione delle ghiandole di Bartolini
La Bartolinite è un' infezione della ghiandola o, meno frequentemente, delle ghiandole di Bartolini, che sono poste, bilateralmente, dietro il bulbo del vestibolo, ai lati dell'ingresso vaginale. Le ghiandole, del volume di un pisello, hanno i due sbocchi che si aprono sulla faccia interna delle piccole labbra, ed il loro significato fisiologico è di secernere, sotto l'eccitamento sessuale, un liquido vischioso che provvede a lubrificare i genitali in occasione del coito. L'infezione avviene, per solito, per contiguità, dai genitali esterni in corso di una vulvite (o vaginite). Non è esclusa, comunque, l'infezione per via ematica. L'agente causale più frequente è, per solito, il gonococco, ma non è esclusivo. L'infezione è rara prima dell'adolescenza, perché in tale periodo le ghiandole non sono ancora funzionanti, e nella vecchiaia, perché mancano le condizioni favorenti, cioè coito ed orgasmo. È più colpita la ghiandola sinistra. L'affezione è raramente bilaterale. In corso di infezione la regione colpita si mostra ingrossata da una massa tesoelastica, grossa quanto una noce od un uovo di gallina, dolentissima, coperta di cute (e/o mucosa) rosso-congesta. Coesiste febbre, talora anche elevata. La rima vulvare conseguentemente è deformata. Spesso il grande ed il piccolo labbro sono edematosi. La pressíone sulla ghiandola esprime una secrezione purulenta maleodorante. Tale fase, di bartolinite acuta, può trasformarsi, se il condotto escretore della ghiandola viene otturato, in ascesso (raccolta chiusa). Questo, in mancanza di idonea terapia finisce per farsi strada (fistolizzandosi) nei tessuti o negli organi viciniori: faccia interna del grande labbro, vagina, retto o perineo. La diagnosi è abbastanza facile: non si possono fare confusioni con l'edema, l'elefantiasi vulvare, il trombo del grande labbro, il foruncolo, o l'ernia inguinale (che citiamo solo per amore di completezza propedeutica).
Malattia di Banti - Morbo di Banti
La Malattia di Banti è forma morbosa descritta da Guido Banti, illustre anatomp-patologo italiano; nel corso degli anni ha subito una profonda revisione, poiché, più che di una singola malattia, si tratta di una sindrome e cioè di un processo patologico non univoco, ma che trae origine da diverse situazioni che si traducono in una serie di sintomi tutti sovrapponibili tra loro. In conseguenza di ciò oggi si preferisce parlare di sindromi bantiane, facendo riferimento al modello descritto dal Banti stesso, anziché di una malattia di Banti. La triade sintomatologica è caratterizzata da splenomegalia (ingrandimento anche cospicuo della milza), anemia e cirrosi epatica (vedi). Nella sequenza delle sindromi bantiane dapprima insorge la splenomeglia; ad essa segue uno stato anemico ed alla fine il quadro morboso si conclude con la cirrosi epatica, ultimo atto che porta a morte il malato. Secondo il concetto del Banti, nella milza si formerebbero sostanze tossiche che esplicherebbero effetti anemizzanti e quindi indurrebbero alterazioni cirrotiche del fegato. Questa interpretazione è stata superata dagli studi di autori italiani (F. Micheli, E. Greppi, D. Cesa-Bianchi e M. Cellina), secondo i quali la milza e il fegato, costituendo un unico sistema, sono entrambi responsabili dello stato morboso di cui in alcuni casi la causa è sconosciuta (specie nelle sindromi bantiane giovanili), in altri essa va ricercata in agenti parassitari e infettivi (malaria, sifilide, tubercolosi, ecc.). Poiché la prima manifestazione delle sindromi bantiane è la splenomegalia, è proprio in questa fase che si possono conseguire risultati brillanti sottoponendo il malato ad asportazione della milza (splenectomia). Nelle sindromi bantiane da cause note, la terapia si avvarrà dei medicamenti specifici.
domenica 9 novembre 2008
Influenza febbre, infiammazione delle vie respiratorie, malessere generale
Influenza: - Secondo le teorie astrologiche, influsso esercitato dagli astri sui destini umani. In relazione alla credenza di un influsso degli astri e dell'atmosfera sul diffondersi della peste e di malattie contagiose, il termine influenza acquista il significato di malattia contagiosa, limitandosi infine al significato attuale di malattia infettiva acuta e contagiosa, di natura virale, frequente nelle stagioni fredde, in forma endemica ed epidemica.
E' caratterizzata da febbre, infiammazione delle vie respiratorie, malessere generale, dolori, ecc. Il periodo di incubazione va da 1 a 3 giorni. Prognosi generalmente favorevole. Terapia: sintomatica ed antinfettiva. Non si conoscono rimedi specifici. Del virus influenzale sono stati individuati finora tipi diversi. Le forme più gravi sembra che si debbano ascrivere al tipo A. Una forma pandemica imponente si ebbe in Europa nel 1918-1919 (la cosiddetta spagnola), con 10 milioni di morti.
E' caratterizzata da febbre, infiammazione delle vie respiratorie, malessere generale, dolori, ecc. Il periodo di incubazione va da 1 a 3 giorni. Prognosi generalmente favorevole. Terapia: sintomatica ed antinfettiva. Non si conoscono rimedi specifici. Del virus influenzale sono stati individuati finora tipi diversi. Le forme più gravi sembra che si debbano ascrivere al tipo A. Una forma pandemica imponente si ebbe in Europa nel 1918-1919 (la cosiddetta spagnola), con 10 milioni di morti.
Trauma - ferita o lesione
Trauma: [dal gr. trauma, ferita]. - In senso proprio, ferita o lesione di continuo provocata da agenti che agiscono esternamente all'organismo, in maniera rapida e improvvisa; il significato del termine si è poi esteso a comprendere ogni atto lesivo violento ed esterno che agisca sulla superficie del corpo o anche sugli organi interni.
Infine, per trauma psichico si intende un particolare stato di turbamento nervoso e psichico causato da violenze esterne anche immateriali: paure, annunci di sciagure, ecc. Fra le più frequenti lesioni traumatiche sono le contusioni, le ferite, la commozione, lo shock, le ustioni chimiche, le fratture, le lussazioni, ecc.
Infine, per trauma psichico si intende un particolare stato di turbamento nervoso e psichico causato da violenze esterne anche immateriali: paure, annunci di sciagure, ecc. Fra le più frequenti lesioni traumatiche sono le contusioni, le ferite, la commozione, lo shock, le ustioni chimiche, le fratture, le lussazioni, ecc.
Ostetricia fattori fisiologici e patologici della gravidanza
Ostetricia: - Branca della medicina che studia i fattori fisiologici e patologici della gravidanza, del parto, e del puerperio. Nell'antichità era affidata ai mezzi empirici di donne relativamente esperte ma prive di cognizioni scientifiche.
Malgrado le prime osservazioni di Ippocrate, della scuola alessandrina, e di Celso, l'ostetricia non venne riconosciuta come branca medica sino al 1500, quando comparve la. fondamentale opera di E. Roesslin. Seguirono gli studi di B. Eustachi, di A. Pare e di J. Guillemeau, e, nel XVII sec, le ricerche di fisiopatologia di F. Mauriceau. Nel XVIII sec. primeggiano le esperienze di W. Smellie, di A. Petit, e dei Chamberlen, che introdussero l'uso del forcipe.
Decisivi progressi si ebbero nel XIX sec. con I. Ph. Semmelweis, fautore dell'antisepsi, e con la creazione delle più moderne e complesse tecniche di assistenza e di intervento fondate sull'anestesia. Attualmente l'ostetricia, unitamente alla ginecologia (che studia la fisiologia e la patologia degli organi genitali femminili), E' materia di insegnamento universitario sotto il nome di clinica ostetrico-ginecologica.
Malgrado le prime osservazioni di Ippocrate, della scuola alessandrina, e di Celso, l'ostetricia non venne riconosciuta come branca medica sino al 1500, quando comparve la. fondamentale opera di E. Roesslin. Seguirono gli studi di B. Eustachi, di A. Pare e di J. Guillemeau, e, nel XVII sec, le ricerche di fisiopatologia di F. Mauriceau. Nel XVIII sec. primeggiano le esperienze di W. Smellie, di A. Petit, e dei Chamberlen, che introdussero l'uso del forcipe.
Decisivi progressi si ebbero nel XIX sec. con I. Ph. Semmelweis, fautore dell'antisepsi, e con la creazione delle più moderne e complesse tecniche di assistenza e di intervento fondate sull'anestesia. Attualmente l'ostetricia, unitamente alla ginecologia (che studia la fisiologia e la patologia degli organi genitali femminili), E' materia di insegnamento universitario sotto il nome di clinica ostetrico-ginecologica.
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