Occhio: (o globo o bulbo oculare). - In anatomia umana, l'organo di senso che permette la ricezione degli stimoli luminosi, organo essenziale della vista; è situato nella cavità orbitale, ed ha forma sferica brevemente appiattita in senso antero-posteriore. E’ costituito da tre membrane o tuniche sovrapposte l'una all'altra, che ne formano le pareti. Dall'esterno verso l'interno, si distinguono: una tunica esterna fibrosa, che ha soprattutto funzioni protettive, costituita da una parte posteriore più estesa, corrispondente al cosiddetto « bianco dell'occhio» (sclerotica) e da una parte anteriore di minori dimensioni, trasparente e sottilissima (cornea); una tunica media a struttura vascolare, o uvea, molto ricca in pigmento, formata dalla coroide all'indietro, dal corpo ciliare e dall'iride in avanti; una tunica interna, nervosa, costituita dalla retina, la quale posteriormente si continua col nervo ottico. Il punto di massima sensibilità visiva della retina corrisponde a una depressione (fovea) che si trova al centro di una zona giallastra (macula lutea); il punto cieco della retina è invece rappresentato dalla papilla ottica, una zona di colore biancastro in cui il nervo ottico si continua con la retina. I mezzi trasparenti e rifrangenti dell'occhio sono rappresentati, oltre che dalla cornea, dall'umor acqueo, contenuto nelle cosiddette camere dell'occhio, dal cristallino (che ha funzioni di lente biconvessa, ed è situato subito dietro la pupilla) e dal corpo vitreo, che riempie tutta la cavità retrostante. Gli annessi oculari comprendono i muscoli, la congiuntiva, l'apparato lacrimale, le palpebre e le sopracciglia. La funzione dell'occhio è analoga a quella di una macchina fotografica: la messa a fuoco è consentita da delicati meccanismi muscolari che agiscono sul cristallino variandone lo spessore e la curvatura. Nei centri nervosi avviene poi la fusione delle due immagini formatesi sulla retina dei due occhi, per cui viene percepita una immagine unica.
Occhio:
1) cornea;
2) camera anteriore;
3) contorno del foro pupillare;
4) iride;
5) cristallino;
6) zona ciliare;
7) muscolo ciliare;
8) sclerotica;
9) coroide;
10) corpo vitreo;
11) retina;
12) macula lutea;
13) papilla ottica;
14) nervo ottico e vasi.
giovedì 27 novembre 2008
Orticaria: (o urticaria) - Eruzione cutanea
Orticaria: (o urticaria) - Eruzione cutanea, a rapida insorgenza, di pomfi rosei di varie dimensioni, con prurito, e talora malessere e febbre. Si tratta di una reazione cutanea di natura allergica a fattori esogeni (fisici, chimici, medicamentosi, ecc.) o endogeni (alimentari, metabolici, neurovegetativi, ecc.). Dura pochi giorni, ma presenta facili recidive. Terapia: dieta latteo-vegetariana con esclusione dei cibi eventualmente incriminati; desensibilizzazione specifica o a specifica, proteinoterapia, auteemo o autosieroterapia, peptone, calcio gluconato, iposolfiti, antistaminici, antisettici intestinali, colagoghi e epa-toprotettivi, vitamine del gruppo B e C, preparati epatici, crenoterapia, polveri aspersori e con aggiunta o meno di anestetici, spugnature con alcool mentovato o con soluzione fenica. Esistono forme cliniche speciali come la orticaria factitia di origine traumatica, la orticaria dermografica, la orticaria gigante o edema di Quincke.
Cortisone - poltiglia di corteccia surrenale
Cortisone: Sostanza estratta da poltiglia di corteccia surrenale, di formula chimica simile al colesterolo; detto anche composto E di Kendall. Viene considerato un ormone della corteccia surrenale. Non è ancora noto l'intimo meccanismo di azione del cortisone. Sono state ampiamente studiate le sue azioni sul metabolismo, sugli enzimi, sull'apparato digerente, sul sistema nervoso e sul sistema vascolare; possiede spiccata proprietà antinfiammatoria e antiallergica. Si prepara per sintesi ed è prescritto sopratutto in reumatologia, nella gotta, nelle malattie allergiche, nelle malattie dell'apparato digerente, nelle malattie infettive, in pediatria, in alcune intossicazioni e per uso locale. La cura va condotta sotto controllo medico. Si tende sempre più ad adoperare i suoi derivati sintetici, privi di effetti collaterali spesso nocivi.
Comunicazione Interventricolare
Comunicazione Interventricolare: La comunicazione interventricolare è un'anomalia caratterizzata dalla presenza di una comunicazione tra il ventricolo sinistro e il ventricolo destro, per incompleta chiusura del setto interventricolare che in genere si chiude alla sesta-settima settimana. Tale comunicazione può localizzarsi nella parte alta del setto (comunicazione alta) o nella parte bassa muscolare del setto interventricolare, e in tal caso si chiama malattia di Roger. Questa cardiopatia congenita è la più frequente; secondo le statistiche sarebbe presente nel 20-22 per cento di tutti i bambini affetti da cardiopatie congenite: comporta un passaggio di sangue dalla cavità ventricolare sinistra alla cavità ventricolare destra, con aumento relativo della quota di sangue presente nella cavità destra che passa nell'arteria polmonare e nel circolo polmonare.
Per la malattia di Roger o comunicazione bassa tra i due ventricoli la sintomatologia è scarsa, date le modeste alterazioni pressorie che si hanno nell'arteria polmonare e nel circolo polmonare. Nel caso di una comunicazione alta tra i due ventricoli con diametro del foro superiore ai 2 cm il passaggio del sangue dal ventricolo sinistro al ventricolo destro è maggiore, con alterazione dei valori pressori presenti nel ventricolo destro e nelle arterie polmonari. Con il passare del tempo in questi neonati e bambini si ha un quadro clinico denominato ipertensione polmonare, caratterizzato dalla comparsa progressiva di difficoltà respiratoria, cianosi e scompenso cardiaco.
Per la malattia di Roger o comunicazione bassa tra i due ventricoli la sintomatologia è scarsa, date le modeste alterazioni pressorie che si hanno nell'arteria polmonare e nel circolo polmonare. Nel caso di una comunicazione alta tra i due ventricoli con diametro del foro superiore ai 2 cm il passaggio del sangue dal ventricolo sinistro al ventricolo destro è maggiore, con alterazione dei valori pressori presenti nel ventricolo destro e nelle arterie polmonari. Con il passare del tempo in questi neonati e bambini si ha un quadro clinico denominato ipertensione polmonare, caratterizzato dalla comparsa progressiva di difficoltà respiratoria, cianosi e scompenso cardiaco.
Tumori della Bocca - tumori benigni e maligni
Tumori della Bocca, nella bocca sono abbastanza frequenti tumori benigni e maligni: i primi sotto forma di piccoli polipi o di chiazze biancastre (leucoplasia) o di noduli mobili sotto la mucosa (piccoli tumori originati dalle ghiandole salivari minori); i secondi caratterizzati da indurimento della mucosa, sanguinamento e infiltrazione dei tessuti vicini. Qualsiasi zona della cavità della bocca può essere sede di tumore maligno, tuttavia alcune parti sono più colpite, ad esempio le labbra, la lingua, la gengiva e il pavimento della bocca: poiché tutte queste zone sono rivestite da uno stesso tipo di epitelio, simile a quello della pelle, la maggior parte dei tumori maligni della bocca sono carcinomi, della varietà spinocellulare.
In genere questi tumori insorgono in età matura e avanzata; possono esser cause che ne facilitano l'insorgenza il fumo, l'alcoolismo, la cattiva igiene della bocca, la presenza di protesi dentarie mal fatteo guastate: curare l'igiene della bocca e dei denti e fumare e bere poco sono dunque misure protettive contro questi tumori. La loro diagnosi non è difficile, perché il cavo orale è facilmente esplorabile e perché in esso è altrettanto agevole asportare un pezzetto di una lesione sospetta per farla esaminare al microscopio (biopsia). La cura di questi tumori si avvale di vari mezzi: essi possono essere irradiati, o asportati chirurgicamente, o trattati con somministrazione di farmaci anticancro, se i primi due sistemi di cura non sono tecnicamente possibili.
In caso di tumori della bocca è inoltre indispensabile esaminare le ghiandole linfatiche del collo, le quali appaiono ingrossate o indurite se il tumore, come è facile, si è propagato in esse (metastasi): queste ghiandole debbono esser asportate chirurgicamente, ma un tale genere di intervento può esser fatto anche se le ghiandole linfatiche del collo sembrano normali, poiché può darsi che qualche microscopico gruppo di cellule maligne sia già migrato in esse. A parte le misure di prevenzione già accennate, è importante ricordare la necessità di farsi vedere subito dal medico quando si noti in bocca qualche indurimento o ulcerazione, o quando si veda una leucoplasia, sulla quale si può impiantare abbastanza facilmente un cancro: una diagnosi e una terapia precoce assicurano infatti notevoli probabilità di guarigione definitiva, un tumore orale trascurato è invece assai difficilmente guaribile con qualsiasi tipo di terapia.
In genere questi tumori insorgono in età matura e avanzata; possono esser cause che ne facilitano l'insorgenza il fumo, l'alcoolismo, la cattiva igiene della bocca, la presenza di protesi dentarie mal fatteo guastate: curare l'igiene della bocca e dei denti e fumare e bere poco sono dunque misure protettive contro questi tumori. La loro diagnosi non è difficile, perché il cavo orale è facilmente esplorabile e perché in esso è altrettanto agevole asportare un pezzetto di una lesione sospetta per farla esaminare al microscopio (biopsia). La cura di questi tumori si avvale di vari mezzi: essi possono essere irradiati, o asportati chirurgicamente, o trattati con somministrazione di farmaci anticancro, se i primi due sistemi di cura non sono tecnicamente possibili.
In caso di tumori della bocca è inoltre indispensabile esaminare le ghiandole linfatiche del collo, le quali appaiono ingrossate o indurite se il tumore, come è facile, si è propagato in esse (metastasi): queste ghiandole debbono esser asportate chirurgicamente, ma un tale genere di intervento può esser fatto anche se le ghiandole linfatiche del collo sembrano normali, poiché può darsi che qualche microscopico gruppo di cellule maligne sia già migrato in esse. A parte le misure di prevenzione già accennate, è importante ricordare la necessità di farsi vedere subito dal medico quando si noti in bocca qualche indurimento o ulcerazione, o quando si veda una leucoplasia, sulla quale si può impiantare abbastanza facilmente un cancro: una diagnosi e una terapia precoce assicurano infatti notevoli probabilità di guarigione definitiva, un tumore orale trascurato è invece assai difficilmente guaribile con qualsiasi tipo di terapia.
Sindrome di Bitot - Degenerazione della congiuntiva oculare
Sindrome di Bitot. Degenerazione della congiuntiva oculare, che dall'aspetto di tessuto umido, come tutte le mucose, assume l'aspetto secco, come quello della pelle. Può essere causata da una riduzione grave della secrezione lacrimale. Può comparire nei casi in cui la congiuntiva rimane esposta all'aria per paralisi delle palpebre o per cicatrici che estroflettono le stesse palpebre. Può essere dovuta ad una carenza di vitamina A. Più spesso consegue ad una degenerazione cicatriziale dell'epitelio (rivestimento superficiale della stessa congiuntiva) a causa di affezioni diverse come il tracoma, le ustioni chimiche o fisiche e la radioterapia. Inizia con macchie isolate che poi confluiscono in chiazze sempre più grandi, specialmente nell'area di congiuntiva lasciata scoperta dall'apertura delle palpebre. Può estendersi su tutta la congiuntiva e la cornea, portando così alla xerosi totale. Nelle forme parziali si cura con forti dosi di vitamina A, pomate che contengono sempre la stessa vitamina ed antibiotici per proteggere dalle infezioni intercorrenti.
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