venerdì 28 novembre 2008

Catarsi

Catarsi, termine di etimologia greca (katharsis significa purificazione) con il quale si indica l'azione purificatrice che l'arte esercita sulla psicologia profonda ed affettiva dello spettatore. È una espressione di uso psicanalitico con la quale si indica la liberazione che avviene durante una psicoterapia, quando si parla di esperienze disturbanti, rivivendole con intensità affettiva, o quando si riesce a portare alla coscienza un'esperienza dimenticata. Catarsi si ha nella abreazione , che è però più esplosiva e riferita ad uno specifico avvenimento solo inconscio. Talora i due termini sono usati nello stesso significato.

Catarro, materiale ricco di muco

Catarro, materiale ricco di muco prodotto dalle infezioni catarrali che colpiscono le mucose dei bronchi ( catarro bronchiale), dello stomaco (catarro gastrico: vedigastrite), dell'intestino (catarro intestinale). Altre manifestazioni infiammatorie catarrali si hanno nel comune raffreddore, nella laringite e nella tracheite. I fattori causali dei processi catarrali sono quanto mai disparati ( virus, diversi germi).

Cataplessia

Cataplessia, fenomeno psicopatologico che si realizza in certi malati mentali, soprattutto schizofrenici, per il quale, movendo passivamente il muscolo, il soggetto oppone una lievissima ma percettibile resistenza, come se il braccio o la mano fossero costituiti da tubi contenenti cera. Per questo motivo la cataplessia è più comunemente detta flexibilitas cerea (flessibilità di cera). I malati conservano per un tempo lunghissimo la posizione fatta assumere ai loro arti e non sentono la fatica. Un esempio vistoso del fenomeno è il guanciale psichico: il soggetto tiene sollevato il capo dal letto come se avesse un cuscino, senza dare segni di stanchezza, per un tempo indeterminato.

Negli schizofrenici l'atteggiamento cataplessico è una manifestazione della loro suggestibilità. Il fenomeno è, dunque, inquadrabile nei disturbi della volontà. Il termine cataplessia viene anche usato con un altro significato, per indicare un disturbo neurologico organico, costituito da un'improvvisa e breve perdita del tono muscolare, alla quale consegue una caduta e l'impossibilità a compiere qualsiasi movimento volontario, senza che la coscienza venga in alcun modo compromessa. Si tratta di un sintomo della narcolessia o di un'alterazione profonda del diencefalo (parte centrale del cervello che garantisce la vita vegetativa). Le crisi di cataplessia durano pochi secondi, raramente qualche minuto e sono accompagnate da un senso fastidioso di angoscia. Le cause sono (nella cataplessia da narcolessia) quasi sempre tumorali.

Catalessi

Catalessi, o catalessia, fenomeno nel quale gli arti mantengono per un tempo indefinitamente lungo la posizione fatta loro assumere dal soggetto o da un'altra persona. Si tratta di un fenomeno di origine neurologica o psicologica. Il meccanismo ultimo che lo determina è l'esagerazione dei riflessi di postura (cioè di quei meccanismi nervosi che consentono di mantenere le parti del corpo nella posizione desiderata, regolando automaticamente l'insieme dei muscoli che servono a questo scopo).

Il riflesso di postura è una contrazione tonica ( continua, lenta, non volontaria, incapace di provocare movimento, scarsamente dispendiosa dal punto di vista energetico, insensibile alla fatica, sempre presente nel muscolo) che dipende dall'integrità dei nervi, del sistema nervoso centrale e dalle caratteristiche di elasticità, plasticità ed estensibilità dei muscoli. I muscoli normali non sono molli e flaccidi, proprio perché hanno un tono.

Generalmente qualsiasi movimento di una parte del corpo richiede che i muscoli che lo determinano possano avere un punto fisso su cui fare trazione ed un punto mobile da spostare. Il riflesso tonico di postura è quello che mantiene fissa quella parte del corpo che deve rimanere tale. Nella catalessia tale riflesso è esagerato, perché la parte del sistema nervoso centrale che comanda i movimenti automatici (sistema extrapiramidale) è lesa o bloccata ( nelle forme di origine psicologica).

In senso organico si verifica anche catalessia nella lesione delle vie nervose che uniscono il cervelletto alla corteccia del cervello (catalessia cerebellare). Il fenomeno non è molto frequente e si manifesta mettendo il malato supino, sollevandogli e allargandogli le gambe. Queste, nella catalessia cerebellare, rimangono in questa incomoda posizione per parecchi minuti. Catalessia di origine psicologica si ha nell'isterismo.

Castrazione Ovarica

Castrazione Ovarica, asportazione o soppressione funzionale delle ghiandole generative (ovaie) nella donna. Eseguita prima della pubertà determina deviazioni morfologiche verso l'intersessualità ( come nel maschio). La castrazione tardiva invece produce solo perdita delle capacità generandi e sintomi funzionali simili a quelli della normale e fisiologica involuzione climaterica (menopausale). Si conoscono due tipi di castrazione. Il primo è quello temporaneo che si attua ormonalmente ( con altissime dosi di testosterone) o con applicazioni roentgen. Oggi in disuso, era molto usato in passato nelle forme di tubercolosi genitale e nelle salpingo-ovariti gonococciche, che producevano gravi emorragie anemizzanti. Il secondo tipo è quello definitivo e si attua mediante asportazione chirurgica delle ovaie o ottenendo la loro soppressione funzionale mediante applicazione radiante (roentgen o radíum o cobaltoterapia).

L'indicazione alla castrazione mediante radiazione era, dopo i 40 anni, la presenza di miomi uterini ( vedi mioma) sottomucosi a contenuto emorragico, e'la metropatia emorragica. Inoltre la castrazione roentgenterapica era usata nei casi di carcinoma mammario, come terapia complementare, onde sopprimere ogni fonte di produzione estrogenica. Ma per tutte queste indicazioni oggi si preferisce, più modernamente e più in linea colle recenti acquisizioni statistico-prognostiche, la castrazione chirurgica, associata eventualmente alla terapia ormonale con testosterone ad alte dosi. La terapia dei disturbi da castrazione, tanto più evidenti quanto più la donna è giovane e quanto più la soppressione è rapida ( quindi più evidenti in quella chirurgica), è la medesima di quella che si attua per gli identici disturbi provocati dal climaterio e dalla menopausa fisiologici.

Complesso di Castrazione

Complesso di Castrazione, senso di angoscioso timore, descritto dalla psicanalisi, di cui soffre il bambino, ritenendo che il padre possa privarlo del pene. Questo meccanismo, inconscio ha un'influenza molto importante, secondo la psicanalisi, nella formazione della personalità adulta. Freud parla del fenomeno da lui descritto in questi termini: « L'attrazione erotica emanata dalla madre culmina, in breve, nel desiderio dei suoi genitali, immaginati come pene. Con la consapevolezza, avuta più tardi, che essa non ha il pene, il desiderio si trasforma nel suo opposto, creando un disgusto che negli anni della pubertà può diventare causa di impotenza psichica, di misoginia e di omosessualità permanente.

La fissazione all'oggetto che era stato desiderato intensamente (il pene della donna) lascia però tracce indelebili nella esperienza psicologica del bambino che si era dedicato con particolare intensità all'esplorazione di quella parte della sessualità infantile ». La psicanalisi afferma che l'interesse erotico per le caviglie ed i piedi della donna rappresenta una specie di surrogato alla possibilità di soddisfare il desiderio di vedere il pene nella donna da parte del bambino. Il complesso di castrazione esiste anche nella donna, dove non si può esprimere come timore di perdita del pene, ma come paura della perdita dell'amore.

Quest'ultima sarebbe, a sua volta, un residuo dell'esperienza, infantile, della paura di perdere la presenza della madre da parte del lattante. Il complesso di castrazione si manifesta anche attraverso il complesso di Edipo. Nel sogno infatti, sempre secondo la psicanalisi, l'accíecamento con cui Edipo si punisce dopo essersi reso conto del suo delitto è il simbolo dell'autocastrazione. Anche l'agorafobia ed altre paure indicherebbero il timore di esporsi a situazioni nelle quali non si è abbastanza protetti dalla possibilità di venir castrati ( come punizione di qualcosa commesso o pensato inconsciamente).