venerdì 6 febbraio 2009

OSTEOCONDRITI DELL'ACCRESCIMENTO

OSTEOCONDRITI DELL'ACCRESCIMENTO, malattie da origine sconosciuta, caratterizzate da necrosi (alterazione strutturale che comporta la perdita di vitalità) asettica (non infettiva) delle epifisi (parti estreme) ossee; determinante è il diminuito apporto di sangue alle ossa. Si hanno, secondo le localizzazioni, appiattimenti e frammentazioni ossee, deformità, irregolarità, disfunzioni con ossa a wafer (che riproducono cioè l'aspetto di quei biscotti), dolori e funzione compromessa.

OSTEOBLASTOMA, tumore dello scheletro

OSTEOBLASTOMA, tumore dello scheletro formato da osteoblasti, cioè da cellule normalmente destinate alla formazione del tessuto osseo; si tratta di forma benigna, rara, tipica dell'età infantile e dell'adolescenza; si manifesta con dolore agli arti o alla colonna vertebrale, sede preferita da questo tumore. La diagnosi è affidata al quadro radiologico e all'esame microscopico di un frammento del tumore, che viene curato chirurgicamente con svuotamento della zona tumorale e sostituzione con frammenti di osso sano per evitare fratture postoperatorie e ottenere una buona guarigione.

OSTEITE

OSTEITE, termine generico usato per indicare una infezione che colpisce il tessuto scheletrico, provocata da germi piogeni, quelli che danno luogo alla formazione di pus, come gli streptococchi e gli stafilococchi. La terapia è di tipo antibiotico e nei casi ribelli è necessario provvedere alla pulizia chirurgica dell'osso colpito .

OSSIURIASI prurito notturno

OSSIURIASI, malattia cosmopolita caratterizzata da prurito prevalentemente notturno e congestione anale; qualche volta i bambini colpiti sono tristi, irritabili e disattenti a scuola. È un'affezione frequentissima nei bambini, ma possono esserne colpiti anche gli adulti specie se di sesso femminile; spesso si hanno contagi nell'ambiente familiare. Complicazioni possibili sono le vulvovaginiti, nelle bambine, oppure le infiammazioni appendicolari. L'ossiuro è un piccolo nematode (organismo invertebrato vermiforme), molto affilato, la cui lunghezza è di un centimetro nella femmina e di cinque millimetri nel maschio. L'ossiuro è un ospite abituale dell'intestino cieco, con possibili colonizzazioni nelle regioni vicine. La femmina fecondata discende lungo le pieghe interne intestinali e depone le uova (fino a tredicimila in una volta sola) disseminandole nelle pieghe radiate dell'ano. Le uova, provviste di due involucri, resistono per un paio di settimane in ambiente secco, ma sono labili in acqua. L'uovo inghiottito si libera degli involucri nel duodeno.

INTOSSICAZIONE PROFESSIONALE DA OSSIGENO

INTOSSICAZIONE PROFESSIONALE DA OSSIGENO: intossicazione provocata dall'ossigeno, utilizzato in talune attività industriali (saldatura e taglio di metalli con fiamma ossiacetilenica, raffinazione della ghisa, ecc.). Nell'uso dell'ossigeno a pressione normale si possono avere affezioni patologiche interessanti l'apparato respiratorio (riduzione del ritmo respiratorio, broncopneumopatie) e il sangue (ipoglobulia, leucocitosi), accompagnate, a volte, da ipoglicemia, iperazotemia, tachicardia, parestesie. L'uso di ossigeno sotto pressione (4-5 atmosfere) può esser causa di una sindrome convulsiva o, nei casi più lievi, di facile stancabilità, ipertensione, stato di malessere generale (nausea, vertigini, turbe della vista e dell'udito).

INTOSSICAZIONE DA OSSIDO DI CARBONIO

INTOSSICAZIONE DA OSSIDO DI CARBONIO, l'intossicazione da ossido di carbonio si verifica quando il gas viene isolato e captato dall'emoglobina del sangue, la quale ha un'affinità per l'ossido di carbonio 200-300 volte superiore a quella per l'ossigeno; ne deriva quindi un'ipossia delle cellule dei tessuti (soprattutto di quelli del cervello e del cuore) che può provocare uno stato di asfissia grave. Poiché l'ossido di carbonio è di largo uso nell'industria, l'intossicazione può avere quindi carattere professionale, al cui rischio sono esposti, tra gli altri, gli addetti alla produzione, distribuzione e uso industriale dell'ossido di carbonio e sue miscele gassose (gas illuminante), a forni, fornaci e fucine, alla saldatura e taglio dei metalli con arco elettrico, fiamma ossidrica o ossiacetilenica, alla prova e uso dei motori a combustione interna o scoppio, alla lavorazione del vetro con fiamma. La sintomatologia varia a seconda della gravità dell'intossicazione: nelle forme ipercaute si ha dispnea, rapida perdita di coscienza, talvolta convulsioni e, se non si interviene con tempestive cure, morte.