domenica 29 marzo 2009

PRECANCEROSI LA TRASFORMAZIONE MALIGNA DI UNA CELLULA NORMALE

PRECANCEROSI, la trasformazione maligna di una cellula normale può avvenire per gradi o improvvisamente: ciò significa che un tumore può avere un inizio brusco o attraversare uno stadio iniziale, più o meno lungo, in cui il processo di cancerizzazione si va instaurando. A questo concetto biologico corrisponde un'osservazione clinica: alcuni tumori maligni compaiono in un organo fino allora completamente normale, altri invece insorgono su una lesione precedente, la quale dunque non può esser considerata del tutto benigna, ma è definita appunto precancerosa. L'esperienza insegna che le lesioni precancerose non sono molte, che la loro evoluzione in cancro è assai probabile, ma non sicura al cento per cento, che esse sono responsabili solo di una parte dei tumori maligni umani. Le precancerosi più frequenti sono probabilmente le displasie della cervice uterina, che possono essere diagnosticate con il test di Papanicolaou e che sovente precedono la comparsa di un cancro della portio. Altre situazioni precancerose non rare sono i polipi intestinali, che con notevole frequenza sono all'origine del cancro del colon, mentre più rara è l'eventualità di una cancerizzazione di un polipo dello stomaco o di altre sedi. Le leucoplasie, ispessimenti irritativi biancastri della bocca e della laringe, sono anch'esse considerate precancerose, ma la loro evoluzione in tumore maligno è meno facile di quella delle displasie e dei polipi intestinali.

SINDROME DI PRATESI O IPERTSTONIA ARTERO-VENOSA DELLA COSCIA

SINDROME DI PRATESI malattia individuata nel 1956 dall'angiologo italiano Pratesi; viene detta anche iperstomia artero-venosa della coscia per il fatto che è determinata dalla presenza di comunicazioni tra arterie e vene, in corrispondenza della coscia, tali da dar luogo ad un passaggio accelerato di sangue dai vasi arteriosi a quelli venosi, la cui conseguenza è una riduzione del flusso arterioso alla gamba. Si riscontra in genere nella mezza età e nel sesso maschile. Si manifesta con una claudicatio intermittens (vedi) localizzata al polpaccio, simile a quella osservabile nelle occlusioni arteriose croniche. L'unica differenza è che in questi casi il fatto patologico è sempre bilaterale e che insorge solo sotto sforzo (intenso ritmo di marcia, ad esempio). Inoltre, mentre il malato avverte i piedi freddi, questi risultano caldi al tatto. Si osservano spesso varici, dovute alla brusca irruzione di sangue arterioso nelle vene della gamba. Le pulsazioni arteriose sono conservate lungo tutto l'arto. Mentre i sintomi farebbero pensare ad un'arteriopatia obliterante, l'arteriografia dimostra che il sangue transita liberamente nelle arterie, ma dimostra anche un riempimento precoce dei vasi venosi della coscia. Non si conosce alcuna cuka valida.

SINDROME POSTFLEBITICA O POST-TROMBOFLEBETICA

SINDROME POSTFLEBITICA o post-tromboflebitica, grave alterazione del circolo venoso degli arti, soprattutto di quelli inferiori, che segue sempre ad una pregressa lesione infiammatoria e trombotica (flebite o tromboflebite o flebotrombosi) dei tronchi profondi. È un processo cronico, evolutivo ed ingravescente. Va subito detto che occorre distinguere nettamente tale condizione dai postumi e dagli esiti di una analoga lesione dei rami venosi superficiali della gamba e della coscia. Tale lesione costituisce un evento patologico molto più diffuso di quanto non si creda, tanto da costituire una vera piaga sociale. Possono essere colpite le vene di un solo distretto o di due o più distretti insieme: per il bacino, la vena cava inferiore e le vene iliache; per la coscia, la vena femorale e poplitea; per la gamba, le vene tibiali e peroniere. In genere le lesioni colpiscono più punti. La malattia vera e propria, evenienza più rara, può interessare anche i due arti contemporaneamente. Se la sindrome ha come causa diretta la flebite, essa però è legata indirettamente a tutte quelle situazioni responsabili della insorgenza della flebite stessa: gli stati infettivi ( tifo, tonsilliti, ecc.: flebiti postinfettive); degli interventi chirurgici (flebiti postoperatorie); i tumori (flebiti dei cancerosi) ; le situazioni ostetriche (flebite del dopo parto); i traumi di ogni genere: sul lavoro, da incidenti automobilistici (flebiti post-traumatiche). Sono colpiti sia gli uomini che le donne, soprattutto nell'età compresa tra i 30 ed i 60 anni. Dal punto di vista della sintomatologia esistono vari quadri clinici. Si va dalle forme più lievi a quelle più gravi. Le prime, dette anche compensate, possono finanche sfuggire ad un riconoscimento clinico, per cui la loro diagnosi viene posta solo sulla base di un esame radiologico specifico (la flebografía). Le seconde, dette anche scompensate, presentano dei segni più l'aspetto circolatorio che dello stato dei tessuti (stato trofico). Esiste, infatti, in queste forme un gonfiore (edema) della gamba o dell'intero arto, più marcato nel pomeriggio e verso sera; la cute inoltre assume un colorito tendente al bluastro, specie alla metà inferiore della gamba ed al piede. L'ammalato avverte una molesta se non dolorosa sensazione di peso quando prolunga la sua posizione in piedi o seduto (peso ortostatico). Accanto al gonfiore sono presenti le varici. Con l'aggravarsi del processo, al danno circolatorio si aggiunge quello dei tessuti: la pelle presenta zone di eczema e finisce poi per bucarsi (ulcera). L'arto postflebitico abbandonato al suo destino si avvia così ad avere un gonfiore sempre più duro, di consistenza pressoché lignea (edema duro o fibredema). La diagnosi si pone sia sulla base degli elementi emersi dalla storia clinica (pregresso episodio flebitico profondo da cause varie), sia sulla base dell'aspetto clinico ( gonfiore, varici, eczema, ulcera) che dell'esame radiologico del sistema venoso dell'arto (flebografia). La cura della sindrome postflebitica è stata per il passato esclusivamente medica, oggi invece esistono anche notevoli possibilità chirurgiche. L'associazione di tutti questi presidi terapeutici, non disgiunta dalla osservanza rigorosa e costante da parte del postflebitico di alcune norme igieniche (riposo con arti sollevati durante il giorno, esercizio muscolare, evitare la posizione da seduto o la stazione eretta prolungata, non cadere in eccessi ponderali) può ridare all'arto un nuovo equilibrio circolatorio con ottimo e duraturo recupero funzionale. La terapia medica è basata su vari rimedi: uso di bendaggi, diuretici, farmaci antiinfiammatori, fibrinolitici, capillaroprotettori, acque termali, ecc. La terapia chirurgica consiste nell'asportazione dei tronchi varicosi (safenectomia), nella legatura delle vene comunicanti diventate insufficienti (esistono varie tecniche al riguardo, fra cui è celebre quella di Línton), nella possibilità di saldare i tronchi profondi alterati con ponteggi in vena (by-pass venoso), nel favorire lo scarico del circolo attraverso la via linfatica ausiliare (tipico in questo senso l'intervento di Thompson), nell'asportare la zona ulcerata per lo più a livello del malleolo interno e nel coprire la parte asportata con una plastica mediante un lembo di pelle, prelevata in genere dall'addome. Questi interventi però vanno condotti da specialisti dotati di larga esperienza. Il postflebitico dovrà badare a non mangiare molto (dieta ipocalorica), tenendosi soprattutto lontano da dolci, alcoolici, pasta e pane. L'arto del postflebitico non curato o curato male può portare a situazioni invalidanti, ma tale fenomeno oggi ha soltanto un valore storico. Sul piano generale, l'evenienza che un coagulo si stacchi dalle vene dell'arto e finisca ai polmoni (embolia polmonare) dopo il primo anno diventa sempre più rara.

PORPORA TERMINE MEDICO CHE INDICA NUMEROSE MALETTIE ESPONENTE A SVARIATE MACCHIE

PORPORA termine medico esponente di numerose malattie, che indica la comparsa di macchie di grandezza variabile, di colorito rosso-vivace o rosso-fosco, che non scompaiono alla pressione digitale; le macchie si chiamano petecchie quando sono puntiformi, ed ecchimosi quando, sono estese. Esse possono comparire in maniera acuta o essere croniche; nella loro evoluzione assumono vari colori (violaceo, giallastro, giallo-verdastro e bruno). Le molteplici cause sono riferibili ad una fragilità capillare oppure ad un'alterazione dei processi di coagulazione del sangue. Le indagini di laboratorio hanno l'obiettivo di sceverare le cause (infettive, allergiche, costituzionali, avitaminosiche, tossiche, ecc.); gli esami del sangue vanno diretti all'esplorazione del midollo osseo, della milza e del fegato; si tentano emoculture e si ricercano eventuali veleni determinanti. La terapia è indirizzata alla soppressio- ne di cause tossiche e infettive, ad eventuali ripetute trasfusioni, alla somministrazione di sostanze antireattive ( tipo corticoidi), epatoprotettori, tonici, ecc.

PORFIRIE ALTERAZIONE DI SOSTANZE CHIAMATE PORFIRINE

PORFIRIE malattie conseguenti ad un'alterazione del ricambio di particolari sostanze chiamate porfirine, contenute nell'emoglobina dei globuli rossi del sangue. Il compito delle porfirine è di trasportare, immagazzinare e fornire alle cellule l'ossigeno necessario per la vita. Si conoscono vari tipi di porfiree. La porfiria congenita, o ereditaria, o cutanea, detta anche morbo di Gunther, è una malattia ereditaria, piuttosto rara: consiste in un'infiammazione della pelle che si manifesta con la formazione 3i bolle nelle parti esposte alla luce, di solito accompagnata da anemia. La malattia ha inizio sempre nella prima infanzia, prima dei 5 anni. L'attenzione dei genitori del bambino porfirico è richiamata da due sintomi: le bofle'cutanee ed il colorito rosso dell'urina che macchia i pannolini. L'urina ha un tipico colore vino di Marsala, oppure rosso purpureo, dovuto alla presenza di una grande quantità di porfirine (porfirinuria). Come si è detto, le zone cutanee più colpite dall'eruzione bollosa sono quelle esposte all'azione sensibilizzante della luce solare: viso, mani, orecchie.

VARIETA' DEL POLSO ANOMALIE DEL POLSO

VARIETA' DEL POLSO anomalie più o meno intense del polso. Per polso si intende la sensazione tattile della pulsazione contro i polpastrelli dell'esaminatore da parte di un'arteria compressa contro un piano solido, che in genere è l'osso. Il polso in genere viene rilevato a livello dell'arteria radiale compressa da due dita: l'indice e il medio (mai il pollice) posti contro la parte distale dell'osso radiale dell'avambraccio. Le anomalie di polso sono svariate. Polso alternante è dato da una sequenza di pulsazioni a volte valide, a volta fiacche: si verifica specialmente nella insufficienza del ventricolo sinistro, oppure nelle crisi di tachicardia parossistica. Polso duro è un polso poco compressibile con sensazione di fil di ferro: è tipico dell'ipertensione arteriosa e soprattutto della arteriosclerosi avanzata. Polso molle è il contrario del precedente: se l'arteria radiale è compressa discretamente, il polso tende a scomparire; il polso molle si accompagna alle cardiopatie che implicano bassa pressione per scompenso cardiocircolatorio in atto. Polso scoccante è quello che fa percepire pulsazioni molto vibrate e rapide: si verifica nell'ipertensione arteriosa, nell'eretismo cardiaco, o nevrosi cardiaca. Polso celere è quello caratterizzato da fulminea comparsa e scomparsa: è tipico dell'insufficienza aortica ed è chiamato anche polso di Corrigan. Polso piccolo, con pulsatilità arteriosa estremamente poco energica, quasi non percepibile dalle dita dell'esaminatore, è quello tipico della stenosi aortica, della stenosi mitralica, dell'ipotensione arteriosa. Polso bigemino è quello caratterizzato dalla sequenza di una pulsazione valida e di una extrasistole susseguente. Polso dicroto è quello che viene percepito sotto forma di una pulsazione sdoppiata in due parti, come fossero due piccole pulsazioni: si riscontra in molte cardiopatie croniche. Polso paradosso, o polso di Kussmaul, è quello in cui la pulsazione si attenua fino a scomparire se al soggetto si fanno eseguire profonde inspirazioni; questo sintomo sarebbe tipico della pericardite adesivo-costrittiva. Polso lemorale è quello non rilevato alla radiale, ma in corrispondenza della gamba, cioè all'arteria femorale: è indicativo della stenosi istmica dell'aorta, o coartazione aortica. Polso inaequalis, irregularis, perpetuus è quello totalmente anarchico Pelle sequenze, quale si riscontra nella fibrillazione auricolare.