giovedì 4 marzo 2010

Anastomosi a compressione

I sistemi di anastomosi a compressione sono antichi quanto le suturatrici meccaniche. Perfezionando le tecnologie si è passati da sistemi molto rudimentali e traumatici, quale il "bottone di Murphy" (pari quasi ad un rivetto) a sistemi "bio-frammentabili" (che però si disgregavano anzitempo, lasciando l'anastomosi non completa), per poi passare alla tecnologia con lega in NITINOL (50% nichel e 50% titanio) che ha caratteristiche di super-elasticità (riesce a deformarsi sino all'8% della sua forma), memoria di forma (dato uno shock termico perde la sua forma originale), costanza di forza (riacquista la forma originaria, in modo progressivo e non traumatico) e permette di trattare tessuti di diverso spessore, seguendo il normale processo di cicatrizzazione (per prima intenzione), evitando traumi o stress, necrotizzando il tessuto al suo interno.

Rigetto trapianti

Si parla di rigetto quando il sistema immunitario di un paziente che è stato sottoposto a trapianto attacca il nuovo organo, riconoscendolo come non-self infettivo alla stregua di batteri o virus. Un caso particolare di rigetto del trapianto è la malattia del trapianto contro l'ospite o in inglese Graft versus Host Disease (GVHD).

Il rigetto iperacuto avviene entro pochi minuti o al massimo qualche ora dal trapianto ed è dovuto essenzialmente a lesioni mediate da immuno-complessi a livello dell'endotelio dei vasi. Il processo è iniziato da anticorpi naturali (cioè preesistenti all'esposizione antigenica, di cui fanno parte gli anticorpi del sistema ABO)che si legano all'endotelio dei vasi dell'organo trapiantato e determinano attivazione in situ del complemento, con conseguente danno tissutale. Le moderne procedure di selezione tra donatore e ricevente hanno reso questa forma di rigetto un'eventualità sempre più rara.

Trapianto di cuore

Un trapianto di cuore è la sostituzione di un cuore malato con uno sano prelevato da donatore.

La fase sperimentale del trapianto di cuore inizia nel 1905 con Carrel Guthrie, che operò un trapianto cardiaco eterotopico da cane a cane. Nel 1960 Lower e Shumway descrivono il primo trapianto cardiaco ortotopico nell'animale. Il primo trapianto di cuore al mondo fu eseguito il 3 dicembre 1967 dal chirurgo sudafricano Christiaan Barnard all'ospedale Groote Schuur di Città del Capo, su Louis Washkansky, di 55 anni, che morì 18 giorni dopo. La donatrice fu una ragazza di 25 anni, Denise Darvall, morta in seguito a un incidente stradale. Il 2 gennaio 1968 lo stesso professor Barnard eseguì il secondo trapianto cardiaco, sul dentista Philip Bleiberg, che visse con il cuore nuovo per 19 mesi. Nel 1968 iniziò il programma clinico a Standford per la ricerca sui trapianti di cuore. Nel 1972 è l'introduzione della biopsia endocardica per la monitorizzazione del rigetto acuto. Il 1975 è l'anno del primo ritrapianto di cuore. Nel 1980 viene introdotta la ciclosporina come farmaco anti-rigetto.

Trapianto di fegato

Un trapianto di fegato è la sostituzione di un fegato ammalato con uno sano prelevato da un donatore.

Il primo trapianto di fegato venne eseguito nel 1963 da Thomas Starzl a Denver (Colorado); il primo che ebbe successo, sebbene a breve termine, fu nel 1967. Nonostante il progredire delle tecniche chirurgiche il trapianto di fegato rimase nella fase sperimentale per tutti gli anni settanta, con circa il 25% dei pazienti che sopravvivevano almeno un anno. L'uso della ciclosporina migliorò decisamente i risultati e negli anni ottanta il trapianto di fegato divenne un trattamento clinico standard sia per adulti sia per bambini.

Il trapianto di fegato viene oggi eseguito in centinaia di centri negli Stati Uniti, in Europa e nel resto del mondo. La mortalità tre mesi dopo l'intervento è del 15% che sale a circa il 20% dopo un anno. Le percentuali sono in continuo miglioramento sebbene il trapianto continui ad essere una operazione molto complessa (un intervento può durare anche 15 ore) e con frequenti complicazioni.

Il numero di organi disponibili è molto basso rispetto alle necessità, e anche per questo si sono sviluppate le tecniche di trapianto di fegato tra viventi. Il fegato infatti si rigenera, ed è quindi possibile l'espianto parziale da un donatore vivente. Questa tecnica è anche stata favorita dal fatto che in alcune nazioni (ad esempio Corea del Sud o Giappone) non sia concepibile, per motivi religiosi e culturali, prelevare organi da un cadavere.

trapianto renale

Il trapianto renale si esegue con un intervento chirurgico che consiste nell'inserire un rene sano, prelevato da un donatore cadavere o donatore vivente, nella parte anteriore dell’addome del paziente (in sede extraperitoneale). Ad oggi rappresenta il trattamento preferenziale per pazienti affetti da insufficienza renale cronica in quanto è capace di restituire una normale funzionalità renale e permettere alla maggior parte dei pazienti il ritorno a una vita socialmente produttiva. È sufficiente un solo rene per condurre una vita normale, senza comunque un eccesso di abusi alimentari, che possano provocare un rischio di insufficienza renale.

I candidati al trapianto devono sottoporsi ad una serie di esami per escludere l’eventuale presenza di malattie che controindichino l’intervento e la successiva terapia antirigetto.

L'intervento chirurgico ha una durata che può variare da 2 a 4 ore. L'arteria e la vena che vengono prelevate con il rene, vengono unite alla vena e all’arteria iliaca e il suo uretere collegato con la vescica del ricevente.

trapianto - intervento di chirurgia

Il trapianto è un intervento di chirurgia che prevede la sostituzione di una componente di un organismo vivente, in quanto malfunzionante, con l'omologa, funzionante, espiantata da altro individuo.

Si individuano quindi due fasi: il prelievo della parte da un soggetto detto donatore e il successivo trapianto o innesto della stessa su di un soggetto detto ricevente, con l'eventuale rimozione dell'omologo nativo malato.

Si possono trapiantare organi (rene, fegato, cuore, polmone) o tessuti (cornee, sangue, osso, cartilagini, valvola cardiaca, vasi sanguigni, cute), insiemi complessi (mano).

Esistono diverse tipologie di trapianto, a seconda della tipologia del donatore, che può - per alcuni tipi di organo - essere una persona vivente, ma anche a seconda del tipo stesso di trapianto, che può essere ortotopico (l'organo nativo viene rimosso e l'organo del donatore viene piazzato nella stessa posizione anatomica dell'organo originario) oppure eterotopico (un nuovo organo viene affiancato a quello vecchio, non più funzionante, che però rimane al proprio posto; questo tipo di trapianto viene detto anche 'ausiliario').

Dal punto di vista clinico il trapianto è l'unica possibilità di cura per un vasto gruppo di malattie degenerative, talora ad evoluzione acuta, in cui la terapia sostitutiva non è sempre possibile. Il trapianto di rene consente di liberare il paziente dalla dialisi, in corso di insufficienza renale cronica, e quindi di migliorare sensibilmente la qualità della vita, così come quello di cornea.

Tecnicamente il termine appropriato per definire la rimozione di un organo o tessuto da un organismo donatore è prelievo di organi o tessuti; il termine espianto infatti tecnicamente va riservato al prelievo di un organo precedentemente trapiantato e rimosso per motivi diversi (non funzionamento, trapianto "domino"). Nella lingua d'uso comune il termine "espianto" è spesso usato nel senso di "prelievo".