Chirurgia Magna è l'opera maggiore di Bruno da Longobucco (Longobucco, inizio 1200 - Padova, 1286). Essa è composta da 2 libri, ognuno contenente 20 capitoli, "al fine di poter facilmente trovare quanto si cerca".
Anche se Bruno si riporta già dall'inizio ai nomi dei grandi medici del passato, quali Galeno, o di grandi medici arabi, quali Avicenna, Almesur, Albucasi, Alì Abbas, non si può negare che in certi punti dell'opera vi sono concetti di considerevole originalità. La prosa del libro è "aulica e curiale", come si usava nel tempo, ma l'impostazione della materia è nuova e pratica, fuori dai canoni comuni. Il discorso è scorrevole, facile e la sua interpretazione è chiara.
giovedì 4 marzo 2010
Centro Nazionale Trapianti
In base alla Legge 1º Aprile 1999 n. 91 il Servizio sanitario nazionale prevede oggi che il coordinamento dell'attività di donazione, prelievo e trapianto sia articolato su quattro livelli:
* nazionale (Centro Nazionale Trapianti)
* regionale (Centri Regionali Trapianto)
* interregionale (Centri interregionali Trapianto) e
* locale (Asl e Centri Trapianto).
Il Centro Nazionale Trapianti, con sede a Roma presso l'Istituto Superiore di Sanità[2], ha il compito di:
* controllare e coordinare l'attività di prelievo e trapianto su scala nazionale, nonché di elaborare e sostenere le linee-guida e formulare le raccomandazioni operative
* monitorizzare, attraverso il Sistema Informativo Trapianti (SIT), e archiviare l'intera attività svolta in Italia; i dati raccolti vengono poi utilizzati per determinare l'evoluzione della qualità dei risultati e per accedere rapidamente alla manifestazione di volontà di un eventuale donatore
* promuovere iniziative in favore della donazione e istituire corsi di formazione specializzati per migliorare il sistema di trapianti in Italia.
* nazionale (Centro Nazionale Trapianti)
* regionale (Centri Regionali Trapianto)
* interregionale (Centri interregionali Trapianto) e
* locale (Asl e Centri Trapianto).
Il Centro Nazionale Trapianti, con sede a Roma presso l'Istituto Superiore di Sanità[2], ha il compito di:
* controllare e coordinare l'attività di prelievo e trapianto su scala nazionale, nonché di elaborare e sostenere le linee-guida e formulare le raccomandazioni operative
* monitorizzare, attraverso il Sistema Informativo Trapianti (SIT), e archiviare l'intera attività svolta in Italia; i dati raccolti vengono poi utilizzati per determinare l'evoluzione della qualità dei risultati e per accedere rapidamente alla manifestazione di volontà di un eventuale donatore
* promuovere iniziative in favore della donazione e istituire corsi di formazione specializzati per migliorare il sistema di trapianti in Italia.
Cardioplegia
La cardioplegia è quella procedura che utilizza una soluzione protettiva cardiaca per la perfusione coronarica ad aorta clampata.
La cardioplegia (o protezione cardiaca) si associa alla macchina cuore-polmone (in circolazione extracorporea, CEC) in quanto, mentre quest'ultima avrebbe lo scopo di rendere esangue il campo operatorio e di mantenere vitali i tessuti, la prima ha il fine di conservare le sostanze energetiche attraverso l'arresto cardiaco, ridurre i processi metabolici e degradativi attraverso l'ipotermia e prevenire effetti sfavorevoli dovuti all'ischemia infondendo agenti protettivi.
L'introduzione della cardioplegia si è resa indispensabile in quanto il clampaggio aortico a livello dei seni coronarici, avente lo scopo di interrompere il flusso coronarico per minimizzare la quota di sangue nel campo operatorio, può recare danno alle fibrocellule muscolari cardiache fino a farne perdere la funzionalità. Senza protezione, l'arresto anossico induce distruzione cellulare miocardica dimostrata da un aumento di CK-MB oltre le 120 unità e dopo le 48 ore ritorno alla norma, ma con disfunzione cardiaca per la distruzione cellulare. Più alta è la dismissione di enzimi, più basso è l'indice cardiaco (si fa riferimento a questo parametro per la valutazione della funzionalità cardiaca e, quindi, per stabilire la capacità di sopravvivenza del paziente dopo l'intervento).
La cardioplegia (o protezione cardiaca) si associa alla macchina cuore-polmone (in circolazione extracorporea, CEC) in quanto, mentre quest'ultima avrebbe lo scopo di rendere esangue il campo operatorio e di mantenere vitali i tessuti, la prima ha il fine di conservare le sostanze energetiche attraverso l'arresto cardiaco, ridurre i processi metabolici e degradativi attraverso l'ipotermia e prevenire effetti sfavorevoli dovuti all'ischemia infondendo agenti protettivi.
L'introduzione della cardioplegia si è resa indispensabile in quanto il clampaggio aortico a livello dei seni coronarici, avente lo scopo di interrompere il flusso coronarico per minimizzare la quota di sangue nel campo operatorio, può recare danno alle fibrocellule muscolari cardiache fino a farne perdere la funzionalità. Senza protezione, l'arresto anossico induce distruzione cellulare miocardica dimostrata da un aumento di CK-MB oltre le 120 unità e dopo le 48 ore ritorno alla norma, ma con disfunzione cardiaca per la distruzione cellulare. Più alta è la dismissione di enzimi, più basso è l'indice cardiaco (si fa riferimento a questo parametro per la valutazione della funzionalità cardiaca e, quindi, per stabilire la capacità di sopravvivenza del paziente dopo l'intervento).
Bypass gastrico
Con il termine generico di bypass gastrico in campo medico, si intendono una pluralità di operazioni chirurgiche atte a contrastare la grave obesità.
La procedura venne ideata nel 1966 da Edward Mason, inizialmente l'obiettivo era cercare una nuova procedura chirurgica nell'ulcera peptica.
L'intervento provoca una sensazione di sazietà alla persona, viene utilizzato per contrastare un peso corporeo eccessivo. Si utilizza anche nel caso di diabete mellito di tipo 2, e nella sindrome metabolica.
Tecnica simile alla gastroplastica, la procedura prevede la creazione di una piccola tasca, il cui volume è di circa 30 ml questa si riversa attraverso un piccolo orifizio (dimensioni di 1 cm) in un'ansa digiunale evitando in tal modo che duodeno e stomaco distale siano coinvolti.
La procedura venne ideata nel 1966 da Edward Mason, inizialmente l'obiettivo era cercare una nuova procedura chirurgica nell'ulcera peptica.
L'intervento provoca una sensazione di sazietà alla persona, viene utilizzato per contrastare un peso corporeo eccessivo. Si utilizza anche nel caso di diabete mellito di tipo 2, e nella sindrome metabolica.
Tecnica simile alla gastroplastica, la procedura prevede la creazione di una piccola tasca, il cui volume è di circa 30 ml questa si riversa attraverso un piccolo orifizio (dimensioni di 1 cm) in un'ansa digiunale evitando in tal modo che duodeno e stomaco distale siano coinvolti.
Bezoario
Bezoario è un termine che deriva dal persiano pad (protezione) e zahr (veleno), divenuto in arabo bazhar ed in latino medievale bezoar. Indica un corpo estraneo, qualche volta commisto a cibo, presente nelle vie digerenti di alcuni ruminanti ma anche dell'uomo.
Il significato del termine è controverso in quanto secondo alcuni esso serviva ad indicare i calcoli presenti nelle vie biliari dei cammelli ma più verosimilmente invece esso indicava le formazioni riscontrate nelle vie digerenti degli animali macellati.
Altrettanto diverse sono le spiegazioni che si possono dare al fatto che in molte culture i bezoari furono ritenuti di volta in volta amuleti o capaci di guarire alcune malattie, dalla infertilità alle vertigini, o potenti antidoti contro alcuni veleni. Si riteneva addirittura che il bere da un recipiente che avesse contenuto un bezoario potesse impedire ad eventuali veleni versati nel liquido di avere effetto.
I bezoar si trovano in genere sotto due forme:
* fitobezoario: formato in particolare da fibre vegetali
* tricobezoario: formato da ammassi di peli o capelli
La presenza dei tricobezoari nel canale digerente degli animali viene spiegata con l'abitudine che hanno alcuni di essi di leccarsi il pelame, con conseguente ingestione di peli che si raccolgono nell'intestino. Nel caso di riscontro in soggetti umani in genere si attribuisce la causa alla mania che hanno alcune persone di afferrare in bocca la punta dei capelli, finendo con il masticarli ed ingerirli inavvertitamente. Di fatto la cosa accade più frequentemente in soggetti con problemi psichici.
Il significato del termine è controverso in quanto secondo alcuni esso serviva ad indicare i calcoli presenti nelle vie biliari dei cammelli ma più verosimilmente invece esso indicava le formazioni riscontrate nelle vie digerenti degli animali macellati.
Altrettanto diverse sono le spiegazioni che si possono dare al fatto che in molte culture i bezoari furono ritenuti di volta in volta amuleti o capaci di guarire alcune malattie, dalla infertilità alle vertigini, o potenti antidoti contro alcuni veleni. Si riteneva addirittura che il bere da un recipiente che avesse contenuto un bezoario potesse impedire ad eventuali veleni versati nel liquido di avere effetto.
I bezoar si trovano in genere sotto due forme:
* fitobezoario: formato in particolare da fibre vegetali
* tricobezoario: formato da ammassi di peli o capelli
La presenza dei tricobezoari nel canale digerente degli animali viene spiegata con l'abitudine che hanno alcuni di essi di leccarsi il pelame, con conseguente ingestione di peli che si raccolgono nell'intestino. Nel caso di riscontro in soggetti umani in genere si attribuisce la causa alla mania che hanno alcune persone di afferrare in bocca la punta dei capelli, finendo con il masticarli ed ingerirli inavvertitamente. Di fatto la cosa accade più frequentemente in soggetti con problemi psichici.
Apparato di Ilizarov
L'apparato di Ilizarov è un apparato chirurgico di distrazione osteogenetica che può essere utilizzato per allungare o modificare la forma delle ossa degli arti superiori e inferiori. La procedura può essere utilizzata, inoltre, per trattare fratture ossee di diversi tipi, nei casi in cui non siano applicabili le tecniche convenzionali. Una delle sue applicazioni riguarda le pseudoartrosi (o le non-unioni) di ossa. Prende il nome dal suo inventore, il sovietico Gavril Ilizarov (1921 - 1992).
Ilizarov inventò questo strumento negli anni cinquanta, periodo in cui curava malformazioni e traumi ortopedici nella regione siberiana di Kurgan.
La tecnica fu introdotta nei paesi occidentali negli anni ottanta, in particolare da chirurghi di origine italiana. Riscosse un grosso successo negli anni novanta e oggi è utilizzato in molti paesi, anche in via di sviluppo.
Ilizarov inventò questo strumento negli anni cinquanta, periodo in cui curava malformazioni e traumi ortopedici nella regione siberiana di Kurgan.
La tecnica fu introdotta nei paesi occidentali negli anni ottanta, in particolare da chirurghi di origine italiana. Riscosse un grosso successo negli anni novanta e oggi è utilizzato in molti paesi, anche in via di sviluppo.
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