giovedì 3 aprile 2008

Come si fa la diagnosi di angina acuta?

In genere la sintomatologia soggettiva ed il quadro obiettivo consentono al medico di fare la diagnosi con una certa sicurezza. In presenza di una angina acuta sarebbe tuttavia opportuno non fermarsi a fare diagnosi e dare il solito antibiotico per qualche giorno, perché esistono delle forme che possono dare gravi complicazioni. In particolare bisognerebbe fare una indagine per stabilire il tipo di germi presenti attraverso l'uso di un tampone faringeo.

mercoledì 2 aprile 2008

Cosa sono le sinusiti?

Le sinusiti sono delle infiammazioni della mucosa che ricopre le pareti della cavità di alcune ossa facciali per l'esattezza i seni mascellari, etmoidali, sfenoidali e frontali. Tutti, come già detto, comunicano in modo un po' precario, mediante minuscoli canalicoli, con le cavità nasali, per cui, quando al loro interno si sviluppa un'infezione si riempiono di essudati (pus) che non hanno modo di sfogarsi se non in minima parte; da tale ristagno deriva una irritazione della mucosa che provoca vari disturbi.

L'influenza è una malattia dell'apparato respiratorio?

L'influenza è la più frequente malattia invernale che ogni anno si presenta al suo tradizionale appuntamento con il freddo.

Il fenomeno non è, in sé, preoccupante, poiché l'influenza è una malattia tipicamente benigna; anzi, per i più, è solo un « fastidioso disturbo » che condiziona per qualche giorno la normale attività lavorativa.



L'influenza può anche essere causa di morte?

Ogni anno, l'influenza causa un certo numero, seppure esiguo, di decessi. Può tuttavia provocare delle vere e proprie epidemie con numerosi morti. È il caso dell'« asiatica » nel 1957, o della « spaziale » nel 1968, che hanno provocato la morte di migliaia di persone (si è parlato di 40-50 mila decessi per ciascuna epidemia negli Stati Uniti). Ancora più tragica è stata l'influenza del 1918-19, la famosa « spagnola » che ha provocato il decesso di 25 milioni di persone.



Che cos'è questa influenza, tanto banale da non preoccupare e tanto imprevedibile da poter divenire una vera calamità? Quali ne sono le cause?

L'influenza è una malattia infettiva, molto contagiosa delle vie respiratorie, a rapida diffusione, che si diffonde attraverso l'aria.

È una malattia già conosciuta sin dall'antichità e che ha provocato molte epidemie durante il medioevo. Tuttavia solo in questo secolo sono state spiegate le sue cause e il suo intimo meccanismo di diffusione. È provocata da un virus esistente in più tipi, di cui i più diffusi sono il tipo A, per le forme epidemiche e il B per le forme endemiche che cioè sono presenti ogni anno. Tale virus ha in genere origine asiatica; il fatto che si presenti, a volte, in forma altamente maligna (ogni 10 anni circa), è dovuto a una trasformazione della sua struttura antigenica, ossia di quelle strutture capaci di provocare la formazione degli anticorpi e quindi l'immunizzazione dell'organismo che ne è colpito, modifica che trova l'organismo umano impreparato a riceverlo e, quindi, a difendersi. Non è stato ancora possibile prevedere le variazioni antigeniche da cui dipendano gli effetti da infezione da virus influenzale.



Come agisce il virus influenzale sull'organismo?

Il virus penetra nell'organismo attraverso l'aria che respiriamo; si deposita nell'epitelio delle vie respiratorie e provoca la morte delle cellule. Da qui si determina una sintomatologia locale, alla quale si accompagna una generale, dovuta alla reazione dell'intero organismo alla presenza del virus. Spesso all'infezione virale se ne sovrappone una batterica sulle superfici delle vie aeree alterate e sui fluidi e sui detriti cellulari che invadono l'albero respiratorio; in questo modo sono provocate quelle complicazioni capaci di modificare l'usuale decorso dell'influenza.



Quali sono le cause che favoriscono il contagio e la diffusione dell'influenza?

Tra le cause favorenti il contagio e la diffusione dell'epidemia influenzale sono da considerare soprattutto le rapide variazioni termiche; quindi, particolarmente dannoso è il passaggio da ambienti riscaldati o surriscaldati (casa, ufficio, scuola, mezzi di trasporto) all'ambiente esterno, a bassa temperatura, passaggio che, in genere, non è accompagnato da un adeguato abbigliamento. La trasmissione dei virus influenzali può avvenire direttamente: dagli sternuti di un soggetto influenzato od anche attraverso una stretta di mano.

La chirurgia polmonare interventi chirurgici

Gli interventi chirurgici sul polmone possono essere indirizzati ad asportare un polmone completo (pneumonectomia), o singoli lobi (lobectomie), oppure aree più piccole di quelle di un lobo (sublobari). La pneumonectomia è indicata soprattutto nella terapia del cancro polmonare. Questa tecnica chirurgica si può utilizzare anche nel caso di processi infiammatori estesi a un intero polmone: tubercolosi estesa e unilaterale, bronchiectasie, polmone policistico, suppurazioni croniche polmonari, ascessi, infezioni da funghi patogeni, ecc. L'asportazione di un singolo lobo si esegue in caso di tumori, di processi infiammatori che rendono più forti ed estese le aderenze tra i due foglietti pleurici e quindi più difficoltoso l'intervento stesso. Le bronchiectasie risultano solitamente localizzate nei lobi inferiori, in quello medio, nella lingula. La terapia dell'ascesso può diventare chirurgica quando ha raggiunto lo stadio cronico o quella di ascesso complicato. Ugualmente una lobectomia può essere eseguita in casi di cisti parassitarie che abbiano raggiunto un certo volume e stabilito vaste comunicazioni con i grossi bronchi.

Interventi di questo tipo possono essere indicati anche per le malformazioni congenite dell'albero bronchiale del tipo delle cisti bronchiogene e di quelle aerogene diffuse a un lobo; la lobectomia trova applicazione anche per la terapia delle malformazioni acquisite legate a una labilità strutturale congenita. Le resezioni segmentane sublobulari vengono utilizzate per la cura di lesioni periferiche o limitate. Sarà preferita la resezione segmentaria alla lobectomia quando esistono diverse lesioni distribuite in diversi lobi o su entrambi i polmoni. Tra le forme morbose curabili con questo metodo sono in particolare da ricordare le bronchiectasie, gli ascessi polmonari, le cisti congenite e parassitarie (echinococco), tumori benigni o metastatici di piccole dimensioni.

Che cos'è la tubercolosi polmonare

È una malattia che ha fatto molte vittime. Non si può certo definire sparita, ma comunque perfettamente controllata, anche nei casi più gravi. Nella maggioranza dei casi il germe entra nelle vie aeree durante la respirazione. Una volta entrato si insedia negli alveoli polmonari dove si stabilisce dando origine a un processo infiammatorio chiamato tubercolosi primaria. Le età più colpite sono quelle fra i 20 e i 30 anni e dai 60 in poi. La tubercolosi infatti, tutt'ora, non è rara tra gli anziani come si può ritenere comunemente. La diagnosi viene confermata dagli esami radiologici dei polmoni e dall'esame microscopico dell'escreato che presenta i bacilli di Koch. I sintomi sono la febbre, un senso di stanchezza, un dimagramento abbastanza rapido, sudorazione abbondante, soprattutto notturna, dolori un po' dappertutto quasi simili a quelli reumatici.
Il processo primario si articola in tre fasi: nella prima fase il tessuto polmonare reagisce alla presenza dei bacilli di Koch e all'azione tossica che esercitano sulle cellule alveolari: da questi escono globuli rossi, globuli bianchi e una buona dose di essudato che insieme formano una rete di fibrina. La seconda fase è quella in cui, oltre alla zona di polmone direttamente colpita vengono coinvolti anche i vasi linfatici dove scorre la linfa proveniente dai focolai; subentra allora una linfangite (infiammazione dei vasi linfatici). Dal processo infiammatorio dei vasi linfatici vengono interessate anche le ghiandole linfatiche cui arriva la linfa proveniente dai vasi. In questa terza fase si instaura così anche l'adenopatia. Questo processo può concludersi con il riassorbimento della sostanza caseosa e con un perfetto ripristino della struttura polmonare oppure, non potendo ricostruirsi, viene avvolta da tessuto connettivo e isolata. Se la tubercolosi dello stato primario non guarisce, ma peggiora, si instaura la tisi, ossia una caverna polmonare in cui si insediano i bacilli.

Enfisema polmonare alveoli polmonari

L'enfisema polmonare consiste in una abnorme dilatazione degli alveoli polmonari che, avendo perso la loro elasticità, stentano ad espandersi nel ricevere ossigeno e quindi a restringersi per cedere C02. Il residuo di aria che ristagna sfianca gli alveoli, facendo aumentare di volume i polmoni che si indeboliscono e non svolgono più il loro compito. I sintomi principali sono la tosse e l'affanno, le cause, spesso, sono bronchiti, polmoniti o influenze trascurate o malattie asmatiche. Esiste comunque una predisposizione costituzionale. L'enfisema polmonare è una malattia grave in quanto i danni che i polmoni vengono a subire sono irreversibili.