sabato 6 settembre 2008

ARTERIOSCLEROSI CEREBRALE arterie cerebrali si depositano

ARTERIOSCLEROSI CEREBRALE, forma patologica caratterizzata dal fatto che nelle arterie cerebrali si depositano, nel lume e nelle membrane muscolari (tonaca media), sostanze generalmente lipidiche che ne diminuiscono l'elasticità e la portata. Talora si hanno vere e proprie placche ( placche ateromatose) che alterano soprattutto le grosse arterie cerebrali. Ne consegue che vengono colpiti vasti territori del cervello ed in particolare quelli che richiedono un maggior apporto sanguigno. Tra essi le aree della corteccia cerebrale ed alcune zone più profonde (corpo striato). L'arteriosclerosi cerebrale è un fenomeno di accumulo e di usura che inizia molto precocemente, anche prima dei trenta anni. Gli uomini sembrano colpiti prima delle donne.

Le cause sono quelle già descritte nell'arteriosclerosi, mentre non sembra che l'alcoolismo, i traumi cranici e le emozioni possano avere importanza. Il fumo ed altre intossicazioni, invece, talora aggravano la situazione. I sintomi dell'arteriosclerosi cerebrale sono diversi se la sofferenza riguarda una zona circoscritta (sintomi a focolaio) o la generalità del cervello. L'aumento della pressione arteriosa può dar luogo, in questi malati, a vertigini, offuscamento della vista, cefalea e paralisi transitorie. Da un punto di vista psichiatrico si hanno sintomi generali di intolleranza, depressione e demenza, fino a vere e proprie
psicosi. Neurologicamente l'arteriosclerosi può sfociare in una emorragia cerebrale circoscritta o localizzata. L'inizio della malattia può essere subdolo, con stanchezza psicologica, diminuzione dell' attenzione e della memoria, tendenza a preoccuparsi di cose irrilevanti, senza, però, perdere completamente il senso critico e la coscienza di malattia ( almeno nei primi periodi ). Successivamente si ha un disorientamento nel senso del tempo, insonnia, fino a senso di persecuzione. I sintomi neurologici sono: aumento dei riflessi osteotendinei, perdita delle funzioni simboliche, tremori e rigidità parkinsoniana. La distinzione rispetto alle altre forme di demenza si basa sul fatto che l'inesorabile peggioramento, che conduce a morte entro pochi anni, non è continuo e progressivo, ma a gradini.

ARTERIOSCLEROSI indurimento sclerotico delle arterie

ARTERIOSCLEROSI, secondo il concetto anatomico classico, un processo di indurimento sclerotico delle arterie che può essere ricollegato a numerosi fattori. In conseguenza di questa malattia si verifica perdita di elasticità delle arterie, associata ad ispessimento della loro parete e a modificazioni del calibro. Sarebbe erroneo considerare l'arteriosclerosi come un'entità morbosa dipendente da una
unica causa.

Infatti vanno distinte le arteriosclerosi senili, quelle su base degenerativa infiammatoria o da superlavoro (ipertensione) e le arteriosclerosi secondarie ad accumulo patologico nella compagine della parete arteriosa di sostanze abnormi, trasportate dal sangue, quali i lipidi (costituiti in prevalenza, da grassi neutri, fosfolipidi, colesterolo ed esteri di colesterolo), la sostanza mu-coide e il materiale proteico.

I distretti arteriosi più frequentemente colpiti e di maggiore interesse clinico sono l'aorta, le arterie coronarie (vedi infarto miocardico), cerebrali (vedi apoplessia, trombosi), mesenteriche (infarto intestinale), retiniche, renali, degli arti inferiori (gangrene). Per via dell'accumulo patologico di sostanze grasse nella parete arteriosa si osservano sulla superficie interna del vaso, delle placche e striature rilevate che tendono a confluire e, quando il normale rivestimento, o endotelio, si erode, vengono a formare delle ulcere ateromatose (in questo caso si parla di ateroma). Proprio in corrispondenza di queste ulcere il sangue coagula (tale processo dicesi trombosi) e può determinare l'obliterazione dell'arteria (ciò si verifica a livello delle coronarie nell'infarto cardiaco, delle arterie cerebrali, con conseguente infarto della sostanza nervosa, ecc.).

Nelle zone dove si accumulano i grassi la parete dell'arteria va incontro a usura, a sclerotizzazione e ad indurimento. Molti fattori ancora sfuggono nella genesi dell'arteriosclerosi, in cui però sicuramente gioca un ruolo di primaria importanza la predisposizione ereditaria ed anche il tipo di alimentazione. Particolarmente predisposti all'arteriosclerosi sono i diabetici, gli ipertesi non adeguatamente o insufficientemente curati, i soggetti affetti da deficit funzionale della tiroide (ipotiroidismo) e da iperlipemie (aumento di grassi nel sangue). Dal punto di vista clinico vanno tenute distinte le forme centrali con interessamento principalmente delle arterie cerebrali e coronariche, e le forme periferiche, che sono responsabili di disturbi circolatori degli arti. È ovvio che la sintomatologia dell'arteriosclerosi dipende dalla sua localizzazione. Attualmente si ritiene che le alterazioni arteriosclerotiche siano rese più precoci ed estese dall'aterosclerosi.

ARTERIOPATIA SCLEROTICA, malattia delle arterie cronica

ARTERIOPATIA SCLEROTICA, malattia delle arterie ad evoluzione cronica, a carattere prevalentemente degenerativo, ad interessamento srstemico, nel senso che si localizza in tutti i distretti arteriosi anche se può manifestarsi, almeno inizialmente, in uno solo di questi. Viene considerata la più frequente delle arteriopatie (circa il 60 per cento dei casi). La forma clinica più comune è l'arteriopatia obliterante periferica: obliterante perché caratterizzata da lesioni ostruttive delle arterie; periferica perché colpisce abitualmente gli arti inferiori (molto più raramente quelli superiori ).

In ordine di frequenza e di progressione, le arterie più colpite sono: la femorale al suo terzo inferiore, l'iliaca, l'aorta addominale (sovente la biforcazione aorto-iliaca). Prevale nell'uomo sei volte più che nella donna (in un quinto dei casi si tratta di soggetti diabetici). L'età più esposta va dai 50 ai 70 anni. Per lungo tempo, nonostante la presenza delle lesioni arteriose, il soggetto può anche non avvertire alcun disturbo oppure riferire di avere spesso i piedi freddi, percorsi da un formicolio insistente e molesto, oppure ancora lamentare una facile stancabilità nel camminare.

In uno stadio successivo può, invece, manifestarsi un disturbo assai più preciso ed inconfondibile: dopo aver percorso una certa distanza, specie nel procedere in salita o nel salire una scala, il paziente avverte ad un tratto un dolore improvviso al polpaccio (più raramente alla coscia) che lo costringe a fermarsi; cessato il dolore, il cammino può essere ripreso, salvo interrompersi ancora dopo un certo tratto di strada per la ricomparsa del dolore. Il disturbo appena descritto viene denominato claudicatio intermittens e si manifesta ad uno solo dei due arti: i pazienti sono costretti a percorrere un tragitto a piedi alternando al cammino un certo numero di soste forzate.

Se si trovano in un centro abitato, ingannano il tempo nell'attesa che passi il dolore osservando le vetrine dei negozi: per questo gli anglosassoni hanno ribattezzato l'arteriopatia obliterante come la malattia delle vetrine. Col passare del tempo e con l'inevitabile progredire delle lesioni arteriose, il cammino percorso, prima che insorga il dolore, si fa sempre più breve: nei casi più gravi, il malato deve fermarsi ogni 20-30 metri, perché il muscolo sollecitato non riceve abbastanza sangue per sostenere lo sforzo. Se la malattia non si arresta o le cure non riescono ad arrestarla, i sintomi possono peggiorare ancora. Non solo costa dolore il camminare, ma il dolore si manifesta, intenso e persistente, anche a riposo, generalmente di notte, tanto da disturbare il sonno o da renderlo impossibile se non si ricorre ad un energico antidolorifico: in queste circostanze, il paziente cerca spontaneamente un po' di sollievo stando con le gambe penzoloni fuori dal letto.

Ma il calvario dell'arteriopatico può andare anche oltre: quando il flusso arterioso è insufficiente alla nutrizione dei tessuti più periferici, possono comparire sulle dita dei piedi sia spontaneamente che al minimo traumatismo piccole lesioni facilmente destinate ad aggravarsi e a progredire, anche perché s'instaura molto rapidamente su di esse l'incezione, che apre la porta alla gangrena, approdo drammatico al quale nessun arteriopatico vorrebbe e dovrebbe, con le cure oggi disponibili arrivare mai.

A seconda della sede dell'ostruzione, ossia dell'ostacolo al flusso arterioso, il quadro dei sintomi cambia: se l'ostruzione è bassa, il dolore causato dal cammino può limitarsi al piede e al polpaccio; se l'ostruzione è alta (ad esempio sull'aorta) il dolore interessa progressivamente tutto l'arto e si accompagna a impotenza sessuale. Già nel farsi visitare dal proprio medico, il paziente può apprendere da quest'ultimo la natura della sua malattia: il curante, infatti, potrà rendersi conto della presenza o dell'assenza delle pulsazioni arteriose ai vari livelli dell'arto interessato.

ARTERIOPATIE, malattie delle arterie

ARTERIOPATIE, malattie delle arterie in senso lato che comprendono le forme organiche, in cui esiste un danno della parete arteriosa, e le forme funzionali, in cui il vaso è solitamente indenne, ma soggetto a sollecitazioni di natura fisica, chimica, tossica, nervosa, che modificano il flusso sanguigno. Le arteriopatie organiche, che dominano oggi il campo, si devono distinguere a loro volta in degenerative e infiammatorie, le prime molto più diffuse delle seconde.

Queste affezioni infiammatorie o degenerative della parete interna delle arterie {tunica intima), si estendono alle altre due tuniche da cui l'arteria è composta {mediana e esterna ). Nel primo caso la medicina parla di arterite (tipica tra esse è il morbo di Leo-Biirger; vedi, Bürger, morbo di); nel secondo caso di arteriopatia degenerativa: queste ultime forme sono secondarie, in ordine di frequenza, alle seguenti ma lattie generali: arteriosclerosi (arteriopatia arteriosclerotica ), diabete ( arteriopatia diabetica ), sifilide (arteriopatia sifilitica o luetica). Il primato delle arteriopatie degenerative va attribuito aìl'arteriosclerosi ormai epidemica nell'attuale società nella misura in cui la vita dell'uomo si allunga.

Quando il lumen, cioè il foro dell'arteria, si occlude completamente, si parla di arterite obliterante. Obliterare deriva dal latino, e significa cancellare. Ed infatti a valle dell'occlusione dell'arteria (ad esempio ai piedi, alle braccia), il polso risulta « cancellato »: cioè non si percepisce più premendo l'arteria distale con il polpastrello delle dita, come nella persona sana. I sintomi a carico del distretto ove esiste una arteriopatia obliterante sono: sensazione di freddo all'arto colpito, formicolii, talora dolore, specie nel movimento e negli sforzi dell'arto interessato.

Più frequentemente le arteriopatie si instaurano alle gambe; pertanto in questa sede compare dolore sotto forma di crampi muscolari, provocati soprattutto dallo sforzo e dal movimento, mentre si corre o si cammina. In quest'ultimo caso si usa anche il termine di angina delle gambe. Se trascurata, l'arteriopatia degenera, provoca un'anemia a valle dell'occlusione, un pallore del segmento che rimane privo di sangue (ischemia) e, a lungo andare, una cancrena da affidare al chirurgo per la disobliterazione dell'arteria (cioè per la disostruzione arteriosa mediante bisturi).
come si previene. Contrastando la malattia di base, cioè il processo infiammatorio, nelle arteriti; il processo degenerativo, nelle arteriopatie arterioscle-rotiche, luetiche, diabetiche. Occorre, in ogni caso, impedire che l'arteriopatia passi dalla fase asfittica, cioè di pallore, a quella cancrenosa.

venerdì 5 settembre 2008

ARTERIOLOPATIA DIABETICA alterazione degenerativa arteriole

ARTERIOLOPATIA DIABETICA, alterazione degenerativa delle arteriole che si accompagna costantemente al diabete, con localizzazione alla retina (retinopatia diabetica), al rene (nefropatia diabetica) e alle estremità. Le arteriole delle dita dei piedi tendono ad ostruirsi col tempo: questo spiega perché il diabetico tende ad avere le estremità fredde, di colorito pallido, scarse di peli, con pelle arida, unghie sottili e fragili. Questo rende ragione anche dell'estrema importanza che ha, per chi è affetto da diabete mellito, l'igiene scrupolosa dei piedi, che dovrà cominciare dall'uso di calze di lana senza elastico e di calzature morbide e concretizzarsi quotidianamente nell'accurata pulizia con pediluvi in acqua tiepida, che andrà eseguita con la massima delicatezza allo scopo di scongiurare ogni lesione anche minima, potenziale punto di partenza di complicazioni, la peggiore ed irreparabile delle quali è la gangrena del piede.

INTOSSICAZIONE DA ARSENICO

INTOSSICAZIONE DA ARSENICO, ha come sintomi, dopo mezz'ora-un'ora dall'ingestione, sensazione di sapore metallico, bruciori e dolori allo stomaco, sete intensa, singhiozzo, vomito biliare (verdastro) e striato di sangue; in seguito, dopo alcune ore, dolori violenti all'addome e scariche diarroiche simili a quelle del colera, continue. La morte può avvenire per collasso. Può aversi anche un avvelenamento cronico da inalazione di polveri arsenicali (nell'industria), con inappetenza, stitichezza alternata con diarrea, eruzione di vescicole sulla cute, mal di capo, stanchezza, ecc. Di solito l'intossicazione ha origine terapeutica (cure troppo protratte o eccessive con preparati arsenicali) o accidentale ( ingestione di esche avvelenate per i topi, disinfestanti usati in agricoltura che possono inquinare il vino, la frutta, la verdura): la sensibilità è estremamente variabile da persona a persona, non è rara una vera idiosincrasia per dosi anche piccolissime. È necessaria la lavatura gastrica; utili anche gli emetici ( apomorfina ), farmaci che provocano il vomito. Contravveleni, però non sicuri, sono rappresentati dall'acqua di calce (da 10 a 100 g), a base di ossido di calcio, oppure dall'olio di oliva e dall'acqua di calce in parti uguali.
come si previene. Le cure arsenicali vanno praticate iniziando con piccole dosi per saggiare la sensibilità individuale, e interrompendo subito la cura qualora compaiano sintomi di intolleranza (congiuntivite, secchezza in gola, eruzioni cutanee, diarrea, vomito ).