sabato 11 ottobre 2008

AUTISMO, fenomeno che caratterizza un tipo di pensiero diverso

AUTISMO, fenomeno che caratterizza un tipo di pensiero diverso, non conforme, soggettivo, rispetto a quello consueto. Con esso il soggetto risponde, spesso inconsapevolmente, ai desideri che la realtà gli impedisce di realizzare. Con ciò i fatti obiettivi vengono deformati o negati. Si parla di autismo infantile per descrivere una cattiva organizzazione dell'affettività dovuta ad un inadeguato rapporto con i genitori. Si può dunque dire che è autistico il pensiero che non deriva dai dati della esperienza, ma da una fantasia che appaga desideri profondi. In alcuni casi il soggetto è in grado di valutare e di accettare il proprio pensiero autistico, come più conveniente di quello reale (fuga nella fantasia). Può accadere che il pensiero autistico sia sgradevole o persecutorio. Il distacco dalla realtà è variamente graduato, ma può giungere a trascurare persino l'alimentazione.

AURA, momento che precede una crisi epilettica

AURA, momento che precede una crisi epilettica (può spesso mancare), consistente in un complesso di sensazioni premonitrici che anticipano l'attacco ed avvertono il malato del suo arrivo. Talora si può trattare di dolore, tal'altra di sensazione di freddo, di gonfiore, di animaletti che si muovono nello stomaco, ecc. Spesso l'aura epilettica consi­ste in allucinazioni visive (il malato vede avvici­narsi gli oggetti circostanti, che si ingrandiscono fino a toccarlo; in questo momento perde la co­scienza), gustative, in disturbi del pensiero, in mo­vimenti improvvisi ed incontrollabili, anche abba­stanza organizzati (come quelli di correre senza meta). La presenza dell'aura epilettica dimostra che l'epilessia è focale e sintomatica, non generalizzata e idiopatica. L'aura epilettica può pre­cedere la crisi di pochi istanti o anche di qualche giorno. Se la sua durata è brevissima, il malato non ha il tempo di sedere o di proteggersi dalla crisi che verrà.

ATTENZIONE, fenomeno che si riferisce ai contenuti psichici

ATTENZIONE, fenomeno che si riferisce ai contenuti psichici che compaiono alla coscienza (con esclusione, dunque, di ciò che è subconscio o inconscio). Il campo di coscienza oscilla nelle diverse persone, che risultano caratterizzate da una attenzione media loro specifica. Esistono soggetti capaci di fare solo una cosa per' volta ed altri in grado di pensarne o farne molte simultaneamente. Si chiama capacità attentiva quella di restringere volontariamente il proprio campo di interessi ad un particolare fine. La capacità attentiva può essere spontanea, provocata (in cui è mantenuto uno stato di attesa), prolungata, concentrata, e diffusa a più avvenimenti. Si tratta di una manifestazione dell'affettività che opera una selezione tra idee che hanno per l'individuo un interesse diverso. Più forte è quest'ultimo, maggiore è la concentrazione. La capacità di mantenere l'attenzione a lungo su un oggetto è anche definita come tenacità. Il termine vigilanza è usato prevalentemente per indicare la capacità di passare da un'idea o da un'esperienza o da una percezione ad un'altra. L'attenzione media può essere molto debole e non permettere applicazioni nello studio o nel lavoro, ma va distinta dal. l'attenzione massima, che consente, in casi di particolare motivazione, capacità di concentrazione imprevedibili. Occorre, perciò, esaminare l'attenzione ripetutamente, per non rimanere ingannati da una prestazione positiva occasionale. L'attenzione è compromessa nelle sue varie forme in diverse sindromi psichiatriche, soprattutto organiche (corea minor, schizofrenia, demenza, nevrosi coatta, ecc.). In psicanalisi si descrive l'ipotesi dell'attenzione come la tendenza del soggetto ad essere selettivamente ed automaticamente attratto verso i temi di maggior preoccupazione personale o verso quelle persone caratterologicamente capaci di corrispondere alle sue aspettative (normali o nevrotiche).

ATTI MANCATI - interesse psicanalitico

ATTI MANCATI, indicano il fenomeno, di interesse psicanalitico, per cui si inizia a fare automaticamente ed inconsapevolmente qualche cosa, interrompendo subito l'azione, in quanto diversa da quella coscientemente programmata. Secondo Freud si riferiscono ad « un materiale psichico incomputabilmente represso, il quale, respinto dalla coscienza, non è stato intieramente privato della capacità di manifestarsi ».

ATTEGGIAMENTO

ATTEGGIAMENTO, in psicologia, la disposizione interiore, spesso inconscia, che determina il comportamento. Si possono avere atteggiamenti diversi di fronte alla stessa situazione, dovuti al concorrere di motivazioni profonde inconsce, talora contrapposte. La storia personale provoca il crearsi di atteggiamenti particolari. La presa di coscienza e la conseguente esposizione degli atteggiamenti profondi, detta opinione, spesso li altera nella loro autenticità, in quanto introduce un elemento che è loro estraneo, cioè la razionalità. Con l'opinione si esprimono atteggiamenti filtrati dalla intenzionalità e dall'opportunità sociale. Talora accade che vi sia un contrasto tra il modo di vivere una certa esperienza (atteggiamento) e ciò che si afferma per convenienza ed opportunità intorno ad essa. Quando il conflitto persiste può nascere una nevrosi. Infatti il soggetto rifiuta inconsciamente di presentarsi esternamente diverso da come è, perché ciò diminuisce od annulla la stima che egli ha di se stesso. Su questo tema vedasi anche adattamento.

ATROPINISMO, avvelenamento da atropina

ATROPINISMO, avvelenamento da atropina, sostanza presente in una famiglia di piante, le solanacee, di cui la più nota è la belladonna, comune in Italia nei luoghi ombrosi, soprattutto sui monti, con frutti che assomigliano alquanto alle ciliegie. L'atropina ha molteplici applicazioni terapeutiche: in oculistica, in malattie dell'apparato digerente e respiratorio, nel morbo di Parkinson, ecc. (dosi 1-2 mg). La dose tossica è piuttosto variabile, ma in genere 10 mg danno una grave forma di avvelenamento, causato per lo più da ingestione di frutti di belladonna ( specialmente nei bambini) o da errori di dose. 1 primi sintomi sono secchezza in bocca ed in gola, raucedine, dilatazione delle pupille, disturbi visivi, palpitazione cardiaca; poi compaiono mal di capo, arrossamento del viso, vertigini, irrequietezza, delirio, allucinazioni, convulsioni, affanno di respiro. Occorre la lavatura gastrica, ma in un primo momento si cerca di ritardare l'assorbimento della sostanza dando da bere a piccoli sorsi un quarto di litro o più di latte, possibilmente tiepido.