sabato 11 ottobre 2008

INCIDENTE AUTOMOBILISTICO Soccorso

INCIDENTE AUTOMOBILISTICO, può avere conseguenze più gravi del prevedibile quando i soccorritori del traumatizzato, che in genere non sono medici né infermieri, vogliono fare più del necessario. Le prime cure e le modalità di trasporto hanno un'importanza determinante per l'avvenire del ferito. Bisogna dunque sapere ciò che occorre fare, con calma e sangue freddo, e ciò che non si deve fare per troppo zelo. Si estragga l'infortunato dall'automobile cercando di non piegare la schiena né flettere il capo, nell'eventualità che vi siano fratture della colonna vertebrale, e lo si trasporti sul margine della strada per evitare ulteriori incidenti. Lo si adagi in posizione orizzontale, non supino, ma prono o sul fianco, per facilitare la respirazione ed evitare l'ostruzione delle vie respiratorie da materiale estraneo, come sangue e vomito. Contrariamente a quanto in genere si crede, non sulle emorragie, bensì sul mantenimento della respirazione devono concentrarsi le prime cure, perciò se la respirazione è molto stentata si provveda alla respirazione artificiale. Altri provvedimenti d'urgenza sono: tamponare in qualche modo una ferita che perda sangue; mettere con grande delicatezza gli arti fratturati in posizione comoda, su un cuscino o qualcosa di simile. Il ferito in stato di shock, riconoscibile per l'incoscienza, il pallore, la sudorazione, il polso debole e frequente, sarà tenuto assolutamente immobile, con le gambe un po' sollevate. Le fratture della colonna vertebrale, sospettabili per il dolore alla schiena e al collo e per l'incapacità di movimenti del tronco, richiedono la massima cura nello spostamento del ferito: un soccorritore sosterrà la testa, un altro le gambe, un terzo il tronco, tenendo queste parti rigidamente in linea. Se si presume che ci sia una frattura del cranio (fuoruscita di sangue dal naso, dalla bocca, dalle orecchie), massima immobilità e impacchi freddi sul capo. Praticamente tutto deve ridursi a ciò, in attesa dell'ambulanza. Se questa non potesse arrivare si ricorrerà ad un mezzo di fortuna, ossia ad un'automobile,ma esclusivamente in mancanza dell'ambulanza: è molto meglio attendere che effettuare un trasporto immediato ma inadatto, responsabile di sofferenze che potrebbero causare un collasso. Il trasporto sull'ambulanza è importantissimo per il futuro del traumatizzato. Nell'attesa non si permetta mai all'infortunato di sedersi o di camminare, non si diano alcoolici o stimolanti, e non lo si lasci senza sorveglianza. Infine è un errore portare il ferito ad un pronto soccorso qualsiasi per l'ossessione della premura: è meglio percorrere alcuni chilometri in più ma giungere ad un ospedale attrezzato per il complesso di cure, trasfusioni, interventi, di cui sovente il traumatizzato ha bisogno.

AUTOEROTISMO, sensazioni e emozioni sessuali

AUTOEROTISMO, la ricerca nella propria persona di sensazioni o di emozioni chiaramente sessuali o riconducibili a un significato sessuale. L'autoerotismo caratterizza la sessualità infantile. Fu il sessuologo Havelock Ellis a ideare questo neologismo per definire l'inizio della sessualità infantile, durante il quale le pulsioni vengono soddisfatte dal bambino con il proprio corpo. I tre primi stadi di questa sessualità corrispondono a tre zone erogene: orale, anale, genitale. In queste prime fasi dell'erotismo l'individuo considera se stesso oggetto del proprio amore: questo investimento della « libido » nell'« Io » si chiama narcisismo, ma non va confuso tuttavia con l'autoerotismo che, senza sceglierne alcuna in particolare, si accontenta di qualunque parte del corpo. Il termine autoerotismo ,è anche sinonimo di masturbazione.

AUTISMO INFANTILE acquisizioni psichiche

AUTISMO INFANTILE, mancate acquisizioni psichiche in rapporto alla realtà. L assente il sorriso nei primi mesi di vita; il bambino non dimostra alcun interessamento al mondo esterno con dolorosa delusione dei genitori; non appare la parola e inoltre è prèsente una scarsa reazione ai suoni. I giocattoli sono manipolati secondo impulsi propri, con esclusione dei suggerimenti dei parenti. Si ha una ripetizione stereotipata di gesti, come guardare le proprie mani divaricando le dita. Talvolta agitazione, angoscia immotivata ed esplosioni di ira. Lo sviluppo intellettuale subisce un ritardo sempre più grave, man mano che passano i mesi e gli anni. Si fanno cure psicologiche, se possibile un minimo di collaborazione; si somministrano medicamenti agenti sulla psiche.

AUTISMO, fenomeno che caratterizza un tipo di pensiero diverso

AUTISMO, fenomeno che caratterizza un tipo di pensiero diverso, non conforme, soggettivo, rispetto a quello consueto. Con esso il soggetto risponde, spesso inconsapevolmente, ai desideri che la realtà gli impedisce di realizzare. Con ciò i fatti obiettivi vengono deformati o negati. Si parla di autismo infantile per descrivere una cattiva organizzazione dell'affettività dovuta ad un inadeguato rapporto con i genitori. Si può dunque dire che è autistico il pensiero che non deriva dai dati della esperienza, ma da una fantasia che appaga desideri profondi. In alcuni casi il soggetto è in grado di valutare e di accettare il proprio pensiero autistico, come più conveniente di quello reale (fuga nella fantasia). Può accadere che il pensiero autistico sia sgradevole o persecutorio. Il distacco dalla realtà è variamente graduato, ma può giungere a trascurare persino l'alimentazione.

AURA, momento che precede una crisi epilettica

AURA, momento che precede una crisi epilettica (può spesso mancare), consistente in un complesso di sensazioni premonitrici che anticipano l'attacco ed avvertono il malato del suo arrivo. Talora si può trattare di dolore, tal'altra di sensazione di freddo, di gonfiore, di animaletti che si muovono nello stomaco, ecc. Spesso l'aura epilettica consi­ste in allucinazioni visive (il malato vede avvici­narsi gli oggetti circostanti, che si ingrandiscono fino a toccarlo; in questo momento perde la co­scienza), gustative, in disturbi del pensiero, in mo­vimenti improvvisi ed incontrollabili, anche abba­stanza organizzati (come quelli di correre senza meta). La presenza dell'aura epilettica dimostra che l'epilessia è focale e sintomatica, non generalizzata e idiopatica. L'aura epilettica può pre­cedere la crisi di pochi istanti o anche di qualche giorno. Se la sua durata è brevissima, il malato non ha il tempo di sedere o di proteggersi dalla crisi che verrà.

ATTENZIONE, fenomeno che si riferisce ai contenuti psichici

ATTENZIONE, fenomeno che si riferisce ai contenuti psichici che compaiono alla coscienza (con esclusione, dunque, di ciò che è subconscio o inconscio). Il campo di coscienza oscilla nelle diverse persone, che risultano caratterizzate da una attenzione media loro specifica. Esistono soggetti capaci di fare solo una cosa per' volta ed altri in grado di pensarne o farne molte simultaneamente. Si chiama capacità attentiva quella di restringere volontariamente il proprio campo di interessi ad un particolare fine. La capacità attentiva può essere spontanea, provocata (in cui è mantenuto uno stato di attesa), prolungata, concentrata, e diffusa a più avvenimenti. Si tratta di una manifestazione dell'affettività che opera una selezione tra idee che hanno per l'individuo un interesse diverso. Più forte è quest'ultimo, maggiore è la concentrazione. La capacità di mantenere l'attenzione a lungo su un oggetto è anche definita come tenacità. Il termine vigilanza è usato prevalentemente per indicare la capacità di passare da un'idea o da un'esperienza o da una percezione ad un'altra. L'attenzione media può essere molto debole e non permettere applicazioni nello studio o nel lavoro, ma va distinta dal. l'attenzione massima, che consente, in casi di particolare motivazione, capacità di concentrazione imprevedibili. Occorre, perciò, esaminare l'attenzione ripetutamente, per non rimanere ingannati da una prestazione positiva occasionale. L'attenzione è compromessa nelle sue varie forme in diverse sindromi psichiatriche, soprattutto organiche (corea minor, schizofrenia, demenza, nevrosi coatta, ecc.). In psicanalisi si descrive l'ipotesi dell'attenzione come la tendenza del soggetto ad essere selettivamente ed automaticamente attratto verso i temi di maggior preoccupazione personale o verso quelle persone caratterologicamente capaci di corrispondere alle sue aspettative (normali o nevrotiche).