lunedì 6 aprile 2009
SINDROME POST-CARDIOTOMICA
SINDROME POST-CARDIOTOMICA, si può verificare dopo un grave intervento chirurgico sul cuore, con l'insorgenza di febbre, malessere, dolenzia in sede precordiale e facoltativamente dolori pleurici, con o senza versamento. Tale sindrome può insorgere pochi giorni o poche settimane dopo l'atto operatorio. L'esame del sangue mette in evidenza aumenti della velocità di sedimentazione e dei leucociti. La sindrome non ha ordinariamente evoluzione maligna. Se vi è stato trapianto, si ricercano le prove di auto-immunizzazione e quindi si ricorre a farmaci immuno-depressori. Se si riscontrano malattie reumatiche per contemporaneo aumento del titolo antistreptolisinico e della velocità di sedimentazione, si impiegano farmaci antireumatici.
SINDROME NEURO-EDEMATOSA, o sindrome di Debré—Marie
SINDROME NEURO-EDEMATOSA, o sindrome di Debré—Marie, presenta, in un primo tempo, febbre e dolori molto accentuati, talvolta intermittenti. Poi si manifestano gonfiori diffusi generalizzati a tutto il corpo, paralisi periferiche con interessamento dei muscoli nuca, del tronco e della cintura pelvica. La febbre scompare dopo i primi giorni mentre si manifestano palpitazioni cardiache e ipertensione arteriosa. Ordinariamente, dopo un paio di settimane, i vari sintomi regrediscono; la prognosi severa è rarissima. L'affezione morbosa interessa i bambini in età compresa tra sei mesi e sei anni e ha carattere epidemico, il che fa ritenere che essa sia imputabile a offesa virale. Nella terapia sono presi in considerazione gli antinevralgici, il gruppo vitaminico B, gli antibiotici, gli antivirali.
SINDROME ISCHEMICA
SINDROME ISCHEMICA, insieme di fenomeni che si manifestano in un qualunque territorio anatomico del nostro corpo allorché l'irrorazione di sangue arterioso vi è ridotta o abolita. Se il deficit di flusso s'instaura rapidamente si parla di forma acuta, se s'instaura lentamente di forma cronica. La sindrome ischemica acuta si ha quando il flusso arterioso diminuisce improvvisamente sotto il punto critico (il che si verifica allorché il lume dell'arteria è ostruito per circa il 70 per cento), sia per l'arresto in un punto del vaso di un embolo (vedi embolia arteriosa), sia per una trombosi arteriosa a rapida evoluzione, sia ancora per un trauma (frattura ossea, oppure lacerazione dell'arteria); insorge all'arto colpito un dolore lancinante, a colpo di frusta, che si irradia in un secondo tempo, sempre restando molto intenso, all'intero arto. Quest'ultimo appare dapprima di un pallore cadaverico, poi ricoperto qua e là da marezzature bluastre: risulta freddo alla palpazione al di sotto del punto dell'ostruzione. I polsi periferici scompaiono, i muscoli ischemizzati perdono forza. All'estremità compaiono dapprima vescicole della pelle e in un secondo tempo circoscritte zone nerastre che sono espressione della sofferenza e della morte dei tessuti: l'esito finale della sindrome è infatti la gangrena. Per la cura, vedi obliterazione arteriosa acuta.
SINDROME INTERMEDIA
SINDROME INTERMEDIA, patologia che si colloca nel territorio di confine fra l'angina di petto e l'infarto. È insomma più di una angina pectoris e meno di un infarto miocardico. Vi è una ischemia importante del miocardio, che però non riesce a provocare la sua mortificazione (necrosi). Portano alla sindrome intermedia molte miocardiopatie con sofferenza coronarica: in particolare le cardiopatie fibrillanti gravi, la tachicardia parossistica, la cardiotireosi, le cardiopatie ipertensíve, h cardiopatie con stato di shock. Il malato presenta la classica sintomatologia dolorosa, a barra, lungo il petto. Mancano però altri fenomeni tipici dell'infarto miocardico, come l'aumento degli enzimi cardiaci, l'aumento della velocità di eritrosedimentazione, la presenza della febbre. L'elettrocardiogramma denuncia solo la grave condizione ischemica del miocardio, mai la condizione di necrosi (che è tipico segno di situazione infartuate).
SINDROME DELLE GAMBE IRREQUIETE
SINDROME DELLE GAMBE IRREQUIETE, equivalente all'acroparestesia, localizzata però agli arti inferiori e prevalentemente negli uomini anziché nelle donne. I soggetti che lamentano il disturbo riferiscono che il loro sonno è interrotto dalla comparsa di formicolii e di sensazioni puntorie alle gambe, tali da costringerli ad alzarsi e a passeggiare. Se tentano di rimanere a letto, finiscono per muovere in continuazione gli arti inferiori nella speranza di trovare sollievo: la forma, infatti, viene anche detta delle gambe senza riposo. Né il freddo né il caldo valgono ad alleviare il disturbo, di cui sarebbe responsabile la compressione delle radici nervose da parte dei plessi venosi che le circondano in corrispondenza della colonna lombosacrale. Con il cloridrato di chinino i sintomi diminuiscono o scompaiono. È utile associare sedativi.
SINDROME DELLA SASSATA
SINDROME DELLA SASSATA, trombosi acuta di una vena della gamba che insorge in pieno benessere, durante il cammino oppure sotto sforzo, e che fa seguito alla rottura, con conseguente piccola emorragia, di qualche vena muscolare del polpaccio. Viene denominata così perché il paziente, avverte un dolore improvviso ed intenso al polpaccio o alla piega del ginocchio e ha la sensazione di essere stato colpito da un sasso. Subito dopo il dolore, per quanto attenuato persiste e rende difficoltoso il camminare e salire le scale. Il paziente è costretto, per qualche giorno, a rimanere a letto. La diagnosi viene confermata dalla posività del segno di Homans: flettendo dorsalmente il piede, si risveglia un dolore al polpaccio. Talvolta, in corrispondenza della rottura venosa, si evidenzia sotto al pelle un'ecchimosi. In rari casi la trombosi che fa seguito alla piccola emorragia evolve verso la tromboflebite del sistema venoso profondo, il che implica una prognosi meno favorevole. Altrimenti l'affezione si risolve nel volgere di due-tre settimane.
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