Anestesia, indica genericamente l'abolizione della sensibilità, della coscienza e del dolore, associato a rilassamento muscolare e sessuale. L'anestesiologia è quindi quella branca della medicina che si occupa di annullare la sensibilità dolorifica e la coscienza durante un intervento di chirurgia. La parola fu inventata dal medico e poeta Oliver Wendell Holmes, che la mutuò dal greco ἀναισθησία ("mancanza della facoltà di sentire", per via dell'alfa privativo). Il termine può anche indicare un sintomo di molte malattie nervose (vedi Anestesia organica).
L'anestesia viene realizzata mediante farmaci "anestetici" e che inducono un stato di narcosi, ovvero una condizione simile ad "coma farmacologico" in cui sono "attive" solo le funzioni vegetative. I farmaci che inducono la narcosi possono essere somministrati dall'Anestesista per due vie: quella iniettiva (nello specifico quella endovenosa) e quella inalatoria.
Gli scopi dell'anestesia sono: la soppressione dello stato di coscienza (ipnosi), l'abolizione del dolore (analgesia), il rilassamento dei muscoli (miorisoluzione), l'abolizione del ricordo (amnesia) e la riduzione delle complicazioni legate allo stress chirurgico.
L'anestesia viene divisa in tre fasi: pre-operatoria (preparazione), intra-operatoria (somministrazione dei farmaci anestetici e monitoraggio) e post-operatoria (risveglio e recupero delle funzioni vitali).
È indispensabile in ogni tipo di chirurgia, dove consente ai pazienti di essere sottoposti ad interventi ed ad altre procedure (TAC, endoscopia) senza dolore, ansia e proteggendo l'organismo dal trauma dell'intervento stesso. I progressi della grossa chirurgia sono dovuti principalmente ai progressi della moderna anestesia. Infatti essa permette di poter anestetizzare, oggigiorno, praticamente qualsiasi tipologia di paziente: quale che sia la sua condizione di salute ed i rischi connessi, cosa impossibile fino a 20 anni fa.
giovedì 4 marzo 2010
Anastomosi chirurgica
Per Anastomosi chirurgica (gr. ἀνὰ e στόμα, imboccatura) si intende un tipo particolare di sutura che unisce, abbocca, due visceri cavi in modo da renderli comunicanti.
Le anastomosi sono frequenti in chirurgia gastro-intestinale ma possono interessare ogni organo cavo: coledoco, uretere, bronco, vaso sanguigno.
Possono essere confezionate con modalità diverse a seconda dell'organo interessato, del risultato funzionale richiesto, della tecnica manuale o strumentale impiegata, delle preferenze del chirurgo.
Le anastomosi sono frequenti in chirurgia gastro-intestinale ma possono interessare ogni organo cavo: coledoco, uretere, bronco, vaso sanguigno.
Possono essere confezionate con modalità diverse a seconda dell'organo interessato, del risultato funzionale richiesto, della tecnica manuale o strumentale impiegata, delle preferenze del chirurgo.
Anastomosi a compressione
I sistemi di anastomosi a compressione sono antichi quanto le suturatrici meccaniche. Perfezionando le tecnologie si è passati da sistemi molto rudimentali e traumatici, quale il "bottone di Murphy" (pari quasi ad un rivetto) a sistemi "bio-frammentabili" (che però si disgregavano anzitempo, lasciando l'anastomosi non completa), per poi passare alla tecnologia con lega in NITINOL (50% nichel e 50% titanio) che ha caratteristiche di super-elasticità (riesce a deformarsi sino all'8% della sua forma), memoria di forma (dato uno shock termico perde la sua forma originale), costanza di forza (riacquista la forma originaria, in modo progressivo e non traumatico) e permette di trattare tessuti di diverso spessore, seguendo il normale processo di cicatrizzazione (per prima intenzione), evitando traumi o stress, necrotizzando il tessuto al suo interno.
Rigetto trapianti
Si parla di rigetto quando il sistema immunitario di un paziente che è stato sottoposto a trapianto attacca il nuovo organo, riconoscendolo come non-self infettivo alla stregua di batteri o virus. Un caso particolare di rigetto del trapianto è la malattia del trapianto contro l'ospite o in inglese Graft versus Host Disease (GVHD).
Il rigetto iperacuto avviene entro pochi minuti o al massimo qualche ora dal trapianto ed è dovuto essenzialmente a lesioni mediate da immuno-complessi a livello dell'endotelio dei vasi. Il processo è iniziato da anticorpi naturali (cioè preesistenti all'esposizione antigenica, di cui fanno parte gli anticorpi del sistema ABO)che si legano all'endotelio dei vasi dell'organo trapiantato e determinano attivazione in situ del complemento, con conseguente danno tissutale. Le moderne procedure di selezione tra donatore e ricevente hanno reso questa forma di rigetto un'eventualità sempre più rara.
Il rigetto iperacuto avviene entro pochi minuti o al massimo qualche ora dal trapianto ed è dovuto essenzialmente a lesioni mediate da immuno-complessi a livello dell'endotelio dei vasi. Il processo è iniziato da anticorpi naturali (cioè preesistenti all'esposizione antigenica, di cui fanno parte gli anticorpi del sistema ABO)che si legano all'endotelio dei vasi dell'organo trapiantato e determinano attivazione in situ del complemento, con conseguente danno tissutale. Le moderne procedure di selezione tra donatore e ricevente hanno reso questa forma di rigetto un'eventualità sempre più rara.
Trapianto di cuore
Un trapianto di cuore è la sostituzione di un cuore malato con uno sano prelevato da donatore.
La fase sperimentale del trapianto di cuore inizia nel 1905 con Carrel Guthrie, che operò un trapianto cardiaco eterotopico da cane a cane. Nel 1960 Lower e Shumway descrivono il primo trapianto cardiaco ortotopico nell'animale. Il primo trapianto di cuore al mondo fu eseguito il 3 dicembre 1967 dal chirurgo sudafricano Christiaan Barnard all'ospedale Groote Schuur di Città del Capo, su Louis Washkansky, di 55 anni, che morì 18 giorni dopo. La donatrice fu una ragazza di 25 anni, Denise Darvall, morta in seguito a un incidente stradale. Il 2 gennaio 1968 lo stesso professor Barnard eseguì il secondo trapianto cardiaco, sul dentista Philip Bleiberg, che visse con il cuore nuovo per 19 mesi. Nel 1968 iniziò il programma clinico a Standford per la ricerca sui trapianti di cuore. Nel 1972 è l'introduzione della biopsia endocardica per la monitorizzazione del rigetto acuto. Il 1975 è l'anno del primo ritrapianto di cuore. Nel 1980 viene introdotta la ciclosporina come farmaco anti-rigetto.
La fase sperimentale del trapianto di cuore inizia nel 1905 con Carrel Guthrie, che operò un trapianto cardiaco eterotopico da cane a cane. Nel 1960 Lower e Shumway descrivono il primo trapianto cardiaco ortotopico nell'animale. Il primo trapianto di cuore al mondo fu eseguito il 3 dicembre 1967 dal chirurgo sudafricano Christiaan Barnard all'ospedale Groote Schuur di Città del Capo, su Louis Washkansky, di 55 anni, che morì 18 giorni dopo. La donatrice fu una ragazza di 25 anni, Denise Darvall, morta in seguito a un incidente stradale. Il 2 gennaio 1968 lo stesso professor Barnard eseguì il secondo trapianto cardiaco, sul dentista Philip Bleiberg, che visse con il cuore nuovo per 19 mesi. Nel 1968 iniziò il programma clinico a Standford per la ricerca sui trapianti di cuore. Nel 1972 è l'introduzione della biopsia endocardica per la monitorizzazione del rigetto acuto. Il 1975 è l'anno del primo ritrapianto di cuore. Nel 1980 viene introdotta la ciclosporina come farmaco anti-rigetto.
Trapianto di fegato
Un trapianto di fegato è la sostituzione di un fegato ammalato con uno sano prelevato da un donatore.
Il primo trapianto di fegato venne eseguito nel 1963 da Thomas Starzl a Denver (Colorado); il primo che ebbe successo, sebbene a breve termine, fu nel 1967. Nonostante il progredire delle tecniche chirurgiche il trapianto di fegato rimase nella fase sperimentale per tutti gli anni settanta, con circa il 25% dei pazienti che sopravvivevano almeno un anno. L'uso della ciclosporina migliorò decisamente i risultati e negli anni ottanta il trapianto di fegato divenne un trattamento clinico standard sia per adulti sia per bambini.
Il trapianto di fegato viene oggi eseguito in centinaia di centri negli Stati Uniti, in Europa e nel resto del mondo. La mortalità tre mesi dopo l'intervento è del 15% che sale a circa il 20% dopo un anno. Le percentuali sono in continuo miglioramento sebbene il trapianto continui ad essere una operazione molto complessa (un intervento può durare anche 15 ore) e con frequenti complicazioni.
Il numero di organi disponibili è molto basso rispetto alle necessità, e anche per questo si sono sviluppate le tecniche di trapianto di fegato tra viventi. Il fegato infatti si rigenera, ed è quindi possibile l'espianto parziale da un donatore vivente. Questa tecnica è anche stata favorita dal fatto che in alcune nazioni (ad esempio Corea del Sud o Giappone) non sia concepibile, per motivi religiosi e culturali, prelevare organi da un cadavere.
Il primo trapianto di fegato venne eseguito nel 1963 da Thomas Starzl a Denver (Colorado); il primo che ebbe successo, sebbene a breve termine, fu nel 1967. Nonostante il progredire delle tecniche chirurgiche il trapianto di fegato rimase nella fase sperimentale per tutti gli anni settanta, con circa il 25% dei pazienti che sopravvivevano almeno un anno. L'uso della ciclosporina migliorò decisamente i risultati e negli anni ottanta il trapianto di fegato divenne un trattamento clinico standard sia per adulti sia per bambini.
Il trapianto di fegato viene oggi eseguito in centinaia di centri negli Stati Uniti, in Europa e nel resto del mondo. La mortalità tre mesi dopo l'intervento è del 15% che sale a circa il 20% dopo un anno. Le percentuali sono in continuo miglioramento sebbene il trapianto continui ad essere una operazione molto complessa (un intervento può durare anche 15 ore) e con frequenti complicazioni.
Il numero di organi disponibili è molto basso rispetto alle necessità, e anche per questo si sono sviluppate le tecniche di trapianto di fegato tra viventi. Il fegato infatti si rigenera, ed è quindi possibile l'espianto parziale da un donatore vivente. Questa tecnica è anche stata favorita dal fatto che in alcune nazioni (ad esempio Corea del Sud o Giappone) non sia concepibile, per motivi religiosi e culturali, prelevare organi da un cadavere.
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