domenica 30 novembre 2008

Avvelenamento da Curaro

Avvelenamento da Curaro, ha come sintomi abbassamento della pressione arteriosa con collasso circolatorio, diminuzione della temperatura corporea, rilasciamento dei muscoli che diventano totalmente inerti. Bisogna somministrare farmaci anticurarici, quali la eserina o la neostigmina, per bocca o per iniezione; perciò è necessario l'immediato trasporto in ospedale.

Cuore Polmonare

Cuore Polmonare, o con pulmonale, sfiancamento progressivo della parte destra del cuore con ingrossamento del ventricolo destro, con ipertrofia compensatoria. Portano al cuore polmonare tutte le forme bronchiali e polmonari che tendono alla cronicizzazione ( bronchiti croniche, broncopolmoniti croniche, fibrosi polmonari, tubercolosi di vecchia data, ecc.). Il cuore trova un serio ostacolo nel pompare il sangue attraverso l'albero respiratorio, che diventa un setaccio non più filtrabile a causa della condizione malandata e anelastica dei bronchi e degli alveoli. Nello sforzo si ipertrofizza, e progressivamente si sfianca.

CROUP formazione di un restringimento infiammatorio

CROUP, termine derivato dall'inglese, che definisce la formazione di un restringimento infiammatorio a livello della laringe ed in corrispondenza delle corde vocali per cui s'instaura una sintomatologia drammatica dovuta ad ostacolo respiratorio. Con assoluta frequenza ne è responsabile la difterite con localizzazione faringea; possono esserne causa il morbillo o l'influenza; molto raramente una scottatura estesa, o comunque gravissima, può determinare edema (imbibizione sierosa) della laringe; un'orticaria grave, una nefrite, un'iniezione di siero di sangue estratto da un animale possono anche determinare sintomi di croup.

Altre volte la comparsa di un'infiammazione nell'ipoglottide ( regione sotto le corde vocali) produce accessi di soffocazione con temperatura elevata, tosse abbaiante, ma risonanza chiara quando il bambino grida con forza. Nel primo periodo del croup si hanno sintomi di una leggera laringite caratterizzata da modificata emissione della parola (disfonia) e tosse rauca. Segue un periodo in cui manca il respiro, con comparsa di senso di soffocazione e respirazione sibilante. Il bambino sta seduto sul letto, in preda a viva agitazione, con viso livido e abbondante sudore.

CROSTA LATTEA, o lattime, malattia della pelle bambini

CROSTA LATTEA, o lattime, malattia della pelle che colpisce il lattante nelle prime settimane o nei primi mesi di vita. Inizia sulla testa, sotto forma di stratificazione di una massa essudante che si riproduce subito dopo l'asportazione. L'essudazione è costituita da siero attaccaticcio come il miele; in un secondo tempo si formano croste giallastre che agglutinano i capelli e possono avere odore repellente. Dalla sommità della testa la manifestazione, spesso ostinata, perché può durare parecchi mesi, si diffonde ai padiglioni delle orecchie, alla fronte, al naso e alle guance. Sono possibili infezioni secondarie e interessamento delle ghiandole del collo; spesso coesistono prurito e lesioni da grattamento.

La dieta deve essere determinata dal medico. Bisogna impedire lesioni da grattamento; per questo: bendare estremità in alcuni casi; tagliare le unghie, immobilizzare i gomiti con una doccia di cartone per impedire la flessione. Per pulire la pelle si deve evitare l'acqua ed il sapone, usando sostituti oppure oli minerali. Evitare anche la esposizione ad agenti irritanti ( polveri, piume, lenzuola o asciugamani ruvidi). Si consigliano: bagni di amido, pomate antireazionali o al catrame. Cure generali più impegnative vanno impostate su basi dietetiche e medicamentose.

Malattie Cromosomiche

Malattie Cromosomiche, malattie dovute all'alterazione dell'assetto cromosomico cellulare: alterazione che determina conseguenze varie secondo l'errore che viene a prodursi. Ai fini della comprensione di tali malattie è necessario considerare alcune caratteristiche dei cromosomi e della suddivisione cellulare. La riproduzione cellulare, che avviene incessantemente in tutti i tessuti animali sinché questi sono viventi, è possibile in quanto la cellula madre si suddivide trasmettendo alla cellula figlia, da essa prodotta, le proprie caratteristiche mediante appositi veicoli dell'eredità che sono rappresentati dai cromosomi.

I cromosomi sono costituiti essenziamente da Acido DesossiRibonucleico ( indicato con la sigla DNA); tale sostanza (a sua volta formata da adenina [Al], guanina [G], citosina [C], timina [T]) si presenta nelle cellule a riposo come un filamento continuo (cromonema) a forma di doppia elica raggomitolata, ma al momento della suddivisione cellulare si spezzetta formando appunto i cromosomi; il DNA, il quale ha sede nel nucleo cellulare, ha la caratteristica di duplicarsi, ovvero di raddoppiarsi, producendo a fianco del filamento originale un altro filamento in tutto uguale, e di produrre altresì al di fuori del nucleo cellulare un altro filamento uguale, tuttavia ad una sola elica, costituito da Acido Ribonucleico ( siglato RNA), il quale fa stampare in ogni cellula le proteine che la caratterizzano. 1 cromosomi appaiono al microscopio come piccolissimi corpiccioli di forma irregolare, per lo più a X (la forma è però orientata dal centromero, che è una regione singola e differenziata) e sono presenti costantemente in numero di 46 per ogni cellula umana normale; 44 di tali cromosomi contengono il patrimonio somatico della cellula (i cosiddetti autosomi) mentre gli altri due sono depositari anche delle caratteristiche sessuali: sono questi il cromosoma X e il cromosoma Y (i cosiddetti gonosomi).

Il patrimonio di una cellula femminile è costituito da 44 autosomi + XX (ovvero 44+2X) mentre il patrimonio di una cellula maschile è costituito da 44 autosomi+XY ( ovvero 44+XY). La costanza dell'assetto cromosomico è garantita dalla suddivisione del nucleo cellulare attraverso un meccanismo denominato mitosi, per cui ciascun cromosoma, prima della suddivisione cellulare, duplica se stesso, uno restando poi nella cellula madre e l'altro trasferendosi nella cellula figlia; le fasi dettagliate di tale processo sono complesse (si distinguono quattro fasi successive: profase, metafase, anafase, telofase); quando tali fasi non si svolgono la cellula presenta un nucleo a riposo.

Intossicazione da Bromo

Intossicazione da Bromo, il cromo, le sue leghe ( come il ferrocromo) e soprattutto taluni suoi composti (anidride cromica, acido cromico, cromati e bicromati), di largo uso industriale, sono dotati di elevata tossicità per la loro azione irritante e corrosiva. Sono per questo causa di malattia professionale in lavoratori che siano addetti, oltre che alla produzione delle leghe e dei composti del cromo, al loro uso nell'industria chimica, alla concia e tintura delle pelli, alla loro utilizzazione come coloranti di inchiostri e vernici, al loro impiego nelle operazioni di galvanoplastica, di decappaggio e ripulitura di metalli, di litoincisione. L'intossicazione acuta da inalazione (soprattutto di acido cromico) è caratterizzata da irritazione delle vie respiratorie, con tosse, dispnea, dolori retrosternali, bronchiti con broncospasmo, accompagnata da fenomeni irritativi a carico della mucosa nasale (con ulcerazione e a volte perforazione del setto), epistassi, congiuntivite.

Per ingestione possono aversi infiammazioni del tubo digerente (esofagiti, gastitri, ulcere gastriche). Le più comuni lesioni da cromo e composti interessano però la pelle, in conseguenza dell'azione caustica del cromo; si possono formare, per contatto, ulcerazioni profonde e dermatiti, interessanti per lo più mani e avambracci. Nel caso di intossicazioni croniche si riscontrano laringiti, bronchiti asmatiformi, lesioni renali, turbe digestive più o meno accompagnate da stato di malessere generale ( nausea, deperimento, anoressia, ecc.). Il più grave effetto che il cromo però può causare a distanza è dovutoalla sua azione cancerigena: è stata rilevata infatti una aumentata incidenza di tumori polmonari nelle persone a contatto con questa sostanza.

CROMIDROSI, sudore colorato

CROMIDROSI, letteralmente sudore colorato, fenomeno eccezionale localizzato per lo più alle ghiandole del viso e delle ascelle. Il colore del sudore deriva da un pigmento elaborato dall'organismo al suo incontro con l'aria (ossigeno). Il caso più frequente è la melanidrosi ( colore nero), il cui pigmento è di tipo simile a quello della coroide, cioè di un organo posto dietro il bulbo oculare. Poi v'è il color blu, dovuto all'indacano, e il rosso, che sembra dovuto alla decomposizione del sudore da parte di alcuni microbi, ed è frequente alle ascelle. Alcune cromidrosi sembrano dovute anche al tipo di lavoro: in lavoratori del rame, ad esempio, normalmente il sudore è di color verde. All'esame clinico, si osserva che il colore si deposita attorno ai pori sudoripari.

CROMAFFINOMA, tumore

CROMAFFINOMA, tumore costituito da cellule che hanno la caratteristica di impregnarsi con granuli di cromo, se poste a contatto con sali di questo metallo. Cellule di questo tipo si ritrovano nell'intestino, ma soprattutto nelle ghiandole surrenali, sicché il termine di cromaffinoma è in pratica sinonimo del tipico tumore surrenale, cioè del leocromocitoma. I tumori intestinali derivati da cellule dotate di cromaffinità rientrano invece nelle forme definite come carcinoidi, o anche argentaffinomi, perché dotate della capacità di impregnarsi anche di sali di argento oltre che di cromo.

CRISI AFFETTIVE

CRISI AFFETTIVE, termine psichiatrico che descrive le modificazioni dell'esperienza soggettiva di attrazione o di repulsione verso un oggetto, un fatto o una persona. Si tratta di improvvise paure senza ragione comprensibile, alle quali si accompagna una intensa modificazione nella mimica del viso. Durante questi momenti la coscienza è offuscata. Per questo motivo il malato non riesce a ricordarli, una volta che siano trascorsi. Raramente l'esperienza affettiva è piacevole. Si tratta, allora, di una indicibile sensazione di beatitudine. Ancora più rare sono le crisi affettive con reazioni di furore: nel loro complesso queste sono causate dall'epilessia, di cui costituiscono un sintomo non abituale.

CRIPTORCHIDISMI, o ritenzioni testicolari

CRIPTORCHIDISMI, o ritenzioni testicolari, condizioni in cui si verifica una incompleta discesa di uno o di entrambi i testicoli nella borsa scrotale. I criptorchidismi sono molto frequenti alla nascita ( 10 per cento) e discretamente frequenti nell'adolescenza (4 per cento ), mentre sono rari nell'adulto ( 0,25 per cento). La causa è dovuta alla mancata o deficiente migrazione e discesa dei testicoli lungo il canale inguinale (che si verifica normalmente durante la vita intrauterina) per deficienza di stimoli a tale discesa oppure per ostacolo meccanico al transito ( mancata pervietà del canale inguinale), oppure per entrambe le cause (ormoniche e meccaniche); la causa ormonica è più frequente nel criptorchidismo bilaterale, mentre nel criptorchidismo unilaterale il difetto in genere è di tipo meccanico.

I sintomi possono essere limitati al mancato apprezzamento della presenza di un testicolo o di entrambi i testicoli nella borsa scrotale, mentre dopo la pubertà la mancata discesa di entrambi i testicoli può associarsi a deficit di secrezione di ormoni testicolari e a volte può essere accompagnata da segni di sofferenza dell'ipofisi e del diencefalo; a volte si può apprezzare, all'esplorazione, il testicolo nella parte bassa del canale inguinale sotto forma di tumefazione. Nei casi in cui si noti l'apparente assenza bilaterale dei testicoli è opportuno ricercare la costituzione cromosomica sessuale (XY) o ricercare la presenza di cromatina sessuale allo scopo di definire se non si tratti di una situazione disgenetica.

CRIPTOMENORREA mestruazione

CRIPTOMENORREA, dal greco kruptos = nascosto, e menorrea = mestruazione, il termine sta a significare l'esistenza di una mestruazione che non è visibile: cioè vi è mestruazione, ma non fuoriuscita del sangue all'esterno. Tale anomalia si realizza praticamente in tre casi principali: nell'atresia del collo dell'utero, della vagina e dell'imene. Vale a dire quando uno di questi tre organi è obliterato od impervio. La criptomenorrea è quindi progressivamente dolorosa, in modo, cioè, ingravescente, perché il sangue, non potendo essere evacuato, si accumula e distende progressivamente la porzione genitale sovrastante. Essa richiede una diagnosi tempestiva, pena la degenerazione emorragica degli organi interessati. La terapia è chirurgica: semplice nell'atresia imenale, che si corregge con una semplice incisione, più complessa nei casi in cui si richiedono la ricanalizzazione di vagina e collo arresici. Anche la prognosi, in tali casi, è complessa.

CRIPTOCOCCOSI, o torulosi, infezione cronica causata da un fungo

CRIPTOCOCCOSI, o torulosi, infezione cronica causata da un fungo, il Cryptococcus neoformans;questo fungo si trova nel suolo e nei nidi dei piccioni. La maggior parte delle infezioni di cripto-cocco avviene per via inalatoria. Infatti, la sede più colpita è quella respiratoria. La criptococcosi si insedia nei polmoni, dove può restare localizzata e silente con possibilità di guarire spontaneamente o di disseminarsi in qualsiasi parte dell'organismo, specialmente nel cervello (la localizzazione cerebrale è quasi sempre mortale). I sintomi polmonari sono caratterizzati da modica febbre, dolori alle spalle, tosse e infiltrati che sono ben dimostrabili all'esame radiografico. La diagnosi è certa solo quando si riesce a mettere in evidenza con indagini microscopiche i funghi. Le possibilità terapeutiche sono alquanto limitate: l'anfotericina B, l'unico antimicotico disponibile, risulta efficace solo in alcuni casi, a condizione che il trattamento venga istituito prima dell'interessamento del cervello.

CRETINISMO, deficit intellettuale

CRETINISMO, termine psichiatrico molto più restrittivo di quello popolare (che qualifica in tal modo ogni forma di deficit intellettuale), perché si riferisce ad una forma speciale di insufficienza intellettiva, accompagnata ad alterazioni della tiroide e del suo metabolismo, a disturbi della crescita corporea, a ritardo grave nello sviluppo sessuale, ad alterazioni della pelle e a diminuzione dell'udito. Tutti questi organi sono colpiti a causa della disfunzione tiroidea ( atrofia, degenerazione), perciò essa assume un'importanza fondamentale. La malattia era in passato endemica in taluni paesi isolati e montani ( Valtellina, Pirenei, Carpazi). E una forma familiare, manon ereditaria, di cui si conosce ancora poco. Si è pensato che la malattia dipendesse da insufficiente quantità di iodio nell'acqua alimentare, oppure da una forma diffusiva virale, ma nessuna ipotesi è sufficientemente provata. Nel cretinismo endemico si ha anche un ingrossamento dell'ipofisi ed un'alterazione del metabolismo più complessa. Quando la sindrome si è instaurata sembra irreversibile, mentre la somministrazione precocissima di sali jodati ha una funzione profilattica molto evidente.

I soggetti con questa malattia sono di bassa statura (nanismo) a causa del fatto che le cartilagini di coniugazione (quelle che, sviluppandosi, permettono l'allungamento delle ossa e l'aumento della statura) sono alterate e raramente superano l'altezza di un metro. Il viso è caratteristico: il cranio,la fronte, tutta la faccia sono bassi e larghi, la radice del naso è schiacciata, il naso è « all'insù », con narici ampie e rivolte verso l'avanti. La fronte è rugosa, gli occhi piccoli ed infossati, le orecchie grandi, la bocca ampia, con grosse labbra. La pelle del corpo è avvizzita, asciutta, scura. I caratteri genitali (e gli organi genitali stessi) sono di aspetto poco sviluppato. Il desiderio sessuale è appena accennato. Da un punto di vista neurologico risalta la lentezza e difficoltà nel camminare. Da un punto di vista psichiatrico il cretino è un soggetto inerte, apatico, diffidente, insensibile all'ambiente in cui vive, che può essere freddo e sporco, e non manifesta alcuna reazione.

CREATINURIA TOCOFEROLOPRIVA

CREATINURIA TOCOFEROLOPRIVA, presenza nell'urina di quantità anormali di creatina (una sostanza contenuta soprattutto nei muscoli), causata dalla carenza di tocoferolo, o vitamina E. La creatina è di norma assente nell'urina dell'uomo adulto, è presente invece in quella di soggetti di entrambi i sessi fino alla pubertà (da 30 a 400 mg nelle 24 ore), spesso nell'urina di donne adulte, e sempre durante la -gravidanza ed il puerperio. Un'elevata creatínuria è uno dei segni caratteristici della mancanza di tocoferolo nell'alimentazione, mancanza che può determinare sterilità e anomalie della gravidanza. Si potrà somministrare tocoferolo per bocca o iniezione, ma la terapia consiste essenzialmente nell'alimentazione ben equilibrata, ricordando che il tocoferolo è presente nel latte e derivati, tuorlo d'uovo, verdura (insalata, lattuga), frumento, granoturco, olio di arachidi.

CRAUROSI VULVARE, stato patologico della vulva

CRAUROSI VULVARE, stato patologico della vulva in cui predominano l'atrofia e la sclerosi e che, come lesione distrofica, unitamente al Lichensclero-atrofico (LSA), viene considerato stato precanceroso. Colpisce sia la donna giovane che anziana, meno frequentemente l'età della maturità e mai l'infanzia. È molto meno frequente del LSA (rapporto 1 a 10), e si presenta, per solito, con difficoltà e dolori al coito, e con prurito. L'esordio della lesione predilige l'ingresso vaginale, e non tende ad estendersi verso la cute, il perineo e l'apertura anale. Non pare intervengano, nella sua genesi, fattori ormonali, e nemmeno stati emozionali e turbe psicoaffettive.

La lesione, centrovulvare, a livello dell'orificio vulvo-vaginale, va rapidamente incontro a fenomeni di sclerosi (durezza e rigidità), per cui il restringimento provocato dà difficoltà al coito e dolori coitali. R questo il sintomo capitale, veramente rivelatore, e che conduce alla diagnosi. Le mucose genitali sono atrofiche, secche, pallide (tipo burro fresco). L'atrofia delle piccole labbra è costante e progressiva (fino alla loro scomparsa!), Una craurosi vulvare può essere complicata da soffusioni emorragiche o erosioni e fissurazioni (per lo più da grattamento), ma anche da deviazioni verso la leucoplasia o, peggio, verso il cancro.

Nei casi sospetti non esiste che una sola via d'uscita: la biopsia effettuata in anestesia locale. La terapia richiede tempo e pazienza: lavaggi con permanganato di potassio al 1/10.000, o acqua Dalibur leggera, o pennellature di soluzione acquosa di fluorescina al 0,10 per cento. Massaggi locali con creme o pomate corticoidi potenti (betametasone, fluorocinolone, triamcinolone) più antistaminici per togliere il prurito ed evitare i grattamenti. Gli ormoni, per via generale o locale, sono inefficaci. In fase finale, scomparsi i segni funzionali, se non si ripristina l'introito normale, sono indicati dilatazioni diatermiche per permettere i rapporti sessuali.

CRANIOTABE, rammollimento ossa craniche

CRANIOTABE, rammollimento delle ossa della volta cranica apprezzabile alla palpazione. L'osso compresso con il pollice s'infossa e la deformazione, come nel cappello del prete, sparisce subito dopo la compressione. Il rammollimento, dovuto a riassorbimento della sostanza ossea, interessa l'occipitale, le due ossa parietali e ha un'origine rachitica.

CRANIOSTENOSI, o craniosinostosi, insieme di deformazioni craniche

CRANIOSTENOSI, o craniosinostosi, insieme di deformazioni craniche dovute a precoce saldatura delle ossa del cranio. Il cervello è protetto dalla scatola cranica, la quale, a sua volta, è formata da varie ossa che, prima della nascita, si saldano tra di loro. Altre ossa, come si verifica tra frontale, parietali e occipitali, hanno suture (giunzioni ossee) che si saldano nei primi diciotto mesi di vita post-natale.

La saldatura precoce antenatale e postnatale delle ossa craniche determina deformazioni estetiche e alterazioni cerebrali talvolta molto gravi, come cecità, insufficiente sviluppo cerebrale, idiozia e aumento della pressione endocranica. Le varietà più importanti di craniostenosi sono l'atroce falfa, la brachicefalia (il diametro antero-posteriore del cranio supera di poco quello trasversale), la microcefalia ( piccolezza del cranio con arresto di sviluppo del cervello), la oxicefalia (cranio a punta), la scafocefalia ( testa a barca, dolicocefalia esagerata con prevalenza del diametro anteroposteriore), la turricelalia ( cranio a torre), la sindrome di Apert, la malattia di Cruzon ( mascellare superiore poco sviluppato, estrofusione dei globi oculari, prognatismo, ossia prominenza obliqua e in avanti della faccia).

Ne derivano disturbi multiformi ( disturbi neuropsichici, convulsioni, ecc.); malformazioni associate possono essere: anomalie della faccia, degli arti, scarso sviluppo del mascellare superiore, unione delle dita, ecc. In certi casi si può rimodellare il cranio mediante trattamento chirurgico con risultati talvolta ottimi se si opera prima dei sei mesi. Il risultato è soprattutto estetico.

CRANIOFARINGIOMA, tumore dell'ipofisi

CRANIOFARINGIOMA, tumore dell'ipofisi conseguente allo sviluppo di resti del tessuto embrionale; può svilupparsi dentro la sella turcica ( tasca ossea che contiene l'ipofisi) o al di fuori della sella; in un terzo circa dei casi il tumore è solido, mentre negli altri casi mostra formazioni cistiche, più o meno voluminose, talvolta contenenti deposizioni calcaree.

I sintomi sono costituiti essenzialmente da cefalea e vomito ( conseguenti all'aumento della pressione endocranica), da sonnolenza, da disturbi del metabolismo, in particolare dell'acqua e dei sali (causati dalla sofferenza del diencefalo), da alterazioni della innervazione estrinseca degli occhi consistente in ptosi palpebrale ( caduta della palpebra) unilaterale o bilaterale, e con paralisi di uno o più muscoli oculari, nonché da disturbi di tipo endocrino in rapporto alla lesione secondaria della funzione ipofísaria e diencefalica. L'età del paziente (il tumore colpisce preferentemente i soggetti fra i 13 e i 20 anni), le alterazioni radiografiche evidenti a carico della sella turcica e i disturbi sopra riportati consentono abbastanza facilmente l'orientamento diagnostico.

CRAMPI NOTTURNI, contrazioni dolorose involontarie

CRAMPI NOTTURNI, contrazioni dolorose involontarie e in genere passeggere dei muscoli delle gambe, che possono comparire durante il riposo notturno in malati affetti da disturbi della circolazione venosa: si localizzano per lo più al polpaccio e alla faccia posteriore della coscia. Si ritiene che l'accumulo di scorie tossiche, favorito dal ristagno venoso, accentuato a sua volta dal riposo a letto, possa esaltare l'eccitabilità dei muscoli e determinarne l'indesiderata contrazione.

CRAMPI DEGLI SCRIVANI

CRAMPI DEGLI SCRIVANI, sintomi (il origine psicologica indicanti una personalità nevrotica che converte il proprio sintomo in un disturbo della motricità e della sensibilità del braccio e della mano usati per scrivere. Si tratta di un irrigidimento (involontario, poiché la causa psicologica è inconscia) dei muscoli flessori delle dita o di un tremore, per cui diventa impossibile continuare a scrivere o a suonare il pianoforte o a premere un tasto della tastiera o a battere a macchina. Difficilmente (per il modo di comparsa e per l'assenza di altri sintomi) si tratta di un segno di sofferenza organica, ma occorre sempre un esame minuzioso per escludere una miopatia. Sarebbero colpiti particolari gruppi muscolari oggettivamente sottoposti a sforzo e ad usura, perché in questo modo vi sarebbe la possibilità di giustificare la conversione somatica.

COXARTROSI malattia artrosica degenerativa

COXARTROSI, elettiva e prevalente localizzazione della malattia artrosica degenerativa in corrispondenza dell'articolazione dell'anca, o coxofemorale. Le cause sono quelle dovute alla malattia articolare degenerativa. La sintomatologia è rappresentata da difetto articolare dell'articolazione dell'anca, e cioè: difficoltà ai movimenti di abduzione della coscia, alla flessione in avanti e indietro, alla rotazione all'interno e all'esterno della coscia. La coxartrosi viene bene evidenziata dalla radiografia del bacino, in particolare delle anche. Poiché l'articolazione è formata da una cavità che accoglie la testa del femore (acetabolo) e dalla testa del femore stesso, è possibile dimostrare una alterazione nei rapporti articolari e nella conformazione anatomica di queste due ossa.

La nicchia che ospita la testa del femore, cioè l'acetabolo, appare deformata con presenza talvolta eli formazioni ed escrescenze dovute alla malattia artrosica. Talvolta la testa del femore appare gravemente deformata, abnormemente inclinata, o addirittura quasi fusa nei contorni con la cavità che la ospita. Quando la coxartrosi evolve ulteriormente verso il peggio, si può arrivare pressoché al blocco articolare della coxofemorale. Ciò comporta per il malato l'impossibilità di eseguire movimenti di allargamento e di rotazione interna ed esterna delle cosce. In particolare penosa appare la deambulazione, l'accovacciamento, i movimenti di salire e scendere le scale, qualunque altro movimento implichi la motilità attiva o passiva della coscia. Per. non giungere al blocco articolare totale, sono utili terapie ortopediche specifiche. Ma oggigiorno, anche nel blocco totale articolare, è possibile un intervento di artroplastica, innestando cioè teste femorali in acciaio applicate al femore, ricostruendo la nicchia ossea sul bacino che ospita la testa del femore.

COXA PLANA, epilisite

COXA PLANA, epilisite che colpisce il nucleo della testa del femore. Si verifica fra i 5 e i 10 anni e colpisce sia i maschi che le femmine. La causa è probabilmente legata a un deficit di irrorazione sanguigna della parte colpita, che in tal modo cade in necrosi. I sintomi sono rappresentati dal dolore all'anca e zoppicamento. La diagnosi è puramente radiologica e si fonda sulle tipiche alterazioni della testa del femore. La cura è rappresentata solo dalla immobilità a letto che dovrà prolungarsi per molto tempo (2-3 anni) ad evitare deformazioni inemendabili e artrosi. I controlli radiologici consentono di seguire l'evoluzione verso la guarigione.

COWPERITE, infiammazione delle ghiandole di Cowper

COWPERITE, infiammazione delle ghiandole di Cowper, situate ai due lati dell'uretra posteriore. La causa più comune della cowperite è la infezione gonococcica ( vedi blenorragia), cioè la più diffusa malattia venerea. Le ghiandole si ammalano allorche l'infezione passa nel canale uretrale che è in comunicazione diretta con le ghiandole stesse. Nella forma acuta si ha dolore vivo della parte e gonfiore, con rischio di formazione di fistole nel perineo ( tra ano e scroto); nella forma cronica, sempre al perineo, si formano nodi duri, grossi come una nocciola. Attualmente la cowperite è piuttosto rara, data la grande efficacia della cura dell'uretrite con antibiotici, che riesce ad impedire l'infiammazione delle ghiandole annesse all'uretra.

Morbo di Cooley o talassemia maior, o anemia mediterranea, malattia congenita

Morbo di Cooley, o talassemia maior, o anemia mediterranea, malattia congenita consisten- te in anemia di tipo emolitico (i globuli rossi si « rompono » più facilmente di quelli normali quando posti in soluzioni saline): il morbo di Cooley costituisce la forma più grave di tale malattia ed è definita come talassemia maior (vedi talassemia). La condizione morbosa viene trasmessa con carattere autosomico (vedi cromosomiche, malattie) e la condizione di omozigosia ( presenza dell'alterazione nei gameti femminile e maschile, che danno luogo allo zigote) determina le forme più gravi; il gene che trasmette la malattia controlla le catene beta e alfa dell'emoglobina e non consente la trasformazione dell'emoglobina fetale nell'emoglobina dell'adulto.

La malattia colpisce i soggetti nell'infanzia e si riscontra con maggiore frequenza nelle popolazioni delle regioni mediterranee (Spagna, Italia, isole mediterranee, Grecia, Asia Minore); in Italia si riscontra soprattutto in Sardegna, in Sicilia e in Calabria, ma anche nelle Puglie e nel delta padano.

L'anemia è di grado variabile, in rapporto allo stadio della malattia e all'efficienza compensatoria del midollo osseo (che produce i globuli rossi): sono frequenti tuttavia anemie di rilievo, con numero di globuli rossi varianti da 3 milioni a 1 milione per millimetro cubico; caratteristica di tale anemia è anche un basso contenuto di emoglobina e un volume ridotto dei globuli rossi (microciti), i quali frequentemente appaiono anche frammentati; i leucociti ( globuli bianchi) appaiono in genere aumentati; il midollo osseo appare fortemente iperplastico ( attivo e sviluppato) cosicché è anche frequente uno stato di osteoporosi (vedi); l'esame elettroforetico della emoglobina (per evidenziare chiaramente i componenti) mostra una rilevante quantità di emoglobina fetale.

All'esame radiologico lo scheletro mostra la presenza di numerose
e tipiche alterazioni con spiccata porosi ossea (in particolare il « cranio a spazzola », per la presenza di striature trabecolari a disposizione perpendicolare rispetto al tavolato).

CONVULSIONI POSTNATALI

CONVULSIONI POSTNATALI, dopo un periodo di irrigidimento generalizzato (ipertono muscolare), comparsa di spasmi muscolari alternati a rilasciamenti ( spasmi clonici). Si manifestano: fissità dello sguardo, perdita della coscienza, incontinenza di feci e urine. Seguono mal di testa, stato confusionale e sonno profondo. I sintomi possono essere più o meno sfumati; nella pubertà e nell'adolescenza sono constatabili i cosiddetti equivalenti epilettici, caratterizzati da leggeri prodromi, brevi periodi di tono muscolare aumentato, movimenti involontari limitati alla bocca, nausea, vomito; in seguito amnesia (il soggetto non ricorda) o disturbi della sensibilità. Crisi focali o crisi jaksoniane sono quelle convulsioni che iniziano localmente in una regione dell'organismo e si estendono successivamente per tutto il corpo.

Hanno possibilità di recidive immediate o lontane. Le crisi convulsive sono talvolta ravvicinate, talvolta distanziate. E' necessario, per la diagnosi, effettuare l'elettroencefalogramma ( registrazione su foglio dei fenomeni elettrici del cervello per scopi diagnostici). Una puntura lombare deve essere praticata, dopo la prima crisi o in presenza di febbre, nell'intento di escludere un processo infettivo. Altri esami più indaginosi sono necessari se sono motivati altri sospetti, ad esempio la presenza di un tumore cerebrale. Le cause delle convulsioni possono essere: febbre elevata, infezioni del sistema nervoso, traumi come meningiti, ancefaliti, ascessi cerebrali, tetano, tumori del sistema nervoso centrale, anossia (cioè cattiva ossigenazione del cervello), assunzioni dei farmaci e veleni, deficit di calcio, di magnesio, di vitamina B6; insorgenza di malattie che fanno degenerare il sistema nervoso centrale (malattie da virus, rabbia, malattie infettive in generale).

CONVULSIONI NEONATALI, contrazioni involontarie e alternate

CONVULSIONI NEONATALI, contrazioni involontarie e alternate a rilasciamenti, localizzate a pochi muscoli o generalizzate a tutto il corpo. Talvolta coesiste spasmo della glottide ( apertura della parte superiore della laringe, interposta tra le corde vocali). Le convulsioni possono essere causate da: emorragie cerebrali, traumatismo nel periodo del parto, malformazioni del cervello, medicamenti somministrati alla madre ( come anestetici e stupefacenti), ittero con compromissione cerebrale, tetano, diminuzione nel sangue di potassio, calcio, magnesio, glucosio, vitamina B6. In un quarto dei casi la causa sfugge. Per l'alimentazione e le cure vedi convulsioni postnatali.

CONVULSIONI movimenti muscolari anomali

CONVULSIONI, termine neurologico e psichiatrico che descrive movimenti muscolari (solitamente ampi e vistosi) anomali e non finalizzati, dovuti a contrazioni continue o ritmiche dei singoli fasci della muscolatura volontaria ( senza che intervenga la intenzionalità del soggetto). In alcuni casi si ha perdita della coscienza (come nelle convulsioni epilettiche), in altri questa non è del tutto abolita (come nelle convulsioni isteriche). In quest'ultimo caso (convulsioni isteriche) la contrazione dei muscoli può far assumere al corpo l'atteggiamento ad arco di cerchio per iperestensione dorsale o può provocare contorcimenti, come in un clown.

Le convulsioni epilettiche si manifestano con caduta a terra, irrigidimento generale di tutti i muscoli (flessori ed estensori) — fase tonica — successive brusche contrazioni che si manifestano con brevi intervalli di rilasciamento — fase clonica —, cianosi ( colore bluastro della pelle a causa della insufficiente ossigenazione dei tessuti dovuta ad arresto respiratorio ed a contrazioni spastiche della muscolatura delle arteriole), sudorazione, salivazione (dovute alla stimolazione dei centri nervosi neurovegetativi profondi), bava alla bocca con striature di sangue ( dovuta alla espulsione violenta dell'aria dai polmoni, per contrazione dei muscoli respiratori, mescolata alla saliva ed al sangue che proviene dalla morsicatura della lingua e delle labbra), perdita di urina e feci ed insensibilità delle pupille alla luce.

Le crisi epilettiche durano pochi minuti, non vengono ricordate dal malato e possono comparire anche durante il sonno. Tutti questi sintomi le differenziano dalle convulsioni isteriche, che si hanno sempre in presenza di qualche osservatore (poiché esprimono una conversione somatica dimostrativa) e che non portano mai reali danni fisici (caduta e morsicatura). In alcune forme di epilessia non si hanno le convulsioni generalizzate prima descritte, ma solo contrazioni cloniche di qualche fascio muscolare.

CONVERSIONE

CONVERSIONE, termine di origine psicanalitica con il quale si descrivono i meccanismi inconsci che permettono ai conflitti interiori di scaricare la propria ansia attraverso una espressione simbolica esterna. I conflitti vengono così convertiti, ad opera delle difese psicologiche, in sintomi fisici o comporta-mentali. Si parla di conversione del comportamento quando i sintomi diventano azioni, movimenti o parole; di conversione fisiologica quando i sintomi si esprimono utilizzando funzioni corporee normali ( che, oltre al proprio significato funzionale, ne hanno, perciò, un altro simbolico, olico, di difesa inconscia); di conversione psicologica quando l'ansia è diminuita attraverso simboli e sintomi psicologici, nei quali la rimozione è mantenuta e la soluzione dei conflitti segue strade diverse; di conversione somatica per indicare una malattia, inizialmente priva di segni organici oggettivi, nella quale convogliano simbolicamente gli elementi del conflitto inconscio, scaricando così l'ansia in essi contenuta.

La conversione somatica è spesso usata come sinonimo di isteria. Quando il soggetto ricorre alla soddisfazione simbolica degli impulsi ripudiati attraverso l'implicazione del corpo, coinvolge nella propria' partecipazione affettiva quelle parti che sono normalmente sotto il controllo della volontà. Occorre dire che è spesso presente anche una espressione simbolica delle difese psicologiche profonde, di cui la conversione somatica è un tentativo di superamento. Talora si usa il termine di somatizzazione per indicare il meccanismo della conversione somatica, oppure il termine di conversione psicosomatica. Somatizzazione descrive preferibilmente la conversione fisiologica, mentre psicosomatica quella patologica.

Contusione schiacciamento dei tessuti

Contusione, conseguenza dello schiacciamento dei tessuti per l'urto violento con un corpo duro, senza lacerazione della pelle. Si manifesta con arrossamento, tumefazione, dolore. Quasi subito, o dopo qualche giorno, compare sotto la pelle un'ecchimosi, ossia una macchia violacea che in seguito diviene di colore verdastro, poi giallo carico e giallo chiaro, dovuta alla rottura di piccoli vasi sanguigni. Applicare subito compresse imbevute di acqua fredda o di acqua vegeto-minerale, o borsa con ghiaccio, interponendo fra esse e la cute un panno di lana, e tenere la parte offesa in assoluto riposo. Dopo 2-3 giorni sono invece indicate applicazioni calde per favorire l'afflusso di sangue e la guarigione, e leggeri massaggi per facilitare il riassorbimento dello stravaso sanguigno.

CONTROTRANSFERT

CONTROTRANSFERT, termine psicanalitico che descrive la reazione del terapeuta verso il malato in rapporto all'influenza che quest'ultimo esercita su di lui. E' il termine coniato da Freud per indicare le risposte inconsce dell'analista all'inconscio del suo paziente. Si tratta di una interazione di disturbo nel rapporto terapeutico. L'analista non dovrebbe reagire difendendosi a livello inconscio, ma mantenendosi disponibile. Per questo è necessario che venga egli stesso analizzato, in modo che possa imparare a riconoscere le proprie reazioni profonde, eliminandole dal rapporto terapeutico. Freud suggeriva che il problema venisse risolto con l'autoanalisi sistematica del terapeuta.

Oggi si accetta il controtransfert come un fatto sostanzialmente positivo nella terapia, poiché costituisce un rapporto autentico e profondo tra analista e analizzato, capace di permettere una comunicazione tra i due non più solo verbale, ma anche affettiva (empatica). Se questa percezione empatica dei problemi dell'analizzato disturba (inconsciamente) l'analista, questi può non riuscire a cogliere i contenuti inconsci del malato, o, identificandosi con essi, rimuoverli egli stesso fuori dalla propria coscienza. Un aspetto importante e negativo del controtransfert è la possibilità che si instauri un vero e proprio rapporto affettivo tra analista e paziente o che il paziente rappresenti per l'analista una figura che richiama i genitori.

Controcarica

Controcarica, termine psicanalitico che indica la tendenza del preconscio a rifiutare intrusioni fastidiose da parte dell'inconscio. La rimozione, come meccanismo di difesa, deve trattenere gli elementi di disturbo in condizioni da non poter emergere. Vi è un rapporto tra la controcarica esterna e la rimozione, da un lato, e la controcarica interna e la regressione dall'altro. La controcarica esterna, presente negli isterici, obbliga l'Io a limitare la propria azione nella realtà circostante, facendolo ritirare su posizioni più infantili. La controcarica è una specie di energia inconscia che si contrappone, dunque, alla carica di energia posseduta dagli istinti (sempre inconsci) che si devono realizzare. Si tratta di un meccanismo di rassicurazione sociale, che impedisce al bisogno di soddisfarsi per non creare conflitti non controllabili con il Super Io.

Sindrome di Conn o iperaldosteronismo

Sindrome di Conn, o iperaldosteronismo, o iperaldosteronismo primario e secondario, sindrome dovuta ad un eccesso di attività di uno strato della ghiandola corticosurrenale ( denominato zona glomerulare) con conseguente abnorme produzione di ormoni mineralocorticoidi, attivi nel trattenere l'acqua circolante e il sodio e nel favorire l'eliminazione renale del potassio: il più importante di tali ormoni è l'aldosterone. Lo stimolo alla iperattività della zona glomerulare corticosurrenale è in genere costituito da un adenoma che si sviluppa nel tessuto stesso, oppure da un aumento delle cellule tissutali senza particolari alterazioni.

In taluni casi l'eccesso di secrezione di mineralocorticoidi e in particolare di aldosterone non è dovuto ad alterazioni della zona glomerulare, ma è secondario a squilibri idroelettrolitici ( diminuzione dei liquidi circolanti per disidratazione, emorragie cospicue, edemi di origine cardiaca, renale, ecc.); la diminuzione della concentrazione del sodio e l'aumento di quella del potassio costituiscono infatti lo stimolo fisiologico alla increzione dell'ormone (l'eccesso di secrezione di aldosterone può anche essere dovuto alla incapacità del fegato di trasformare l'ormone a causa di lesione della cellula epatica); si parla infatti in tali casi di aldosteronismo secondario, in contrapposizione all'iperaldosteronismo primario, dovuto all'alterazione surrenalica.

sabato 29 novembre 2008

CONGIUNTIVITE, malattia infiammatoria della congiuntivi

CONGIUNTIVITE, malattia infiammatoria della congiuntivi, la membrana mucosa, sottile, che riveste il globo dell'occhio a partire dalla periferia della cornea e poi si riflette a rivestire la parete posteriore delle palpebre. Le congiuntiviti si manifestano con i segni più svariati: dolore, sensazione di corpo estraneo, fotofobia, arrossamento, dilatazione dei vasi sanguigni, stravasi amatici, secrezione catarrale o purulenta, membrane per nevrosi del tessuto leso, formazione di follicoli opalescente, salienti e trasluddi o di papille a forma di « grani di melograno », ecc. Esistono diversi tipi di congiuntiviti a seconda dell'agente causale.

Si possono ricordare le congiuntivite purulenta, le congiuntiviti catarrale, le congiuntivite a false membrane (difterite), le congiuntiviti follicolari (linfatismo), le congiuntiviti virali, il tracoma, le congiuntiviti primaverili, le congiuntivite tubercolari e paratubercolari, quelle luetiche, le congiuntiviti micoticbe (da funghi), le congiuntiviti allergiche, le congiuntiviti da malattie della pelle ( acne rosacea, ecc. ), le congiuntiviti da cause chimiche e fisiche (raggi). La terapia è naturalmente assai diversa a seconda della causa che provoca la malattia.

CONGESTIONE PELVICA, aumento di afflusso sanguigno nel piccolo bacino (pelvi)

CONGESTIONE PELVICA, aumento di afflusso sanguigno nel piccolo bacino (pelvi). Può essere di due tipi: attiva, quando l'aumentato afflusso è di tipo arterioso, oppure passiva, quando il ristagno riguarda il sangue venoso. Nella patalogia femminile si parla quasi sempre e soltanto del secondo tipo, cioè della congestione passiva, come espressione di un rallentato od ostacolato deflusso del sangue venoso. Molte possono essere le cause che determinano tale quadro patologico, e tra queste ricordiamo i tumori, le infezioni utero-annessiali, le parametriti; le marposizioni uterine (retroversione, retroflessione c, anche, lateroversione) ed il varicocele pelvico (l'abriorme dilatazione, di tipo varicoso, delle vene della pelvi). La sintomatologia è caratterizzata soprattutto dal dolore gravativo pressoché continuo nella pelvi, con frequenti esacerbazioni in corrispondenza di sforzi o fatiche, nel periodo mestruale e dopo il coito, con irradiazioni al sacro, al parino, ed alla radice delle cosce. Concomitano frequentemente episodi menorragici, abbondanza del flusso mestruale, dispareunia (difficoltà e dolorabilità nella vita sessuale), leucoxantorrea (perdite vaginali) e, spesso, prurito.

CONGESTIONE

CONGESTIONE, termine antiquato, un tempo molto diffuso nel linguaggio comune, che sta ad indicare un iperafflusso di sangue in un determinato organo. Si può avere congestione cerebrale, polmonare e via dicendo. Un'affluenza patologica di sangue al polmone può verificarsi nel corso di affezioni infiammatorie (polmonite), oppure in dipendenza di disturbi cardiaci, come nell'insufficienza cardio-circolatoria. Queste esemplificazioni dimostrano, dunque, quanto sia vago il termine di congestione.

CONFUSIONE MENTALE

CONFUSIONE MENTALE, termine italiano che descrive l'amenza dei tedeschi e la malattia acuta (mentale) degli anglosassoni. Si riferisce ad un offuscamento della coscienza, accompagnato da disorientamento nel tempo e nello spazio, causato da una sofferenza generale organica e, talora, simultaneo ad un delirio onirico (esperienza simile a quella di chi sogna). E' una malattia di breve durata, che preferisce gli anziani, ma può comparire in ogni età della vita.

CONFABULAZIONE, rievocazione dei ricordi

CONFABULAZIONE, termine psichiatrico con il quale si descrivono le infedeltà nella rievocazione dei ricordi ( talora dette anche paramnesie o allucinazioni della memoria). Il soggetto, di solito malato, riempie con invenzioni, le lacune del ricordo e ricostruisce, senza avvedersene, una realtà diversa da quella sperimentata nel passato. Può accadere che il soggetto consideri un ricordo come un fatto attuale (ad esempio, non avvertendo che sta ripetendo cose dette da altri); in questo caso si parla di criptamnesia. Più frequentemente il malato avverte le lacune mnemoniche e inventa intenzionalmente certi fatti ai quali finisce per credere come se fossero realmente accaduti ed appartenessero alla sua esperienza passata; in questo caso si parla di pseudologia fantastica. Talora la confabulazione (o semplicemente labulazione) comporta l'invenzione di avvenimenti fantastici ed assurdi, impossibili per il soggetto che li racconta, senza che egli colga la possibilità di un controllo da parte dell'ascoltatore. La confabulazione è un sintomo essenziale nella sindrome tossica di Korsakoff.

CONDROSARCOMA tumore maligno di natura cartilaginea

CONDROSARCOMA, tumore maligno di natura cartilaginea che si sviluppa con maggior frequenza nel femore, bacino, omero, coste e rappresenta il 10 per cento dei tumori primitivi dell'osso. La causa è ignota. L'età media nella quale si presenta è intorno ai 40 anni, sia nel sesso maschile che femminile. I sintomi iniziali sono rappresentati gene- ralmente da dolore modesto che però si fa più in- tenso nel giro di pochi mesi. Se il tumore colpisce la periferia dell'osso si ha anche tumefazione. La diagnosi viene fatta in base al quadro radiologico e si manifesta con rarefazione e maggior trasparenza della struttura. Può essere difficile, specie nella forma più iniziale, distinguerlo da una manifestazione benigna come ad esempio il condroma . Può restare anche per lungo tempo circoscritto alla zona di insorgenza e l'unica terapia, a questo stadio, è l'intervento che consiste in una generosa asportazione. La roentgenterapia è senza efficacia. Il tumore dà luogo a metastasi che in generale si manifestano ai polmoni. L'evoluzione è sempre fatale e la prognosi è infausta.

CONDRODISTROFIA

CONDRODISTROFIA, termine che comprende molte varietà e di cui l'acondroplasia rappresenta la forma più nota e diffusa. In Corea, Manciuria e Siberia vi è una forma di condrodistrofia a carattere endemico con ritardo, irregolarità e insufficienza dell'ossificazione a livello delle cartilagini. Il gargoilismo colpisce il viso che viene deformato a tipo di maschera ed è accompagnato da idiozia più o meno spiccata. Esiste anche una varietà molto grave denominata condrodistrofia toracica asfissiante in cui l'abbondante sviluppo delle cartilagini, in sede costale posteriore, conferisce rigidità alla gabbia toracíca che non potendo espandersi a sufficienza durante la respirazione, determina una grave insufficienza respiratoria con sintomi di asfissia. In questi casi la sopravvivenza del soggetto non va al di là dei 2 anni.

CONDROBLASTOMA

CONDROBLASTOMA, raro tumore benigno formato da cellule cartilaginee poco mature (condroblasti) e localizzato elettivamente nelle ossa degli arti, in vicinanza delle articolazione; colpisce soprattutto giovani dai 10 ai 30 anni, di preferenza di sesso maschile; al suo inizio provoca dolori specie notturni e difficoltà ai movimenti, solo in un secondo tempo la parte colpita si ingrossa; in presenza di disturbi di questo tipo occorre sottoporsi ad una radiografia, che consentirà una diagnosi quasi sicura, anche se talvolta il condroblastoma può avere aspetti radiologici che sono simili a quelli di tumori cartilaginee maligni, la distinzione dai quali esige un prelievo di un frammento del tumore ed una sua analisi al microscopio. Il condroblastoma ha un decorso clinico molto lento e, in rari casi, può trasformarsi in una variante maligna, sicchè a diagnosi avvenuta è sempre indicato un intervento chirurgico di asportazione, che è seguito da guarigione: questo tumore non è sensibile ai raggi.

CONDILOMI ACUMINATI

CONDILOMI ACUMINATI, volgarmente detti creste di gallo, espressione di una malattia venerea, cioè trasmessa attraverso i rapporti sessuali. Le parti colpite sono quindi gli organi genitali maschili e femminili; meno frequentemente anche altre parti che vengono a contatto durante il rapporto, cioè l'ano, le pieghe inguinali, le labbra, la lingua, le ascelle. Anche altre vie, sempre eccezionali, possono trasmettere la malattia: i pannolini infetti, l'asse del water, il bide, il termometro, ecc. La causa dell'infezione è la presenza di un virus molto contagioso e che ha le stesse caratteristiche di quello delle verruche. E' in grado, quindi, di contagiare e di autoinocularsi nello stesso soggetto moltiplicando perciò le lesioni. La lesione è una escrescenza carnosa di grandezza molto variabile, a forma quasi di cavolfiore, con un peduncolo; spesso le escrescenze si uniscono a grappoli e nelle zone più calde o umidicce aumentano di volume (ano). In genere non danno fastidio, né dolore, né prurito. L'unica cura è la distruzione completa, con ago elettrico o con applicazione di creme o lozioni caustiche ( podofillina, nitrato d'argento, acido tricloroacetico).

CONDILOMA PIANO

CONDILOMA PIANO, manifestazione della sifilide, nello stadio secondario, a livello delle mucose, intorno ai genitali o all'ano. Compare da tre a sei settimane dopo la prima manifestazione luetica (sifiloma), e perciò da sei a nove settimane dopo il giorno del contagio. La lesione è provocata dal Treponema, o Spirocheta pallida, microrganismo a forma di spirale che è il propagatore della sifilide nella razza umana. Il condiloma piano si presenta come una massa molle, rossa, a superficie umida, liscia, e può raggiungere la dimensione di un centimetro. E' contagioso, perché ricco di spirochete. La cura è quella della sifilide in periodo secondario: cicli di penicillina e di bismuto.

CONDILOMA, neoformazione di aspetto verrucoso

CONDILOMA, neoformazione di aspetto verrucoso, di origine virale, che compare quasi sempre in forma multipla, con sede preferenziale sul pene, sulla vulva o attorno al foro anale; è spesso legata, nella sua insorgenza, a cattiva igiene intima. Il condiloma è una proliferazione benigna delle cellule epiteliali e si presenta clinicamente come una rilevatezza piccola, a superficie irregolare, di colorito roseo o grigio. La cura consiste nella coagulazione con elettrobisturi e va fatta perché, sia pure in casi eccezionali, il condiloma può rappresentare sede di insorgenza di un carcinoma.

COMUNICAZIONE INTERVENTRICOLARE

COMUNICAZIONE INTERVENTRICOLARE, pervietà anomala del sepimento che divide ventricolo destro da ventricolo sinistro. La causa è congenita: si nasce con il cuore malformato. I sintomi classici della comunicazione interventricolare sono: aumento della pressione nell'ambito del circolo polmonare, cianosi diffusa, difficoltà di respiro al minimo sforzo, ingrossamento complessivo di tutto il profilo cardiaco. Naturalmente i disturbi sono tanto più accentuati, quanto più grande è il « buco » sul sepimento interventricolare. Il cardiologo ascolta un caratteristico soffio vicino alla punta del cuore, nonché un rinforzo del secondo tono sulla polmonare. Il sangue tende, per giochi di pressione, a invadere maggiormente il ventricolo destro passando attraverso il pertugio. L'intervento cardiochirurgico è più complesso che nella comunicazione interatriale, e si deve tener conto delle condizioni generali del circolo del malato, se questi è cardiopatico di vecchia data.

COMUNICAZIONE INTERATRIALE, tipica cardiopatia congenita

COMUNICAZIONE INTERATRIALE, tipica cardiopatia congenita, consistente nella persistenza della pervietà del setto che divide i due atri o orecchiette cardiache (in genere alla nascita il setto si chiude automaticamente). Esistono vari tipi anatomici di sede di questa anomala pervietà. Uno è del tutto insignificante (persistenza del forame ovale), e quindi sintomaticamente tollerato; altri sono invece più complessi e problematici (ostium primum, ostium secundum), Per un gioco di pressioni, il sangue viene spinto da un settore all'altro, con ingorghi di circolo e imperfetta ossigenazione del sangue. Il malato può presentare importante alterazione della emodinamica sanguigna, cioè della circolazione, in particolare del piccolo circolo polmonare.

COMMOZIONE LABIRINTICA contusione cranica senza frattura

COMMOZIONE LABIRINTICA, sindrome imputabile a contusione cranica senza frattura della rocca petrosa; sarebbe dovuta a microscopiche emorragie nel labirinto membranoso, accompagnate da microscopiche alterazioni regressive delle strutture sensoriali; la sintomatologia è caratterizzata da cefalea gravativi, ipoacusia di percezione e vertigini; la sintomatologia vertiginosa tende ad attenuarsi sia per il regredire delle lesioni anatomiche che per l'instaurarsi di fenomeni centrali di compenso; anche l'ipoacusia è suscettibile di regressione, almeno parziale; la terapia è puramente sintomatica.

COMMOZIONE CEREBRALE immediata perdita di coscienza

COMMOZIONE CEREBRALE, sindrome neurologica che descrive l'immediata perdita di coscienza, il pallore del viso, l'aumento della pressione al- l'interno della scatola cranica, il respiro superficiale, i muscoli completamente rilasciati, la perdita dei riflessi, la scomparsa della sensibilità, l'incontinenza per le urine e le feci, un aumento della glicemia ( quantità di glocosio nel sangue) e dell'azotemia ( quantità di azoto nel sangue). La commozione cerebrale è causata, nella quasi totalità dei casi, da un impatto violento della testa contro una superficie molto dura e piana.

Il colpo crea una serie di onde (dovute all'urto) che scuotono la massa del cervello e si dirigono verso le sue zone centrali e profonde. La commozione cerebrale non si accompagna a lesioni vere e proprie, ma rappresenta la conseguenza della violenta agitazione della massa cerebrale. Solitamente regredisce, in pochi minuti o in poche ore, con ripresa della coscienza, senza postumi, salvo una modesta cefalea. Se la commozione cerebrale dura più a lungo si deve pensare al peggio ( sempre escludendo lesioni specifiche), poiché la frequenza respiratoria si fa velocissima, fino alla paralisi della respirazione e morte. Alla commozione cerebrale può seguire una nevrosi traumatica con le relative implicante psicologiche. Durante la fase centrale incosciente della commozione cerebrale, l'elettroencefalogramma mostra ampie onde lente ( con frequenza di 1-2 cicli al secondo), diffuse sui due emisferi, che scompaiono con la normalizzazione (aumentando progressivamente la frequenza fino a 8- 13 cicli al secondo).


Se dopo alcuni giorni il tracciato elettroencefalografico continua a presentare onde lente, significa che vi è una compromissione organica (ad esempio un'emorragia). In questo caso il tracciato diventa asimmetrico. Se il trauma cranico ha provocato un danneggiamento anatomico di qualche zona cerebrale si parla di contusione cerebrale e non più di semplice commozione. In questo caso i sintomi di localizzazione possono essere irrilevante, perché la zona lesa è funzionalmente muta ( con il termine mute si indicano, appunto, le aree cerebrali la cui compromissione non dà segni clinici osservabili), oppure i sintomi si possono riferire alla parte opposta a quella colpita. La coscienza può rimanere presente. Nella contusione cerebrale, alla distanza di mesi e persino di anni, si può avere come conseguenza un'epilessia, o una emorragia tardiva.

COMA, perdita di coscienza prolungata e profonda

COMA, perdita di coscienza prolungata e profonda (a differenza della sincope, che è breve), durante la quale il malato non avverte gli stimoli dolorosi o reagisce ad essi con risposte motorie elementari, che indicano meccanismi di difesa primordiali ed automatici. Quando il grado di perdita di coscienza è modesto, taluni parlano di pre-coma, altri di coma vigile. In questa forma attenuata, possono permanere manifestazioni di confusione mentale e di agitazione psicomotoria, talora con insonnia. Nel coma non sempre si ha un ritorno alla situazione normale, e la risposta volontaria a stimoli anche molto vivaci è spesso impossibile, tanto che l'intensità dello stimolo capace di suscitare risposta può essere considerata un indice della gravità della situazione. La profondità del coma è talora definita in gradi; il terzo grado è sinonimo di coma profondo ed irreversibile.

Il coma può avere cause intracraniche ( tumori cerebrali, malattie vascolari, traumi al capo, infezioni del sistema nervoso centrale, epilessia, aumento della pressione del liquido cefalorachidiano, ecc.), o extracraniche ( gravi emorragie, infarto cardiaco, improvviso aumento o diminuzione della pressione arteriosa, variazioni nella composizione del sangue da diabete, acido urico, insufficienza epatica, da intossicazioni alcooliche, barbituriche, da stupefacenti, ecc.). Tra i comi di più frequente riscontro si hanno: il coma diabetico, che insorge molto lentamente in soggetti in grave denutrizione, con cefalea, vomito abituale, frequenti dolori addominali con diarrea, polso piccolo e rapido, cute secca, lingua asciutta e patinosa, pupille dilatate (midriasi) e torpide, bulbi oculari mollicci alla compressione, mancanza dei riflessi tendinei, bassa pressione arteriosa e presenza di iperglicemia, glicosuria, albuminuria, acetonuria e urobilinuria. La risposta al trattamento insulinico è lenta.

Il coma ipoglicemico, dovuto ad insufficiente alimentazione o ad eccessiva quantità di insulina iniettata anche in diabetici (occorre fare attenzione ad alcuni farmaci stimolanti l'appetito che contengono tale ormone) che insorge rapidamente, in pochi minuti, in soggetti che possono avere anche un normale stato di nutrizione, con cefalea, tremori muscolari, pelle sudata, lingua bagnata, pupille molto piccole (miosi), ipoglicemia ed immediata risposta al trattamento con glucosio endovena. Il coma epatico si ha in varie forme di sofferenza del fegato, sia acute che croniche, insorge gradualmente in soggetti con cattivo stato di nutrizione generale, che presentano cefalea e vomito, polso piccolo, cedevole e frequente, respiro irregolare, alito fetido, cute giallo-itterica, lingua arida e nerastra, diminuzione d'ella pressione arteriosa, albuminuria, urobilinuria e lieve iperglicemia.

COLPO DI SOLE o insolazione

COLPO DI SOLE, o insolazione, è la conseguenza di un'intensa e prolungata esposizione ai raggi solari; aggravata dallo stare a capo scoperto, dall'attività muscolare eccessiva, da abbondante ingestione di cibo o di bevande alcooliche. Si manifesta col mal di capo, vertigini, nausea, malessere generale, senso di stanchezza, affanno di respiro, talvolta febbre, viso congesto, nei casi gravi delirio e vomito. Il soccorso deve essere immediato: si porti il sofferente all'ombra, in un luogo fresco e ventilato, si slaccino gli abiti, si applichino compresse fredde e possibilmente ghiaccio sul capo, che sarà tenuto più alto delle spalle, si effettui la respirazione artificiale se il respiro è molto debole o sospeso. Si facciano bere 3-4 bicchieri d'acqua fresca contenenti ciascuno mezzo cucchiaino di sale, uno ogni quarto d'ora, ma non alcoolici né bevande stimolanti.

COLPO DI CALORE

COLPO DI CALORE, può manifestarsi nelle zone calde, soprattutto in soggetti non acclimatati e sottoposti ad attività fisica piuttosto intensa, come una marcia assai lunga. È la conseguenza di una insufficiente dispersione di calore dal corpo, soprattutto quando la ventilazione è scarsa e l'aria è ricca di umidità, per cui viene ostacolata la sudorazione. Perciò il colpo di calore può aversi anche quando non c'è sole, anzi specialmente nelle giornate con cielo coperto, afose per l'intensa umidità ambientale. La sintomatologia è uno stato di collasso con pallore, prostrazione, polso debole e frequente. In alcuni casi i sintomi insorgono improvvisamente, qualche volta addirittura in maniera fulminante, mortale. Occorre trasportare subito il paziente in un luogo fresco e ventilato, sdraiandolo all'ombra con la testa e le spalle leggermente sollevate, spogliarlo degli indumenti troppo pesanti, spruzzargli addosso getti d'acqua fredda, avvolgere la testa ed il corpo in asciugamani o lenzuola imbevuti d'acqua fredda. Massaggiare le gambe dai piedi verso l'alto, in direzione del cuore. Si diano da bere 3-4 bicchieri d'acqua contenenti ciascuno mezzo cucchiaino di sale, uno ogni quarto d'ora, ma non alcoolici né bevande stimolanti.

COLPOCELE

COLPOCELE, dal greco kolpos = vagina, e kele = ernia, definisce la comparsa, al di fuori della vulva, di una tumescenza tondeggiante, di consistenza molle-elastica, non propriamente dolorosa (provoca al massimo un senso di peso fastidioso), che risulta essere la parete vaginale estroflessa. Dietro alla parete vaginale prolassata esistono, ov- viamente, organi che vengono coinvolti in questa « discesa ». Dietro alla parete vaginale anteriore c'è la vescica, dietro quella posteriore c'è il retto. Ecco perché più precisamente il colpocele anteriore è chiamato cistocele, e quello posteriore rettocelo. Il colpocele, eccezionalmente congenito, raro nelle nullipare, è quasi sempre acquisito, e riconosce, come causa principale, le gravidanze plurime ed i parti o di feti voluminosi (macrosomi), o comunque operativi ( applicazione di forcipe), cause queste che provocano il cedimento dei muscoli e delle aponeurosi perineali che sostengono l'impalcatura pelvigenitale. Ma anche rapidi dimagramenti, l'involuzione senile, la stitichezza cronica, gli esagerati e continui aumenti della pressione endoaddominale ( tosse, tumori) possono essere chiamati in causa.

La sintomatologia, oltre al senso di ingombro vulvare o di fuoriuscita della tumescenza, contempla vaghi doloretti addominali (da stiramento dei legamenti) e senso di peso vaginoperineale. Spesso concomitano disturbi urinari: le cistiti frequenti e l'incontinenza urinaria da sforzo. La diagnosi è facile. La prognosi buona. La terapia essenzialmente chirurgica: i pessari sono limitati alle pazienti non operabili per concomitanti gravi malattie e che renderebbero troppo alto il rischio operatorio.

SENTIMENTI E COMPLESSI DI COLPA psicanalisi da Freud

SENTIMENTI E COMPLESSI DI COLPA, termini introdotti nella psicanalisi da Freud, ad indicare « la tensione tra il severo Super Io e l'Io che gli è subordinato », la quale si manifesta nel bisogno di punizione e nasce « dal complesso di Edipo al momento dell'uccisione del padre da parte dei fratelli associati ». Il senso di colpa « costringe a rinunciare agli appagamenti istintuali », ma non è cosciente. Tuttavia ostacola la guarigione (psicanalitica) del nevrotico, facendolo sentire « malato », ma non colpevole. Il senso di colpa non è in relazione quantitativa con le cause che lo sostengono.

La gratificazione, il piacere provato verso se stessi nel considerarsi positivamente e meritevoli dell'attenzione altrui (narcisismo) possono essere una delle cause del senso di colpa. Anche il tentativo di rendersi autonomi ( dalla madre, dalla famiglia, dall'ambiente) può generare, a causa dell'intervento del Super Io, una sgradevole ed inconscia esperienza di colpevolezza. Il senso di colpa, impone, secondo la psicanalisi, la necessità del sacrificio ed il bisogno di riparazione ( sempre inconsci). La necessità del sacrificio deriva dall'aggressività verso se stessi, mentre il bisogno di riparazione indica il desiderio di recuperare « l'oggetto d'amore ». La colpevolezza è un momento di crescita (o di evoluzione) della personalità, non un fine. Nel senso di colpa si realizza l'inverso del proverbio latino: non più morte tua, vita mia, ma morte mia, vita tua ».

COLOBOMA AURIS, malformazione del padiglione auricolare

COLOBOMA AURIS, malformazione del padiglione auricolare costituita da suddivisione del lobulo in due parti, anteriore e posteriore; può essere congenito, od acquisito in seguito all'uso di orecchini tesanti; la terapia è chirurgica e consiste nella sutura delle due parti previa cruentazione dei margini.

COLOBOMA, anomalia di forma del foro pupillare

COLOBOMA, anomalia di forma del foro pupillare che si presenta irregolare invece che perfettamente circolare come dovrebbe. Grosso modo si presenta come un buco di serratura capovolto. La causa può essere varia: un'anomalia congenita, l'atrofia parziale dell'iride per un'infiammazione precedente o per un processo distrofico, a volte un trauma o un precedente intervento sull'occhio. Porta notevoli disturbi a causa della fotofobia per impossibilità di diaframmare la quantità di luce che penetra nell'occhio e per l'astigmatismo che consegue. La fotofobia può essere ridotta con l'uso di adatti occhiali da sole e l'astigmatismo corretto con lenti da occhiali.

COLLASSO, quadro cardiocircolatorio, complesso,

COLLASSO, quadro cardiocircolatorio, complesso, essenzialmente contraddistinto dalla caduta della pressione sanguigna in tutta la circolazione. Si accompagna a senso di stanchezza estrema (astenia), a torpore psichico, a sudorazione fredda alla fronte. Le cause del collasso sono varie; la principale è l'improvvisa insufficienza del cuore, che pompa poco e male (miocardite acuta in corso di malattie infettive, infarto del miocardio, pericardite con versamento pericardico abbondante che tampona il cuore). Portano al collasso anche le gravi emorragie che all'improvviso provocano una forte diminuzione della quantità globale del sangue in circolo. Tendono al collasso, ancora, il diabete scompensato in fase di coma e le gravi malattie del rene e del fegato non più equilibrate, cioè scompensate.

COLLAGENOSI, o collagenopatie, o mesenchimopatie

COLLAGENOSI, o collagenopatie, o mesenchimopatie, gruppo di malattie in cui si verificano alterazioni caratteristiche a livello del tessuto connettivo, dei vasi e, contemporaneamente, modificazioni dei meccanismi immunitari. Le principali forme morbose su base collagenosica sono: il reumatismo articolare acuto, o febbri reumatiche, l'artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico, la periarterite o panarterite nodosa, la sclerodermia, la dermatomiosite e probabilmente anche la glomerulo-nefrite. Pur non essendo note le cause della collagenosi, tuttavia è appurata l'essenziale importanza di fattori genetici, responsabili di anomalie del sistema immunitario. Nei soggetti predisposti, a causa dell'intervento di fattori scatenanti ( infezioni, traumi, disturbi biochimici e metabolici) si possono verificare reazioni auto-immunitarie che determinano auto-distruzione dei propri tessuti. La teoria auto-immunitaria, infatti, rappresenterebbe la base comune delle collagenosi.

COLITE, processo infiammatorio del colon

COLITE, processo infiammatorio del colon a carattere dilluso, se vi è interessamento di tutto l'intestino crasso, oppure a carattere segmentario, se l'affezione interessa singoli tratti (tiflite o infiammazione del cieco, sigmoidite o infiammazione del sigma). A seconda del decorso o del tipo di lesione si parla rispettivamente di colite acuta o cronica, di colite catarrale e di colite ulcerosa. Sovente si abusa nel diagnosticare una colite a causa di vaghi disturbi riferiti all'intestino crasso.

Queste forme, la cui natura è più a carattere funzionale che anatomico, con maggior proprietà vengono definite come colon irritabile e sono caratterizzate dai seguenti sintomi: dolorabilità addominale con localizzazione del dolore lungo il percorso del colori: diarrea che si alterna a stitichezza con emissione di feci di calibro ridotto quando i dolori addominale sono più vivaci, oppure contenenti muco. In ragione di queste capricciose manifestazioni, sono state date a queste formo, denominazioni diverse, entrate nel linguaggio comune, quali colite spastica e colite mucosa. Nelle forme più lievi queste sofferenze sono molto diffuse e di osservazione più frequente nel sesso femminile.

Il paziente riferisce una persistente stitichezza con dolore al quadrante addominale inferiore di sinistra che viene alleviato dalla defecazione. Con i sintomi intestinali, coesistono frequentemente altri fenomeni, quali mal di testa, aerofagia, senso di gonfiore, eruttazione violenta e dolori lombari. Si tratta in genere di soggetti ansiosi. Essi appaiono sudaticci ma, di obiettivabile, alla visita medica non si trova altro che un addome un po' teso durante le crisi dolorose.

COLICA, contrazione spasmodica tratto di intestino

COLICA, contrazione spasmodica e fortemente dolorosa del tratto di intestino chiamato colon (il nome deriva dal greco kolon = colori). Si manifesta solitamente con crisi più o meno ravvicinate, più o meno di lunga durata, spesso accompagnate da pallore, nausea e vomito, stato ansioso, profonda prostrazione, talora anche da episodi di diarrea. Le coliche intestinali sono dovute essenzialmente ad un ostacolo alla progressione delle feci nell'intestino. Per analogia il termine di colica viene esteso a tutti i dolori dell'addome a carattere parossistico, determinati da contrazione dei visceri. Per la colica biliare vedi colecistite, per la colica renale vedi colelitiasi. Coliche si possono riscontrare anche a carico dell'utero.

COLESTEROLOSI, o colesterosi, forma patologica della cistifellea

COLESTEROLOSI, o colesterosi, forma patologica della cistifellea dipendente dalla infiltrazione nella parete della vescichetta biliare stessa di materiale lipidico. A causa di tali accumuli, la superficie interna della cistifellea si presenta punteggiata di nodulini giallastri, grossi poco più di una capocchia di spillo, che conferiscono all'organo un aspetto simile alla fragola. Per questa somiglianza i chirurghi e gli anatomo-patologi delle passate generazioni definivano per l'appunto con il termine di cistifellea a fragola la colesterolosi. Pur essendo dimostrabile in ben il lo per cento degli individui, la colesterolosi non ha grande interesse clinico, in quanto ben di rado è responsabile di disturbi. Inoltre, non è una condizione predisponente verso la colecistite.

COLESTEATOMA affezione che colpisce l'orecchio

COLESTEATOMA, affezione che colpisce l'orecchio medio ed è secondaria ad un processo purulento cronico; eccezionalmente può essere primitiva ed è allora un'affezione tumorale congenita che deriva da residui embrionali ectodermici inclusi nell'osso temporale. La formazione del colesteatoma può essere dovuta ad una migrazione dell'epitelio del condotto uditivo esterno, attraverso una perforazione persistente e marginale della membrana timpanica; non essendovi in tal caso soluzione di continuità tra parete del condotto e parete del cavo timpanico, e qualora la mucosa del cavo, per il processo infettivo cronico, sia priva del suo rivestimento epiteliale, su di esso si impiantano le cellule epiteliali del condotto; peraltro la formazione del colesteatoma può essere imputata anche ad una metaplasia piatta dello stesso epitelio del cavo timpanico.

COLERA, infezione intestinale causata dal vibrione del colera

COLERA, infezione intestinale causata dal vibrione del colera Vibrio cholerae, che si trasmette mediante ingestione di cibi e bevande contaminate dalle feci di pazienti in fase acuta o durante la convalescenza. Il periodo di incubazione oscilla tra uno e cinque giorni. I sintomi del colera sono inizialmente caratterizzati da improvvise e numerosissime scariche di diarrea, con emissione di feci acquose grigiastre e fangose ( simili all'acqua di riso), da vomito non preceduto da nausea, a causa del quale il paziente non riesce assolutamente a trattenere né bevande né cibi. In dipendenza della cospicua perdita di liquidi e sali attraverso la diarrea e il vomito, il coleroso presenta un grave stato di disidratazione, per cui la pelle e le mucose appaiono aride, gli occhi infossati; il paziente accusa sete intensa e diventa cianotico; la temperatura corporea scende di molto al disotto dei 37 gradi centigradi; insorgono crampi muscolari e addominali. La diagnosi viene confermata solo quando sia stato isolato dalle feci il vibrione del colera.

Se l'infezione colerosa non è tempestivamente riconosciuta e pertanto viene omesso un idoneo trattamento, si ha un'elevata mortalità che si aggira in media sul 50 per cento. La mortalità invece è assai più bassa se la terapia viene intrapresa tempestivamente. I provvedimenti terapeutici consistono nella pronta ed abbondante reintegrazione dei liquidi perduti con la diarrea ed il vomito, ciò che si ottiene praticando fleboclisi di soluzioni acquose e saline. Utile, ma a quanto sarebbe constatato di secondaria importanza, il trattamento con antibiotici (aureomicina, cloramfenicolo, ecc.) e sulfamidici, grazie ai quali il decorso della infezione verrebbe abbreviato.

Coleperitoneo raccolta di bile nella cavità peritoneale

Coleperitoneo, raccolta di bile nella cavità peritoneale, che, nella quasi totalità dei casi, è la conseguenza di una rottura della cistifellea o dei condotti biliari in dipendenza di traumi diretti ( estese contusioni addominali, schiacciamento, eccetera). Inizialmente si hanno sintomi generici da shock, solo dopo alcuni giorni, subentra una leggera itterizia, gonfiore del ventre e rischiaramento delle feci, per mancanza in esse di pigmenti biliari che si sòno riversati invece nella cavità peritoneale. Posta la diagnosi, l'unico trattamento valido è quello chirurgico.

Colelitiasi, o calcolosi biliare, o calcolosi epatica

Colelitiasi, o calcolosi biliare, o calcolosi epatica, il termine alla lettera sta ad indicare presenza di concrezioni calcolitiche nella bile. In base a ricerche anatomopatologiche, si è constatato che dopo la quarantina il 32 per cento delle donne ed il 16 per cento degli uomini sono portatori di calcoli nella vescichetta biliare o colecisti. Tale già elevata incidenza aumenta però al di là dei quarant'anni. Gravidanza e obesità rappresentano importanti condizioni che ne favoriscono l'insorgenza. 1 calcoli che si formano nella colecisti sono costituiti da colesterolo e da un miscuglio di pigmenti biliari e di sali di calcio. Il più delle volte la loro composizione è mista: i calcoli nuri possono osservarsi in colecisti normali.

Quando si verifica una rapida distruzione di sangue con eccesso di escrezione di bilirubina, spesso, quale complicanza, si ha colelitiasi (in questi casi i calcoli sono costituiti da pigmenti biliari misti a calcio). Sia i processi infiammatori della colecisti, sia la colelitiasi si influenzano a vicenda, nel senso che una colecistite costituisce un terreno favorevole alla formazione di calcoli e la colelitiasi, d'altro canto, predispone alla colecistite. Se il calcolo determina ostruzione meccanica del dotto cistico, attraverso il quale la bile raccolta nella vescichetta biliare si riversa, nella fase digestiva, nel coledoco, oltre all'insorgenza di una acuta e dolorosa colica epatica ha di frequente una infiammazione diffusa della colecisti.

Infatti, nel 50 per cento dei casi, nei calcoli asportati chirurgicamente sono dimostrabili germi di origine intestinale. In circa il 60 per cento delle colelitiasi non si hanno sintomi ed i calcoli vengono scoperti occasionalmente nel corso di un esame radiologico. È materia di discussione il trattamento della colelitiasi asintomatica, benché la maggior parte dei chirurghi sia favorevole all'intervento, profilatticamente, a condizione che non sussistano rischi operatori. Questo indirizzo è giustificato dal fatto che, a causa dei calcoli, in circa la metà o poco più dei casi insorgono complicanze, quali la colecistite acuta o la coledocolitiasi.

Coledocolitiasi, presenza di calcoli nel coledoco

Coledocolitiasi, presenza di calcoli nel coledoco, condotto biliare che sfocia nel duodeno e vi convoglia la bile proveniente dal fegato e dalla vescichetta biliare. La coledocolitiasi si verifica in circa il 10 per cento dei pazienti affetti da calcolosi colecistica o colelitiasi. Tale percentuale tende ad aumentare con l'età. I calcoli presenti nel coledoco sono quasi sempre di provenienza colecistica e assai raramente si formano direttamente nel coledoco stesso. Nella storia clinica di questi malati di solito emergono disturbi dipendenti da una colecistite cronica. Tre sintomi devono far sospettare una coledocolitiasi: frequenti recidive di coliche biliari; febbre e brividi in concomitanza alle coliche; episodi di itterizia (nei pazienti affetti da colelitiasi, il sopraggiungere di uno stato itterico deve far pensare alla coledocolitiasi). La coledocolitiasi esige un tempestivo intervento chirurgico consistente nell'asportazione della colecisti (colecistectomia) e nell'apertura del coledoco (coledocostomia) per la rimozione del calcolo qui localizzatosi.

COLECISTOATONIA

COLECISTOATONIA, manifestazione a carico della cistifellea causata da distonia neurovegetativa in dipendenza della quale la vescichetta biliare, perdendo di tono o di contrattitilità, ha difficoltà cinetiche. Ciò, determina cattiva educazione della bile, responsabile di una serie di disturbi, quali dolori in sede colecistica specie dopo i pasti, difficoltà digestive, gonfiore gastrico, nausea e avversione verso i cibi grassi e le uova. La cura è quella delle distonie neurovegetative.

COCCIDIOIDOMICOSI, malattia infettiva causata da un fungo

COCCIDIOIDOMICOSI, malattia infettiva causata da un fungo ( per ciò detta micosi) e precisamente dal Coccidioides imitis, che cresce sul suolo di certe regioni aride del Sud-Ovest degli Stati Uniti, del Messico e in certe zone dell'America Centrale e Meridionale. In circa il 60 per cento dei casi l'infezione è a carattere sub-clinico, ovverossia non dà luogo ad alcuna sintomatologia. Quando questa micosi è clinicamente manifesta, allora subentra una sintomatologia molto appariscente. L'insorgenza della coccidioidomicosi è caratterizzata, dopo un'incubazione che va dai dieci ai trenta giorni, da febbre e brividi, con malessere, dolori lombari e tosse, tanto da poter simulare una forma influenzale o una malattia infiammatoria dell'apparato respiratorio. Spesso è presente dolore al torace e la debolezza progressiva, unicamente alla mancanza di appetito, possono via via accentuarsi, determinando nel malato uno stato di giave prostrazione. Sono pure frequenti dolori alle articolazione, con tumefazioni delle stesse, per lo più a livello delle ginocchia e delle caviglie. In seguito (dopo due o anche venti giorni) possono apparire sulla cute nodulazioni arrossate (eritema nodoso) alle estremità superiori; al capo e al torace. Nel 5 per cento dei casi si hanno lesioni polmonari persistenti con formazioni in questi organi di ascessi o di focolai di polmonite. In pratica, tutti gli organi possono essere interessati dalla coccidioidomicosi e non eccezionalmente sono colpite le ossa e le meningi (meningite). La coccidioidomicosi va tenuta presente in quei soggetti che abbiano soggiornato nei paesi dove questa malattia è abitualmente presente, in modo endemico, e quando ci si trovi di fronte a una forma morbosa di oscura identificazione ( tale micosi talvolta non è clinicamente distinguibile da certe forme di tubercolosi, dai tumori maligni, dalla sifilide e dalla osteomielite).

Tra gli esami di laboratorio specifici ai fini diagnostica, va ricordata l'intradermoreazione per la coccidioidomicosi (consistente nell'inoculazione nella pelle di un estratto del fungo) che diventa positiva dopo 1-3 settimane dall'inizio della sintomatologia, ed inoltre la determinazione del titolo degli anticorpi anticoccidioidomicosi nel siero del paziente. La terapia antibiotica con Anfotericina B si è dimostrata efficace in alcuni casi se protratta per uno o due mesi. Nelle forme con ascessi polmonari si richiede l'intervento chirurgico consistente nell'asportazione di lobi dell'organo colpiti dall'infezione. Prima che si disponesse di questi antibiotici, la mortalità era del 50 per cento, mentre ora la prognosi è assai migliorata.

Cocainismo forma di tossicomania cocainomani

Cocainismo, forma di tossicomania che insorge in quei soggetti (cocainomani) che fanno uso a scopo voluttuario della cocaina, stupefacente che si ottiene dalle foglie di coca, pianta coltivata in molte regioni centro-meridionali della America. Anche per questa forma di tossicomania va ricercata una base sociopatica o psicopatica. I cocainomani assumono la droga per via nasale, come il tabacco da fiuto. Con il tempo ciò può portare a infiammazioni croniche e ad ulcere a livello della mucosa nasale. Il cocainismo determina decadimento rapido delle condizioni generali. Infatti l'intossicazione da cocaina cagiona, al pari di quella alcoolica e morfiníca, gravi disturbi psichici.

I fenomeni acuti sono caratterizzati da ebrezza cocainica che nelle forme più intense si tramuta in autentiche allucinazioni specie visive (visioni di oggetti piccoli, specie di animali piccoli, come le pulci e i pidocchi) e titoli (il paziente avverte sul suo corpo l'esistenza di questi animaletti). Non infrequentemente si arriva a stati di paranoia ansiosa.

Nel cocainismo cronico perdurano per settimane manifestazioni psicotiche e l'intossicazione può talora causare la cosiddetta pazzia cocainica, con chiaro disturbo della coscienza, euforia, angoscia, delirio di persecuzione fisica, fenomeni questi assai simili a quelli che si osservano nella schizofrenia, dalla quale è difficile la differenziazione. In un primo tempo si ha esaltazione della potenza sessuale, che in tempi successivi si indebolisce progressivamente, pur persistendo la libidine, ciò che può spingere il tossicomane verso ogni genere di perversione sessuale.

La cura del cocainismo consiste nella interruzione brusca della droga senza che si abbia a correre il pericolo di insopportabili fenomeni di astinenza come si ha nel morfinismo. Tuttavia la ricaduta è facile data la bacata costituzione psichica di questi tossicomani e l'influenza deleteria dell'ambiente che essi frequentano.

Coartazione dell'aorta

Coartazione dell'aorta, malformazione congenita caratterizzata da un restringimento circoscritto (stenosi) dell'aorta, che si localizza nella maggior parte dei casi in corrispondenza dell'istmo aortico ( segmento compreso tra l'origine dell'arteria succlavia sinistra e l'impianto del dotto arterioso). Si manifesta nell'infanzia e nell'adolescenza. Orientano verso la diagnosi alcuni sintomi tipici: il riscontro di una pressione arteriosa elevata (del tutto inconsueta, abitualmente, in un bambino o in un ragazzo), l'insorgenza di difficoltà al respiro sotto sforzo, crampi alle gambe e talora addirittura una claudicatio intermittens durante il cammino.

Il medico potrà evidenziare l'esistenza di un soffio cardiaco. Ma il segno clinico fondamentale è la scomparsa delle pulsazioni dell'arteria femorale ( ricercata alla regione ínguinale). Tale segno si verifica perché il restringimento dell'istmo aortico, mentre provoca un aumentato afflusso arterioso alla parte superiore del corpo (di qui l'aumento della pressione arteriosa misurata all'omero), impedisce al sangue di giungere con la pressione e nella quantità adeguata alla metà inferiore.

Intossicazione da Cloruro di Vinile

Il cloruro di vinile può essere causa di malattie professionali in persone che con tale sostanza vengano a contatto per la loro attività lavorativa; la sua azione provoca molteplici disturbi, ma caratteristica è la sua proprietà cancerigena. A tale rischio professionale possono essere esposti i lavoratori addetti alla produzione del cloruro di vinile, e del pohvinilcloruro, resina di grande impiego in svariati settori, da quello edilizio e dell'arredamento, a quello della fabbricazione dei cavi elettrici e dei manufatti di plastica.

L'azione tossica, conseguente ad assorbimento per via respiratoria, nei casi acuti meno gravi si evidenzia con effetti narcotici, turbe digestive; in quelli più gravi con collasso e danni epatici. L'intossicazione cronica è causa invece di un quadro morboso assai vario, in parte non ancora perfettamente conosciuto, che prevede disturbi vaso-motori simili al morbo di Raynaud (vedi Raynaud, morbo di), acroosteolisi (perdita di sostanza ossea nelle parti distali degli arti), interessante le falangette delle mani,sofferenza apatica e renale. Il cloruro di vinile ha inoltre proprietà cancerigene: in particolare sono noti tumori apatici (angiosarcoma del fegato). In caso di contatto diretto, infine, possono aversi irritazioni della congiuntivi, dermatiti e fatti necrotici interessanti la pelle.

Clorosi forma di anemia

CLOROSI, forma di anemia, quasi completamente scomparsa negli ultimi decenni, che si manifesta quasi esclusivamente nel sesso femminile e di regola nel periodo dello sviluppo, benché possa insorgere anche dopo i vent'anni. Le cause non sono ben definite e molte ipotesi sono state addotte a spiegazione di questa strana forma morbosa. Tra l'altro si è pensato a disfunzioni ovariche e ipofisarie, ad alterazioni epatiche, gastriche, a carenze di ferro per insufficiente introduzione di ferro con l'alimentazione o anormale consumo di ferro nel periodo dello sviluppo o a ridotto assorbimento di ferro a livello dell'intestino.

Sta di fatto che le migliorate condizioni igienico-alimentari verificatesi negli anni trascorsi hanno coinciso praticamente con la scomparsa di questa malattia. In genere la clorosi ha un esordio lento, che si manifesta con senso di spossatezza generale più o meno intenso. Il grado di anemia è inizialmente leggero. Queste malate presentano una caratteristica sonnolenza per cui dormono profondamente e lungamente e, al risveglio, lamentano una profonda stanchezza con facile mal di testa. t sorprendente che questi disturbi svaniscano nelle ore pomeridiane, tanto che, alla sera, subentra persino uno stato di euforia e desiderio di fare.

Cloroma

Cloroma, considerato un tempo malattia a se stante, altro non è, in realtà, che una localizzazione di una leucemia acuta mieloide (vedi leucemia). Nel cloroma, nel corso di una leucemia, compaiono attorno agli occhi e nelle palpebre masse verdastre mollicce (cloros in greco significa verde), che provocano spostamento in fuori dell'occhio. Masse verdastre analoghe possono manifestarsi, oltre che nell'occhio, anche in altre sedi, specie vicino alle costole, alle vertebre e allo sterno. Diagnosi e cura del cloroma sono quelle della leucemia acuta.

Intossicazione da Cloro

Intossicazione da Cloro, il cloro e i suoi derivati (primo fra tutti l'acido cloridrico) trovano larga applicazione industriale: i lavoratori che con tali sostanze vengono a contatto possono essere colpiti da forme morbose per la loro azione tossica, irritante e corrosiva. Esposti a tale rischio professionale sono coloro che vengono addetti alla produzione di cloro e acido cloridrico, al loro impiego nell'industria chimica e farmaceutica, al decapaggio dei metalli ed all'imbianchimento di fibre tessili, alla disinfezione delle acque e dei rifiuti, alla preparazione di pesticidi (come il DDT). Di norma l'intossicazione professionale da cloro è irritante per le prime vie aeree, con tosse, espettorato ematico, bronchite, e per le congiuntive; è corrosiva per la pelle e mucose (ulcerazioni cutanee, nasali e boccali).

Per inalazioni massive di vapori può aversi una grave intossicazione con fenomeni di asfissia, dovuti a crampi muscolari del laringe, edema polmonare e collasso cardiocircolatorio che possono portare a morte. Nei casi di grave intossicazione sono necessarie misure di pronto soccorso consistenti nell'allontanamento immediato del colpito dall'ambiente inquinato, mantenendolo a riposo assoluto per almeno 4-8 ore, somministrandogli ossigeno, iposolfito di sodio per aereosol, cardiotonici. Nel caso di contatto diretto, le aree del corpo certamente vanno lavate con soluzioni di iposolfito di sodio. Nei casi di disturbi di minor importanza valgono cure sintomatiche.

Clono muscolare

Clono muscolare, termine neurologico la cui etimologia (klonos) significa movimento inconsulto, ma che indica un movimento ritmico e ripetuto del muscolo. La frequenza delle oscillazioni cloniche ( contrapposte spesso alle contrazioni toniche) è di sei o sette al minuto secondo. Il fenomeno è il frutto di una eccitazione riflessa provocata dallo stiramento, prolungato ed esagerato del muscolo; oppure di una facilitazione dei riflessi di adattamento muscolare in soggetti sani e normali neurologicamente, ma ansiosi o, ancora e più frequentemente, di una lesione delle cellule nervose della corteccia cerebrale (neurone centrale) che mandano il comando del movimento volontario alle cellule nervose del midollo spinale e da qui al muscolo.

La mancanza dei controlli dovuti alle zone superiori del sistema cerebrale ( che appaiono lese) libera, attraverso un aumento del tono muscolare generalizzato, i riflessi tendinei di stiramento e permette l'automatismo del clono. Questa è la ragione per cui il clono si può avere frequentemente nei soggetti spastici, nei quali tutti i riflessi osteotendinei sono ipereccitabili ed è sufficiente il lieve stiramento dovuto alla contrazione riflessa (successiva allo stiramento del muscolo colpito dal martelletto del neurologo) per eccitare nuovamente i fusi neuromuscolari e prosrocare una successiva contrazione.

Cloasma o maschera gravidica

Cloasma, o maschera gravidica, discromia cutanea caratterizzata dalla comparsa di macchie giallo-brune o chiazze bruno-scure localizzate, principalmente, alle guance ed al naso. Tali modificazione sono più evidenti e frequenti nelle donne brune e nelle razze a carnagione scura. Caratteristico della gravidanza, il cloasma si ritiene sia dovuto ad una aumentata produzione da parte dell'ipofisi di MSH ( ormone stimolante i melanociti) che ha un ruolo importante nella pigmentazione da melanina. Infatti durante la gravidanza è,stato riscontrato un aumento della produzione dello MSH a partire dal 2° mese sino al termine, seguito da un rapido calo sino alla norma entro pochi giorni dal parto.

Le modificazione pigmentarie del cloasma sono, inoltre, condizionate da alari fattori, squisitamente ormonali, con un meccanismo che coinvolge la funzione corticosurrenale, la tiroxina, e gli ormoni sessuali propriamente detti (HCG, estrogeni e progesterone). Fenomeni analoghi collaterali, che spiegano come la genesi sia di fondo e non locale, infatti, sono l'aumento di pigmentazione dei capezzoli e dell'areola mammaria, lo scurimento progressivo della vulva con diffusione di pigmento all'ano ed alla parte adiacente delle cosce, e la comparsa verticalmente, dall'ombelico al pube, di una linea scura, la cosiddetta linea negra. Dopo il parto, il cloasma tende a regredire totalmente, ma non sempre e non in ogni caso.

Clitoridea

Clitoridea, termine coniato, forse, da Freud; con esso, nella sua classificazione, lo scienziato indica la donna adulta che non ha effettuato il translert erogeno verso la vagina; la persistenza del piacere clitorideo sarebbe, secondo Freud, un sintomo nevrotico di fissazione all'infanzia. In effetti per donna clitoridea si intende colei che raggiunge l'orgasmo attraverso la stimolazione del clitoride ( almeno in prevalenza) e non della vagina. In pratica, ogni donna adulta normale è una clitoridea-vaginale: il piacere vaginale non sostituisce quello clitorideo, ma vi si aggiunge.

Climaterio Maschile, o sindrome climaterica maschile

Climaterio Maschile, o sindrome climaterica maschile, diversamente da quanto si verifica nella donna, in cui la riduzione e la cessazione della attività ovarica si traduce in irregolarità mestruali evidenti sino alla menopausa (cessazione delle mestruazioni) entro limiti di età abbastanza definiti, nell'uomo la riduzione dell'attività testicolare non avviene bruscamente ma, in genere, in modo lento e progressivo sino ad età avanzata (sono noti alcuni casi di fertilità maschile anche ad età superiore a 80 anni).

Di conseguenza non è in genere rilevabile una serie di disturbi bene definiti e chiaramente attribuiti al processo di invecchiamento delle gonadi. Tuttavia è nota una sindrome climaterica maschile che, in genere, interviene dopo la cinquantina e che consiste essenzialmente in riduzione dell'appetito e del rendimento sessuale, associati ad alterazioni psichiche di tipo nevrotico (in particolare depressione dell'umore, eretismo nervoso, facile esauribilità mentale, disturbi del sonno) e a disturbi vegetativi (in particolare a carico del sistema cardiovascolare).

La terapia della sindrome climaterica maschile è varia e delicata; può avvalersi di ormoni e in particolare di testormone associato a gonadotropine ipofisarie ( che stimolano la secrezione testicolare di testosterone), allo scopo di non bloccare la residua funzionalità testicolare, nonché di vari farmaci ricostituenti, sedativi, antidepressivi, stimolanti.

Cleptomania

Cleptomania, termine psichiatrico che descrive la tendenza di quei soggetti che rubano, non per avere un vantaggio economico, ma per esservi spinti da una tensione interiore difficilmente controllabile con la volontà. Per il. cleptomane conta il furto in se stesso, il fatto di rubare, non la cosa rubata. Si tratta di un atto quasi automatico che ha una motivazione inconscia. Le ipotesi sulle cause della cleptomania sono molte. Alcuni studiosi hanno pensato che essa possa essere messa in rapporto con il bisogno di possesso che ha il bambino (il quale si rassicura accumulando oggetti e non cedendoli ad altri, anche se inutili). In questo caso là cleptomania indicherebbe una regressione verso momenti più infantili dello sviluppo psicologico. L'osservazione che il cleptomane possa avere nell'atto di rubare una soddisfazione sessuale, ha indotto alcuni studiosi ad immaginare che il fatto fosse legato con la sessualità, forse con un vissuto masocbista.

In altri termini il piacere sessuale nascerebbe dalla possibilità di essere scoperti e puniti (masochismo) per il fatto di rubare. Altri pensano che la cleptomania sia una forma di sadismo, consistente nel trarre piacere dal danno provocato agli altri con il furto. Altri ancora pensano che nella cleptomania vi possa essere un rapporto con l'autoerotismo masturbatorio: si ruba per ottenere il frutto proibito (masturbazione) o per punirsi ( attraverso il timore di essere scoperti) dei pensieri autoerotici. Anche la psicanalisi non ha una visione precisa ed unitaria del fenomeno. Per Alexander l'oggetto rubato ha un significato sessuale, in quanto rappresenta in qualche modo nella fantasia del cleptomane (ma a livello inconscio) il pene del padre: La sua asportazione realizzerebbe il desiderio di castrare il genitore.

Claustrofobia

Claustrofobia, termine psichiatrico che descrive il timore di certi malati per i luoghi chiusi. Si tratta di una paura di origine nevrotica, talora molto intensa e drammatica, accompagnata da un penoso vissuto d'ansia e da reazioni emozionali dell'organismo (dovute a scariche di noradrenalina, che eccita il sistema nervoso vegetativo ortosimpatico, con conseguente aumento della frequenza del respiro e dei battiti del cuore, della sudorazione, del bisogno di urinare e della tensione dei muscoli, fino al tremore), caratterizzata dalla piena consapevolezza che si tratta di un timore ingiustificato. Tuttavia tale consapevolezza non è sufficiente per neutralizzare la paura, cosicché il claustrofobico rifugge dal chiuso, non va in tram o in pullman, rifiuta l'ascensore e fa le scale a piedi (preferendo lo sforzo e la fatica fisica all'angoscia determinata dall'ingresso nella cabina).

La paura porta alla rinuncia dell'attività che dovrebbe svolgersi nel luogo chiuso, anche se ciò comporta un aumento del pericolo reale. Il claustrofobico non si ripara da un acquazzone entrando in una cabina telefonica, ma si bagna, con il rischio probabile di una conseguente malattia delle vie respiratorie. L'interpretazione data dalla psicanalisi del fenomeno psichiatrico ora descritto è che il claustrofobico teme il luogo chiuso (e piccolo), poiché in esso potrebbe cedere al desiderio dell'autoerotismo; egli evoca così il vissuto conflittuale che si accompagna alla esperienza angosciosa e censurata del complesso di castrazione. Questo sarebbe la necessaria conseguenza punitiva (nata dalla esperienza infantile) del toccarsi gli organi genitali.

Claudicatio Intermittens

Claudicatio Intermittens, uno dei sintomi principali — certamente il più significativo e rivelatore — delle arteriopatie obliteranti periferiche di natura arteriosclerotica. L'espressione latina, tradotta alla lettera, significa: zoppicamento intermittente. E, in effetti, il paziente riferisce che, durante il cammino, viene colto — per solito ad un polpaccio —da un dolore a tipo di crampo tendente, via via, a farsi sempre più intenso e sempre meno sopportabile, che dapprima lo costringe a zoppicare e in un secondo tempo a fermarsi, perché solo l'ínterruzione del cammino fa attenuare e infine scomparire il dolore.

Quando il dolore è scomparso, il paziente riprende a camminare: ma dopo un certo tratto di strada, tanto più breve quanto più il percorso è in salita, il dolore ritorna a farsi vivo e costringe nuovamente il paziente a fermarsi. Accade così che un tragitto a piedi, per un arteriopatico, si risolva in una serie di arresti e riprese del cammino. Lo spazio percorso tra una sosta e l'altra, espresso in metri, viene detto intervallo libero e fornisce un dato, sia pure approssimativo, per valutare il grado di compromissíone del flusso arterioso all'arto interessato. Il dolore insorge allorché la quantità di sangue che affluisce ai muscoli della gamba è inadeguata rispetto all'entità dello sforzo che viene loro richiesto durante il cammino.

La diagnosi corretta di vera claudicatio intermittens viene posta con due speciali analisi sulle arterie eventualmente malate, che prendono il nome di oscillometria e oscillografia. La claudicatio è un segnale d'allarme: ignorarla, tacerla o accettarla stoicamente non si deve, se si vuole evitare il peggio.

Sindrome di Cloude disturbo neurologico

Sindrome di Cloude, disturbo neurologico che consegue ad una compressione del ponte (zona di passaggio tra la parte alta del midollo spinale ed il cervello) in corrispondenza dell'uscita delle fibre nervose del nervo oculomotore comune (terzo paio dei nervi cranici) e della parte inferiore del nucleo rosso (centro extrapiramidale che intervie- ne nella regolazione dei movimenti). La compressione è abitualmente causata da un tumore.

È fondamentale riconoscere se il tumore comprime il ponte dall'esterno o dall'interno, poiché in quest'ultimo caso manca qualsiasi possibilità di intervento operatorio. La causa della lesione può essere anche vascolare. I sintomi sono emiatassia, emiasinergia e disartria (cioè inceppamento della parola per cause dovute ad un disturbo della regolazione dei movimenti dei muscoli interessati alla fonazione). Esiste un'altra sindrome di Claude, detta infundibulare. InIundibulo è il nome dato alla zona del sistema nervoso centrale che, prolungandosi in avanti si continua con la parte posteriore della ghiandola endocrina ipolisí. La lesione di queste aree profonde provoca son- nolenza, diabete insipido, disturbi della regolazione della temperatura del corpo e disturbi nella produzione di nuove cellule del sangue.