giovedì 4 marzo 2010

Chirurgia Magna - Bruno da Longobucco

Chirurgia Magna è l'opera maggiore di Bruno da Longobucco (Longobucco, inizio 1200 - Padova, 1286). Essa è composta da 2 libri, ognuno contenente 20 capitoli, "al fine di poter facilmente trovare quanto si cerca".

Anche se Bruno si riporta già dall'inizio ai nomi dei grandi medici del passato, quali Galeno, o di grandi medici arabi, quali Avicenna, Almesur, Albucasi, Alì Abbas, non si può negare che in certi punti dell'opera vi sono concetti di considerevole originalità. La prosa del libro è "aulica e curiale", come si usava nel tempo, ma l'impostazione della materia è nuova e pratica, fuori dai canoni comuni. Il discorso è scorrevole, facile e la sua interpretazione è chiara.

Centro Nazionale Trapianti

In base alla Legge 1º Aprile 1999 n. 91 il Servizio sanitario nazionale prevede oggi che il coordinamento dell'attività di donazione, prelievo e trapianto sia articolato su quattro livelli:

* nazionale (Centro Nazionale Trapianti)
* regionale (Centri Regionali Trapianto)
* interregionale (Centri interregionali Trapianto) e
* locale (Asl e Centri Trapianto).

Il Centro Nazionale Trapianti, con sede a Roma presso l'Istituto Superiore di Sanità[2], ha il compito di:

* controllare e coordinare l'attività di prelievo e trapianto su scala nazionale, nonché di elaborare e sostenere le linee-guida e formulare le raccomandazioni operative
* monitorizzare, attraverso il Sistema Informativo Trapianti (SIT), e archiviare l'intera attività svolta in Italia; i dati raccolti vengono poi utilizzati per determinare l'evoluzione della qualità dei risultati e per accedere rapidamente alla manifestazione di volontà di un eventuale donatore
* promuovere iniziative in favore della donazione e istituire corsi di formazione specializzati per migliorare il sistema di trapianti in Italia.

Cardioplegia

La cardioplegia è quella procedura che utilizza una soluzione protettiva cardiaca per la perfusione coronarica ad aorta clampata.

La cardioplegia (o protezione cardiaca) si associa alla macchina cuore-polmone (in circolazione extracorporea, CEC) in quanto, mentre quest'ultima avrebbe lo scopo di rendere esangue il campo operatorio e di mantenere vitali i tessuti, la prima ha il fine di conservare le sostanze energetiche attraverso l'arresto cardiaco, ridurre i processi metabolici e degradativi attraverso l'ipotermia e prevenire effetti sfavorevoli dovuti all'ischemia infondendo agenti protettivi.

L'introduzione della cardioplegia si è resa indispensabile in quanto il clampaggio aortico a livello dei seni coronarici, avente lo scopo di interrompere il flusso coronarico per minimizzare la quota di sangue nel campo operatorio, può recare danno alle fibrocellule muscolari cardiache fino a farne perdere la funzionalità. Senza protezione, l'arresto anossico induce distruzione cellulare miocardica dimostrata da un aumento di CK-MB oltre le 120 unità e dopo le 48 ore ritorno alla norma, ma con disfunzione cardiaca per la distruzione cellulare. Più alta è la dismissione di enzimi, più basso è l'indice cardiaco (si fa riferimento a questo parametro per la valutazione della funzionalità cardiaca e, quindi, per stabilire la capacità di sopravvivenza del paziente dopo l'intervento).

Bypass gastrico

Con il termine generico di bypass gastrico in campo medico, si intendono una pluralità di operazioni chirurgiche atte a contrastare la grave obesità.

La procedura venne ideata nel 1966 da Edward Mason, inizialmente l'obiettivo era cercare una nuova procedura chirurgica nell'ulcera peptica.

L'intervento provoca una sensazione di sazietà alla persona, viene utilizzato per contrastare un peso corporeo eccessivo. Si utilizza anche nel caso di diabete mellito di tipo 2, e nella sindrome metabolica.

Tecnica simile alla gastroplastica, la procedura prevede la creazione di una piccola tasca, il cui volume è di circa 30 ml questa si riversa attraverso un piccolo orifizio (dimensioni di 1 cm) in un'ansa digiunale evitando in tal modo che duodeno e stomaco distale siano coinvolti.

Bezoario

Bezoario è un termine che deriva dal persiano pad (protezione) e zahr (veleno), divenuto in arabo bazhar ed in latino medievale bezoar. Indica un corpo estraneo, qualche volta commisto a cibo, presente nelle vie digerenti di alcuni ruminanti ma anche dell'uomo.

Il significato del termine è controverso in quanto secondo alcuni esso serviva ad indicare i calcoli presenti nelle vie biliari dei cammelli ma più verosimilmente invece esso indicava le formazioni riscontrate nelle vie digerenti degli animali macellati.

Altrettanto diverse sono le spiegazioni che si possono dare al fatto che in molte culture i bezoari furono ritenuti di volta in volta amuleti o capaci di guarire alcune malattie, dalla infertilità alle vertigini, o potenti antidoti contro alcuni veleni. Si riteneva addirittura che il bere da un recipiente che avesse contenuto un bezoario potesse impedire ad eventuali veleni versati nel liquido di avere effetto.

I bezoar si trovano in genere sotto due forme:

* fitobezoario: formato in particolare da fibre vegetali
* tricobezoario: formato da ammassi di peli o capelli

La presenza dei tricobezoari nel canale digerente degli animali viene spiegata con l'abitudine che hanno alcuni di essi di leccarsi il pelame, con conseguente ingestione di peli che si raccolgono nell'intestino. Nel caso di riscontro in soggetti umani in genere si attribuisce la causa alla mania che hanno alcune persone di afferrare in bocca la punta dei capelli, finendo con il masticarli ed ingerirli inavvertitamente. Di fatto la cosa accade più frequentemente in soggetti con problemi psichici.

Apparato di Ilizarov

L'apparato di Ilizarov è un apparato chirurgico di distrazione osteogenetica che può essere utilizzato per allungare o modificare la forma delle ossa degli arti superiori e inferiori. La procedura può essere utilizzata, inoltre, per trattare fratture ossee di diversi tipi, nei casi in cui non siano applicabili le tecniche convenzionali. Una delle sue applicazioni riguarda le pseudoartrosi (o le non-unioni) di ossa. Prende il nome dal suo inventore, il sovietico Gavril Ilizarov (1921 - 1992).

Ilizarov inventò questo strumento negli anni cinquanta, periodo in cui curava malformazioni e traumi ortopedici nella regione siberiana di Kurgan.

La tecnica fu introdotta nei paesi occidentali negli anni ottanta, in particolare da chirurghi di origine italiana. Riscosse un grosso successo negli anni novanta e oggi è utilizzato in molti paesi, anche in via di sviluppo.

Ano preternaturale

L'ano preternaturale o ano artificiale, viene creato chirurgicamente, utilizzando la parte terminale del colon o dell'ileo, per sostituire la funzione dell'ano, nel caso l'intestino o l'ano non funzioni più.

Una volta confezionata la stomia (colostomia o ileostomia a seconda che venga operata sul colon o sull'ileo), posta per praticità all'altezza dell'addome, si applicano dei sacchetti di contenimento del materiale fecale che sono dotati di un meccanismo di adesione alla parete addominale.

Il meccanismo di adesione si attacca alla pelle e permette il fissaggio di un sacchetto di raccolta del materiale della stomia. Per evitare ulcerazioni della cute è importante che l'apertura da cui fuoriesce l'intestino sia appena sufficiente per circondare la stomia, in modo da esporre il segmento intestinale ma non la cute circostante.

Anestesia

Anestesia, indica genericamente l'abolizione della sensibilità, della coscienza e del dolore, associato a rilassamento muscolare e sessuale. L'anestesiologia è quindi quella branca della medicina che si occupa di annullare la sensibilità dolorifica e la coscienza durante un intervento di chirurgia. La parola fu inventata dal medico e poeta Oliver Wendell Holmes, che la mutuò dal greco ἀναισθησία ("mancanza della facoltà di sentire", per via dell'alfa privativo). Il termine può anche indicare un sintomo di molte malattie nervose (vedi Anestesia organica).

L'anestesia viene realizzata mediante farmaci "anestetici" e che inducono un stato di narcosi, ovvero una condizione simile ad "coma farmacologico" in cui sono "attive" solo le funzioni vegetative. I farmaci che inducono la narcosi possono essere somministrati dall'Anestesista per due vie: quella iniettiva (nello specifico quella endovenosa) e quella inalatoria.

Gli scopi dell'anestesia sono: la soppressione dello stato di coscienza (ipnosi), l'abolizione del dolore (analgesia), il rilassamento dei muscoli (miorisoluzione), l'abolizione del ricordo (amnesia) e la riduzione delle complicazioni legate allo stress chirurgico.

L'anestesia viene divisa in tre fasi: pre-operatoria (preparazione), intra-operatoria (somministrazione dei farmaci anestetici e monitoraggio) e post-operatoria (risveglio e recupero delle funzioni vitali).

È indispensabile in ogni tipo di chirurgia, dove consente ai pazienti di essere sottoposti ad interventi ed ad altre procedure (TAC, endoscopia) senza dolore, ansia e proteggendo l'organismo dal trauma dell'intervento stesso. I progressi della grossa chirurgia sono dovuti principalmente ai progressi della moderna anestesia. Infatti essa permette di poter anestetizzare, oggigiorno, praticamente qualsiasi tipologia di paziente: quale che sia la sua condizione di salute ed i rischi connessi, cosa impossibile fino a 20 anni fa.

Anastomosi chirurgica

Per Anastomosi chirurgica (gr. ἀνὰ e στόμα, imboccatura) si intende un tipo particolare di sutura che unisce, abbocca, due visceri cavi in modo da renderli comunicanti.
Le anastomosi sono frequenti in chirurgia gastro-intestinale ma possono interessare ogni organo cavo: coledoco, uretere, bronco, vaso sanguigno.

Possono essere confezionate con modalità diverse a seconda dell'organo interessato, del risultato funzionale richiesto, della tecnica manuale o strumentale impiegata, delle preferenze del chirurgo.

Anastomosi a compressione

I sistemi di anastomosi a compressione sono antichi quanto le suturatrici meccaniche. Perfezionando le tecnologie si è passati da sistemi molto rudimentali e traumatici, quale il "bottone di Murphy" (pari quasi ad un rivetto) a sistemi "bio-frammentabili" (che però si disgregavano anzitempo, lasciando l'anastomosi non completa), per poi passare alla tecnologia con lega in NITINOL (50% nichel e 50% titanio) che ha caratteristiche di super-elasticità (riesce a deformarsi sino all'8% della sua forma), memoria di forma (dato uno shock termico perde la sua forma originale), costanza di forza (riacquista la forma originaria, in modo progressivo e non traumatico) e permette di trattare tessuti di diverso spessore, seguendo il normale processo di cicatrizzazione (per prima intenzione), evitando traumi o stress, necrotizzando il tessuto al suo interno.

Rigetto trapianti

Si parla di rigetto quando il sistema immunitario di un paziente che è stato sottoposto a trapianto attacca il nuovo organo, riconoscendolo come non-self infettivo alla stregua di batteri o virus. Un caso particolare di rigetto del trapianto è la malattia del trapianto contro l'ospite o in inglese Graft versus Host Disease (GVHD).

Il rigetto iperacuto avviene entro pochi minuti o al massimo qualche ora dal trapianto ed è dovuto essenzialmente a lesioni mediate da immuno-complessi a livello dell'endotelio dei vasi. Il processo è iniziato da anticorpi naturali (cioè preesistenti all'esposizione antigenica, di cui fanno parte gli anticorpi del sistema ABO)che si legano all'endotelio dei vasi dell'organo trapiantato e determinano attivazione in situ del complemento, con conseguente danno tissutale. Le moderne procedure di selezione tra donatore e ricevente hanno reso questa forma di rigetto un'eventualità sempre più rara.

Trapianto di cuore

Un trapianto di cuore è la sostituzione di un cuore malato con uno sano prelevato da donatore.

La fase sperimentale del trapianto di cuore inizia nel 1905 con Carrel Guthrie, che operò un trapianto cardiaco eterotopico da cane a cane. Nel 1960 Lower e Shumway descrivono il primo trapianto cardiaco ortotopico nell'animale. Il primo trapianto di cuore al mondo fu eseguito il 3 dicembre 1967 dal chirurgo sudafricano Christiaan Barnard all'ospedale Groote Schuur di Città del Capo, su Louis Washkansky, di 55 anni, che morì 18 giorni dopo. La donatrice fu una ragazza di 25 anni, Denise Darvall, morta in seguito a un incidente stradale. Il 2 gennaio 1968 lo stesso professor Barnard eseguì il secondo trapianto cardiaco, sul dentista Philip Bleiberg, che visse con il cuore nuovo per 19 mesi. Nel 1968 iniziò il programma clinico a Standford per la ricerca sui trapianti di cuore. Nel 1972 è l'introduzione della biopsia endocardica per la monitorizzazione del rigetto acuto. Il 1975 è l'anno del primo ritrapianto di cuore. Nel 1980 viene introdotta la ciclosporina come farmaco anti-rigetto.

Trapianto di fegato

Un trapianto di fegato è la sostituzione di un fegato ammalato con uno sano prelevato da un donatore.

Il primo trapianto di fegato venne eseguito nel 1963 da Thomas Starzl a Denver (Colorado); il primo che ebbe successo, sebbene a breve termine, fu nel 1967. Nonostante il progredire delle tecniche chirurgiche il trapianto di fegato rimase nella fase sperimentale per tutti gli anni settanta, con circa il 25% dei pazienti che sopravvivevano almeno un anno. L'uso della ciclosporina migliorò decisamente i risultati e negli anni ottanta il trapianto di fegato divenne un trattamento clinico standard sia per adulti sia per bambini.

Il trapianto di fegato viene oggi eseguito in centinaia di centri negli Stati Uniti, in Europa e nel resto del mondo. La mortalità tre mesi dopo l'intervento è del 15% che sale a circa il 20% dopo un anno. Le percentuali sono in continuo miglioramento sebbene il trapianto continui ad essere una operazione molto complessa (un intervento può durare anche 15 ore) e con frequenti complicazioni.

Il numero di organi disponibili è molto basso rispetto alle necessità, e anche per questo si sono sviluppate le tecniche di trapianto di fegato tra viventi. Il fegato infatti si rigenera, ed è quindi possibile l'espianto parziale da un donatore vivente. Questa tecnica è anche stata favorita dal fatto che in alcune nazioni (ad esempio Corea del Sud o Giappone) non sia concepibile, per motivi religiosi e culturali, prelevare organi da un cadavere.

trapianto renale

Il trapianto renale si esegue con un intervento chirurgico che consiste nell'inserire un rene sano, prelevato da un donatore cadavere o donatore vivente, nella parte anteriore dell’addome del paziente (in sede extraperitoneale). Ad oggi rappresenta il trattamento preferenziale per pazienti affetti da insufficienza renale cronica in quanto è capace di restituire una normale funzionalità renale e permettere alla maggior parte dei pazienti il ritorno a una vita socialmente produttiva. È sufficiente un solo rene per condurre una vita normale, senza comunque un eccesso di abusi alimentari, che possano provocare un rischio di insufficienza renale.

I candidati al trapianto devono sottoporsi ad una serie di esami per escludere l’eventuale presenza di malattie che controindichino l’intervento e la successiva terapia antirigetto.

L'intervento chirurgico ha una durata che può variare da 2 a 4 ore. L'arteria e la vena che vengono prelevate con il rene, vengono unite alla vena e all’arteria iliaca e il suo uretere collegato con la vescica del ricevente.

trapianto - intervento di chirurgia

Il trapianto è un intervento di chirurgia che prevede la sostituzione di una componente di un organismo vivente, in quanto malfunzionante, con l'omologa, funzionante, espiantata da altro individuo.

Si individuano quindi due fasi: il prelievo della parte da un soggetto detto donatore e il successivo trapianto o innesto della stessa su di un soggetto detto ricevente, con l'eventuale rimozione dell'omologo nativo malato.

Si possono trapiantare organi (rene, fegato, cuore, polmone) o tessuti (cornee, sangue, osso, cartilagini, valvola cardiaca, vasi sanguigni, cute), insiemi complessi (mano).

Esistono diverse tipologie di trapianto, a seconda della tipologia del donatore, che può - per alcuni tipi di organo - essere una persona vivente, ma anche a seconda del tipo stesso di trapianto, che può essere ortotopico (l'organo nativo viene rimosso e l'organo del donatore viene piazzato nella stessa posizione anatomica dell'organo originario) oppure eterotopico (un nuovo organo viene affiancato a quello vecchio, non più funzionante, che però rimane al proprio posto; questo tipo di trapianto viene detto anche 'ausiliario').

Dal punto di vista clinico il trapianto è l'unica possibilità di cura per un vasto gruppo di malattie degenerative, talora ad evoluzione acuta, in cui la terapia sostitutiva non è sempre possibile. Il trapianto di rene consente di liberare il paziente dalla dialisi, in corso di insufficienza renale cronica, e quindi di migliorare sensibilmente la qualità della vita, così come quello di cornea.

Tecnicamente il termine appropriato per definire la rimozione di un organo o tessuto da un organismo donatore è prelievo di organi o tessuti; il termine espianto infatti tecnicamente va riservato al prelievo di un organo precedentemente trapiantato e rimosso per motivi diversi (non funzionamento, trapianto "domino"). Nella lingua d'uso comune il termine "espianto" è spesso usato nel senso di "prelievo".

Tossicologia forense

La "tossicologia analitica" è la disciplina che ha per oggetto la chimica analitica dei veleni e pertanto il riconoscimento dell'agente che sostiene l'intossicazione e che può causare una intossicazione, nonché la sua determinazione quantitativa, in qualsivoglia materiale contenuto (biologico e non biologico) a fini diagnostici, di impostazione e controllo del trattamento, nonché a fini prognostici. La "tossicologia forense" si occupa delle indagini della tossicologia analitica con finalità legale. Poiché dal riscontro analitico può conseguire un danno (civile o penale) il dato analitico che proviene da una indagine tossicologica forense deve rispettare alcuni requisiti obbligatori: certezza del dato analitico, dalla correttezza del prelievo del campione (vedi catena di custodia) all'analisi; corretta conservazione di una aliquota del campione per eventuali ulteriore controlli; impiego di una tecnica analitica validata e documentata; specificità dell'analisi (il metodo analitico non deve consentire la produzione di risultati errati); valutazione, interpretazione e spiegazione del risultato analitico. Campi di applicazione della tossicologia forense sono: 1) Diagnosi di intossicazione/avvelenamento (anche post-mortem); 2) Valutazione dell'errore nella somministrazione dei farmaci; 3) Diagnosi di alcool o tossicodipendenza: - correlata ad uno status pregresso o attuale al quale ricondurre benefici nel trattamento sanzionatorio o carcerario; - verifica del trattamento in regime di sospensione del procedimento o di esecuzione della pena; - azione di prevenzione e accertamenti sanitari in occasione della selezione per la leva e dell’arruolamento dei militari; - terapia volontaria ed anonimato a richiesta dell’interessato o dall’esercente la patria potestà; - idoneità ad attività lavorative a rischio (Provvedimento della Conferenza Permanente per i Rapporti tra lo Stato le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, 18 settembre 2008); 4) Assunzione di sostanze d’abuso per la valutazione: degli elementi costitutivi del reato -guida degli autoveicoli; - dello stato di incapacità; dell’imputabilità dell’autore di un reato; - di una aggravante del reato; in caso di adozioni o affidamenti di minori; annullamento di matrimonio (per uso di droghe precedenti al matrimonio celate al coniuge); 5)Problematiche tossicologiche connesse al doping.

Dolore acuto

Secondo la definizione della IASP (International Association for the Study of Pain - 1986):
e secondo l'associazione dell'O.M.S. Il dolore è un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno.
Esso non può essere descritto veramente come un fenomeno sensoriale, bensì deve essere visto come la composizione:

* di una parte percettiva (la nocicezione) che costituisce la modalita’ sensoriale che permette la ricezione ed il trasporto al sistema nervoso centrale di stimoli potenzialmente lesivi per l’organismo, e
* di una parte esperienziale (quindi del tutto privata, la vera e propria esperienza del dolore) che è lo stato psichico collegato alla percezione di una sensazione spiacevole.

L'esperienza del dolore è quindi determinata dalla dimensione affettiva e cognitiva, dalle esperienze passate, dalla struttura psichica e da fattori socio-culturali.

* Il dolore è fisiologico, un sintomo vitale/esistenziale, un sistema di difesa, quando rappresenta un segnale d’allarme per una lesione tissutale, essenziale per evitare un danno.
* Diventa patologico quando si automantiene, perdendo il significato iniziale e diventando a sua volta una malattia (sindrome dolorosa)

(Mannion & Woolf, The Clinical Journal of Pain, 2000).

Il dolore può risultare pungente, tirante, bruciante, pruriginoso, a sbarra, compressivo ... Il fatto che sia una esperienza personale implica un valore soggettivo che non è facilmente quantificabile, In altre parole è assai difficile misurare e valutare un dolore nella sua completezza.

Terapia del dolore Algologia (medicina)

Per algologia o terapia del dolore si intende l'approccio terapeutico e scientifico al trattamento del dolore.

Il dolore rende spesso il soggetto inabile sia da un punto di vista fisico che emotivo. Il dolore acuto relativo ad un trauma è spesso reversibile naturalmente. Il dolore cronico, invece, generalmente è causato da condizioni difficili da diagnosticare e soprattutto da trattare. Talvolta i neurotrasmettitori continuano a trasmettere la sensazione del dolore anche quando la causa scatenante del dolore non esiste più; per esempio un paziente a cui è stato amputato un arto può provare dolore riferito all'arto che non c'è più (sindrome dell'arto fantasma).

Il trattamento con mezzi farmacologici è composto principalmente da (analgesici non oppiacei, oppiacei, antidepressivi triciclici, anticonvulsivanti) e misure non farmacologiche (esercizio fisico, applicazione di freddo o calore).

I medici che si occupano di terapia del dolore sono storicamente gli anestesisti. La terapia del dolore negli ultimi anni, a fatica, tende a divenire (a fatica soprattutto in italia) una pratica collettiva di tutti i medici (dal medico di famiglia, al neurologo, chirurgo....), anche se nella pratica molta strada è ancora da percorrere.
La terapia analgesica viene abitualmente applicata in vari contesti, da quello oncologico, a quello postchirurgico, traumatologico, neurologico (in particolare cefalee, nevralgie...), a contesti con minor gravità, ma altrettanto invalidanti: come l'ortopedico/reumatologico, odontoiatrico...

La terapia del dolore è spesso utilizzata soprattutto durante le ultime fasi di una malattia terminale.

La senologia è la branca della medicina che studia le malattie della mammella

La senologia è la branca della medicina che studia le malattie della mammella. Propriamente in anatomia per seno si intende il solco posto tra le due salienze mammarie ma è invalso l'uso di utilizzare questo termine come sinonimo di mammella.

Charles Marie Gros, ritenuto fondatore della senologia, avrebbe gradito che sulla statua de la natura si svela dinanzi alla scienza"(scolpita da E. Barrias)fosse inciso: "poiché il seno rappresenta l'immagine e la proiezione della donna nella sua totalità, poiché la cancerologia mammaria è la nutrice di ogni cancerologia in generale, poiché il seno è un testimone e forse una vittima di questa società, la senologia deve essere considerata la più umana delle discipline.

La Senologia è materia complessa che si è sviluppata particolarmente negli ultimi decenni diventanto oggetto di studio di molte branche specialistiche: endocrinologia, radiologia, oncologia, chirurgia, anatomia patologica, laddove prima era di pertinenza quasi esclusivamente della ginecologia in quanto il seno considerato organo tipicamente femminile. In realtà la mammella è presente anche nel maschio, sia pure in forma rudimentale ed è soggetta anche nel maschio a varie malattie anche gravi.

Questa particolare attenzione rivolta alla mammella da tanti specialisti è dovuta al fatto che essa è particolarmente colpita dal cancro prima causa di morte per tumore maligno nella popolazione femminile. Le attuali conoscenze in campo oncologico e le esperienze maturate in tanti anni hanno dimostrato che questa malattia così complessa necessita di un approccio multidisciplinare sia nel momento della diagnosi (ecografista e radiologo) che in quello della stadiazione (anatomo patologo) fino alla scelta terapeutica (chirurgo, radioterapista, oncologo, endocrinologo) così da coinvolgere più professionalità. La senologia quindi ha assunto dignità di disciplina 'specifica' tanto che da molti si auspica che ad essa possa essere dedicata una scuola di specializzazione propria. Per il momento ha dato luogo alla creazione di molti gruppi di studio, quali la Scuola Italiana di Senologia, di alcune Associazioni come la Forza Operativa Nazionale sul Carcinoma Mammario (FONCAM), di una Società Italiana di Senologia.

Tutto ciò nell'intento di combattere una malattia che minaccia drammaticamente la vita delle donne. Donne che si potrebbero salvare solo che il cancro venisse diagnosticato per tempo. Una diagnosi precoce meglio ancora se in fase preclinica non solo salverebbe la loro vita ma ne risparmierebbe anche la mammella da interventi mutilanti.

Aspetto quest'ultimo di grande significato considerato il ruolo straordinario che riveste il seno nella vita di una donna.

Radiochirurgia stereotassica

La radiochirurgia stereotassica, anche detta radiochirurgia, è una metodica di trattamento dei tumori con irradiazione assistita dal computer che permette di indirizzare in una singola frazione (o in poche sedute mediante ipofrazionamento) una dose elevata di radiazioni ionizzanti direttamente sul tumore.

La metodica ha lo scopo di limitare il danno ai tessuti limitrofi e di ridurre al minimo gli effetti collaterali. In alcuni casi si attua dopo la radioterapia esterna oppure per il trattamento di tumori poco voluminosi che non possono essere rimossi chirurgicamente.

La Radiochirurgia stereotassica è stata introdotta, circa 50 anni fa, dal neurochirurgo svedese Lars Leksell (1907-1986).

L'apparecchio utilizzato era in grado di produrre una radiazione tanto concentrata che la metodica è stata anche chiamata Gamma Knife, cioè "coltello ai raggi gamma".

Le più recenti evoluzioni del Gamma Knife hanno portato alla creazione di sistemi di radiochirurgia stereotassica robotica.

La psiconcologia è la psicologia applicata all'oncologia.

La psiconcologia è la psicologia applicata all'oncologia.

Il disagio psicologico che si manifesta a seguito della diagnosi e della cura di una patologia organica grave può essere definito come una “normale” reazione ad una diagnosi “ab-norme”; ansia, depressione, collera, sbalzi d’umore, negazione, isolamento, pensieri di suicidio, regressione, confusione mentale, disturbi del ciclo sonno\veglia, disturbi alimentari, sensi di colpa, razionalizzazione, alexitimia, proiezione, spostamento, formazione reattiva sono le più frequenti manifestazioni “fisiologiche” che hanno un'importante funzione adattativa.

Non sempre è facile capire se le reazioni del paziente alla diagnosi sono reazioni normali, fisiologiche, oppure se si tratta di sintomi di una situazione di patologia psicologica, che richiede un supporto adeguato al paziente, sia di tipo psicologico che di tipo psichiatrico.

Il sintomo "acuto" o "fisiologico" si distingue da quello "cronico" o "patologico" sulla base della qualità, della quantità, dell’intensità, verificando da quanto tempo si manifesta e che intensità ha, e quanto influisce sulla vita della persona e sulle sue relazioni.

L’importanza di una corretta diagnosi psicologica o psicopatologica permette di aiutare il paziente stesso nel processo di cura e di guarigione, ove possibile.

Di seguito un breve e sintetico elenco dei principali disagi psicopatologici più frequenti nel paziente oncologico come presentati nel Manuale pratico di Psico-Oncologia, di Grassi, Biondi e Costantini (2003).

Psicofarmaci farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale

Con la definizione di psicofarmaci si identificano diverse classi di farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale. Si possono classificare in base al tipo di molecole (classi farmaceutiche) o all'effetto terapeutico. Fra essi i più utilizzati sono: gli ansiolitici, gli antidepressivi e i neurolettici (o antipsicotici); che a loro volta includono molecole appartenenti a classi diverse. A questi possiamo aggiungere il litio e gli antiepilettici usati come stabilizzatori dell'umore. Ci sono anche psicofarmaci ipnotici.

Non si può parlare di un effetto terapeutico comune della psicofarmacologia proprio per la eterogeneità delle molecole e dei disturbi trattati (Responder, non responder): alcune patologie si risolvono con una terapia ben condotta, altre croniche e recidivanti (ovvero perduranti nel tempo o che si ripresentano ciclicamente, soprattutto se i trattamenti farmacologici sono discontinuati), il loro effetto è di attenuare almeno i sintomi del disturbo mentale, favorendo una eventuale psicoterapia, o almeno una convivenza con la malattia mentale, nei casi in cui questa renda impossibile al paziente mantenere un lavoro e una vita normali.

In ogni caso l'uso e la prescrizione di psicofarmaci va valutato attentamente per gli effetti collaterali, a volte pesanti, e la possibilità di errori nell'assunzione, che possono portare a una riaccensione dei sintomi o a vere e proprie intossicazioni, il cui esito è raramente letale; inoltre il trattamento con alcuni tipi di psicofarmaci deve essere interrotto gradualmente, pena l'insorgere di sintomi di astinenza.

psichiatria forense risvolti medico-legali della psichiatria

La psichiatria forense è il settore disciplinare che studia i risvolti medico-legali della psichiatria e le problematiche forensi che spesso si affrontano in campo penale e civile con soggetti affetti da patologia psichica.

Si sviluppa intorno al XIII e XIV secolo.

Tra gli aspetti trattati da questo settore disciplinare vi sono:

* la responsabilità professionale dello psichiatra, come il rischio di denuncia per sequestro di persona per TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) non opportunamente e legittimamente prescritto o quello di denuncia di omissione di soccorso per un ricovero non effettuato, perché non ritenuto indispensabile dallo psichiatra, cui seguono atti auto- o etero-aggressivi.
* le attività connesse alle richieste del giudice o del difensore di perizia psichiatrica dell'imputato, per valutare l'imputabilità, ovvero la capacità di comprendere e sostenere l'evento processuale, ed anche se, al momento in cui il fatto è stato commesso, il reo fosse in tale stato patologico mentale da diminuire totalmente o grandemente la sua capacità di intendere e di volere.

La perizia psichiatrico-forense necessita di indagini di tipo clinico e strumentale

Parodontologia è una branca dell'Odontoiatria

La parodontologia è una branca dell'Odontoiatria che studia i tessuti del parodonto (peri = attorno; odons = dente) e le patologie ad esso correlate. Il parodonto è costituito 1 - gengiva 2 - osso alveolare 3 - cemento radicolare (tessuto che ricopre la radice del dente) 4 - legamento parodontale. La parodontologia si occupa quindi dell'insieme dei tessuti molli (il legamento periodontale e la gengiva) e duri (cemento e tessuto osseo alveolare) che circondano il dente e che assicurano la sua stabilità nell'arcata alveolare (in condizioni di salute). La parodontologia, si occupa anche delle malattie che interessano il parodonto, queste vengono chiamate genericamente malattie parodontali o parodontopatie, o piorrea (termine storico oggi ancora utilizzato nella popolazione).

La malattia parodontale è una malattia che ha una componente batterica, quindi infettiva, ma questa non è sufficiente a portare la malattia parodontale.

Neuropsicologia

Nelle neuroscienze la neuropsicologia si caratterizza per il suo obiettivo di studiare i processi cognitivi e comportamentali correlandoli con i meccanismi anatomo funzionali che ne sottendono il funzionamento.

Si basa sul metodo scientifico e condivide il punto di vista del processamento dell'informazione della mente tipico della psicologia cognitiva (o cognitivismo).

La neuropsicologia si inserisce nel settore delle neuroscienze, ed ha aree di sovrapposizione con la psicologia, la neurologia, la psichiatria e le reti neurali.

I neuropsicologi lavorano nelle università (ricerca di base e applicata), in cliniche o ospedali (coinvolti nel trattamento di pazienti con problemi neurologici e neuropsicologici), nell'industria (es. farmaceutica) o in altre strutture ove sia richiesta una competenza scientifica sul funzionamento fisiologico e patologico del sistema nervoso.

Neonatologia - specializzazione di pediatria

La neonatologia è una specializzazione di pediatria che consiste nella cura medica dei neonati, specialmente delle malattie neonatali e delle nascite premature. È una specialità che si attua in ospedale, ed è di solito praticata nelle unità di cura intensiva neonatale.

I principali pazienti dei neonatologi sono bambini appena nati che sono malati o che hanno bisogno di cure mediche specialistiche a causa della nascita prematura, basso peso alla nascita, crescita intrauterina ritardata, malformazione congenita (difetto di nascita), sepsi, o asfissia neonatale.

Una concezione più estesa considera lo sviluppo fisico e psichico, normale o patologico, del neonato (Psicologia perinatale).

Mentre un alto numero di mortalità infantile fu riconosciuto dalla British medical community già dal 1860, la moderna cura intensiva neonatale è una disciplina di recente innovazione. Nel 1898 il Dr. Joseph B. DeLee creò la prima incubatrice per i bambini prematuri a Chicago, Illinois. Il primo testo americano riguardante la cura dei nati prematuri fu pubblicato nel 1922. Nel 1952 la dottoressa Virginia Apgar descrisse l'APGAR score un sistema a punteggio per la valutazione delle condizioni fisiche dei nuovi nati. Ma fu solo nel 1965 che fu aperta la prima sezione di cura intensiva neonatale presso New Haven, Connecticut e nel 1975 l'associazione pediatrica americana stabilì dei criteri per la certificazione della neonatologia.

Medicina subacquea - medicina iperbarica

La medicina subacquea consiste nella diagnosi, trattamento e prevenzione delle condizioni patologiche causate dell'entrata dell'essere umano nell'ambiente subacqueo. Include lo studio degli effetti sul corpo umano della pressione sui gas, la diagnosi e il trattamento degli infortuni marini e come la sicurezza del subacqueo sia influenzata dalla sua idoneità fisica.

La medicina iperbarica è una branca di questa, relativa all'esperienza subacquea sul campo, dal momento che la decompressione in camera iperbarica viene utilizzata come trattamento delle due patologie più diffuse in questo sport: la malattia da decompressione e l'embolia gassosa arteriosa.

Medicina del sonno

Il sonno è definito come uno stato di riposo contrapposto alla veglia. In realtà questa definizione, come altre definizioni che si possono trovare su vari dizionari (periodica sospensione dello stato di coscienza durante la quale l'organismo recupera energia; stato di riposo fisico e psichico, caratterizzato dalla sospensione, completa o parziale, della coscienza e della volontà, dal rallentamento delle funzioni neurovegetative e dall'interruzione parziale dei rapporti sensomotori del soggetto con l'ambiente, indispensabile per il ristoro dell'organismo) non è completamente vera. Come la veglia, infatti, il sonno è un processo fisiologico attivo che coinvolge l'interazione di componenti multiple del sistema nervoso centrale ed autonomo.

Infatti, benché il sonno sia rappresentato da un apparente stato di quiete, durante questo stato avvengono complessi cambiamenti a livello cerebrale che non possono essere spiegati solo come un semplice stato di riposo fisico e psichico. Ad esempio, ci sono alcune cellule cerebrali che in alcune fasi del sonno hanno una attività 5-10 volte maggiore rispetto alla veglia. Due caratteristiche fondamentali distinguono il sonno dallo stato di veglia: la prima è che il sonno erige una barriera percettiva fra mondo cosciente e mondo esterno, la seconda è che uno stimolo sensoriale (ad esempio un rumore forte) può superare questa barriera e svegliare chi dorme. Un adeguato sonno è biologicamente imperativo ed appare necessario per sostenere la vita.

medicina estetica

La medicina estetica è una branca della medicina che si occupa di correggere o eliminare gli inestetismi del viso o del corpo senza ricorrere alla chirurgia, bensì attraverso una serie di trattamenti poco invasivi che consentono una ripresa delle normali attività in breve tempo.

Gli inestetismi di cui si occupa la medicina estetica possono essere congeniti oppure possono essere acquisiti nel corso degli anni, ad esempio a causa dell’invecchiamento o dello stile di vita.

Gli inestetismi e le patologie di cui si occupa principalmente la medicina estetica sono:

* acne in fase attiva o cicatriziale
* acne rosacea e couperose
* adiposità localizzata
* alopecia
* angioma
* cellulite o panniculopatia edematofibrosclerotica (P.E.F.S.)
* ipermelanosi e ipomelanosi
* iperidrosi e bromidrosi
* ipertricosi e irsutismo
* lipoatrofia
* rughe e solchi come esito di mimica facciale
* rughe e solchi come esito di un generale invecchiamento della pelle accompagnato a volte da cedimento del profilo
* smagliature
* sovrappeso
* tatuaggi
* teleangectasie e vene reticolari

medicina aerospaziale

La medicina aerospaziale è una branca relativamente nuova della medicina ed è nata negli anni cinquanta, con studi di fisiopatologia animale, con i primi lanci di animali nello spazio. Il primo uomo nello spazio fu il russo Yuri Gagarin, però in seguito negli anni sessanta gli americani arrivarono sulla Luna, missione Apollo 11. Negli anni settanta sono incominciati i voli della navicella spaziale space Shuttle per creare una stazione spaziale orbitante fissa.

Vivere e lavorare nello spazio non è semplice: la mancanza d'aria, l'assenza di gravità, le radiazioni e l'irraggiamento solare, l'igiene personale e le necessità fisiologiche, il nutrimento, la procreazione e tutte quelle attività umane connesse alla fisiologia dell'uomo, in microgravità cambiano.

La microgravità è un ambiente nel quale l'uomo vive in caduta libera, ossia in una situazione assimilabile a quella di un paracadutista che si lanci da 250 km d'altezza e ad una velocità di 27.000 km/ora. Per non perdere di vista le forze e i meccanismi d'azione che influiscono sul corpo, che è formato per il 90% di liquidi, bisogna pensare che il corpo in microgravità, è sottoposto come un satellite alle forze sia centripeta che centrifuga, che lo tengono in equilibrio su una propria orbita e vive sottoposto in costante piccola accelerazione di gravità ossia in assenza di peso, non è fermo e sospeso in una situazione statica come comunemente si fraintende ma sta precipitando in caduta libera. Questo concetto è fondamentale e sta alla base della medicina spaziale sia sulle navette spaziali Shuttle che sulla stazione spaziale orbitante.

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