martedì 9 settembre 2008

ARTROPATIA TABETICA sofferenza articolare

ARTROPATIA TABETICA, sofferenza articolare conseguente alla forma di neurolue chiamata tabe dorsale. La causa prima, dunque, è la sifilide, o lue, non tempestivamente curata e non bloccata allo stadio primario. L'artropatia tabetica fa rilevare articolazioni disarticolate, come se i giunti articolari fossero dei segmenti rilassati. Il soggetto appare slogato, le escursioni articolari sono esagerate e non comportano per il malato dolore alcuno. La zona particolarmente interessata dalla artropa-tia tabética è il ginocchio, che appare ciondolante, senza consistenza e compattezza dei legamenti e delle capsule articolari. I capi ossei articolari, ai raggi X, appaiono spesso decalcificati.

ARTROPATIA POST-TRAUMATICA

ARTROPATIA POST-TRAUMATICA, caratteri stica forma di sofferenza articolare che si instaura in una articolazione colpita da un trauma (una « botta » qualsiasi ). Naturalmente, più è violento l'impatto traumatico con la zona articolare colpita, più la possibilità di artrosi post-traumatica è frequente. Le articolazioni più interessate sono quelle del ginocchio, della caviglia (per distorsioni), del gomito. Dopo il trauma, l'articolazione appare tumefatta, calda, impotente dal punto di vista della dinamica articolare.

Talvolta non si tratta di una semplice contusione, ma coesiste una frattura in corrispondenza delle ossa dell'articolazione fratturata. Ad esempio: la frattura di un femore, nel suo mezzo, può comportare sofferenza articolare del sottostante ginocchio. Anche questo è un caso di artrosi post-traumatica. Occorre sempre, nell'artrosi post-traumatica, fare una acuta indagine radiografica per constatare se esistano fratture, versamenti endoarticolari, cioè formazione di liquido o di sangue nell'interno della cavità articolare.

ARTRITE GONOCOCCICA

ARTRITE GONOCOCCICA, forma di artrite cagionata dall'agente specifico della blenorragia, cioè da un germe detto gonococco. Questo germe si trasmette nei rapporti sessuali, e inizialmente dà forme acute infiammatorie localizzate alle parti esterne dell'apparato genitale maschile (uretra soprattutto) e femminile (vulva e vagina). Nell'artrite gonococcica a volte viene interessata un'unica articolazione; a volte vengono coinvolte più articolazioni.

In quest'ultimo caso è più esatto parlare di poliartrite gonococcica. Se il processo primitivo non è curato tempestivamente, l'artrite gonococcica può cronicizzarsi. Per formulare diagnosi corretta, bisogna isolare il germe. È molto importante la storia del malato, il quale deve sinceramente rivelare al medico se ha contratto rapporti sessuali con donna sospetta o con uomo sospetto.

ARTRITE infiammazione di una articolazione

ARTRITE, è, come indica clinicamente la parola, l'infiammazione di una articolazione. Laddove però, come quasi sempre accade, l'infiammazione di più distretti articolari si verifichi, si usa preferibilmen te il termine di poliartrite. Oggi si tende a riservare il termine di artrite ai soli processi veramente infiammatori che interessino i componenti anatomici di una determinata articolazione. I quali sono: i capi ossei articolari, i legamenti, le capsule articolari, i menischi, le cartilagini tutte; praticamente i tessuti ossei, cartilaginei e legamentosi che contribuiscono a formare l'articolazione nel suo insieme.

Quindi il termine « artrite » dovrebbe essere limitativo, e riservato a quelle forme articolari acute che, effettivamente e dimostrativamente, hanno un nesso di rapporto causa-effetto con la malattia primaria che sta alla base. Tipico esempio è dato dalla artrite reumatica, che altro non è che la espressione periferica, in superficie, di una infezione acuta generalizzata (reumatismo articolare acuto o malattia di Bouillaud, febbri reumatiche, infezioni streptococciche, ecc.). L'articolazione interessata diviene gonfia (edema periarticolare), calda al contatto con la mano, con pelle arrossata e lucida in corrispondenza, molto dolente. Il dolore è spontaneo, ma si esacerba nei movimenti cioè nelle escursioni articolari. Le articolazioni più colpite sono: le ginocchia, i gomiti, i polsi, le caviglie.

Una radiografia dell'articolazione in fase di attacco acuto può risultare del tutto negativa, e far rilevare minime tracce di falda acquosa, espressione di sierosità che il processo infiammatorio procura nella cavità articolare (versamento endoarticolare). Come sintomi generali notiamo: febbre più o meno elevata e segni della malattia che sta alla base del processo artritico. Ad esempio, nel caso dell'artrite reumatica acuta, positività dei tests reumatici, come il titolo antistreptolisinico, aumento della velocità di eritrosedimentazione, positi vizzazione della proteina C reattiva, aumento della fibronemia. Il malato è bloccato nei movimenti articolari nel territorio interessato.

ARTOFANTASMA

ARTOFANTASMA, sensazione prevalentemente dolorosa e diffusa che viene psicologicamente attribuita alla zona in cui era presente un arto, non più esistente, perché amputato. Il fenomeno può interessare anche altre parti del corpo. Non si conosce il meccanismo che giustifica questo dolore, anche se si ritiene che possa essere dovuto ad un errore nella interpretazione di certi stimoli sensoriali.

sabato 6 settembre 2008

ARTERIOSCLEROSI CEREBRALE arterie cerebrali si depositano

ARTERIOSCLEROSI CEREBRALE, forma patologica caratterizzata dal fatto che nelle arterie cerebrali si depositano, nel lume e nelle membrane muscolari (tonaca media), sostanze generalmente lipidiche che ne diminuiscono l'elasticità e la portata. Talora si hanno vere e proprie placche ( placche ateromatose) che alterano soprattutto le grosse arterie cerebrali. Ne consegue che vengono colpiti vasti territori del cervello ed in particolare quelli che richiedono un maggior apporto sanguigno. Tra essi le aree della corteccia cerebrale ed alcune zone più profonde (corpo striato). L'arteriosclerosi cerebrale è un fenomeno di accumulo e di usura che inizia molto precocemente, anche prima dei trenta anni. Gli uomini sembrano colpiti prima delle donne.

Le cause sono quelle già descritte nell'arteriosclerosi, mentre non sembra che l'alcoolismo, i traumi cranici e le emozioni possano avere importanza. Il fumo ed altre intossicazioni, invece, talora aggravano la situazione. I sintomi dell'arteriosclerosi cerebrale sono diversi se la sofferenza riguarda una zona circoscritta (sintomi a focolaio) o la generalità del cervello. L'aumento della pressione arteriosa può dar luogo, in questi malati, a vertigini, offuscamento della vista, cefalea e paralisi transitorie. Da un punto di vista psichiatrico si hanno sintomi generali di intolleranza, depressione e demenza, fino a vere e proprie
psicosi. Neurologicamente l'arteriosclerosi può sfociare in una emorragia cerebrale circoscritta o localizzata. L'inizio della malattia può essere subdolo, con stanchezza psicologica, diminuzione dell' attenzione e della memoria, tendenza a preoccuparsi di cose irrilevanti, senza, però, perdere completamente il senso critico e la coscienza di malattia ( almeno nei primi periodi ). Successivamente si ha un disorientamento nel senso del tempo, insonnia, fino a senso di persecuzione. I sintomi neurologici sono: aumento dei riflessi osteotendinei, perdita delle funzioni simboliche, tremori e rigidità parkinsoniana. La distinzione rispetto alle altre forme di demenza si basa sul fatto che l'inesorabile peggioramento, che conduce a morte entro pochi anni, non è continuo e progressivo, ma a gradini.

ARTERIOSCLEROSI indurimento sclerotico delle arterie

ARTERIOSCLEROSI, secondo il concetto anatomico classico, un processo di indurimento sclerotico delle arterie che può essere ricollegato a numerosi fattori. In conseguenza di questa malattia si verifica perdita di elasticità delle arterie, associata ad ispessimento della loro parete e a modificazioni del calibro. Sarebbe erroneo considerare l'arteriosclerosi come un'entità morbosa dipendente da una
unica causa.

Infatti vanno distinte le arteriosclerosi senili, quelle su base degenerativa infiammatoria o da superlavoro (ipertensione) e le arteriosclerosi secondarie ad accumulo patologico nella compagine della parete arteriosa di sostanze abnormi, trasportate dal sangue, quali i lipidi (costituiti in prevalenza, da grassi neutri, fosfolipidi, colesterolo ed esteri di colesterolo), la sostanza mu-coide e il materiale proteico.

I distretti arteriosi più frequentemente colpiti e di maggiore interesse clinico sono l'aorta, le arterie coronarie (vedi infarto miocardico), cerebrali (vedi apoplessia, trombosi), mesenteriche (infarto intestinale), retiniche, renali, degli arti inferiori (gangrene). Per via dell'accumulo patologico di sostanze grasse nella parete arteriosa si osservano sulla superficie interna del vaso, delle placche e striature rilevate che tendono a confluire e, quando il normale rivestimento, o endotelio, si erode, vengono a formare delle ulcere ateromatose (in questo caso si parla di ateroma). Proprio in corrispondenza di queste ulcere il sangue coagula (tale processo dicesi trombosi) e può determinare l'obliterazione dell'arteria (ciò si verifica a livello delle coronarie nell'infarto cardiaco, delle arterie cerebrali, con conseguente infarto della sostanza nervosa, ecc.).

Nelle zone dove si accumulano i grassi la parete dell'arteria va incontro a usura, a sclerotizzazione e ad indurimento. Molti fattori ancora sfuggono nella genesi dell'arteriosclerosi, in cui però sicuramente gioca un ruolo di primaria importanza la predisposizione ereditaria ed anche il tipo di alimentazione. Particolarmente predisposti all'arteriosclerosi sono i diabetici, gli ipertesi non adeguatamente o insufficientemente curati, i soggetti affetti da deficit funzionale della tiroide (ipotiroidismo) e da iperlipemie (aumento di grassi nel sangue). Dal punto di vista clinico vanno tenute distinte le forme centrali con interessamento principalmente delle arterie cerebrali e coronariche, e le forme periferiche, che sono responsabili di disturbi circolatori degli arti. È ovvio che la sintomatologia dell'arteriosclerosi dipende dalla sua localizzazione. Attualmente si ritiene che le alterazioni arteriosclerotiche siano rese più precoci ed estese dall'aterosclerosi.

ARTERIOPATIA SCLEROTICA, malattia delle arterie cronica

ARTERIOPATIA SCLEROTICA, malattia delle arterie ad evoluzione cronica, a carattere prevalentemente degenerativo, ad interessamento srstemico, nel senso che si localizza in tutti i distretti arteriosi anche se può manifestarsi, almeno inizialmente, in uno solo di questi. Viene considerata la più frequente delle arteriopatie (circa il 60 per cento dei casi). La forma clinica più comune è l'arteriopatia obliterante periferica: obliterante perché caratterizzata da lesioni ostruttive delle arterie; periferica perché colpisce abitualmente gli arti inferiori (molto più raramente quelli superiori ).

In ordine di frequenza e di progressione, le arterie più colpite sono: la femorale al suo terzo inferiore, l'iliaca, l'aorta addominale (sovente la biforcazione aorto-iliaca). Prevale nell'uomo sei volte più che nella donna (in un quinto dei casi si tratta di soggetti diabetici). L'età più esposta va dai 50 ai 70 anni. Per lungo tempo, nonostante la presenza delle lesioni arteriose, il soggetto può anche non avvertire alcun disturbo oppure riferire di avere spesso i piedi freddi, percorsi da un formicolio insistente e molesto, oppure ancora lamentare una facile stancabilità nel camminare.

In uno stadio successivo può, invece, manifestarsi un disturbo assai più preciso ed inconfondibile: dopo aver percorso una certa distanza, specie nel procedere in salita o nel salire una scala, il paziente avverte ad un tratto un dolore improvviso al polpaccio (più raramente alla coscia) che lo costringe a fermarsi; cessato il dolore, il cammino può essere ripreso, salvo interrompersi ancora dopo un certo tratto di strada per la ricomparsa del dolore. Il disturbo appena descritto viene denominato claudicatio intermittens e si manifesta ad uno solo dei due arti: i pazienti sono costretti a percorrere un tragitto a piedi alternando al cammino un certo numero di soste forzate.

Se si trovano in un centro abitato, ingannano il tempo nell'attesa che passi il dolore osservando le vetrine dei negozi: per questo gli anglosassoni hanno ribattezzato l'arteriopatia obliterante come la malattia delle vetrine. Col passare del tempo e con l'inevitabile progredire delle lesioni arteriose, il cammino percorso, prima che insorga il dolore, si fa sempre più breve: nei casi più gravi, il malato deve fermarsi ogni 20-30 metri, perché il muscolo sollecitato non riceve abbastanza sangue per sostenere lo sforzo. Se la malattia non si arresta o le cure non riescono ad arrestarla, i sintomi possono peggiorare ancora. Non solo costa dolore il camminare, ma il dolore si manifesta, intenso e persistente, anche a riposo, generalmente di notte, tanto da disturbare il sonno o da renderlo impossibile se non si ricorre ad un energico antidolorifico: in queste circostanze, il paziente cerca spontaneamente un po' di sollievo stando con le gambe penzoloni fuori dal letto.

Ma il calvario dell'arteriopatico può andare anche oltre: quando il flusso arterioso è insufficiente alla nutrizione dei tessuti più periferici, possono comparire sulle dita dei piedi sia spontaneamente che al minimo traumatismo piccole lesioni facilmente destinate ad aggravarsi e a progredire, anche perché s'instaura molto rapidamente su di esse l'incezione, che apre la porta alla gangrena, approdo drammatico al quale nessun arteriopatico vorrebbe e dovrebbe, con le cure oggi disponibili arrivare mai.

A seconda della sede dell'ostruzione, ossia dell'ostacolo al flusso arterioso, il quadro dei sintomi cambia: se l'ostruzione è bassa, il dolore causato dal cammino può limitarsi al piede e al polpaccio; se l'ostruzione è alta (ad esempio sull'aorta) il dolore interessa progressivamente tutto l'arto e si accompagna a impotenza sessuale. Già nel farsi visitare dal proprio medico, il paziente può apprendere da quest'ultimo la natura della sua malattia: il curante, infatti, potrà rendersi conto della presenza o dell'assenza delle pulsazioni arteriose ai vari livelli dell'arto interessato.

ARTERIOPATIE, malattie delle arterie

ARTERIOPATIE, malattie delle arterie in senso lato che comprendono le forme organiche, in cui esiste un danno della parete arteriosa, e le forme funzionali, in cui il vaso è solitamente indenne, ma soggetto a sollecitazioni di natura fisica, chimica, tossica, nervosa, che modificano il flusso sanguigno. Le arteriopatie organiche, che dominano oggi il campo, si devono distinguere a loro volta in degenerative e infiammatorie, le prime molto più diffuse delle seconde.

Queste affezioni infiammatorie o degenerative della parete interna delle arterie {tunica intima), si estendono alle altre due tuniche da cui l'arteria è composta {mediana e esterna ). Nel primo caso la medicina parla di arterite (tipica tra esse è il morbo di Leo-Biirger; vedi, Bürger, morbo di); nel secondo caso di arteriopatia degenerativa: queste ultime forme sono secondarie, in ordine di frequenza, alle seguenti ma lattie generali: arteriosclerosi (arteriopatia arteriosclerotica ), diabete ( arteriopatia diabetica ), sifilide (arteriopatia sifilitica o luetica). Il primato delle arteriopatie degenerative va attribuito aìl'arteriosclerosi ormai epidemica nell'attuale società nella misura in cui la vita dell'uomo si allunga.

Quando il lumen, cioè il foro dell'arteria, si occlude completamente, si parla di arterite obliterante. Obliterare deriva dal latino, e significa cancellare. Ed infatti a valle dell'occlusione dell'arteria (ad esempio ai piedi, alle braccia), il polso risulta « cancellato »: cioè non si percepisce più premendo l'arteria distale con il polpastrello delle dita, come nella persona sana. I sintomi a carico del distretto ove esiste una arteriopatia obliterante sono: sensazione di freddo all'arto colpito, formicolii, talora dolore, specie nel movimento e negli sforzi dell'arto interessato.

Più frequentemente le arteriopatie si instaurano alle gambe; pertanto in questa sede compare dolore sotto forma di crampi muscolari, provocati soprattutto dallo sforzo e dal movimento, mentre si corre o si cammina. In quest'ultimo caso si usa anche il termine di angina delle gambe. Se trascurata, l'arteriopatia degenera, provoca un'anemia a valle dell'occlusione, un pallore del segmento che rimane privo di sangue (ischemia) e, a lungo andare, una cancrena da affidare al chirurgo per la disobliterazione dell'arteria (cioè per la disostruzione arteriosa mediante bisturi).
come si previene. Contrastando la malattia di base, cioè il processo infiammatorio, nelle arteriti; il processo degenerativo, nelle arteriopatie arterioscle-rotiche, luetiche, diabetiche. Occorre, in ogni caso, impedire che l'arteriopatia passi dalla fase asfittica, cioè di pallore, a quella cancrenosa.

venerdì 5 settembre 2008

ARTERIOLOPATIA DIABETICA alterazione degenerativa arteriole

ARTERIOLOPATIA DIABETICA, alterazione degenerativa delle arteriole che si accompagna costantemente al diabete, con localizzazione alla retina (retinopatia diabetica), al rene (nefropatia diabetica) e alle estremità. Le arteriole delle dita dei piedi tendono ad ostruirsi col tempo: questo spiega perché il diabetico tende ad avere le estremità fredde, di colorito pallido, scarse di peli, con pelle arida, unghie sottili e fragili. Questo rende ragione anche dell'estrema importanza che ha, per chi è affetto da diabete mellito, l'igiene scrupolosa dei piedi, che dovrà cominciare dall'uso di calze di lana senza elastico e di calzature morbide e concretizzarsi quotidianamente nell'accurata pulizia con pediluvi in acqua tiepida, che andrà eseguita con la massima delicatezza allo scopo di scongiurare ogni lesione anche minima, potenziale punto di partenza di complicazioni, la peggiore ed irreparabile delle quali è la gangrena del piede.

INTOSSICAZIONE DA ARSENICO

INTOSSICAZIONE DA ARSENICO, ha come sintomi, dopo mezz'ora-un'ora dall'ingestione, sensazione di sapore metallico, bruciori e dolori allo stomaco, sete intensa, singhiozzo, vomito biliare (verdastro) e striato di sangue; in seguito, dopo alcune ore, dolori violenti all'addome e scariche diarroiche simili a quelle del colera, continue. La morte può avvenire per collasso. Può aversi anche un avvelenamento cronico da inalazione di polveri arsenicali (nell'industria), con inappetenza, stitichezza alternata con diarrea, eruzione di vescicole sulla cute, mal di capo, stanchezza, ecc. Di solito l'intossicazione ha origine terapeutica (cure troppo protratte o eccessive con preparati arsenicali) o accidentale ( ingestione di esche avvelenate per i topi, disinfestanti usati in agricoltura che possono inquinare il vino, la frutta, la verdura): la sensibilità è estremamente variabile da persona a persona, non è rara una vera idiosincrasia per dosi anche piccolissime. È necessaria la lavatura gastrica; utili anche gli emetici ( apomorfina ), farmaci che provocano il vomito. Contravveleni, però non sicuri, sono rappresentati dall'acqua di calce (da 10 a 100 g), a base di ossido di calcio, oppure dall'olio di oliva e dall'acqua di calce in parti uguali.
come si previene. Le cure arsenicali vanno praticate iniziando con piccole dosi per saggiare la sensibilità individuale, e interrompendo subito la cura qualora compaiano sintomi di intolleranza (congiuntivite, secchezza in gola, eruzioni cutanee, diarrea, vomito ).

Arrenoblastoma tumore delle ovaie

ARRENOBLASTOMA, tumore tipico delle ovaie, di assai rara osservazione, costituito da cellule simili a quelle che si ritrovano nella ghiandola sessuale maschile, e quindi accompagnato da segni di virilizzazione. Compare tra i 20 e i 35 anni; se è piuttosto voluminoso si fa clinicamente evidente come una massa palpabile nell'addome; provoca aumento della pelosità specie alle cosce, alterazione della voce e aumento degli ormoni di tipo maschile nel sangue, talora aumento della pressione. La diagnosi, con sintomi così caratteristici, è abbastanza agevole e deve indurre ad una terapia chirurgica di asportazione della massa. L'intervento è per lo più risolutivo, perché gli arrenoblastomi sono quasi sempre benigni.

come si previene. Non esiste una prevenzione di tale tumore, ma segni di alterato sviluppo sessuale debbono indurre ad una visita specialistica che potrà portare ad una diagnosi e quindi ad una cura precoce.

SINDROME DI ARNOLD-CHIARI, malformazione cervelletto e midollo spinale

SINDROME DI ARNOLD-CHIARI, o malformazione del cervelletto e del midollo spinale, conseguenza di uno sviluppo alterato dell'osso occipitale e della colonna vertebrale, che obbligano le parti di tessuto nervoso a fuoruscire dal canale midollare e dal foro occipitale troppo ristretti. Spesso la colonna vertebrale non è completamente chiusa nella sua parte posteriore (spina bifida) e si ha idrocefalo. La causa della malformazione è ignota. Talora colpisce sin dalla nascita, associandosi ad altre malformazioni; spesso, invece, dà segni dopo i trent'anni. I sintomi sono molto vari ed interessano quasi tutte le funzioni nervose del midollo spinale e del cervelletto.

Aritmie perdite del normale ritmo cardiaco

ARITMIE, perdite del normale ritmo cardiaco, intendendo per ritmo cardiaco la regolare successione delle battute (sistoli) a giusta cadenza o intervallo l'una dall'altra. Il ritmo cardiaco non va confuso con la frequenza, che indica il numero dei battiti cardiaci nell'unità di tempo.

L'aritmia può essere episodica, e cioè causata da una serie di extrasistoli (contrazioni cardiache che intervengono fuori della successione normale delle sistoli, cioè dei battiti, in risposta a un extrastimolo sul miocardio, cioè sul muscolo cardiaco). In questo caso si parla di aritmia extrasistolica. Quando però la perdita del ritmo tende a perpetuarsi, allora l'aritmia prende il nome di fibrillazione atriale, o delirio del cuore. In questa evenienza una serie anarchica, disordinata di impulsi contrattili nasce sull'atrio destro del cuore, e tende a propagarsi come un'onda o un movimento vermicolare irregolare a tutto il cuore. L'effetto contrattile però è nullo, e solo qualche contrazione atriale raggiunge i sottostanti ventricoli. Se questi entrano a loro volta in fibrillazione, la vita dell'organismo diventa impossibile in breve tempo (aritmia ventricolare).

Le cause che portano alla fibrillazione sono: tutte le malattie di cuore che tendono alla cronicizzazione e allo scompenso; i vizi di cuore valvolari, come la stenosi mitrale o l'insufficienza mitralica; l'ipertensione arteriosa grave, che sfianca il cuore sinistro e porta alla cardiopatia ipertensiva scompensata; l'arteriosclerosi globale del cuore, o miocardiosclerosi; le malattie del cuore che si accompagnano a disfunzioni delle ghiandole endocrine come la tiroide ( cardiotireosi ).

La diagnosi di fibrillazione può essere formulata clinicamente quando si avverta polso irregolare nella sequenza dei battiti, e un'anomalia della sequenza delle sistoli a diretto contatto col cuore mediante lo stetoscopio. Il numero dei battiti contati con lo stetoscopio al cuore non corrisponde per numero con quelli contati sul polso. Soggettivamente il malato fibrillante, quando la fibrillazione è severa, avverte una sensazione del tutto particolare e misteriosa, riferita come tuffo al cuore.

Per avere la conferma di una condizione fibrillante cardiaca, si deve praticare l'elettrocardiogramma al malato. In esso si registra una linea ondulata nel primo tratto del tracciato, che corrisponde alla fibrillazione degli atri o orecchiette. Quando un cuore è in fibrillazione, bisogna ricompensare la cardiopatia cronica che tende allo scompenso.

SINDROME DI ARGONZ - DEL CASTILLO

sindrome rara costituita da galattorrea, ovvero da secrezione lattea abnorme per insorgenza o per persistenza, e da amenorrea, o assenza di mestruazioni. Insorge in donne di età giovane (tra i 20 e i 30 anni), per lo più obese e talvolta con eccesso di peli ( ipertricosi ). La causa abituale è costituita da un tumore dell'ipofisi (l'adenoma cromofobo) o da una lesione ipofisaria. Si fa l'ipotesi che tali condizioni sarebbero in grado di stimolare la produzione di un eccesso di prolattina, l'ormone ipofisario da cui proviene la galattorrea, e di limitare la secrezione di F S H, l'ormone follicolo-stimolante, da cui proverrebbe un deficit di ormoni estrogeni, e, conseguentemente, l'amenorrea. La diagnosi si pone in base ai sintomi sopra riferiti; in base al fatto che le donne colpite non sono in gravidanza; in base al rilievo radiografico indiretto di alterazione dell'ipofisi, e al tasso, basso o assente, di F S H. L'evoluzione e la prognosi della sindrome dipendono dalla presenza di un tumore ipofisario, essendo in tal caso la terapia legata alle possibilità chirurgiche; in altri casi la sindrome può regredire spontaneamente dopo anni (più raramente dopo mesi), mentre interventi con terapie ormoniche non sono in grado abitualmente di modificare la sintomatologia.

SEGNO DI ARGYLL-ROBERTSON danno delle pupille

SEGNO DI ARGYLL-ROBERTSON, il segno più importante del danno delle pupille a causa di lesioni dei centri del riflesso foto-motore. Si manifesta con un restringimento bilaterale e spesso molto serrato delle pupille (miosi), frequentemente con un certo grado di ineguaglianza tra le pupille stesse, e con l'abolizione del riflesso foto-motore, che è il segno principale. È noto che la proiezione improvvisa di un fascio luminoso su di una pupilla ne provoca l'immediato restringimento. Quella sopra detta è la reazione che viene abolita in questa malattia. Questo segno è soprattutto un segno di sifilide del sistema nervoso ( sia di tabe acquisita che di tabe ereditaria o giovanile). Molto più raramente è presente nell'encefalite epidemica acuta o in certi tumori cerebrali. La cura spetta allo specialista.

ariboflavinosi carenza nell'alimentazione

Ariboflavinosi, malattia conseguente alla carenza nell'alimentazione di riboflavina (vitamina B2 o lattoflavina ), presente nelle farine, verdure fresche, latte, uova, carne. Può manifestarsi anche in soggetti sottoposti a resezione gastrica o in pazienti trattati a lungo con antibiotici. I primi sintomi sono: dolori e bruciori alle labbra, bocca e lingua (quest'ultima appare arrossata), di solito associati a difficoltà di masticazione e di deglutizione; inoltre bruciore agli occhi, prurito, lacrimazione, affaticamento della vista, diminuzione dell'acutezza visiva. Può manifestarsi anche una cataratta (.vedi cataratta ariboflavinica). Si hanno poi alterazioni della pelle, specialmente desquamazione, ulcerazioni, screpolature agli angoli delle labbra, intorno agli occhi, alle orecchie. La terapia consiste nel somministrare preparati contenenti riboflavina, 2-5 mg al giorno per bocca o per iniezione, integrati con altre vitamine del complesso B.
come si previene. L'alimentazione ben equilibrata

Argirosi colorazione patologica occhio

ARGIROSI, colorazione patologica della parte anteriore dell'occhio dovuta ad un accumulo di fini particelle pulverulente di argento. La colorazione è grigio-ardesiaca. Si osserva in seguito alla instillazione protratta per lungo tempo di colliri a base di sali d'argento, oppure, quando è associata a color ardesia della pelle, in seguito a ingestione di pillole di nitrato d'argento a scopo terapeutico. È difficile decolorare le parti così pigmentate, che in alcuni casi possono addirittura essere la causa di una congiuntivite cronica. Alle volte è necessario ricorrere ad asportazione chirurgica dei tessuti colpiti ed alla loro sostituzione per mezzo di un intervento di chirurgia plastica.

Argentaffinomi tumori dell'intestino

ARGENTAFFINOMI, piccoli tumori dell'intestino, e più raramente dei bronchi, così chiamati perché costituiti da cellule che, trattate con sali di argento e poi osservate al microscopio, appaiono ripiene di granuli di quel metallo. Spesso tanto piccoli da non dare alcun disturbo e quindi completamente misconosciuti, gli argentaffinomi sono più comunemente noti con il nome di carcinoìdi.

Infermiere assistenza ammalati

Infermiere: - In senso generico, chiunque assista ammalati prodigando loro le cure necessarie. Specificamente il termine indica la qualifica di chi ha conseguito il diploma per l'esercizio della professione sanitaria ausiliaria, per lo più riservata alle donne. Il titolo di infermiere abilitato o autorizzato, che consente l'esercizio di un'arte ausiliaria delle professioni sanitarie, può essere invece conseguito da tutti senza distinzione di sesso, in presenza dei requisiti necessari.