lunedì 28 aprile 2008

Lifting eliminare le rughe del viso chirurgia estetica

Le rughe e la pelle flaccida già preoccupavano il Cardinale Richelieu che tentava di mitigare i segni della vecchiaia trazionando e legando forzatamente i capelli sulla nuca. Oggi, per i progressi conseguiti dalla chirurgia estetica, sempre più frequentemente si ricorre alla ritidoplastica (detta anche melo-plastica, o face-lifting, o stiramento della pelle del viso), intervento che trova giustificazione nell'importanza che anche nel mondo del lavoro si annette ad una gradevole presenza.

Non esiste età definita per questo intervento, in quanto è da considerarsi maggiormente lo stato della cute del viso, piuttosto che l'età a sé stante; il face-lifting deve essere effettuato preferenzialmente in quell'epoca della vita nella quale iniziano a comparire le rughe e la flaccidità della cute, mentre la pelle conserva ancora integra la sua elasticità.

A questo intervento possono ricorrere uomini e donne; tuttavia, il risultato migliore si ottiene in queste ultime che meglio si prestano a nascondere le piccole cicatrici davanti l'orecchio con pettinature adatte. Il face-lifting si effettua praticando bilateralmente una incisione della cute entro i capelli della regione temporale.

L'operazione del lifting. Il chirurgo pratica da entrambi i lati del viso un'incisione che parte dalla zona temporale, in mezzo ai capelli, scende fino al lobo dell'orecchio, per terminare nella zona mastoidea. A questo punto (disegno in mezzo) si procede allo scollamento della pelle. Subito dopo il chirurgo si preoccupa di fermare (emorragia.

Il lembo della pelle viene ora tirato verso la fronte e l'orecchio (disegno in basso) e l'eccesso viene eliminato. I punti vengono dati in una zona coperta dai capelli. Con questa operazione vengono cancellate le rughe del viso.

Orecchie a sventola chirurgia plastica

Anche le malformazioni dell' orecchio sono di frequente riscontro. Colpiscono soprattutto il padiglione auricolare esterno che può apparire malconformato o addirittura essere mancante. Nel primo gruppo si annovera quella malformazione tipica delle orecchie ad ansa dette anche a sventola,), cosi spesso fonte di inibizioni e complessi nei bambini che si accingono ad andare a scuola.

La correzione di questa deformità è tra le più brillanti della chirurgia plastica e permette in pochi giorni un risultato perfetto senza che appaiano segni o tracce evidenti, in quanto la piccola incisione necessaria viene condotta sul retro dell'orecchio.

Ipospadia

L'ipospadia è una malformazione congenita che colpisce in media un bambino ogni 1000 nati di sesso maschile; è un'anomalia dell'uretra caratterizzata da uno sbocco anomalo dell'uretra medesima e da un incurvamento con convessità dorsale del pene. A seconda di dove si trova il meato uretrale varia la gravità della malattia.

Il pene ipospadico è quasi sempre incurvato in avanti, incurvamento tanto più marcato quanto più lo sbocco uretrale è situato in basso. Esistono un'infinità di tecniche e di procedimenti per riparare questa anomalia; un trattamento corretto mira a permettere l'espletamento della funzione sessuale e non di quella urinaria che può compiersi senza disturbi anche dal meato ipospadico. Per prima cosa bisogna correggere l'incurvamento del pene asportando la corda fibrosa che provoca la deformazione e solo in un secondo tempo si ricostruisce l'uretra mancante con una uretroplastica.

La cura dell'ipospadia non è semplice e le numerose tecniche in uso confermano le difficoltà che si incontrano per rendere possibile un coito normale con eiaculazione dello sperma vicino al collo uterino.

Angiomi

Gli angiomi, di assai frequente riscontro soprattutto nella prima infanzia, hanno stretta attinenza con la chirurgia plastica in quanto il chirurgo plastico procede alla loro asportazione ed alla ricostruzione della zona interessata. Per angioma si intende un processo malformativo, di solito congenito, non ereditario, che interessa soprattutto il tessuto mesenchimale vasoformatore, ad evoluzione diversa con potenzialità progressive e regressive spontanee.
Questa definizione spiega che si tratta di un disturbo che colpisce i piccoli vasi sanguigni i quali si ritrovano in gran numero e dilatati nella zona colpita; il carattere più appariscente è quello del vivace rossore.

Gli angiomi sono distinti in due gruppi fondamentali: i cosiddetti nevi teleangiectasici e gli angiomi veri. I primi, detti anche nei vascolari o voglie di vino, sono caratterizzati non solo dall'aumento di numero dei vasi sanguigni, ma anche di altri tessuti, annessi cutanei, derma, ossa. Solitamente si trovano in corrispondenza del viso, del collo, degli arti ed hanno la caratteristica di non oltrepassare mai i limiti topografici iniziali; solitamente rimangono piani, ma talora, verso i trenta, quarant'anni, possono accrescersi e trasformarsi in masse tuberose.

Gli angiomi veri, considerati da taluni tumori benigni, interessano invece soltanto il tessuto vascolare, sono per lo più di dimensioni limitate, si accrescono ed evolvono precocemente nello spazio di poche settimane o mesi; talvolta si arrestano nell'accrescimento andando incontro anche a fenomeni di involuzione spontanea. Il trattamento dei nei vascolari è chirurgico quando la forma è evoluta a tuberosa e prevede la loro asportazione e il riparo con tessuti di prossimità o di distanza; solo nella fase iniziale piana assai spesso è sconsigliato intervenire chirurgicamente, risultando preferibile ricorrere ad altre terapie (trattamento radioterapico).

Malformazioni Congenite

Numerose ricerche anche recenti hanno contribuito a meglio conoscere il vasto capitolo delle malformazioni congenite, soprattutto per quanto riguarda la eziopatogenesi. D'altro canto, i recenti progressi della chirurgia plastica hanno permesso di correggere molti errori della natura in modo da inserire nella società individui che prima ne erano dolorosamente esclusi.

Per quanto un'esatta valutazione dell'effettiva frequenza delle malformazioni congenite sia difficilmente attuabile, sembra che il numero dei nati con anomalie di questo tipo sia del 2-3 per cento e forse più, come affermano recenti statistiche di autori americani e giapponesi.

Cheloidi

Quando un organismo subisce un trauma che comporta una ferita con o senza perdita di sostanza si instaurano complessi fenomeni che conducono alla riparazione completa della lesione con il formarsi della cicatrice. Le tappe attraverso le quali si giunge alla cicatrice sono simili a quelle delle infiammazioni: da principio si ha un aumento di apporto sanguigno con neoformazioni vascolari che favoriscono l'ossigenazione dei tessuti e l'asportazione delle parti necrotiche estranee con gli elementi della serie bianca e i macrofagi.

Segue a questa prima fase la vera riparazione con la costituzione di un nuovo tessuto, detto di granulazione, che è molto ricco di cellule e vasi sanguigni; con il passare del tempo alle cellule si sostituisce il tessuto connettivale ricco di fibre collagene, ma non elastiche, che alla fine caratterizza il tessuto cicatriziale. Quando la cicatrice è giovane si presenta rossa o rosa perché sono ancora presenti vasi sanguigni, che man mano scompaiono determinando la cicatrice stabilizzata bianca, più o meno retraente.

Il buon esito cicatriziale dipende da molti fattori: dalle condizioni generali del paziente, dalla lesione da riparare e anche dalla corretta terapia instaurata dal chirurgo.
In alcuni individui particolarmente reattivi, il processo di riparazione cicatriziale può essere molto violento e condurre alla formazione di cicatrici ipertrofiche o cheloidi. Questi si manifestano come tumefazioni cordoniformi, a volte con ramificazioni a forma di granchio (da cui il nome), ricoperte da un sottile strato epidermico liscio. E nota la straordinaria frequenza di insorgenza dei cheloidi sulle lesioni da ustione o causticazione; essi possono porre seri problemi estetico-funzionali di non facile soluzione.

Tuttavia prima di dire che una cicatrice si è trasformata in un cheloide bisogna lasciar trascorrere almeno sei mesi. Il loro trattamento è spesso combinato e si avvale dell'opera del chirurgo plastico, che li asporta o risutura nel modo più congruo, e del dermatologo che con opportuni trattamenti antireattivi fa in modo che non si riformino.

Le protesi chirurgia plastica

Fin dai primordi della chirurgia plastica e della medicina in genere, si è sentita la necessità di sopperire alla mancanza o perdita di parti anatomiche con l'applicazione di materiale estraneo. Vennero sperimentati vari tipi di materiale, ma la maggior parte di essi furono abbandonati per gli inconvenienti che determinavano.

Le caratteristiche che dovrebbe avere questo materiale protesico detto alloplastico sono:

• essere biologicamente inerte, cioè non creare disturbi nell'organismo ricevente,
• non provocare reazioni allergiche,
• non avere potere oncogeno,
• essere sterile o facilmente sterilizzabile,
• avere forma e resistenza adeguate alla zona di applicazione e all'uso richiesto.

Tra i materiali che, totalmente o in parte, rispondono a questi requisiti e sono quindi usati si trovano:

• la paraffina, oggi abbandonata per le reazioni infiammatorie e pseudotumorali che determinava;
• i metalli, specie tantalio e vitallio utilizzati in ortopedia per viti, chiodi e placche;
• i materiali polivinilici tipo poliuretano, che però qualche volta possono dare abnormi reazioni tissutali;
• le resine acriliche;
• il nylon , molto ben tollerato;
• i siliconi; il loro impiego in chirurgia"plastica è molto diffuso anche per le possibilità di ottenere materiali a diversa consistenza.

Le applicazioni sono le più varie: dalle plastiche facciali a quelle mammarie, che si avvalgono o di spugne o di un involucro contenente gel di silicone. I risultati sono buoni e la protesi ha la consistenza caratteristica della mammella normale.

Per ovviare a grossi difetti fisici o a mutilazioni si usano materiali di foggia adatta chiamati epitesi. Essi devono avere le caratteristiche morfologiche ed estetiche, quindi di consistenza, colore, aspetto, identiche o il più simile possibile a quelle della parte mancante; inoltre devono essere duraturi e non subire variazioni, ad esempio di colore, con il passare del tempo.

trapianti peduncolati - trapianto cutaneo

Si parla invece di trapianti peduncolati (generalmente di cute, di mucosa, muscolo, tendine, ecc) quando un lembo di tessuto viene trasferito nello stesso individuo, a riparare una perdita di sostanza, rimanendo connesso, almeno per un certo periodo, alla regione che lo ha fornito tramite il suo peduncolo nutritizio.
A differenza dell'innesto, il trapianto cutaneo consiste nello staccare solo in parte la massa dei tessuti dalla sede propria alla quale rimane connessa con uno o più peduncoli vascolari.
È indicato quando si deve riparare una perdita di sostanza in una zona con scarsa irrorazione ematica. Numerosi sono i tipi di trapianto peduncolato; di maggior interesse e di più frequente impiego in chirurgia plastica sono quelli di pelle.

Essi si distinguono in:
lembi di vicinanza, con i quali s'intendono quei trapianti prelevati da regioni vicine a quella da riparare;

lembi di distanza, che comprendono tutti i trapianti peduncolati scolpiti in una regione distante da quella da riparare.

Questi lembi presentano numerosi vantaggi che permettono di trasferire cute sana e di sicura vitalità in zone compromesse o danneggiate da insulti più diversi.

1967 l primo trapianto di cuore

Fino al 1968 la chirurgia dei trapianti viene considerata in fase pionieristica; dopo quell'anno c'è un vero e proprio «boom» dei trapianti d'organo, mentre viene delineandosi e consolidandosi fin dall'inizio un'impostazione interdisciplinare della loro preparazione ed esecuzione, nel senso che immunologo, specialista d'organo (il nefrólogo nel caso del rene, il cardiologo nel caso del cuore), chirurgo e anestesista collaborano strettamente, nello studio prima e poi nell'assistenza del paziente.

La realtà dei trapianti d'organo entrò in maniera spettacolare nelle case di tutti dopo che nella notte fra il due e il tre dicembre 1967 il cardiochirurgo Christian Barnard eseguì a Città del Capo il primo trapianto di cuore. Accanto alla enorme portata emotiva dell'evento, colpi fin dall'inizio l'opinione pubblica quanto vi era di azzardato e di aleatorio in quell'atto chirurgico: la sfida non era di ordine tecnico, era di ordine biologico. Per quanto il chirurgo e i suoi collaboratori si impegnino fin dall'inizio, per la buona riuscita del trapianto, a individuare l'organo dalle caratteristiche biologiche più compatibili con l'organismo del ricevente, il loro sforzo durante il decorso post-operatorio e durante tutto il dopo intervento (quindi anche quando il trapiantato è rientrato a casa e ha ripreso la sua vita) consiste nel contrastare la reazione di rigetto.

Trapianti d'organo

II primo trapianto che fu tentato nel corso della storia dell'uomo fu un autotrapianto, ossia l'innesto di un lembo di pelle da un punto a un altro del corpo dello stesso paziente. Solo nel corso di questo secolo, quando il progresso delle tecniche chirurgiche rese possibile il trasferimento di un organo nella sua globalità da un individuo all'altro, ci si rese conto che la riuscita tecnica dell'intervento non bastava ad assicurare il successo del trapianto: tutt'oggi la chirurgia dei trapianti non si trova alle prese con problemi tecnici, che appaiono in gran parte risolti, bensì con problemi biologici e più propriamente immunologici perché si scoprì, quando ancora questo tipo di chirurgia era del tutto sperimentale, che l'organismo ricevente si opponeva alla presenza di un organo proveniente da un altro organismo.

Il problema dei trapianti era allora e rimane oggi il problema della reazione di rigetto. Per la storia il primo trapianto d'organo fu un trapianto sperimentale di rene su animale di laboratorio eseguito nel 1902 da Uhlman. Sotto il profilo tecnico il più grande contributo venne dato a questa chirurgia quale si può benissimo vivere alla condizione di seguire appropriate regole igieniche e comportamentali.

giovedì 24 aprile 2008

Cure Termali

Nella storia dell'uomo, fino dalle sue origini, l'acqua si identifica con la stessa forza generatrice del mondo, strumento primo creato dall'essere divino da cui provengono tutte le cose ed ogni creatura. Nella cosmogonia biblica, in particolare, più volte si insiste nel raffigurare l'acqua come elemento che era nel principio come primum mo-vens dell'intero creato. Nella Genesi è scritto: «Et spiritus Dei ferebatur super aquas».

Anche nelle cosmogonie indiana e assiro-babilonese domina il principio di acqua elemento primogenito, come pure in quelle nord europee, nella germanica e nella giapponese. Accanto all'immagine generatrice, ancor più diffuso e sentito nell'antichità è il concetto di purezza, di fertilità e soprattutto di sacralità dell'acqua. Nella teogonia egiziana Iside rappresentava l'umidità ed il Nilo era venerato come una divinità. Per i Greci, per i popoli indoeuropei, per i Finnici, per le popolazioni degli Urali, le sorgenti, i fiumi ed i laghi erano sacri, oggetto di culto e di sacrifici propiziatori.

Specialmente le sorgenti erano tenute in grande considerazione per l'aspetto misterioso del loro scaturire dalle viscere della terra, considerate perciò apportatrici di qualcosa di divino proveniente dagli dei inferi. In particolar modo alle sorgenti di acque calde venivano attribuite proprietà terapeutiche di natura divina.

martedì 22 aprile 2008

Massificazione psicologia sociale

La psicologia sociale ha approfondito il comportamento collettivo che si registra nella massa umana, nella folla. Sono stati sviluppati concetti psicanalitici secondo i quali la massa evidenzia situazioni inconsce sul piano collettivo.

Sono state sottolineate le conseguenze della collettivazione e della massificazione (e l'uomo-massa è considerato elemento di una struttura organizzata, burocratica, che limita e subordina il suo campo d'azione alla direzione altrui, «eterodirezione» di D. Reisman). Su questo piano si sono analizzati i rapporti tra la massa ed il capo o i capi che la dirigono. Secondo Freud, il capo è il modello verso cui gli altri proiettano il loro desiderio inconscio di sicurezza e di potenza e nel quale tendono ad identificarsi.

E altri studiosi analizzano i rapporti del capo (carismatico, intellettuale, burocratico) con la massa, l'essenza della leadership, la «sindrome autoritaria» (Th. Adorno). Si inseriscono in questo contesto le ricerche sulla comunicazione di massa, sugli effetti delle comunicazioni radiofoniche e televisive; del cinema, dei rotocalchi; specie in rapporto alla propaganda ed alla reclame si descrivono gli effetti di persuasione, che si sviluppano nell'ambito commerciale, politico, nelle condizioni di guerra.

Si è notato che la presentazione unilaterale di un argomento ha effetto positivo sui soggetti meno istruiti, mentre la presentazione oggettiva, in cui si espongono anche gli argomenti della controparte, ha maggiore efficacia su individui più istruiti (ricerche sulle forze armate U.S.A.).
Sono stati fatti anche nuovi studi sull'opinione pubblica, sull'analisi delle opinioni circolanti nella massa (inchieste mediante questionari), sulle stereotipie, sui pregiudizi.

Psicologia sociale

Lo studio degli atteggiamenti umani ha portato allo sviluppo della psicologia sociale, nella quale si affermano i concetti di situazione (come interdipendenza e interreazione tra individuo ed ambiente), diorientamento (a recepire ed eseguire), di direzione (scelta della persona), di livello di aspirazione individuale, ài tendenza all'affermazione dell'io, di processo di socializzazione che si attua largamente attraverso la verbalizzazione e la comunicazione interpersonale.

Interpretazioni diverse (reflessologiche, gestaltiche, ecc.) emergono anche nella psicologia sociale. Particolari sviluppi assumerà la psicologia di gruppo secondo il concetto che più individui riuniti a costituire un gruppo più o meno stabile agiscono secondo una dinamica particolarmente legata alla struttura del gruppo stesso.

Si accenna qui in tema di «dinamica di gruppo» (K. Levin) ad alcuni rilievi: il contatto sociale nel gruppo favorisce la comprensione e la simpatia; il gruppo tende a ridurre le differenze tra i componenti; il gruppo tende ad una coesione tra i membri; nel gruppo si realizza una gerarchia; l'individuo agisce secondo il ruolo (modello di vita) che svolge nel gruppo; i ruoli si affermano nella famiglia, nel lavoro, nei rapporti sessuali, nei rapporti con gli amici e nella vita sociale di ogni giorno.

Lo studio della dinamica del gruppo e nel gruppo è stato particolarmente sviluppato dalla sociometria (I. L. Moreno) e trova applicazione importante in procedimenti terapeutici di gruppo come lo psicodramma ed il role playing, fondati sul concetto di far rivivere al soggetto una situazione di gruppo e indirizzata a fini terapeutici.

disturbi della memoria

Certi studi, compiuti da ricercatori statunitensi, hanno dimostrato «l'interesse che riveste un supplemento in lecitine nell'organismo umano per curare i disturbi della memoria». La lecitina è una sostanza che si trova in quantità interessante nel giallo d'uovo e nel latte, così come anche nel lattice che si trova nei pesci maschi e che serve a fecondare le uova della femmina. Queste varie lecitine, secondo gli stessi ricercatori, favorirebbero la sintesi dell 'aceti/colina cerebrale e la trasmissione fra i neuroni.

Comportamento umano

Filosofi, politici, artisti avevano in passato considerato sotto aspetti diversi il comportamento umano, ma è stato solo in epoca recente che si sono sviluppate, in questo settore, ricerche scientifiche. Il meccanismo del condizionamento dei riflessi studiato dal Pavlov aveva portato la scuola reflessologica russa ad osservare che il comportamento è largamente determinato dal condizionamento sempre più ampio che si verifica attraverso il necessario soddisfacimento dei bisogni e le esigenze della vita sociale.

Largamente attinse a questi concetti «oggetti-visti» e «meccanicisti», B. Watson, che si propose di stabilire il comportamento umano sulla base dei dati osservabili dall'esterno, eliminando ogni riferimento a processi psichici che, in quanto «interni», non potevano essere, egli diceva, in alcun modo convalidati su un metro scientifico. Nella stessa epoca, ossia nei primi due decenni del secolo, si sviluppava, d'altra parta, la corrente tedesca della psicologia gestaltica, che sottolineava il rapido organizzarsi di schemi di comportamento e la possibilità di una subitanea riorganizzazione di questi schemi di fronte ad elementi nuovi.

Fondamentali in questo senso erano stati i pazienti esperimenti che W. Kohler aveva condotto a Tenerife sul comportamento degli scimpanzè, ed in particolare sul loro improvviso organizzare sequenze comportamentali atte a determinati scopi (raggiungere una banana, ecc.). Le ricerche del funzionalismo e del neo-comportamentismo, nonché le ricerche biologiche e mediche, hanno portato nuovi contributi a questo importante tema. Ed al riguardo si può brevemente rilevare:

• l'individualità umana è considerata un tutto in evoluzione, attraverso stadi biopsicologici, che comportano processi successivi di riorganizzazione di sequenza di comportamento, che si complicano e si perfezionano; secondo gli schemi di azione dell'età, il neonato o il lattante reagiscono agli stimoli ambientali con un procedimento simile a quello messo il luce negli animali;

• la mancata soddisfazione del bisogno comporta stato di stress e di frustrazione, nei riguardi delle sequenze bisogno-soddisfazione; e l'organizzazione comportamentale è condizionata dalla tolleranza individuale alle condizioni di stress e di frustrazione;

• il comportamento individuale può essere più o meno stabile e più o meno permeabile all'ambiente; ossia una persona può essere più o meno in grado di mantenere certi comportamenti o di accettare certe necessità di adattamento. Un certo grado di stabilità è necessario per assicurare coerenza, un certo grado di permeabilità è necessario per modificare il proprio comportamento secondo i bisogni (per trasferire le proprie autoreazioni da una sequenza comportamentale ad un'altra);

• la riorganizzazione del comportamento non riguarda solo lo psicologo ma anche lo psichiatra ed in genere il medico. Reazioni anomale, infatti, possono determinare il frantumarsi della organizzazione comportamentale (disorganizzazione) e l'indirizzarsi di una neostrutturazione in senso patologico;

• l'intervento di cause perturbanti che ostacolano una attività in corso di svolgimento, l'incapacità di sostenere un ruolo, ed anche cause fisiche come la prostrazione, la febbre, il patimento cerebrale possono favorire o produrre la disorganizzazione comportamentale. In particolare, sono gli eccitamenti emozionali, le situazioni acute e croniche di conflitto ed in genere le condizioni di frustrazione e di ansia che diventano più o meno gravemente disorganizzanti. E impulsi e conflitti rimossi possono precipitare la ristrutturazione nel senso di un comportamento anomalo e di una malattia psichica;

• la riorganizzazione del comportamento, di fronte ad una situazione di disorganizzazione, deve essere attuata secondo adeguati procedimenti terapeutici, indirizzati al nucleo dinamico disorganizzante ed al disarmo delle strutturazioni patologiche, costruite dal paziente, per riplasmare un comportamento adattativo normale. E spesso si utilizza in questo senso la terapia psichica «di gruppo».

Se si fumano troppe sigarette si perde la memoria

Memoria in pericolo

Se si fumano troppe sigarette si perde la memoria: lo hanno stabilito alcune ricerche condotte in Inghilterra, presso la Scotland's Edinburgh University, su un gruppo dì 74 persone, di cui la metà fumatori (alcuni fumavano da più di 40 anni da 20 a 35 sigarette al giorno). A tutti sono state mostrate 12 foto a colori di individui sconosciuti, di cui venivano letti i nomi. Ogni foto veniva fatta osservare per 3 secondi, in tre occasioni e dopo 10 minuti si doveva dare il nome esatto ad ogni volto. I non fumatori hanno dato 8,81 risposte corrette, in un tempo inferiore di 10 secondi, rispetto ai fumatori, che hanno ricordato solo il 7,73 per cento dei nomi.

Intelligenza e capacità intellettuali

L'efficienza mentale, le capacità intellettuali, le attitudini della persona sono spesso indicate con la parola intelligenza che implica, in realtà, un concetto non molto chiaro e, in un certo senso, superato. Sarà più opportuno approfondire il tema, per precisarne i limiti e le caratteristiche, avvertendo che oggi si tende a dare una interpretazione dinamica dell'intelligenza, che è intesa come un impegno globale psichico che da una strutturazione iniziale arriva ad un apprezzamento, ad una risposta, ad una soluzione.

La mente agisce attraverso la scelta e l'interpretazione di dati e questa interpretazione si verifica attraverso il collegamento logico, razionale degli elementi percepiti. Il processo è spesso graduale, attraverso generalizzazioni ed integrazioni, che portano alla formazione di concetti, secondo la potenzialità psichica individuale. Ma possono anche verificarsi fenomeni rapidi di riorganizzazione del materiale per cui una improvvisa comprensione e presa di coscienza della situazione porta alla creazione psichica di unità superiori, alla formulazione di prospettive più generali e comprensive.

Gli psicologi hanno particolarmente sottolineato questo fenomeno per cui il processo mentale non si sviluppa per stadi, per «prove ed errori», ma si realizza, improvviso e simultaneo, come avviene, ad esempio, nella subitanea illuminazione dell'inventore.
Le modalità operative della cosiddetta intelligenza potranno essere meglio delucidate dal progresso delle ricerche di varie branche della psicologia (psico-fisiologia, cibernetica, biochimica cerebrale, ecc.); tipico dell'attività psichica è di saper simbolizzare, imitare la realtà; la capacità di costruire adeguati modelli di pensiero costituisce la comune intelligenza. Si considera, per definire il livello di intelligenza, il cosiddetto Q.I. (quoziente di intelligenza) il cui uso si è largamente diffuso in psicologia scolastica ed in psicologia del lavoro; e che viene, a sua volta, suddiviso in diversi indici.

La identificazione dei diversi «fattori» che costituiscono le funzioni mentali superiori ha portato a indicare attitudini mentali primarie come la rapidità percettiva, la comprensione verbale, la scioltezza verbale, l'abilità aritmetica, la rappresentazione spaziale, il ragionamento induttivo, la memoria. Si sono sviluppati dei profdi intellettuali, sulla scorta dei risultati di reattivi diversi, che permettono di fare un quadro plausibile della struttura dell'intelligenza di un soggetto, delle sue doti attitudinali. Ma queste qualità mentali non possono essere disgiunte da altre caratteristiche della persona. Il livello mentale individuale, infatti, è correlato ad altri fattori psichici; così, ad esempio, un grado elevato di intelligenza è risultato associato spesso ad un equilibrio emotivo e ad un notevole grado di salute fisica per bambini con un quoziente di intelligenza superiore a 140.

Negli ultimi decenni si è sottolineata l'importanza di un pensiero produttivo, di una intelligenza creativa. Si osserva che occorre coltivare quella attività psichica che porta ad atteggiamenti originali, a nuove prospettive, previsioni, soluzioni. Il pensiero produttivo è caratterizzato da una intensa spinta motivazionale del soggetto e si sviluppa precocemente nell'età infantile e nella fanciullezza, raggiunge un suo massimo intorno ai vent'anni, poi diminuisce se non viene attivamente coltivato; sulla intelligenza produttiva influiscono notevolmente le condizioni ambientali (una situazione familiare stimolante, un livello di cultura buono, una adeguata emulazione, ecc.).

L'interesse per l'intelligenza produttiva, che oggi si cerca per diverse vie di incoraggiare, è connesso alla meta sociale del successo della comunità; l'intelligenza produttiva è definita «l'insieme delle funzioni psichiche superiori che assicurano il successo ed il prestigio in una determinata cultura».

Mente dell'uomo

Un processo evolutivo infantile porta l'individuo all'acquisizione del rapporto di oggetti con determinati segni verbali; e l'apprendimento verbale è alla base del simbolismo del linguaggio, fonte di relazioni umane e di conoscenza. Ma il processo di simbolizzazione è stato approfondito anche nei confronti delle attività psichiche non consce. Ha affermato Freud che tutto ciò che non deve essere chiaramente espresso, per intervento di divieti e rigorismi morali, viene simbolizzato ed i simboli diventano, così, esempi delle idee represse dall'individuo, che devono essere interpretati per una conoscenza approfondita della dinamica inconscia.

A sua volta, Jung ritiene che i simboli costruiti dalla persona rappresentino figurazioni ancestrali (il padre, la madre, la nascita, la vita, ecc.) che si ritrovano nei miti, nel folklore, nei sogni (archetipi), E H. Silberer sostiene che quando si riduce l'energia psichica disponibile per il pensiero, la persona cerca la scorciatoia della simbolizzazione.

Sulla simbolizzazione verbale si sono sviluppate interessanti osservazioni. Si è messa in rilievo la discrepanza che viene a manifestarsi sino dall'età infantile tra l'attività verbale e l'attività non verbale, tra ciò che è detto e ciò che dovrebbe essere fatto, tra l'affermazione e la fantasia, ed anche tra le fantasie stesse.

Questo contraltare tra attività profonda ed attività verbale, questo conflitto che si apre, su vari piani, con l'acquisizione del linguaggio e l'inserimento sociale hanno sviluppi patologici, secondo alcuni autori, nel delirio e nella desocializzazione. Si osserva che, con la simbolizzazione, l'individuo viene a sottrarsi alle correzioni ed ai divieti, alla necessità della rispondenza del segno verbale con la realtà sociale, alla convalida sociale del suo comportamento. In questa situazione una persona può strutturare il suo pensiero e la sua simbolizzazione in modo patologico, deviando verso un'attività immaginativa più o meno avulsa dalla reciprocità sociale, più o meno fantastica; da cui lo svilupparsi del comportamento autistico di malati mentali come i paranoici. Osservazione e giudizio sono approfonditi da varie ricerche.

Si rileva che nel processo con cui si approfondisce l'esperienza interviene l'attenzione diffusa o una concentrazione psichica; e si parla di autosservazione per indicare il mezzo di autoconoscenza dei propri impulsi, sentimenti, pensieri, che è strettamente connesso all'autocoscienza. Il comprendere è considerato un processo per cui il soggetto si svincola da un campo indeterminato per entrare in un rapporto soggetto-oggetto che si articola in una struttura globale; e il giudicare è un processo che, attraverso il sentimento e la valutazione della realtà, mira a raggiungere un senso di certezza (anche se molte volte si arriva ad opinioni empiriche e ad errori).

Inibizione motoria e angoscia

Tra le funzioni del sistema nervoso centrale si sono troppo privilegiati il pensiero e la sensazione, a scapito dell'azione. Nel corso dell'evoluzione l'organismo si è strutturato in modo da poter reagire all'ambiente e ciò attraverso l'azione. In tal modo poteva conservare l'omeostasi, o costante condizione di vita interiore secondo il concetto di Claude Bernard, o un costante piacere secondo Sigmund Freud. Quando l'azione è resa impossibile, per via del sistema inibitore e della liberazione di noradrenalina, ACTH e glucorticoidi con il loro influsso vasomotorio, vascolare, metabolico periferico, allora nasce l'angoscia. Ricordiamo le principali circostanze in cui essa compare.

1. Quando la memoria ha fissato nelle sue trame nervose l'esperienza: a) di un avvenimento dannoso, b) di una punizione diretta o indiretta imposta dall'ambiente socioculturale, c) di una punizione a venire per il fatto di aver trasgredito a un divieto, e se questo divieto si oppone a una pulsione tendente a soddisfare un bisogno fondamentale. La pulsione può provenire inoltre da un altro apprendimento, anche socioculturale, da un bisogno acquisito e rinforzato per la gratificazione che risulta dal soddisfarlo.

2. Il secondo meccanismo della genesi dell'angoscia consiste in ciò che noi abbiamo chiamato deficit informazionale. Risulta dall'aver appreso la esistenza di fatti, pericolosi per la sopravvivenza, per l'equilibrio biologico, per il piacere, dovuti alla comparsa di un avvenimento non ancora inserito nel repertorio e pertanto ignoto nei suoi risultati, se dannosi o benefici. Lo shock del futuro entra in questo quadro. Deficit e sovraccarico di informazione hanno lo stesso risultato: inibizione dell'azione, e angoscia.

3. Il terzo meccanismo è l'immaginazione, che prospetta scenari e situazioni di cui non si ha esperienza e pertanto possono suscitare apprensione e angoscia. Quali i mezzi per risolvere l'angoscia? Vi è l'aggressività difensiva, o azione, spesso inefficace. Può precedere o seguire l'inibizione comportamentale. Se seguita da successo, potrà rinforzarsi pervia della gratificazione e del risultato. Altrimenti, per evitare la sottomissione alle regole, ai divieti, con il loro corteo psicosomatico, essendo impossibile la fuga e la lotta, non resta che rifugiarsi nella immaginazione, che può realizzarsi nella religione, nelle tossicomanie, nella creatività, o nella nevrosi.

Piacere e angoscia

Nell'uomo la corteccia cerebrale ha il suo massimo sviluppo nella regione orbito-frontale, centro dell'associazione degli elementi memorizzanti. E in questo centro di ordine mentale possono anche nascere, proprio associando gli elementi memorizzati, le strutture immaginarie, le idee originali, la creatività. Un neonato non può immaginare nulla e l'immaginazione è tanto più ricca quante più cose si sono memorizzate. Attenzione tuttavia agli automatismi acquisiti, che in tal caso ogni originalità si spegne.

Sia nell'uomo che nell'animale vi è un comportamento pulsionale che tende a soddisfare i bisogni biologici e questo avviene attraverso l'ipotalamo, e ad ogni soddisfazione si ha un rinforzo delle azioni biochimiche sottese a questa strategia esistenziale. Queste azioni biochimiche si chiamano sistema delle catecolamine, comprendente 3 ormoni: la dopamina, l'adrenalina e la noradrenalina.
Se l'azione non è ricompensata o è punita, il comportamento è quello della fuga o, se questo è inefficace, della lotta, dell'aggressività difensiva.

Questo comportamento mette in gioco i differenti livelli cerebrali grazie ad un sistema che, essendo situato attorno ai ventricoli cerebrali, viene chiamato paraventricolare, e che è colinergico, teso all'ordine mentale. Se fuga o lotta sono ricompensate, se sono efficaci, hanno cioè esito positivo, la memoria di questo fatto si rinforza e il cervello si comporterà allo stesso modo in circostanze analoghe.

Se l'esito di questo comportamento sarà negativo, non ricompensato, non utile, si avrà una inibizione o estinzione di quel comportamento.

Psiche affettivazione e attenzione autoplastica

Si scava nella psiche. Ormai ci si è accorti che più si scava e più si trova. La psiche non è come la miniera di diamanti che ha la sua fase di esaurimento. A cominciare dal modo di prestare attenzione, un modo importante nella vita, in ogni momento e in ogni istante, perché la vita è una continua attenzione conscia e inconscia.

Ebbene, si possono oggi distinguere due tipi di attenzione, quella alloplastica e quella autoplastica, e se ne può aggiungere una terza che addirittura ha un nome combinato, affettivazione, che come ognun vede è la fusione di affettiva attenzione.

L'alloplastica è l'attenzione che si prefigge una costante analisi concettuale come se ognuno di noi diventasse il filtro della ragione, per cui l'irragionevole, l'aleatorio, il banalismo, lo stereotipo, il gratuito non passa. È l'attenzione della ragione, si potrebbe dire in termine asciutto. È quella che si dovrebbe avere in funzione nei momenti cruciali della vita, quando le decisioni sono determinanti.

L'attenzione autoplastica è più larga di interessi perché è l'attenzione immaginativa, che spazia subito da ciò che si sta vedendo o ascoltando, che capta l'attenzione all'intero cosmo, all'Io, alla fantasia, alla fusione di cose lontane e viste e udite, in perfetto accordo (quel che si dice sinestesia, vedere con le orecchie e sentire con gli occhi, e toccare con la mente, amare con la speranza).

Questa attenzione autoplastica è o dovrebbe essere quella dello studente, dell'artista, del letterato o del politico, che fa un comizio o si intrattiene in un'ambita intervista. Devono saper captare il suono di tutti gli strumenti.

E si giunge così alla affettivazione, cioè alla fusione affettiva-attenzione, che è bicorde: vi è un orecchio disponibile, ma è un filtro che arena le cose scontate, i toni usuali, le consuetudini ritmate dei mass media e tuttavia l'affetto schiude l'opimo eden dei sentimenti.
In conclusione, si potrebbe d'ora innanzi qualificare l'attenzione, avere un giudizio più esatto dei comportamenti e dei rapporti umani.

Si può distinguere l'attenzione alloplastica o della ragione, che lascia freddi e compassati e stretti alle cose, l'attenzione autoplastica che integra l'Io nei fatti, ne estrae nozioni anche creative ed originali, e l'affettivazione che è la più vicina ai sentimenti d'amore.

Situazione di stress

Quando la pressione dell'ambiente provoca una modificazione drastica del «modo di agire» dell'individuo, parliamo di situazione di stress. Di fronte al pericolo, sotto un bombardamento aereo, un individuo può cadere in uno stato di apatia, di eccitazione e presentare alterazioni varie del comportamento.

Sotto stress subentrano cioè alterazioni varie del comportamento, che possono giungere sino a rigidità, ripetizioni di atteggiamenti ed altre anormalità di condotta. La situazione di stress, soprattutto quando perdura a lungo, può avere importanti conseguenze. L'individuo molto spesso non sa resistere a lungo di fronte ad una situazione emozionale sconvolgente.

Può reagire con comportamenti patologici che col tempo tendono a persistere, o può manifestare i segni di una malattia psichica preesistente, ma latente, che lo stress ha fatto precipitare.
Ogni uomo è più o meno abile ad uscire da una

Processo di maturazione processo maturativo psicologia

L'uomo non nasce compiuto in ogni sua capacità funzionale, e ciò vale in particolare sul piano psichico. Il neonato ha bisogno di essere a lungo assistito e gradualmente evolve poi verso l'autonomia, verso un comportamento più ricco e versatile, sino all'epoca adulta. Attraverso sequenze di sviluppo si originano nuovi atteggiamenti, compaiono una maggiore sicurezza e più precise finalità: il perfezionarsi della manipolazione degli oggetti, il linguaggio, il rapporto sociale più compiuto. Il processo maturativo ha un'importanza fondamentale nei confronti della salute dell'individuo.

Il passaggio da un rapporto madre-bambino ad un interesse sessuale per altri oggetti, sino alla crisi puberale ed adolescenziale, lo sviluppo di nuove modalità di conoscenza, la formazione di un linguaggio articolato, il manifestarsi di capacità simboliche, la sempre più ampia socializzazione nel gioco e nella scuola, sono gli elementi e le tappe del processo maturativo del bambino e del fanciullo; segue lo sviluppo di interessi eterosessuali, il manifestarsi del bisogno di vita sociale, di intimità, di amicizia; e, con la pubertà, la adolescenza, la giovinezza, la maturazione si completa più lentamente attraverso l'aumento delle esperienze, dei rapporti interpersonali, delle attività simboliche.

Si può dire che ogni autore sottolinei un particolare aspetto di questo importantissimo processo maturativo: H.S. Sullivan pone in primo piano la difesa contro l'angoscia e la ricerca del successo come fonte di soddisfazione, E. Fromm sottolinea la tendenza alla soddisfazione sessuale, attraverso un amore maturo, C. G. Jung parla di processo di individuazione come conoscenza ed accettazione dell'inconscio e raggiungimento, attraverso il processo educativo e socializzante, della pienezza dell'essere.

E' certo che la psicologia attuale ha posto alla ribalta il processo maturativo come fattore fondamentale per la salute ed il benessere dell'uomo. Per molti anni si è posto in primo piano il fatto che l'uomo sarebbe diretto e dominato da pulsioni istintuali, da istinti. Negli anni trenta lo psicologo scozzese-americano McDougall elaborò una dottrina scientifica che ebbe largo successo. L'organismo umano come quello animale, egli diceva, ha un suo finalismo istintuale e tutto il comportamento umano è dettato, alla sua origine, dagli istinti.

Dopo un'eclissi di parecchi anni la dottrina degli istinti è stata ripresa di recente da vari autori; si ammette che esistano cioè pulsioni istintuali, che C. Burt considera come tendenze ereditarie, K. Lorenz come azioni istintive. La concezione istintuale recente si ricollega alle prospettive già accennate dell'ereditarietà. E Lorenz, che presso l'Istituto della psicologia del comportamento di Monaco ha studiato a lungo la vita degli animali, parla di atti coordinati ereditari che vengono successivamente ampliati nel corso dell'esperienza, attraverso la generalizzazione ed altri meccanismi. È evidente, ad esempio, che l'istinto sessuale, fra i più tipici e caratterizzati, assume profili diversi nelle diverse età dell'uomo e presenta profonde implicazioni e rapporti col mondo psichico del soggetto e le sue esperienze.

Ricerche sui gemelli fondamenta genetiche

Che la persona umana abbia fondamenta genetiche, ereditarie, anche nei riguardi delle funzioni psichiche, è dimostrato, d'altra parte, dalle ricerche sui gemelli che provengono dallo stesso uovo (gemelli uniovulari) e che appaiono sostanzialmente identici.

Questi gemelli che, in relazione alla comune origine, hanno lo stesso patrimonio di geni, presentano grandi concordanze, se non identità, nelle funzioni psichiche superiori e, spesso, grandi analogie di comportamento sino dalle prime epoche di vita, ed anche in tempi successivi, se sono vissuti nelle stesse condizioni ambientali.

E i rapporti che si definiscono tra i gemelli stessi (specie tra i gemelli uniovulari) e fra essi ed i genitori sono delicati proprio per questa peculiare situazione (da cui, tendenze imitative o rivalità tra i gemelli, dominanza di un gemello sull'altro, gelosia nei confronti dei genitori ed altri problemi).

Quali qualità psichiche sono ereditabili? Si sono notate trasmissioni ereditarie di qualità intellettuali, in particolare delle capacità matematiche e delle capacità musicali, ma si è messo anche in rilievo come possano essere ereditate, non di rado, le caratteristiche affettive ed emozionali. Nell'ambito della patologia psichica, si rileva come la personalità schizoide, la schizorenia, la psicosi maniaco-depressiva, l'epilessia, alcune forme di frenastenia presentino una incidenza familiare elevata. E nel campo delle diffuse nevrosi si ammette una predisposizione ereditaria.

Lo stesso rilievo generale può farsi per l'asocialità e la criminalità, come provano altre ricerche sui gemelli, che dimostrano evidenti analogie. Un comportamento criminale si è avuto nei gemelli uniovulari, nel 70 per cento dei casi, nei gemelli provenienti da uova diverse, biovulari, nel 30 per cento dei casi; così, se uno dei gemelli era in carcere, l'altro era criminale in almeno il 60 per cento dei casi.

Eredita psicologica eredità psichica

L'eredità psicologica è un fenomeno molto complesso e molto importante per la vita" e la salute dell'uomo.
«Chi siamo? Dove andiamo?» è il titolo che Gauguin pose ad un suo famoso quadro dove una bella maori giace in mezzo al magico sortilegio di colori della natura polinesiana. E in questa domanda egli intendeva evidentemente riassumere l'enigma del fluire dell'uomo da antichità remote e del suo andare verso un futuro oscuro, indicare il controsenso tra la personalità conscia e l'esistere avvolto di mistero.

Il problema presenta i suoi aspetti più ardui in tema di eredità psichica, perché se è facile pensare alla possibilità di ereditare il colore degli occhi e dei capelli, non appare altrettanto chiaro come sia possibile ereditare un insieme di fattori psichici. Ed in realtà molti studiosi si sono chiesti quale possa essere il meccanismo per cui non solo gli uomini sono ciò che sono, ma si comportano in un certo modo, svolgono determinate reazioni, adottano certi indirizzi operativi e meditativi.

Su questi argomenti si è aperto un serrato dibattito perché l'esistenza di un'eredità psichica, validamente sostenuta da alcuni studiosi, è invece meno accettata da altri, che ritengono modesto o non prevalente questo apporto nella personalità umana. Per sintetizzare si può dire che nell'individualità umana vi sono, anche sul piano psichico, elementi ereditari ed elementi acquisiti, che incidono con diverse modalità e gradi.

Questa eventualità è stata chiaramente dimostrata da particolari ricerche. Basti ricordare certe osservazioni già coltivate nel secolo scorso sulle qualità intellettuali presenti in talune famiglie (il talento musicale o matematico). Ed è classico l'esempio al riguardo della famiglia Bach, in cui, sino dal Settecento, troviamo musicisti e compositori di valore, sino al grande Sebastian. E, caso ancora più dimostrativo, si vedono certe qualità mentali manifestarsi «per li rami» non solo in soggetti normali ma anche in deficienti psichici. Ad esempio, l'abilità matematica può comparire persino in certi idioti (les idiots savants di certi autori francesi).

Come non mangiare le unghie

La psicologia ha messo in relazione tre situazioni differenti: mangiarsi le unghie, disaccordi coniugali, stati emotivi. Le unghie sono indifese, diventano il bersaglio del cannibalismo quando dentro di noi si agitano insoddisfatte esigenze, vicinanze sgradevoli, lavori ingrati, amori spenti. Ce ne sentiamo offesi e scarichiamo sulle unghie l'aggressività.

La dottoressa Anna Marie Davidson dell'Università del Kansas ha trovato il rimedio. Dopo aver raccolto cinquanta mangiatori di unghie dai diciotto ai cinquantaquattro anni (quindici donne, il resto uomini), li ha divisi in due gruppi e ha applicato queste terapie: a) placebo, cioè sostanza inerte gabellata per farmaco, b) istruzioni e convincimento.

Ha anche associato queste terapie e alla fine ha dovuto concludere che la migliore è il convincimento: nella prima lezione si insegna anatomia e funzione delle unghie, nella seconda come conservarle, e come evitarne macchie e fratture, nella terza la circolazione delle dita e come migliorarla, nella quarta il massaggio delle mani o manicure. Ogni lezione dura venticinque minuti ed è settimanale.

corpo mente psicanalisi psiche

È evidente che in questo concetto di una individualità umana strettamente integrata, secondo le idee che furono diffuse da fisiologi e psicologi illustri, non vi è posto per un dualismo tra psiche e organismo, tra mente e corpo. In realtà, non solo corpo e psiche sono obiettivamente inscindibili, ma anche individualità umana e ambiente e tempo in cui la persona vive, sono un tutto fortemente integrato e che occorre considerare nella sua interezza.

Questa individualità umana immersa nello spazio e nel tempo, fatta di un tutto (psiche-organismo) interreagente, è illuminata dalla luce della coscienza. E anche questo «essere presenti a se stessi» è strettamente correlato ad una funzionalità cerebrale normale. Può bastare un transitorio turbamento della circolazione cerebrale per provocare una perdita di coscienza. Ad esempio, una ragazza che si è sottoposta ad un salasso come donatrice di sangue, mentre corre per arrivare in tempo all'ufficio, improvvisamente si sente mancare, sviene e cade a terra.

Ma la coscienza non irradia la sua luce su tutto ciò che è individualità umana. Si ha scarsa nozione, sin che si è sani, delle proprie funzioni organiche, si possono compiere certi atti cui si è abituati senza uno stretto controllo cosciente (ad esempio, l'esperto autista guida automaticamente, innestando le marce e muovendo i piedi sulla pedaliera, mentre lascia correre il pensiero a come trascorrerà il prossimo week-end).

Ma ciò non avviene solo nei confronti di attività automatizzate, in cui interviene il meccanismo dei riflessi condizionati, di cui si è parlato altrove; anche attività spontanee della psiche possono svolgersi ad un livello inferiore, per così dire, a quello del conscio. E la psicanalisi ha dedicato molte ricerche a queste supposte attività inconsce e subconsce della psiche.

domenica 20 aprile 2008

Il confine con l'adolescenza

Si vuole scientizzare la vita, utilizzare la scienza per vivere meglio, più compiutamente, per evitare che scorra a nostra insaputa come in un tubo. Evitare che si avveri la terrificante, postuma sentenza di William James: «tutti muoiono ma pochi vivono», e tentano anche nel corso della loro vita di risparmiarsi, di fare nel loro iter giornaliero il mansionismo come fossero il sindacato di se stessi, e in tal modo non sanno di tarparsi le ali e di togliere humus, ossigeno, energia ai loro intrinseci valori, che hanno dentro di sé e non conoscono e non realizzano. Chi si risparmia, non si realizza, non conosce se stesso, non può mettere in evidenza né a profitto le sue qualità che rimarranno ignorate, ignote a lui stesso.

La scienza dunque si avvicina all'uomo perché egli non sia ignoto a se stesso; essa ha mutato anche la sua fisionomia in quel suo approssimarsi quasi mistico, caritatevole, sociale all'uomo.
La scienza si umanizza, non è più la conoscenza apodittica di Kant né il simbolo dell'essenzialità di Bacone, né la percezione organizzata, secondo San Tommaso, ma è una meccanica quantistica, un condensare nozioni molecolari, fisiche, metaboliche, un analizzare i valori fondamentali del costrutto umano, che si chiamano intelligenza, creatività, personalità, carattere, genio e che presuppongono nozioni sulle varie attività cerebrali.

Inutile continuare, è la scienza della vita, è la scienza biologica, la bioscienza che può formare e salvare l'uomo. Bisogna rifarsi ai valori fondamentali, costruire su quelli il decalogo, a cominciare dalla definizione di intelligenza, di memoria, di creatività, di genio. Conosciuti questi attributi si può passare alla definizione di personalità, che è l'insieme degli attributi, e poi passare alla definizione di comportamento, che è l'agire della personalità, e poi vedere in questa complessità di rapporti e di evenienze l'inserirsi delle nevrosi, delle manie, della pigrizia, delle mode, nonché dell'ambizione, del confronto, della competizione, degli obiettivi.

Cos'è l'intelligenza? È implicito nella parola, è saper scegliere, è capacità di scelta, è problem-solving, è questa ricchezza d'istinto, cultura, memoria, capacità speculativa. Intervengono doti naturali, ereditarie, ma in qual misura non si sa con esattezza, anche se si ricordano le famiglie Bach, Bernoulli, Huxley, Darwin (con Galton che a diciotto mesi già conosceva l'alfabeto). Ma Dante, Shakespeare, Freud, Einstein, Galileo, Michelangelo, Leonardo non ebbero stigmate ereditarie.

sabato 19 aprile 2008

Scossa antiscoliosi

Due ricercatori americani, John Brown e Jens Axelgaard, di Minneapolis, hanno recentemente messo a punto un piccolo stimolatore elettrico utile per il trattamento della scoliosi. L'apparecchio (che assomiglia, per dimensioni, ad un pacchetto di sigarette) è in grado di inviare piccole, regolari scosse ai muscoli cui è collegato. Se lo si applica, ad esempio durante la notte, ai muscoli intercostali e paravertebrali del lato opposto alla deviazione scoliotica, li stimola in modo da controbilanciare la deformazione stessa.

E lo fa, particolare non trascurabile, senza produrre il minimo fastidio al paziente ed anzi, almeno secondo i due ricercatori americani, facilitandone il sonno. Naturalmente tale metodo non serve per casi di scoliosi molto gravi, in cui la struttura ossea stessa sia già compromessa. È utile invece nelle forme iniziali, in cui sembra riuscire almeno a prevenire l'ulteriore aggravarsi della malattia. E i risultati sembrano così favorevoli che anche in Italia vi è già chi ricorre a questo piccolo strumento.

Celluloterapia di Niehans

Tra il 1931 e il 1948 il chirurgo svizzero Paul Niehans ( 1882-1971) mise a punto un particolare metodo di innesti cellulari embrionali per via intramuscolare di tutti gli organi fisiologicamente importanti, affrontando il problema dal punto di vista biologico, im-munologico, istologico, fisiologico e chimico.

Il concetto di curare organi malati con i corrispondenti organi sani si ricollega alle più antiche tradizioni del pensiero medico ed è basilare della moderna opoterapia e ormonoterapia. Il meccanismo di azione della celluloterapia viene spiegato con il trasferimento da cellula a cellula di fattori biologicamente attivi contenuti nelle cellule embrionali vive.

Bioradiante medicina

Studio dell'energia terapeutica umana per la sua applicazione nella cura dell'individuo, considerato nel suo complesso fisico, psichico e spirituale. La malattia è soprattutto uno squilibrio di natura psicologica che può manifestarsi sotto forma organica o funzionale. Esiste un quid terapeutico che passa dal terapeuta-guaritore (plesioterapista) all'organismo del malato, cioè di una forza oggettiva, la forza bioradiante. Francesco Racanelli, medico e guaritore, recentemente scomparso, è stato la figura italiana più rappresentativa in questo campo.

Biofeedback

Tecnica basata sull'apprendimento a controllare le funzioni inconsce del corpo. Gli effetti del biofeedback sono ottimi nel trattamento di emicranie, tachicardie, morbo di Raynaud, ulcere gastroduodenali, e per la rieducazione dei muscoli. Il biofeedback è una metodica assai più efficace nella prevenzione che nella cura delle malattie.

Autoemoterapia terapia con il proprio sangue

Da cinquant'anni l'autoemoterapia (terapia con il proprio sangue) viene impiegata in medicina con alterne vicende: ora obliata, ora rilanciata. Autosiero, autosangue defibrinato di recente, autosangue defibrinato da tempo, autosangue non modificato, autosangue irradiato con raggi ultravioletti, autosangue analizzato, autosangue trattato con onde corte, sono un esempio delle possibili varianti dell'autoemoterapia che ha un vasto campo di applicazione.

Aromatoterapia oli essenziali

Metodo terapeutico basato sull'uso di oli essenziali e di essenze aromatiche delle piante, dunque dei singoli componenti invece della pianta intera. Già usati anticamente in cosmetologia in Cina, in Egitto e nel Medio Oriente, Jean Valnet ne ha ampiamente divulgato l'uso e definito il campo di applicazione.

Gli oli essenziali hanno il vantaggio, dice Valnet, di essere più facilmente analizzabili rispetto alle piante intere, di un dosaggio più preciso e piccolissimo, di una grande e rapida diffusibilità che ne permette la somministrazione per via orale, sulla pelle, con pomate, per bagni.

Argilloterapia

Metodo di cura che prevede l'utilizzazione dell'argilla per determinate malattie. Le argille sono rocce sedimentarie provenienti dalla lenta erosione dei graniti. Le argille si inumidiscono facilmente formando paste impermeabili e plastiche; nell'essiccarsi si induriscono, si contraggono e si screpolano.

L'argilloterapia considera quattro tipi di argilla curativa: la sgrassante, ricca di magnesio e di calce, in grado di agire sulle piaghe infette e di decongestionare le emorroidi; la refrattaria, povera di ossidi alcalini, che serve soprattutto per ridare bellezza alla pelle e combatterne le impurità; la bentonite, agisce sulle infiammazioni delle pelle, su ascessi e foruncoli, calma le ulcere gastrointestinali; la caolinica, energico cicatrizzante e, come bevanda, efficace contro i disturbi dell'apparato digerente, i mali di gola e l'infiammazione delle gengive.

Antroposofia

Dottrina teosofica promossa da Rudolf Steiner (1861-1925). Il corpo fisico materiale dell'uomo non è tutto l'essere umano; non è che il ricettacolo della sua entità psichica e spirituale, e quest'ultima acquisisce, grazie ai sensi corporali, la coscienza terrestre.

La salute dell'essere umano, secondo i concetti antroposofici, dipende dalle interdipendenze libere e armoniose fra i suoi costituenti superiori (anima e io) e i suoi costituenti inferiori (corpo fisico e corpo vitale) ; la malattia è dunque ancorata al fondo dell'essere umano e non in un qualcosa d'estraneo all'uomo che l'assalirebbe dal di fuori. Rimedi preparati da laboratori specializzati vengono prescritti da medici antroposofici secondo precise indicazioni filosofico-esoteriche codificate dalla scuola steineriana.

Alchimia (Medicina alchimica)

L'alchimia (Alchemi), letteralmente «Terra Nera», non ha nulla a che vedere con l'arte di fabbricare oro a partire da sostanze non preziose. E invece una mistica della materia che cerca di penetrare i segreti divini nei rapporti delle sostanze fra di loro.

La ricerca alchimica consiste sempre nel separare il puro dall'impuro e la preparazione alchimica delle sostanze medicinali offre tutto il valore terapeutico contenuto in queste sostanze. Fra i ricercatori moderni dell'alchimia, Alexander von Bernus è senza dubbio il principale. Il liquore d'oro, il liquore di stagno, il liquore d'argento, ecc, preparati dai laboratori Saluna, sono in vendita regolarmente nelle farmacie tedesche.

Agopuntura cutanea

È una versione popolare di quella cinese: alla portata di tutti, non richiede particolari cognizioni scientifiche. Pietro Orlandini, recentemente scomparso, ne è il fondatore: ha ideato una rotella dentata (Rotodolor), in pratica la somma di molti aghi, che si lascia scorrere su e giù sulle parti dolenti. Appartiene al vasto campo delle terapie riflessogene locali, quali coppettazioni, massaggi, pomate revulsive, ecc.

Medicine alternative

Le medicine alternative sono numerosissime, certamente più di cento. Di queste molte hanno solo un interesse storico-filosofico, in quanto con il passare del tempo si sono trasformate in teorie che poco hanno a che fare con la medicina operativa; altre hanno solo un vago sapore di curiosità, in quanto si tratta di pratiche mai giunte nel nostro Paese né in alcun altro Paese occidentale.

Trasporto dei feriti

Il trasporto di un ferito rappresenta spesso una delle manovre più delicate che un soccorritore può essere chiamato a eseguire; non è infatti rara l'osservazione di lesioni anche.gravissime peggiorate da manovre inopportune. Non bisogna quindi mai sollevare un ferito, piegandogli brutalmente la testa o il collo (un certo numero di infortunati in stato di coma sono deceduti durante il trasporto in ospedale per soffocamento causato dalla scorretta posizione della testa). In linea di massima, qualsiasi ferito grave è da considerarsi in stato di shock e perciò va trasportato disteso, con gli arti inferiori sollevati e coperto; non gli si devono somministrare bevande, specie alcoliche, che potrebbero essere causa di soffocamento.

Nel caso che il ferito sia rimasto imprigionato in una macchina, non deve venire estratto attraverso il finestrino, poiché ogni torsione del corpo potrebbe causare complicanze gravissime; lo si dovrà estrarre sempre facendo forza lungo l'asse longitudinale del corpo ed evitando di esercitare flessioni sul capo e sulla colonna vertebrale.
Le modalità con cui deve essere spostato un ferito variano a seconda del numero dei soccorritori; se il soccorritore è solo, bisogna che sposti il ferito tirandolo per le ascelle; in questo modo sarà facile controllare la posizione della testa ed evitare pericolose flessioni della colonna vertebrale. Quando i soccorritori sono due si può far scivolare sotto l'infortunato un telo, spostandolo con una leggera trazione sul telo stesso.

Se i soccorritori sono più di due, il metodo migliore è quello di sollevare il ferito tenendolo in posizione orizzontale. Vi sono poi delle lesioni che impongono posizioni particolari; ad esempio i feriti al torace vanno spostati in posizione semiseduta; i feriti all'addome in posizione orizzontale con le ginocchia in flessione; i fratturati della colonna vertebrale immobilizzati su un piano rigido. Da ultimo, quando il ferito è in preda a vomito, va disteso su di un fianco, per evitare che soffochi ad opera del contenuto gastrico rigurgitato.

Tetano

Questa gravissima malattia, poco frequente in tempo di pace, raggiunge percentuali molto alte in guerra; è provocata dal bacillo di Nicolaier. che si trova sotto forma di spora nel terriccio. nello sterco di animali e talora anche nell'intestino dell'uomo.
L'infezione provocata da questo bacillo rimane localizzata nel punto di penetrazione (la lesione può talora essere di irrilevante entità) ma, tramite le tossine tetaniche prodotte dal germe in riproduzione, agisce a distanza sul midollo spinale, provocando il classico quadro sintomatologico.

Uno dei primi sintomi è infatti il trisma, vale a dire la chiusura forzata della bocca, presto seguito da cefalea, intolleranza alla luce, irrequietezza, insonnia. La contrattura muscolare, che inizia di solito dai muscoli masseteri (trisma), si estende agli altri gruppi muscolari determinando atteggiamenti coatti delle singole regioni: al viso il risus sardonicus ; al tronco l'inarcamento della colonna aperto indietro. La contrattura dei muscoli del collo e della faringe impedisce la deglutizione. La febbre può raggiungere temperature altissime (oltre i 41 gradi).
Quando il tetano si è manifestato occorre ricoverare il paziente il più presto possibile presso un ospedale dotato di un reparto di rianimazione. Va però sottolineato che questa malattia può essere efficacemente debellata mediante la vaccinazione sistematica di tutta la popolazione. La vaccinazione consiste nell'i-niettare nel soggetto una certa quantità di tossina tetanica inattivata (e perciò innocua), e nel ripetere tale iniezione a distanza di un mese e di sei mesi. Dopo tale lasso di tempo l'individuo si può ritenere immune dal tetano per un periodo di due-tre anni. Dopo questo periodo vanno praticate altre iniezioni di richiamo, ogni tre-quattro anni.

Quando una lesione infetta si verifica in un soggetto non vaccinato, è indispensabile eseguire una profilassi antitetanica, utilizzando siero eterologo (estratto da cavalli o buoi trattati con tossina tetanica), usando particolari cautele per evitare spiacevoli e anche gravi reazioni allergiche. Tale profilassi deve comunque sempre essere eseguita dal medico. Attualmente sono state messe in commercio e sono ormai entrate nell'uso corrente delle gammaglobuline estratte da soggetti già vaccinati; tali prodotti sono in grado di proteggere dall'infezione tetanica e non danno mai luogo a disturbi collaterali.

Svenimento (lipotimia)

Lo svenimento o lipotimia o sincope è una condizione caratterizzata da pallore e perdita di conoscenza temporanea dovuta ad insufficiente apporto di sangue al cervello. Le cause possono essere un colpo di sole, un'intossicazione, un annegamento, un trauma, ma più frequentemente un improvviso abbassamento della pressione arteriosa di origine cardiaca o vascolare.

Normalmente il soccorritore non è in grado di intuire le cause dello svenimento, per cui si dovrà limitare ad un soccorso generico e chiamare con urgenza il medico se lo svenimento si protrae oltre i due minuti. Si tenga presente che:

• la persona svenuta non va mai schiaffeggiata;
• la persona svenuta non va scossa per farla tornare in sé;
• non si deve dare nulla per bocca a chi è svenuto.

Quando una persona dice di stare per svenire si deve aiutarla prontamente a distendersi con il capo più basso rispetto al corpo ed alle gambe. Gli si spruzza acqua fredda sul viso, slacciando gli indumenti troppo stretti. Utili sono i vapori di ammoniaca (i famosi «sali» di ottocentesca memoria).

Strappi muscolari

Si tratta di incidenti sempre più frequenti che si possono verificare per incidenti stradali, per infortuni sul lavoro o nel corso di attività sportive. Sono caratterizzati dalla lacerazione più o meno grave ed estesa dei muscoli. Tali lesioni si osservano più spesso a carico dei muscoli della coscia (quadricipite), della gamba (ga-strocnemio), del braccio (bicipite brachiale) e sono provocate da una contrazione violenta ed improvvisa di un gruppo muscolare.

La sintomatologia è caratterizzata da un dolore improvviso e violentissimo in corrispondenza della sede della lesione accompagnato dalla sensazione di un rumore di scroscio, di lacerazione sotto la pelle, a cui fa seguito una impotenza funzionale totale (il soggetto non è più in grado di muovere l'arto colpito).

Il trattamento consiste nell'immobilizzazione della regione lesa ponendo così a riposo il muscolo per un periodo di almeno due, tre settimane. L'applicazione di una borsa di ghiaccio può essere utile a ridurre l'ematoma; la guarigione di queste lesioni può poi essere accelerata da applicazioni fisiche (marconite-rapia, forni Bier, ecc.). Quando la lesione muscolare è particolarmente grave, può essere indicato l'intervento chirurgico che consiste nella sutura del muscolo.

Slogature (distorsioni-lussazioni)

Si tratta di lesioni provocate da traumi indiretti, vale a dire da bruschi movimenti di leva o di torsione esercitati sulle formazioni molli dell'articolazione interessata (distorsioni); quando l'azione traumatica è di particolare intensità i capi ossei articolari perdono i loro normali rapporti, lacerando la capsula (lussazioni). Si tratta cioè di due eventi traumatici provocati da uno stesso meccanismo d'azione che si diversificano fra di loro unicamente per la gravità.

Tali lesioni possono inoltre essere complicate dalla presenza di fratture, per cui è sempre buona regola praticare una radiografia delle strutture ossee interessate. Il sintomo dominante è rappresentato dal dolore vivo, a carattere continuo, che si acutizza con i movimenti, dalla impossibilità di muovere l'articolazione interessata, che diventa tumefatta a causa di un versamento endoarticolare (in genere ematico) e di un edema periarticolare.

La terapia consiste nel riposo assoluto, nello svuotamento delle raccolte ematiche endoarticolari mediante punture evacuative della articolazione interessata, e nell'immobilizzazione mediante apparecchio gessato.

Quando la distorsione è di modesta entità, vale a dire la tumefazione è scarsa o assente, può bastare il semplice riposo per qualche giorno e l'applicazione di pomate adatte, reperibili comunemente in farmacia.

Singhiozzo

Quando si è alle prese con un singhiozzo fastidioso, basta fare un'inspirazione profonda e trattenere il fiato quanto più si riesce. Se il metodo non funziona, si potrà sorseggiare un paio di bicchieri di acqua fredda oppure fare un gargarismo con acqua tiepida.

Quando il singhiozzo sopraggiunge in un lattante, si può provare a farlo eruttare con qualche colpetto sulla schiena. Se non basta, gli si darà da succhiare il manico di un cucchiaino inumidito e poi intinto nello zucchero.

Scottature solari

Sono comuni a molte persone che si espongono a lungo e senza precauzioni al sole estivo. Se la pelle è solo arrossata basterà trattarla con una crema emolliente o con olio di paraffina (il burro è dannoso perché provoca irritazioni e infezioni).

Se ci sono invece vesciche o estese scottature, bisogna trattarle con una medicazione sterile (due cucchiai di bicarbonato di sodio in un litro di acqua). Le pomate grasse sono controindicate.
Naturalmente le parti scottate non vanno più esposte al sole fino a guarigione completa.

Scottature (ustioni)

Le ustioni possono essere provocate da corpi metallici roventi (si tratta in questo caso di lesioni limitate ma che agiscono in profondità), da incendi o dalla combustione di liquidi, solidi e gas infiammabili (benzina, nafta, alcol, etilene, carbone, metano, gas illuminante ecc. ) oppure da liquidi bollenti (olio, acqua) o da raggi ultravioletti (scottatura solare) e inoltre da folgorazione.

Si distinguono in ustioni di 1 ° grado quando esiste un arrossamento cutaneo (eritema); di 2°grado quando oltre all'eritema si sviluppano nel giro di qualche ora dei pomfi (flittene); di 3°grado quando esiste la necrosi dei tessuti. La gravità di un'ustione è in rapporto non solo con l'estensione cutanea della lesione, ma anche, e soprattutto, con il grado di questa. Come bisogna comportarsi in simili circostanze? Se gli abiti hanno preso fuoco, bisogna soffocare le fiamme con coperte o altri indumenti; il paziente va avvolto in una coperta, tenuto disteso e accompagnato in ospedale. Se il ricovero immediato non è possibile, bisogna agire in questo modo:

• si immerga il paziente in acqua calda (se le ustioni interessano diverse zone del corpo in una comune vasca da bagno). Nell'acqua va sciolto un po' di bicarbonato di sodio: questo primo soccorso esclude il contatto con l'aria ed evita lo shock;

• gli indumenti non vanno mai strappati dalle ustioni, ma tagliati con cura e delicatezza. I panni che aderiscono alla pelle vanno lasciati;

• il paziente deve rimanere immerso nella vasca fino all'arrivo del medico;

• se non è possibile bagnare le parti ustionate o mantenere a lungo il paziente nella vasca, lo si avvolga in un lenzuolo di bucato, lo si copra e lo si tenga disteso sul letto.
Nei casi di piccole ustioni si possono poi applicare pomate antistaminiche o al cortisone, ricoprendole con garze sterili. È comunque sempre consigliabile rivolgersi al più vicino Pronto Soccorso per una medicazione appropriata.
Bisogna evitare di applicare sulle ustioni garze o cotone non sterili, sulfamidici o antibiotici in polvere per il pericolo di reazioni allergiche (vedere la voce Orticaria), o rompere le vescicole.
È da tenere infatti sempre presente che il più grosso pericolo per le lesioni da ustione è proprio rappresentato dall'infezione. Tale complicanza è spesso la causa della morte nei grandi ustionati e di ritardi di guarigione nelle piccole ustioni.

L'estensione dell'ustione è un fattore molto importante per la necessaria valutazione e la prognosi.
Riassumendo, i tre grandi pericoli che minacciano gli ustionati sono:

• lo shock (sempre presente);

• l'infezione (si calcola che il 51 per cento dei decessi sono conseguenza dell'infezione delle ustioni). È necessaria anche l'iniezione antitetanica;

• la difficoltosa cicatrizzazione.

Schegge

Piccoli corpi estranei appuntiti, di ferro, di pietra o di legno possono accidentalmente penetrare nella pelle, specie delle mani e dei piedi, le due parti del corpo più esposte a questo tipo di lesione.
Quando il corpo estraneo è penetrato in profondità, tanto da non essere visibile, solo un medico, dotato di un adatto strumentario che preveda anche la possibilità di servirsi dei raggi X, è in grado di estrarre la scheggia.

Quando invece essa è sporgente basterà afferrarla con una pinza, estraendola con la stessa angolazione con cui è penetrata. È buona regola esercitare poi nel punto di penetrazione una energica spremitura digitale, allo scopo di far uscire qualche goccia di sangue, disinfettare con tintura di iodio e ricoprire la piccola ferita con garza sterile. Non bisogna mai dimenticare di rivolgersi al medico per attuare la profilassi antitetanica qualora il soggetto non sia stato precedentemente vaccinato.

Punture di ortiche

Sono causa di reazioni allergiche locali che si manifestano con rilievi pruriginosi e dolenti, tanto caratteristici che da loro deriva il nome diorticaria dato alle manifestazioni pressoché simili dell'allergia. La manifestazione è dovuta all'acido formico, contenuto in speciali botticelle sui peli dell'ortica; le botticelle hanno una punta di silice e sono molto fragili. Le punte penetrano nella pelle, le botticelle si rompono, l'acido formico scatena una reazione allergica.

La manifestazione dovuta alle ortiche si esaurisce nel giro di mezz'ora; solo in alcuni individui predisposti dura alcune ore. Chi è colpito da questo infortunio deve lavare la parte sotto un getto d'acqua, senza strofinarla, e poi spalmare delicatamente una pomata al cortisone (sempre senza sfregamenti che hanno un effetto controproducente).

Piaga

Una soluzione di continuo della copertura cutanea in qualsiasi parte del corpo che non accenni alla detersione, cicatrizzazione e guarigione spontanea, può considerarsi una piaga. Le piaghe hanno cause molteplici e sono sostenute da fattori patologici locali e generali.

Locali quali infezioni, incongruo trattamento o medicazioni sbagliate; generali quali infezioni, diabete, stasi, edemi. Le piaghe di più frequente osservazione sono quelle da varici agli arti inferiori. Il trattamento delle piaghe è strettamente medico e chirurgico: il soccorso deve limitarsi ad un lavaggio con acqua ossigenata e a una copertura con medicazione sterile.

Patereccio

Il patereccio è un ascesso ad un dito. Si distinguono: il giradito che è un piccolo ascesso attorno ad un'unghia e che può condurre alla sua caduta; il patereccio del polpastrello che può comportare rischi gravi (infezione ossea, setticemia ecc.). Bisogna al più presto fare esaminare il patereccio da un medico.

Orzaiolo

Gli orzaioli sono foruncoletti che si formano sulle palpebre degli occhi. Per la loro cura occorre fare impacchi caldi parecchie volte al giorno con soluzione salina sterile. Se l'orzaiolo persiste e aumenta di volume con notevole gonfiore palpebrale, è bene consultare il medico.

Orticaria

L'orticaria più che una malattia deve essere considerata una reazione cutanea dovuta a cause diverse (alimentari, farmacologiche, da contatto con metalli e altre sostanze, ecc.) e consiste in una eruzione di forma diversa (pomfi o chiazze) di colore rosa pallido che ha la caratteristica di provocare un intenso prurito e di scomparire in breve tempo. Esiste una predisposizione individuale verso l'orticaria, come verso tutte le malattie allergiche (rinite, asma bronchiale, ecc.), così come esistono sostanze in grado di provocare, più facilmente di altre, tale caratteristica reazione.

Tra gli alimenti più spesso in causa vi sono : pesce, fragole, uova, cioccolato, carne, farina. Tra le medicine sono incriminate: l'aspirina, i barbiturici, il chinino, i sulfamidici, gli antibiotici. I metalli (ferro, alluminio ecc.), i detersivi, gli acidi e altre sostanze le più disparate possono, se entrano in contatto con la cute di soggetti predisposti, scatenare la caratteristica eruzione pruriginosa.

La terapia consiste prima di tutto nella sospensione o nell'allontanamento della sostanza responsabile, nell'uso di pomate antistaminiche e di antistaminici per via generale. Quando tutto ciò risulta inefficace è indispensabile ricorrere al medico.

Morso di topi gatti cani uccelli

Morso di topi, gatti, cani, uccelli: i morsi di tali animali comportano un duplice pericolo: locale, in quanto provocano una ferita; generale, in quanto possibili fonti di infezioni:

Il tetano che può far seguito a qualsiasi morso, indipendentemente dall'animale che l'ha provocato (vedere la voce Tetano), laspirochetosi provocata dal morso di ratto; il morbo detto artigli di gatto che fa seguito alle lesioni da morso o graffio di gatto; la rabbia che può svilupparsi dopo il morso di un cane.

La rabbia, conseguente al morso di un cane o gatto, è una malattia provocata da un virus che ha una particolare attrazione per il sistema nervoso centrale e che può colpire tutti i mammiferi, ma soprattutto il cane, il quale, proprio per la sua stretta convivenza con l'uomo, è anche l'animale più pericoloso. Il virus della rabbia, sempre mortale per gli animali, eliminato con la saliva, viene trasmesso all'uomo con la morsicatura.

Quando il virus rabbico attecchisce nell'uomo (si tenga presente che il più delle volte le difese organiche riescono a distruggerlo nel punto di ingresso, per cui tale malattia si sviluppa piuttosto raramente nel genere umano), dopo un periodo di incubazione di circa quaranta giorni, cominciano a comparire spasmi muscolari, contrazioni, paralisi, mentre la temperatura corporea raggiunge livelli altissimi (42 gradi) ed il paziente muore in stato di coma. Il comportamento da tenere in caso di morsicatura da parte di un cane odi un altro animale è il seguente:

• se il cane è stato catturato o se è comunque in proprio possesso, deve essere tenuto sotto controllo e visitato da un veterinario una volta alla settimana. Se durante questo periodo l'animale dimostra di essere sano, non si intraprende alcun trattamento per l'individuo morsicato. Nel caso, invece, che si sviluppi la malattia durante il periodo di osservazione, bisogna somministrare rapidamente del siero antirabbico iperimmunizzato al soggetto che ha subito la morsicatura;

• se l'animale non è stato catturato, bisogna iniziare subito la sieroprofilassi, dando quindi per scontato che il cane sia idrofobo.

Pesci velenosi

Pesci velenosi: tra questi il più diffuso nei nostri mari è il pesce ragno, che vive nei pressi delle spiagge, semiaffondato nella sabbia, e che, essendo dotato di spine velenose dorsali, con facilità ferisce i piedi di chi lo calpesta.

Tale puntura provoca un violento dolore locale seguito da gonfiore. Tutto scompare nel giro di poche ore ; rari sono i sintomi generali e i casi mortali. La cura è essenzialmente locale e si avvale dell'applicazione di ammoniaca e pomate antistaminiche.
I ricci di mare sono privi di un vero e proprio potere venefico e richiedono solo una pronta disinfezione della parte colpita; gli aculei rimasti conficcati nella pelle devono essere prontamente e pazientemente rimossi.

La lesione indotta dal contatto con le meduse è essenzialmente di natura chimica ed è sovrapponibile a quella provocata da una ustione; l'uso di pomate antistaminiche al cortisone si rivela molto utile in questi casi.

Morsi di ragni

Morsi di ragni: il morso del ragno è facilmente riconoscibile in quanto la lesione è caratterizzata dalla presenza di due piccoli punti di penetrazione provocati dagli uncini di cui questi animali sono dotati; in Italia, a parte il genere Iatrodectus (che si trova nell'Italia Meridionale e nelle Isole), i ragni sono poco pericolosi.

Il veleno provoca dolore nel punto di iniezione, e determina la necrosi dei tessuti. Il trattamento consiste nella disinfezione locale e nell'iniezione di siero specifico.

Punture di insetti velenosi

Punture di insetti: tra gli insetti velenosi largamente diffusi in Italia sono gli imenotteri (vespe, api, formiche, zanzare, ecc.) i quali sono in grado di iniettare sostanze venefiche, a scopo offensivo e difensivo; nell'uomo provocano in genere solo una vivace reazione locale. Talora vi può essere anche una grave reazione generale, ma ciò è sempre dovuto ad una particolare reattività individuale di tipo allergico o alla contemporanea puntura da parte di molti insetti della stessa specie velenosa.
Altri insetti, come le cimici, pur non possedendo un vero e proprio apparato velenifero, all'atto della puntura iniettano nell'uomo la secrezione delle ghiandole salivari, provocando notevoli disturbi. Le zanzare appartenenti al genere Anopheles iniettano una sostanza in grado di impedire la coagulazione del sangue limitatamente al punto di iniezione, e dotata di spiccata azione pruriginosa.

La gravità di questo tipo di puntura è legata essenzialmente a tre fattori: la molteplicità delle punture, che possono portare al coma e alla morte; la sede della puntura (pericolo di asfissia per edema della glottide, se la lesione avviene sulla lingua o in gola, e di cheratite se viene colpito l'occhio); una sensibilità individuale esaltata (soggetto allergico o debilitato). Il trattamento locale di tali lesioni consiste nell'estrazione dell'aculeo se questo è rimasto conficcato nella pelle e nell'applicazione di una pomata antistaminica in grado di togliere il prurito e di ridurre il pomfo; quello generale è del tutto simile a quello che si applica in casi di shock.

Lombalgia dolore a livello lombare

È il dolore a livello lombare. In molti casi è conseguenza di un'artrosi vertebrale (specialmente dopo i cinquant'anni); in casi più rari il dolore è molto violento, tanto che la persona non può più raddrizzarsi (si sospetta allora un'ernia del disco). Il dolore si manifesta alla vita, con irradiazione alla schiena e agli arti inferiori.

Chi è colpito da lombalgia deve mettersi a riposo su un letto rigido (la solita asse sotto il materasso), adagiato sul dorso, e chiamare il medico.

Iniezione intramuscolare come si pratica

La siringa, separata dall'ago e dal pistone, deve essere messa a bollire in un apposito contenitore o in una piccola pentola pulita. Sul fondo è bene mettere del cotone o un po' di garza. La siringa deve essere coperta dall'acqua. Si copre il recipiente e si lascia bollire per dieci minuti. Dopo essersi lavate le mani e averle disinfettate con alcol, si monta la siringa e la si appoggia in modo che l'ago riposi su un tampone imbevuto dall'alcol.

Tutte queste operazioni diventano superflue utilizzando le siringhe di plastica a perdere, confezionate in modo ermetico e già sterilizzate. Si scuote la fialetta è si sega il collo con l'apposita seghetta. Si introduce l'ago nella fialetta e si aspira il liquido lentamente. Poi, tenendo l'ago verso l'alto, si fanno uscire un paio di goccioline di liquido, in modo che non ci sia più aria. La puntura intramuscolare va fatta sulla parte superiore ed esterna della natica.

Si disinfetta la parte con cotone imbevuto d'alcol. La puntura si fa perpendicolarmente alla parte, con un movimento rapido del polso. Si aspira un po' col pistone (se si vede del sangue nella siringa bisogna pungere di nuovo), si inietta lentamente, si toglie l'ago e si fa una frizione con il cotone imbevuto d'alcol.

giovedì 17 aprile 2008

Occhio ai fulmini - parafulmine

La sicurezza assoluta contro i fulmini si ha soltanto nelle case munite di parafulmine. Esso non è altro che una punta metallica saldata a un cavo elettrico messo a terra. Questa punta attira i fulmini e li scarica, neutralizzandoli. La stessa funzione, cioè quella di creare una via preferenziale ai fulmini, attirandoli e facendoli scaricare, viene assolta anche da alberi, pali, antenne. Per questo motivo una casa a un centinaio di metri da un bosco o da un traliccio è sicura anche se non ha il parafulmine.

Anche nelle case sicure, tuttavia, è bene tenere presenti alcuni accorgimenti; l'aria calda infatti attira i fulmini ed è spesso causa di tragedie domestiche. Se si è in casa quando scoppia un temporale bisogna stare lontani dal camino, che costituisce una colonna di aria calda, chiudere le finestre e, soprattutto se non esiste un impianto di messa a terra, spegnere lavatrici, lavastoviglie e ogni altro elettrodomestico. Troppo spesso questi elementari accorgimenti non sono osservati e le conseguenze possono essere disastrose.

mercoledì 16 aprile 2008

Folgorazione.

Con tale termine si indica l'azione della corrente elettrica sul corpo umano. Tralasciando di descrivere gli accidenti da folgorazione sul lavoro, conviene soffermarsi su quelli che avvengono tra le pareti di casa, causati appunto dagli apparecchi elettrodomestici, quando, per qualunque ragione, vengono meno i presidi atti a renderli innocui e sicuri.

I più pericolosi di tali strumenti sono gli accendigas (la massaia li impugna con le mani umide), gli asciugacapelli, ma praticamente tutti gli elettrodomestici possono nascondere un potenziale pericolo. A parte le lesioni cutanee nel punto di contatto con la corrente, che vanno da una semplice ustione di primo grado (arrossamento) alla necrosi, con conseguente necessità di amputazioni, gli accidenti più gravi sono la paralisi respiratoria e la fibrillazione ventricolare del miocardio, vale a dire più semplicemente l'arresto del respiro e la paralisi del cuore.

Bisogna resistere all'istintivo impulso di toccare l'infortunato o, peggio, di tagliare il filo con le forbici; occorre invece staccare le prese di corrente 0, meglio, togliere la corrente al contatore prima di soccorrere l'infortunato. Se è incosciente è bene chiamare l'ambulanza e, nel frattempo, controllare se respira; in caso contrario si deve praticare la respirazione bocca a bocca. Se l'infortunato si riprende e appare in preda a shock (egli ha subito un vero e proprio elettroshock), è necessario tenerlo tranquillo, comunque sdraiato. Non raramente possono intervenire, in un secondo tempo, le gravi complicanze prima accennate. Se l'aspetto dell'infortunato appare subito di una certa gravità (assenza di respiro e di polso), e indispensabile praticare il massaggio cardiaco.

Purtroppo non tutti gli ospedali posseggono i defibrillatori, il cui rapido impiego è determinante per la vita dell'infortunato. Ogni volta che si maneggia uno strumento elettrico bisogna avere mani asciutte, piedi ben calzati e isolati dal terreno. Si pensi all'uso di un asciugacapelli in un bagno pregno di vapore acqueo, con i piedi bagnati su di un tappetino umido, con la possibilità che la resistenza ( 0 spirale incandescente che scalda l'aria) venga a contatto con i capelli bagnati.
Altra frequente eventualità è quella del bimbo che infila il cacciavite o le forbici nella presa di corrente: esistono in commercio prese costruite per evitare tali evenienze. Inoltre la tecnica moderna fornisce il cosiddetto salvavite che, applicate al contatore, evita il corto-circuito o la scarica

Fasciature proteggere una lesione emorragia

Le fasciature hanno lo scopo di proteggere una lesione, traumatica od infiammatoria, dall'azione di agenti esterni; di mantenere a contatto delle lesioni stesse i medicamenti appropriati; di immobilizzare o tenere a riposo una parte del corpo. Prima dell'applicazione di ogni fasciatura va effettuata una scrupolosa cura alle ferite mantenendosi il più possibile alla seguente sistematica:

• pulizia della ferita e delle parti circostanti;

• disinfezione, interessante non solo la zona lesa ma anche quella parte di cute che verrà compresa nella fasciatura;

• applicazione sulla ferita di una compressa di garza (mai cotone) e inizio del bendaggio. A parte l'aspetto estetico che ogni fasciatura

Un'altra avvertenza da seguire è la seguente : le cosiddette fasciature d'emergenza per frenare, mediante compressione, un'emorragia, devono essere rapidamente controllate da un medico per evitare sgradevoli quanto frequenti episodi di ischemia (mancanza di flusso sanguigno) o addirittura di lesioni di nervi sensitivi o motori. Pertanto una fasciatura per compressione va eseguita nel modo seguente: disinfettata o lavata la ferita sanguinante, si applicano una o due garze sterili o panni puliti.

Non importa se esse si impregnano subito di sangue : sopra si pone una spessa falda di cotone e, quindi, si inizia la fasciatura distendendo la benda con una certa energia: il cotone, agendo da cuscino, distribuisce la pressione evitando pericolose formazioni di «corde» o arroto-lamenti della benda. Se dopo la fasciatura si vede riaffiorare il sangue, si pone un'altra falda di cotone e si danno nuovi giri di benda.

In mancanza di bende, per un impiego di emergenza, possono anche essere usati fazzoletti, tovaglioli o teli piegati lungo la diagonale per ottenerne un telo triangolare che può momentaneamente sostituire la fasciatura.

Emorragia interna e emorragie ester­ne

L'emorragia, vale a dire la fuoriuscita di san­gue, è una delle occasioni che più frequente­mente richiedono un pronto soccorso d'ur­genza. Bisogna distinguere tra emorragie ester­ne e emorragie interne. Le prime sono quelle in cui il sangue si versa all'esterno; le seconde si hanno quando il san­gue si raccoglie in una cavità naturale del cor­po senza comunicazioni con l'esterno, oppure nell'interno di organi situati profondamente.

Un particolare tipo di emorragia interna este­riorizzata è quella che si verifica in un prime tempo in una cavità dell'organismo (intestino, utero, polmone, ecc.) e successivamente si esteriorizza attraverso un organo naturale: bocca, ano, vagina, ecc. Occorre anche distinguere tra le emorragie arteriose e quelle venose. L'emorragia arterio­sa è caratterizzata dall'emissione di sangue di colore rosso vivo, zampillante e con degli au­menti sincronizzati con le pulsazioni cardia­che.

Nell'emorragia venosa il sangue ha un colore scuro e non presenta aumenti con le pulsazioni cardiache. Nell'emorragia con fuoriuscita di sangue all'esterno, il soccorritore, purché in possesso di qualche nozione, può essere in grado di arrestare il sangue; nelle emorragie degli organi interni bisogna invece provvede­re, nel più breve tempo possibile, a un soccor­so di tipo chirurgico.

È opportuno quindi trattare solo delle emorra­gie che sono caratterizzate dalla fuoriuscita di sangue all'esterno. Per arrestare l'emorragia si può esercitare una pressione direttamente sul­la ferita {compressione diretta) oppure a qual­che distanza da essa {compressione indiretta). Queste compressioni possono essere esercita­te mediante una fasciatura {fasciatura com­pressiva). Di solito queste misure risultane efficaci nella maggior parte dei casi.

Se l'emorragia non cessa, si cerchi di premere il vaso interessato nel punto dove passa sopra un osso. Quando il soccorso non ha successo, non si deve perdere tempo a cercare il punto da comprimere, ma si deve esercitare la compres­sione di uno di questi punti:

emorragie della testa al di sopra degli occhi. Si preme con il dito pollice la zona posta da­vanti all'orecchio;

emorragie sotto l'occhio e sopra la mandibo­la. Si preme con un dito un paio di centimetri davanti all'angolo della mandibola;

emorragie della bocca e del collo. Il pollice va messo alla base della nuca, le altre dita sotte il pomo di Adamo ai lati del collo. Le dita vanno premute verso il pollice;

emorragie del braccio e della spalla. Si pre­me sull'osso del braccio, a metà tra gomito e ascella;

emorragie del piede, della gamba e della coscia. Si preme il palmo della mano sorte l'inguine, sul lato interno della coscia.

Emorragia dal naso epistassi

Quando il naso sanguina per un trauma lieve o per congestione (cosa abbastanza facile nei bambini e negli adolescenti) bisogna tenere il paziente calmo e seduto con la testa rovesciata indietro.

Se l'emorragia non si frena, occorre infilare un pezzetto di cotone nelle narici; si esercita poi una pressione con l'indice e il pollice sulle pinne del naso; si fa tenere infine al paziente la testa piegata in avanti e gli si preme sulla fronte un impacco freddo.

Per un trauma violento, quando si sospetta la frattura delle ossa del naso o peggio del cranio, è urgente traportare il malato all'ospedale.

Ecchimosi lesione trauma emorragia

L'ecchimosi è quella lesione determinata da un trauma causa di un'emorragia, conseguente alla rottura di piccoli capillari sottocutanei, senza lesioni epidermiche. Il sangue uscito dai vasi sanguigni infarcisce il tessuto circostante e la cute appare bluastra e gonfia. Dopo qualche giorno, con la trasformazione dell'emoglobina fuoriuscita dai globuli rossi distrutti, il colore diventa prima verde e poi giallognolo.

Una particolare ecchimosi è quella dell'occhio che diventa rapidamente gonfio e bluastro per la facilità delle palpebre a diventare edematose. Si possono applicare compresse di garza bagnate di acqua gelata, per ridurre il dolore e l'aumento del gonfiore.

Dolori al torace

Il dolore, localizzato o irradiato, al torace può avere diverse origini e pertanto nella sua intensità e durata va controllato e seguito con attenzione e mai sottovalutato, specie quando un comune antidolorifico non è sufficiente a lenirlo.

Dolori ai denti mal di denti dentista

Chi non ha provato un forte, improvviso male di denti? Se il dolore è provocato da una carie facilmente individuabile, la si può ripulire con un batuffolo di cotone avvolto intorno ad uno stecchino poco appuntito. Quando il dente è perforato dalla carie si può introdurre un altro batuffolo di cotone sterile imbevuto di olio di garofano.
Se il dolore deriva dalle gengive, si può avere un po' di sollievo con risciacqui di soluzioni tiepide o fredde di sodio borato al 3 per cento. In ogni caso sono consigliabili gli antidolorifici e una visita urgente dal dentista. Il pronto soccorso in questo campo può dare qualche sollievo immediato ma non duraturo e non vale, soprattutto, a salvare il dente.

Colica addominale renale e coliche epatiche

La colica è un dolore causato dalla contrazione di un tratto viscerale costituito da muscolatura liscia (quella che agisce senza il controllo della nostra volontà); le coliche più frequenti sono quelle addominali, renali, epatiche (le ultime due sono dovute generalmente alla presenza di calcoli).
La colica provoca un dolore violento, insopportabile, come se qualcuno stringesse la parte interessata.
Il soccorso più opportuno consiste nel chiamare un medico, il solo che può recare sollievo all'ammalato.

Cerume grasso e cellule desquamate

Il cerume è la raccolta di grasso e di cellule desquamate nel condotto uditivo esterno dell'orecchio. La raccolta di cerume può dare disturbi anche notevoli: ronzii, senso di capogiro, riduzione dell'udito. Non bisogna mai cercare di togliere il cerume usando strumenti appuntiti o praticando lavaggi con acqua calda: si rischia di perforare il timpano, cioè la membrana che chiude il fondo del condotto uditivo esterno. Si possono invece introdurre nell'orecchio alcune gocce auricolari (le vendono in farmacia) per ammorbidire la raccolta di cerume: sarà poi il medico a estrarlo con appositi strumenti o lavaggi adeguati.