martedì 22 aprile 2008

Mente dell'uomo

Un processo evolutivo infantile porta l'individuo all'acquisizione del rapporto di oggetti con determinati segni verbali; e l'apprendimento verbale è alla base del simbolismo del linguaggio, fonte di relazioni umane e di conoscenza. Ma il processo di simbolizzazione è stato approfondito anche nei confronti delle attività psichiche non consce. Ha affermato Freud che tutto ciò che non deve essere chiaramente espresso, per intervento di divieti e rigorismi morali, viene simbolizzato ed i simboli diventano, così, esempi delle idee represse dall'individuo, che devono essere interpretati per una conoscenza approfondita della dinamica inconscia.

A sua volta, Jung ritiene che i simboli costruiti dalla persona rappresentino figurazioni ancestrali (il padre, la madre, la nascita, la vita, ecc.) che si ritrovano nei miti, nel folklore, nei sogni (archetipi), E H. Silberer sostiene che quando si riduce l'energia psichica disponibile per il pensiero, la persona cerca la scorciatoia della simbolizzazione.

Sulla simbolizzazione verbale si sono sviluppate interessanti osservazioni. Si è messa in rilievo la discrepanza che viene a manifestarsi sino dall'età infantile tra l'attività verbale e l'attività non verbale, tra ciò che è detto e ciò che dovrebbe essere fatto, tra l'affermazione e la fantasia, ed anche tra le fantasie stesse.

Questo contraltare tra attività profonda ed attività verbale, questo conflitto che si apre, su vari piani, con l'acquisizione del linguaggio e l'inserimento sociale hanno sviluppi patologici, secondo alcuni autori, nel delirio e nella desocializzazione. Si osserva che, con la simbolizzazione, l'individuo viene a sottrarsi alle correzioni ed ai divieti, alla necessità della rispondenza del segno verbale con la realtà sociale, alla convalida sociale del suo comportamento. In questa situazione una persona può strutturare il suo pensiero e la sua simbolizzazione in modo patologico, deviando verso un'attività immaginativa più o meno avulsa dalla reciprocità sociale, più o meno fantastica; da cui lo svilupparsi del comportamento autistico di malati mentali come i paranoici. Osservazione e giudizio sono approfonditi da varie ricerche.

Si rileva che nel processo con cui si approfondisce l'esperienza interviene l'attenzione diffusa o una concentrazione psichica; e si parla di autosservazione per indicare il mezzo di autoconoscenza dei propri impulsi, sentimenti, pensieri, che è strettamente connesso all'autocoscienza. Il comprendere è considerato un processo per cui il soggetto si svincola da un campo indeterminato per entrare in un rapporto soggetto-oggetto che si articola in una struttura globale; e il giudicare è un processo che, attraverso il sentimento e la valutazione della realtà, mira a raggiungere un senso di certezza (anche se molte volte si arriva ad opinioni empiriche e ad errori).