giovedì 12 febbraio 2009

MORBO DI PARKINSON

MORBO DI PARKINSON: o paralisi agitante, malattia del sistema nervoso centrale (vedi extrapiramidali, malattie) che si sviluppa in entrambi i sessi verso i cinquant'anni (benché vi sia anche una forma di Parkinson giovanile), in soggetti apparentemente sani. La malattia è dovuta a una degenerazione delle cellule nervose situate nella sostanza nera di Sommering (un centro del sistema extrapiramidale collocato nel mesencefalo), dalle quali scompare, appunto, il pigmento colorato, e delle cellule del globo pallido (un altro centro, primitivo, del sistema extrapiramidale). In questa sofferenza cellulare svolge una parte importante sia la' senescenza che la sclerosi delle arterie, tuttavia nessuna causa è specifica. La malattia inizia in modo subdolo, lento, con dolori alle braccia, tremore, difficoltà di movimento e rigidità dei muscoli. L'aumento del tono muscolare è sempre presente. Il malato flette il tronco ed il capo in avanti, irrigidisce tutto il corpo, piega leggermente le braccia e le mani (come se dovesse scrivere), non muove più il viso (amimia), cammina a passettini senza oscillare le braccia, non coordina più i movimenti degli occhi. Un altro segno quasi costante è un tremore lento a riposo, soprattutto alle braccia ed alle mani, che diminuisce durante il movimento, ma persiste nella scrittura (che è piccola e tremula). I malati sentono l'angoscioso bisogno di muoversi continuamente, benché abbiano l'impressione di essere legati. Avvertono anche un fastidioso senso di caldo in tutto il corpo. La malattia non dà segni mentali, salvo una rarissima depressione od altri fenomeni imputabili al decadimento dato dall'età.

SINDROME DI PARINAUD

SINDROME DI PARINAUD: o paralisi dei movimenti verticali dello sguardo, conseguenza di una lesione del centro nervoso che comanda il movimento del nervo oculomotore comune (terzo paio dei nervi cranici) e del nervo trocleare, o patetico (quarto paio dei nervi cranici), dovuta ad una encefalite o ad un tumore della regione del cervello in cui sono situati tali nervi o le loro fibre (mesencefalo, tubercoli quadrigemini, talamo, acquedotto di Silvio). Oltre all'incapacità di guardare in alto ed in basso il malato fa fatica a far convergere lo sguardo e ad accomodare il diametro pupillare in rapporto all'intensità della luce. Talora vede doppio (diplopia) ed ha la palpebra abbassata (ptosi). La terapia dipende da ciò che ha provocato la malattia. Il risultato è tanto migliore, quanto più precoce è l'intervento (se possibile, chirurgico).

INTOSSICAZIONE DA PARATHIQN

INTOSSICAZIONE DA PARATHIQN: intossicazione che ha come sintomi iniziali nausea, vertigini, sonnolenza; sopravvengono poi vomito, crampi addominali, salivazione abbondante, tremori, respiro affannoso, diarrea, convulsioni, collasso circolatorio, coma. Tipico è il restringimento delle pupille, che diventano piccole come punte di spilli. L'intossicazione può aversi per inalazione, ingestione, o assorbimento cutaneo di insetticidi contenenti parathion. Si effettuerà la respirazione artificiale; se la intossicazione è per via cutanea, lavaggio accurato con spazzolino e sapone; se per ingestione, provocare il vomito stimolando la gola con le dita o con il manico d'un cucchiaio.

PARASTRUMA, tumore, benigno o maligno

PARASTRUMA, tumore, benigno o maligno, originato dalle ghiandole paratiroidi, situate accanto alla tiroide. Il parastruma ha le stesse caratteristiche cliniche e biologiche dei tumori della tiroide, ma se ne può differenziare perché in esso compaiono decalcificazioni dello scheletro e aumento del calcio nel sangue. La cura di questo raro tumore è chirurgica.

PARAPSORIASI

PARAPSORIASI, dermatosi ad andamento cronico, con episodi eruttivi talora stagionali. Colpisce quasi tutto il corpo in modo uniforme, con esclusione del viso, delle palme delle mani e della pianta dei piedi. L'agente causale non è noto; il tipo di reazione cutanea fa pensare ad un fenomeno allergico. Colpisce entrambi i sessi, nell'età giovanile e adulta. Si manifesta con un gettata di elementi papulopurpurici (sanguigni) che poi si risolvono lasciando cicatrici. Queste gettate durano mesi, non sono accompagnate da prurito né da altri sintomi generali.

PARAPLEGIA

PARAPLEGIA, termine neurologico con il quale si descrive la paralisi delle gambe. Una forma particolare è la paraplegia familiare spastica, che compare prima dei 15 anni con aumento del tono muscolare delle gambe e successiva paresi, peggiorando successivamente fino ad ostacolare la deambulazione. In questa rara malattia ereditaria l'aumento del tono muscolare provoca uno spasmo che fa tendere le gambe all'incrociamento.

PARAPERTOSSE

PARAPERTOSSE, malattia che decorre con i caratteri della pertosse, ma con sintomi attenuati e durata minore. Per individuarla occorrono ricerche batteriologiche speciali, rivolte alla determinazione di germi diversi da quello della pertosse. Responsabile è un coccobacillo. Pertosse e parapertosse non determinano immunità crociata; per questo la vaccinazione antipertosse non conferisce immunità attiva per quanto riguarda la parapertosse. Non sono necessari gli antibiotici; sono stati proposti preparati a base di vitamine C, K e idrazide dell'acido isonicotinico; utili i sedativi della tosse.

PARANOIDE, forma di schizofrenia

PARANOIDE, forma di schizofrenia dell'adulto in cui al delirio schizofrenico incoerente ed assurdo, con disgregazione della personalità, si associano allucinazioni, stanchezza, svogliatezza, insonnia, eccitabilità e deficit delle capacità intellettive (demenza paranoide). Il malato ha atteggiamenti manierati, negativistici, parla per neologismi ed ha allucinazioni. Nelle forme gravi si può avere una completa disgregazione della personalità. Per la terapia, vedi schizofrenia.

PARANOIA, malattia mentale caratterizzata da un delirio

PARANOIA, malattia mentale caratterizzata da un delirio (come sintomo quasi esclusivo). Le idee deliranti del paranoico sono internamente logiche e consequenziali, ma partono da presupposti infondati; solitamente da riferimenti personali di persecuzione o di impedimento. Alcuni fatti reali vengono interpretati in funzione di delirio e svisati nel loro significato. Anche i ricordi possono essere deformati. Il sistema delirante patologico riguarda solo un particolare tema. Tutto il resto è logico e normale, tanto da consentire un corretto svolgimento della vita. La memoria è buona, l'orientamento nel tempo, nello spazio e nella realtà è adeguato, l'attenzione è vigile, l'affettività è partecipe, i sentimenti non sembrano colpiti. Oltre al delirio di persecuzione, a causa del quale il paranoico sisente ostacolato nel realizzare le proprie aspettative (si dice calunniato, vessato, avvelenato, ecc.), vi è il delirio di gelosia, frequente soprattutto nelle donne (che si sentono tradite dal marito, che le trascura per accoppiarsi con chiunque) e il delirio di grandezza, a causa del quale i malati affermano di avere origini nobiliari, o di essere importantissimi inventori, o profeti, ecc. Una forma particolare di paranoia è quella degli erotomani, che si ritengono amati da persone importanti.

PARAMIMIA

PARAMIMIA, termine psichiatrico con il quale si indica che il malato ha un'espressione mimica non adeguata al suo vissuto. Ciò può accadere per il fatto che egli segue la sua interiore idea delirante o allucinatoria, come quando esprime gioia per un fatto luttuoso che lo riguarda, ma che interessa qualcuno da cui si sente danneggiato. Con lo stesso termine si descrive anche il mutamento improvviso ed imprevedibile della mimica. Il fenomeno è quasi sempre un sintomo schizofrenico.

PARAMETRITE

PARAMETRITE, voce che deriva dal greco (para=vicino, di fianco; metro =utero) e che significa infiammazione del tessuto connettivo che circonda la parte bassa ed i margini dell'utero (estendentesi fra il peritoneo pelvico e le pareti del bacino, ai lati, e limitato in basso dalla fascia dell'elevatore dell'ano). La parametrite è chiamata anche cellulite-pelvica o pelvicellulite. L'infiltrazione infiammatoria, avendo così diffusa topografia il connettivo parametrale, può aversi quindi in sedi molto varie, e per varia estensione: potrà essere interessato il legamento largo per tutta la sua altezza o solo per un tratto, sia in alto che nella parte bassa (che è la sede più frequente). La diffusione può avvenire in avanti o in dietro, in alto o in basso.

PARALISI PSICHICA

PARALISI PSICHICA, inerzia, senza che esista paralisi, che si può constatare in un arto, contemporaneamente affetto da gravi alterazioni della sensibilità. Il malato, affetto da lesione emorragica o tumorale del lobo parietale, mobilizza l'arto se vi viene costretto. La terapia è in rapporto alla causa determinante.

PARALISI PERIODICA FAMILIARE

PARALISI PERIODICA FAMILIARE, sintomatologia collegata alla carenza di potassio nell'organismo. Il potassio è importante soprattutto per la contrazione muscolare e la trasmissione dell'impulso nervoso ai muscoli, in antagonismo al calcio, che ha azione di freno sull'eccitabilità neuromuscolare. Varie sono le cause della carenza di potassio: scarsità di potassio nell'alimentazione, quando questa sia prevalentemente carnea, o nel digiuno prolungato; malattie renali che aumentano l'eliminazione del potassio; abuso di certi diuretici o cure protratte con cortisone, digitale, ecc.; vomito e diarrea insistenti. A secondo della sua gravità la carenza di potassio dà luogo a sintomi più o meno evidenti: stanchezza, paresi o paralisi agli arti, al tronco, ai muscoli respiratori, lesioni cardiache.

PARALISI PERINATALI

PARALISI PERINATALI, gruppo di paralisi che interessano la prima infanzia. La paralisi uni- o bilaterale del nervo facciale è caratterizzata da incompleta chiusura della rima palpebrale, da spianamento di un lato o dei due lati della faccia, da angolo della bocca abbassato. La prognosi è buona. La paralisi del braccio superiore è caratterizzata dalle spalle abbassate e dal braccio pendente floscio e ruotato all'interno, mentre il dorso della mano è rivolto in avanti. Talvolta la paralisi interessa la muscolatura della mano; coesiste insensibilità sul lato interno del braccio. Questi due tipi di paralisi possono essere associati e hanno prognosi variabile. È necessaria la fisioterapia.

PARALISI OCULARI

PARALISI OCULARI, deficienze di alcuni movimenti oculari provocate da: lesioni corticonucleari, lesioni dei nuclei e dei tronchi nervosi che conducono ai muscoli oculari, e lesioni dei muscoli stessi, o lesioni orbitarie. Il segno principale è la diplopia; segni minori sono la nausea, le vertigini, la falsa orientazione nello spazio, la deviazione obiettiva dei globi oculari e l'attitudine viziata della testa. Circa l'evoluzione, si deve dire che si può avere la guarigione che può avvenire nel lasso di qualche ora, fino a qualche mese e, più frequentemente, entro tre mesi. Oltre il sesto mese non è da attendersi una simile favorevole conclusione di una paralisi oculare. L'evoluzione può anche essere per una persistenza della paralisi; il quadro però viene allora modificato a causa di contratture e inibizioni negli altri muscoli non lesi, provocate dalla primitiva paralisi del muscolo leso.

PARALISI LARINGEE

PARALISI LARINGEE, alterazioni in difetto della motilità laringea, la cui causa è sempre extralaringea e connessa a manifestazioni patologiche di centri e vie nervose, di organi cervicali, toracici e mediastinici; le paralisi possono essere centrali o peri ericbe, a seconda della sede della causa patogena; unilaterali o bilaterali, complete o incomplete. La paralisi periferica è completa e quasi sempre unilaterale, mentre la paralisi centrale è di solito bilaterale, ma incompleta. La paralisi centrale può essere imputabile a lesione dei centri corticali e delle vie cortico-bulbari ed è allora estremamente rara, mentre è più frequente nelle lesioni dei centri bulbari che si hanno nella sclerosi a placche, nella siringobulbia, nella sclerosi laterale amiotrofica e nella tabe dorsale.

PARALISI ISTERICA

PARALISI ISTERICA, uno dei sintomi dell'isterismo; consiste in un deficit motorio senza lesioni organiche. La forma più nota va sotto il nome di astasia-abasia. In essa l'isterico è a letto e, sdraiato, può svolgere qualsiasi movimento, ma non riesce a stare in piedi né a camminare. Le paralisi isteriche, che possono essere flaccide o spastiche, corrispondono ad un impedimento muscolare che non rispetta la suddivisione anatomica dei nervi o dei muscoli, ma quella che il malato immagina.

PARALISI FARINGEA

PARALISI FARINGEA, alterazione in difetto della motilità faringea. La paralisi interessa i muscoli costrittori della faringe e si associa a paralisi del velo pendulo e a paralisi laringea , è quasi sempre imputabile a lesione tronculare, bulbare o centrale.

PARALISI ESOFAGEA

PARALISI ESOFAGEA, alterazione in difetto della motilità esofagea, imputabile a lesione dei centri nervosi, o a nevrite tossica o infettiva, caratterizzata da .disfagia elettiva per i cibi solidi e da impossibilità assoluta per il paziente di alimentarsi in posizione orizzontale; l'evoluzione di questa atonia dell'esofago conduce all'esofagite e comporta una prognosi grave, qualora non si riesca a rimuoverne la causa.

PARALISI CEREBRALE INFANTILE

PARALISI CEREBRALE INFANTILE, malattia dell'infanzia caratterizzata da paralisi, spasmi, debolezza, incoordinazione motoria. Il danno cerebrale è accompagnato anche da convulsioni, defi- cienze visive e uditive, alterazioni caratteriali e ritardo mentale. Le cause sono prenatali, perinatali e postnatali (traumi, emorragie, meningiti, encefaliti, ecc.), oppure dipendenti da periodi di anossia (mancata assunzione di ossigeno per avvelenamento). La prognosi è riservata. Il trattamento immediato è quello sintomatico. Utili sono la terapia fisica (educazione dei movimenti) e i corsi di linguaggio.

domenica 8 febbraio 2009

PARALISI

PARALISI, termine neuropsichiatrico con il quale si indica l'incapacità (dovuta ad una lesione organica del sistema nervoso centrale o periferico, ad una sofferenza dei muscoli, o alla incapacità psicologica) di compiere un movimento. Per consuetudine il termine descrive (impropriamente) il blocco della motricità della muscolatura striata volontaria, ma si può avere anche paralisi della muscolatura liscia vegetativa (vasoparalisí, atonia intestinale, ecc.). Si distinguono clinicamente una paralisi flaccida, nella quale il muscolo è molle e privo di tono, ed una paralisi spastica, in cui il muscolo non si muove volontariamente, ma resta contratto in permanenza. Il comando del movimento ai muscoli ha la sua sede nella corteccia cerebrale (area motoria dei lobi frontali). Da questa zona partono due gruppi di fibre nervose dirette alle cellule del midollo spinale. Uno di essi prende il nome di vie piramidali ed è caratterizzato dal fatto di raggiungere il midollo spinale senza interrompersi; l'altro prende il nome di vie extrapiramidali e, prima di raggiungere le stesse cellule del midollo spinale, si interrompe in un certo numero di stazioni intermedie.

PARAINFETTIVE, ENCEFALITI, malattie infantili interessanti il cervello

PARAINFETTIVE, ENCEFALITI, malattie infantili interessanti il cervello, associate con un'infezione ma non dovute ad un'invasione diretta del sistema nervoso da parte dell'agente responsabile dell'infezione. Ne sono sintomi la coscienza obnubilata, l'irritabilità, le convulsioni, la rigidità nucale e reperti neurologici complessi; sono precedute da dolori di testa, nausea e vomito. Possono essere dovute ad esagerata reazione tra sostanze di difesa organica e sostanze di offesa dovute all'agente responsabile; sono incriminabili il morbillo, la rosolia, la varicella, la mononucleosi infettiva, le vaccinazioni antivaiolosa, antipertosse, antifebbre gialla, antirabbica. Altre volte le encefaliti sono di origine puramente tossica, come si verifica nelle salmonellosi, nella scarlattina, ecc.

PARAGONIMIASI

PARAGONIMIASI, malattia che ha per sintomi quelli essenziali di una bronchite cronica o di una broncopolmonite; l'espettorato è gelatinoso, rosso-bruno o emorragico. Possono apparire come complicanze pleurite, arterite mucosanguinolenta o encefalite. Agente responsabile è il Paragonimus Westermani, piccolo verme trematole. L'infestazione umana si verifica con l'ingestione di molluschi e crostacei. La malattia colpisce i paesi dell'Estremo Oriente. Il farmaco più utilizzato e maggiormente efficace è il cloridrato di emetina (da adoperare sotto controllo medico per circa due settimane).

PARAGANGLIOMA, tumore dei paragangli

PARAGANGLIOMA, tumore dei paragangli, strutture nervose derivate dal sistema simpatico, presenti nel collo, nell'orecchio medio, lungo il nervo vago e lungo l'aorta. Si tratta di un tumore molto raro, quasi sempre benigno, che oggi viene chiamato preferibilmente chemodectomia .

PARAFRENIA, sindrome psichiatrica descritta da Kraepelin

PARAFRENIA, sindrome psichiatrica descritta da Kraepelin, che sta tra la schizofrenia e la paranoia ed è caratterizzata dal fatto che, nonostante la lunghezza del decorso, la personalità resta sostanzialmente integra con normali capacità intellettive ed equilibrio affettivo (a differenza di quanto avviene nella schizofrenia). Tuttavia nel linguaggio del parafrenico vi sono temi deliranti, favolosi, soprannaturali, senza che questi incidano sulle attività comportamentali. La malattia è tipica dell'età adulta. Spesso inizia con allucinazioni uditive a cui seguono i più stravaganti deliri (di influenzamento, di persecuzione, di morte, di immortalità, ecc.).

PARAFFINOMA

PARAFFINOMA, pseudotumore dovuto ad una reazione írritativa e infiammatoria dei tessuti attorno a paraffina in essi iniettata. Questa lesione si riscontra in ghiandole mammarie in cui sia stata iniettata paraffina a scopo estetico di rassodamento del seno (pratica oggi in disuso e sostituita da iniezioni di silicone o da trattamenti ricostruttivi).

PARACUSIA, difetto uditivo

PARACUSIA, difetto uditivo, che può essere disarmonico, quando lo stesso suono viene percepito con differente altezza nei due orecchi, e tonale, quando un tono puro viene percepito come più grave o più acuto di quanto lo sia realmente; carattere particolare ha la paracusia di Willis, che si osserva in caso di anchilosi stapedio-ovalare, per cui il soggetto ha un netto miglioramento del proprio udito quando si trova in un ambiente rumoroso e, particolarmente, in una vettura tranviaria o ferroviaria in moto.

PARACHERATOSI

PARACHERATOSI, processo patologico caratterizzato da aumento di spessore di un epitelio pavimentoso che riveste una mucosa. Si ritrova specialmente a livello della cervice uterina ed ha importanza solo perché può in qualche caso preludere ad una displasia (vedi), la quale a sua volta può rappresentare lo stadio iniziale di un carcinoma in situ

PAPULA, lesione della pelle

PAPULA, lesione elementare della pelle caratterizzata da un'infiltrazione superficiale, di colore variabile (rosa, rossa, brunastra, lilla, rameica, gialla, bianca), di grandezza diversa (da un grano di miglio ad una lenticchia) e di forma conica, ovalare o faccettata. Le papule sono un po' rilevate sul piano cutaneo e, dopo un certo tempo, scompaiono senza che si formino cicatrici; le lesioni analoghe ma più grandi e più infiltrate sono denominate noduli.

FEBBRE DA PAPPATACI malattia infettiva

FEBBRE DA PAPPATACI, malattia infettiva caratterizzata da un violento attacco febbrile della durata di tre giorni; coesistono rallentamento del polso, cefalea, rigidità dorsale, disturbi intestinali e, incostantemente, eritema scarlattiniforme. La febbre da pappataci, la cui prognosi è buona, può eccezionalmente recidivare. E', una malattia diffusa nel periodo estivo lungo le coste del Mediterraneo ed in Asia. Ne è responsabile un virus inoculato nell'organismo umano da una zanzara gibbosa denominata Phlebotomus Pappatacii.

PAPILLOMATOSI LARINGEA

PAPILLOMATOSI LARINGEA, affezione che colpisce più frequentemente l'infanzia, fra i diciotto mesi ed i tre anni di età, ed è caratterizzata dalla presenza di numerosi papillomi che interessano tutta la mucosa laringea e possono estendersi talora in alto verso la faringe ed in basso verso la trachea; le singole neoformazioni presentano una superficie irregolare, moriforme, e sono costituite da uno strato di connettivo rivestito da epitelio piatto pluristratificato; il colorito è rosso e può essere bianco-grigiastro quando l'epitelio ha tendenza ad una evoluzione corneificante; l'eziopatogenesi della malattia è probabilmente virale.

PAPILLITE LINGUALE - ulcerazioni linguali

PAPILLITE LINGUALE, comparsa di piccole, dolorose ulcerazioni linguali, talvolta visibili con una lente poiché nascoste nelle pliche mucose. La cura è sintomatica; la dieta deve essere esente da eccitanti, da fritture, da alcoolici, ecc.; giovano una blanda disinfezione locale con acqua ossigenata diluita; e la somministrazione di farmaci disintossicanti.

PAPILLITE nevrite ottica

PAPILLITE, nevrite ottica che presenta serie di sintomi traducibili, dal punto di vista oftalmoscopico, in alterazioni della papilla ottica. Esistono altri tipi di nevriti ottiche (retro-bulbari) ché, poiché avvengono ad un livello posteriore al globo oculare, non presentano alterazioni apprezzabili oftalmoscopicamente. Le papilliti si accompagnano con una ricca sintomatologia clinica, con riduzione importante dell'acutezza visiva e modificazioni del campo visivo. In certi casi viene anche lamentato un modesto dolore retro-oculare. Tuttavia il sintomo più importante ai fini diagnostici è a carico della papilla ottica e si apprezza con l'esame del fondo oculare. La papillite acuta classica si traduce in un vero edema infiammatorio della papilla, che oftalmoscopicamente appare rossa, iperemica, dai limiti sfumati, velata per un intorbidamento del vitreo. Talvolta essudati ed emorragie si dispongono tutto intorno ad essa.

PAPILLA DA STASI alterazione dell'aspetto dell'occhio

PAPILLA DA STASI, termine con cui si descrive l'alterazione dell'aspetto del fondo dell'occhio in conseguenza di un aumento della pressione all'interno della scatola cranica a causa di qualsiasi fenomeno espansivo (tumore, ematoma, ecc.). Papilla è la zona in cui l'occhio comunica con l'interno del cranio attraverso i vasi sanguigni ed il nervo ottico. Un aumento della pressione all'interno ostacola il ritorno del sangue venoso dall'occhio. Ne consegue un ristagno, cioè una stasi, che provoca un edema. Questo si esprime come un lieve rigonfiamento dei bordi della papilla, un turgore delle vene e, spesso, con piccole emorragie. L'aspetto della papilla si osserva con un apposito apparecchio, detto oftalmoscopio. La comparsa della papilla da stasi è in rapporto con la rapidità con cui si instaura l'ipertensione endocranica e non con il volume della massa in espansione.

PANVASCULARITE

PANVASCULARITE, malattia rara, di origine sconosciuta; ne sono sintomi occlusioni venose e arteriose multiple da cui conseguono dolori, edemi e zone necrotiche; sono interessate la pelle, i tessuti sottostanti e meno frequentemente l'intestino, i reni ed il cervello. Tutti i vasi (arterie, vene, capillari, vasi linfatici) risultano infiammati. L'evoluzione della malattia avviene in parecchi anni, con prognosi molto riservata per complicanze infiammatorie, per comparsa di cachessia, di febbre irreversibile. La terapia è sintomatica con scarse prospettive.

PANTOCLASTIA

PANTOCLASTIA, tendenza che hanno alcuni malati psichiatrici a distruggere con furore improvviso qualsiasi cosa capiti loro a portata di mano. Esprime una patologia del controllo affettivo. Quando la pantoclastia si manifesta in malati maniacali si preferisce parlare di mania furiosa. In questi casi il soggetto può scaricare una forza fisica impensabile. Crisi pantoclastiche si possono avere anche negli schizofrenici catatonici e negli epilettici temporali, ma in questo caso la distruzione di oggetti è l'espressione di una scarica motoria improvvisa, di una perdita di controllo, più che di una vera intenzionalità distruttrice finalizzata.

sabato 7 febbraio 2009

PANNO CORNEALE, neoformazione vascolare

PANNO CORNEALE, neoformazione vascolare associata a fenomeni infiltrativi che tende ad invadere la cornea, perfettamente avascolare. Il panno corneale si rileva in diverse affezioni, ma il tracoma è la sua causa più frequente. L'aspetto è caratteristico. Il panno è una vascolarizzazione superficiale ma estensiva, formata dalla giustapposizione di numerose arcate vascolari, nate dalle arcate limbiche normali (alla periferia della cornea) che esse prolungano in territorio corneale. Nel tracoma le arcate vascolari prendono origine dalla metà superiore della cornea, ricadono a pioggia al davanti di essa e si estendono più o meno lontano verso il centro corneale. Secondo l'estensione e l'intensità della neovascolarizzazione si distinguono diversi tipi di panno: dal panno tenue, formato da sottili arcate discrete, al panno crasso, vero velo connettivo-vascolare opaco, che può coprire la totalità della cornea.

PANNICULITE, infiammazione del grasso sottocutaneo

PANNICULITE, infiammazione del grasso sottocutaneo (pannicolo adiposo) che determina la formazione di nodr li multipli, talvolta confluenti in placche; la grandezza dei noduli varia da quella di un pisello a quella di un uovo, con possibilità di ulcerazione all'esterno. Possono coesistere febbre, malessere, dolori muscolari, modesta compromissione linfoghiandolare e splenica. L'esame del sangue mette in evidenza una diminuzione dei globuli rossi, l'aumento della velocità di sedimentazione e delle transaminasi. La malattia, denominata anche sindrome di Weber-Cbristian, colpisce prevalentemente le donne mature, ma talvolta non risparmia neppure i bambini e ha origine non chiarita.

PANMIELOFTISI, o anemia aplastica, o pancitopenia

PANMIELOFTISI, o anemia aplastica, o pancitopenia, malattia che, dopo un periodo prodromico con malessere e pallore progressivo, è caratterizzata da sintomi come diminuzione di numero dei globuli rossi, dei globuli bianchi e delle piastrine (rilevabili all'esame emocromocitometrico), manifestazioni cutanee e mucose (ulcerazioni multiple), febbre irregolare. L'esame del midollo osseo (puntura esplorativa con aspirazione) dimostra una presenza anormale di grasso, o più raramente un midollo iperplastico. La causa è spesso sconosciuta; possono essere in causa un avvelenamento da ben- zolo, dei processi infettivi, o delle radiazioni nucleari. Spesso nel sangue sono presenti agglutinine degli elementi corpuscolari del sangue; talvolta si riscontra un'aplasia midollare (panmieloftisi); talvolta invece la milza distrugge con eccessiva velocità i corpuscoli del sangue. In questo ultimo caso la splenectomia (asportazione della milza) determina guarigione.

PANCREATITE, infiammazione acuta o cronica del pancreas

PANCREATITE, infiammazione acuta o cronica del pancreas. Nelle forme acute le pancreatici determinano sintomi come dolori emigastrici con irradiazioni verso sinistra, nausea, vomito, steatorrea (feci untuose e fetide con aumento di grassi e di fibre muscolari indigerite); coesistono febbre, aumento dei leucociti nella formula sanguigna, diminuzione del succo duodenale estratto con la sonda, aumento della diastasi sanguigna e talvolta itterizia. Possono rendersi evidenti anche sintomi riferibili al diabete, quali glicosuria e iperglicemia, quando è compromessa la funzione del pancreas endocrino. Gli stessi sintomi si manifestano in maniera attenuata nelle pancreatiti croniche. Le pancreatiti acute insorgono per il proliferare di germi nel tessuto pancreatico, come si verifica nel corso di setticemia, tifo, parotite epidemica ecc. Altre volte si verifica pancreatite per infiammazioni di organi vicini (stomaco, duodeno, vie biliari) o per presenza di calcoli pancreatici ed infiammazioni secondarie che si trasmettono attraverso le vie sanguigne o linfatiche.

SINDROME DI PANCOAST

SINDROME DI PANCOAST, sintomatologia caratterizzata da violentissimi dolori alla spalla, che si irradiano al braccio e si accompagnano spesso a restringimento della pupilla e a caduta delle palpebre: è caratteristica della presenza di un tumore della parte alta del polmone, con invasione della pleura apicale.

PANCARDITE REUMATICA

PANCARDITE REUMATICA, infiammazione globale contemporanea di tutte le strutture anatomiche che compongono il cuore, e cioè il pericardio (la membrana sierosa che riveste all'esterno come un sacchetto di nailon il cuore), il muscolo cardiaco (miocardio), la tunica interna che tappezza il cuore (endocardio). La causa della pancardite è il reumatismo articolare acuto, inteso nel senso dell'infezione reumatica da streptococco betaemolitico del gruppo A. La malattia reumatica, nel suo evolvere con caratteristiche infettive, colpisce dapprima le articolazioni, per poi attaccare il cuore. Un grande clinico francese soleva dire che il reumatismo articolare acuto lambisce le articolazioni, e morde il cuore. Effettivamente prese di mira dal reumatismo articolare acuto sono le valvolè cardiache, l'endocardio in se e per se (endocardite), il miocardio (miocardite reumatica), il pericardio (pericardite reumatica).

PANARTERITE NODOSA, o malattia di Kussmaul-Mayer

PANARTERITE NODOSA, o malattia di Kussmaul-Mayer, alterazioni degenerativo-infiammatorie delle piccole arterie, che determinano sintomi multiformi in rapporto alle varie localizzazioni. Sintomi generali sono dimagramento progressivo, astenia, tachicardia, frequentissima ipertensione arteriosa, temperatura elevata; coesistono sintomi renali (albuminuria, glomerulonefrite fino all'uremia), dolori articolari diffusi, noduli cutanei multipli, dolori addominali, ematemesi. Il laboratorio mette in evidenza polinucleosi (da 20.000 a 100.000 globuli bianchi), eosinofilia, aumento delle globuline, alterazioni dei rapporti albumina-globuline, ecc.

SINDROME DI PALMA

SINDROME DI PALMA, malattia descritta per la prima volta nel 1951 dal chirurgo uruguayano di cui porta il nome e che corrisponde al restringimento o all'occlusione dell'arteria femorale in corrispondenza del terzo inferiore della coscia. Ha una evoluzione progressiva e presenta localizzazione solitamente bilaterale. Prevale in soggetti di sesso maschile dalla mezza età in su. Il sintomo di esordio è una claudicatio intermittens al polpaccio. Le pulsazioni arteriose, dal ginocchio in giù, risultano scomparse. L'arteriografia può mettere in evidenza il restringimento oppure l'interruzione dell'arteria. La cura radicale consiste nell'asportazione chirurgica del tratto di arteria occluso o ristretto e nella sua sostituzione con una protesi in dacron.

SINDROME DI PALLORE E IPERTERMIA

SINDROME DI PALLORE E IPERTERMIA, sindrome grave che compare nei lattanti qualche ora dopo un intervento chirurgico; ne sono sintomi il pallore, l'elevazione della febbre, la dispnea; e se non si interviene, sopravviene la morte. Questa sindrome interessa anche gli adulti,che ne sono colpiti in seguito a traumatismi cranici o a estese scottature.

PALINDROMICO, REUMATISMO

PALINDROMICO, REUMATISMO, reumatismo a ricadute, simile all'artrite reumatoide; si manifesta con episodi di artrite acuta febbrile con consistente dolore, arrossamenti ed incapacità funzionale di numerose articolazioni. Gli attacchi durano qualche giorno dopo un'insorgenza improvvisa e si ripresentano in maniera irregolare e imprevedibile. Per la terapia, vedi malattia reumatica.

PALILALIA

PALILALIA, termine psichiatrico che descrive la ripetizione di una parola o di una frase. Il fenomeno consiste in atti motori immotivati, esprimenti una patologia della volontà. Si ha nelle forme di parkinsonismo post-encefalitico, nella malattia di Alzheimer, nella malattia di Pick, ed in altre forme di sofferenza del sistema nervoso centrale. La palilalia non va confusa con le stereotipie verbali e con le verbigerazione (degli schizofrenici o degli oligofrenici).

PALATO OGIVALE, malformazione del palato osseo

PALATO OGIVALE, malformazione del palato osseo, la cui parete assume l'aspetto di una volta ad angolo più o meno acuto; espressione di un fattore costituzionale, compare soprattutto nei soggetti che presentano difficoltà nella respirazione nasale e si associa spesso a deviazione del setto nasale e a malocclusione dentaria.

TUMORE DI PAGET

TUMORE DI PAGET: tumore caratterizzato da erosione del capezzolo della mammella femminile, il cui epitelio di rivestimento diventa sede di un carcinoma in situ, e da contemporanea presenza di un carcinoma dei grossi condotti che secernono il latte; in realtà il carcinoma di Paget del capezzolo è dunque un cancro mammario con interessamento secondario del capezzolo e come un cancro va trattato, con asportazione cioè di tutta la ghiandola e dei linfonodi ascellari. Clinicamente il tumore di Paget può esser confuso con una banale ulcerazione traumatica del capezzolo, ma mentre questa tende alla guarigione, spontanea o in seguito ad applicazione di pomate, l'erosione da tumore di Paget perdura, si estende e non risponde alle solite cure; l'accertamento diagnostico comunque va affidato ad una biopsia del capezzolo e ad un esame al microscopio. Esiste anche una seconda varietà di tumore di Paget, che insorge in zone diverse dal capezzolo; questo tumore di Paget extramammario si ritrova specialmente a livello dei genitali femminili esterni, più raramente in altre sedi ed è un vero carcinoma in situ, cioè interessante la sola epidermide, senza infiltrazione dei tessuti sottostanti, il che comporta una prognosi migliore del Paget mammario.

SINDROME DI PAGET-SCHROETTER

SINDROME DI PAGET-SCHROETTER, occlusione della vena ascellare e della vena succlavia, denominata anche tromboflebite dell'arto superiore: in genere la trombosi (formazione di un coagulo sanguigno all'interno dei vasi) prevale sulla flebite (infiammazione della vena), come avviene del resto in tutte le malattie venose che colpiscono i vasi profondi. In questa localizzazione dell'arto superiore (statisticamente più frequente al braccio destro) viene spesso — e spesso a torto — chiamato in causa il fattore sforzo ( lavoro, sport, ecc.). Sta di fatto che si tratta di una malattia molto rara, prevalente in soggetti giovani o di mezza età, di sesso maschile. Esordisce, in pieno benessere, con senso di pesantezza al braccio, che appare gonfio rispetto all'altro ed è diffusamente dolente: il gonfiore rende difficoltosi sia i movimenti delle dita della mano che quelli di tutto il braccio, che risulta in ultimo visibilmente aumentato di volume. Il colore della pelle assume qua e là una sfumatura bluastra. Verso la spalla si rende evidente un reticolo venoso che sta a significare il tentativo del circolo venoso di aggirare l'ostacolo percorrendo rami venosi secondari e superficiali.

MALATTIA DI PAGET

MALATTIA DI PAGET, o osteite deformante, condizione morbosa caratterizzata da alterazioni scheletriche relative a più ossa, che appaiono tipicamente ispessite e deformate. La malattia si verifica abitualmente nell'età matura e nella vecchiaia ed ha andamento cronico. La natura del processo sembra di tipo infiammatorio non bene identificato, oppure legata a disordini endocrini specie a carico delle paratiroidi, oppure a carico del diencefalo e dell'ipofisi (che controllano molti metabolismi). Ma la frequente osservazione di casi di familiarità ha indotto a considerare come probabile anche una causa di ordine genico, con ereditarietà a carattere recessivo.

PACHIMENINGITE

PACHIMENINGITE, termine neurologico con il quale si descrive un'infiammazione con versamento della meninge fibrosa (dura madre). Si distingue una pachimeningite traumatica, in cui la emorragia si organizza in un tessuto membranoso senza ulteriore fuoruscita di sangue, ed una pachimeningite emorragica idiopatica, che a sua volta si presenta secondo due aspetti: uno essudativo fibrinoso, con molte cellule di infiltrazione e pochi capillari, ed uno fibrinoso emorragico in cui vi è un'abbondante proliferazione di capillari sanguigni. Abitualmente la distinzione tra le varie forme non viene fatta, poiché i sintomi non lo permettono. La causa della malattia sta nella rottura di qualche piccolo capillare sanguigno al di sotto della dura madre o nel suo spessore (sede sottodurale o endodurale). Il sangue che esce non si riassorbe, ma stimola la proliferazione di altri capillarí.

PACHIDERMIA LARINGEA

PACHIDERMIA LARINGEA, processo infiammatorio circoscritto della mucosa laringea, il cui epitelio di rivestimento si ispessisce presentando fenomeni di metaplasia piatta: in questo caso si parla anche di pachidermia rossa, o semplice (vedi laringite); se si aggiungono fenomeni di corneificazione, si parla allora di pachidermia bianca per l'aspetto biancastro della mucosa (vedi leucoplasia laringea), mentre se il processo di corneificazione si manifesta con una spiccata irregolarità della superficie mucosa, la pachidermia viene definita come verrucoide (vedi verruca laringea).

PACHIDERMIA, o stato ipertrofico della cute

PACHIDERMIA, o stato ipertrofico della cute, fenomeno morboso causato da un ispessimento della cute e del sottocutaneo della regione occipitale: colpisce prevalentemente il sesso maschile, dall'età giovanile in poi. Si manifesta con grosse pieghe cutanee simili a vortici o a righe longitudinali o trasversali. Spesso interessa il cuoio capelluto (pachidermia vorticellata).

INTOSSICAZIONE PROFESSIONALE DA OZONO

INTOSSICAZIONE PROFESSIONALE DA OZONO: intossicazione provocata dall'inalazione di rilevanti quantità di ozono, gas d'uso comune, per le sue proprietà ossidanti, in molte attività lavorative (sterilizzazione dell'aria e delle acque, decolorazione, produzione di profumi artificiali, essiccamento del legno). La sintomatologia di tale affezione è caratterizzata da astenia, cefalea, dolori e senso di oppressione retrosternale, lacrimazione, dispnea, tosse, riniti; nelle forme più gravi si possono avere casi di parziale paralisi respiratoria e, più raramente, anche di edema polmonare. Per contatto l'ozono liquido provoca fenomeni eczematosi alle aree di cute interessata. La diagnosi si avvale dell'anamnesi lavorativa; la terapia di riposo assoluto, di ossigeno- terapia, di somministrazione di aspirina e bromuri.

OZENA, o rinopatia atrofica ozenatosa

OZENA, o rinopatia atrofica ozenatosa, affezione caratterizzata da atrofia della mucosa e dello scheletro delle cavità nasali e da secrezione nasale che si rapprende in croste verdastre che tappezzano le pareti delle cavità nasali ed emanano un odore fetido, tipico, intenso ed insopportabile; l'ozena acquista importanza da un punto di vista sociale, tanto è vero che costituisce motivo di esenzione dal servizio militare e financo di annullamento di matrimonio. La malattia ha carattere familiare, è frequente nella razza gialla, sconosciuta invece nella razza nera; colpisce più di frequente la donna e compare di solito nella pubertà; peggiora durante la gravidanza e si arresta soltanto nell'età senile.

OVARITE SCLEROCISTICA

OVARITE SCLEROCISTICA, o ovarite microcistica, o ovarite policistica, o ovarite scleromicropolicistica, quadro morboso caratterizzato da un aumento in toto delle ovaie (la lesione è essenzialmente bilaterale), maggiore o minore, a seconda dei casi; a carico delle ovaie l'albuginea (la tunica di rivestimento) si ispessisce facendosi dura e grinzosa (con un ispessimento congiuntivo sotto-epiteliale detto falsa albuginea) e sotto di essa fanno rilievo superficiale numerosi follicoli cistici. Anatomopatologicamente la sezione delle ovaie mostra un ammasso di piccole cavità cistiche: una quantità vistosa di follicoli che si dilatano contemporaneamente, nel con- testo di una sclerosi connettivale, la quale turba l'evoluzione normale dei follicoli, donde la loro degenerazione di tipo cistico. La causa dell'ovarite sclerocistica è tuttora dibattuta.

TUMORI DELLE OVAIE

TUMORI DELLE OVAIE: le ovaie sono tra gli organi più colpiti da tumori benigni e, soprattutto, maligni: il cancro delle ovaie rappresenta il venti per cento di tutte le neoplasie dell'apparato genitale femminile e si calcola che ogni anno siano diagnosticati 15 nuovi casi di tumore ovarico ogni 100.000 donne. I tumori ovarici sono suddivisi in due grandi gruppi: i tumori germinali, cioè insorti dalle strutture tipiche dell'organo sessuale femminile, e i tumori cistici, derivati dalle cellule epiteliali che rivestono l'ovaia. I primi sono in parte benigni e in parte maligni e sono sovente funzionanti, cioè accompagnati da sintomi di eccessiva femminilizzazione o, al contrario, da segni di mascolinizzazione; i secondi sono di gran lunga più importanti per la loro prevalenza numerica sui primi e per la facilità con cui, anche se inizialmente benigni, tendono a recidivare e ad assumere andamento clinico maligno.

OTOSPONGIOSI

OTOSPONGIOSI, più spesso conosciuta sotto il termine inesatto di otoselerosi, affezione imputabile ad un processo distrofico della capsula labirintica che porta alla fissazione della staffa nella finestra ovale del labirinto. L'eziopatogenesi è del tutto oscura e sono state avanzate le ipotesi più disparate; sicuro è invece il fattore ereditario e, poiché la malattia colpisce prevalentemente la donna, ben conosciuti sono alcuni fattori coadiuvanti connessi alla sua vita sessuale: la malattia compare solitamente all'inizio della pubertà e si aggrava ad ogni gravidanza e particolarmente con l'allattamento. Il termine di otospongiosi si riferisce alla fase anatomopatologica più caratteristica dell'affezione, che è preceduta da una fase osteoide e termina con una fase otosclerotica; nella fase otospongiotica l'osso assume infatti un aspetto spugnoso; la sede dei focolai otospongiotica è quanto mai costante ed è localizzata al bordo della finestra ovale: è per questo che ne consegue la fissazione della staffa al bordo stesso della finestra ovale

OTORREA, secrezione proveniente dal condotto uditivo

OTORREA, secrezione proveniente dal condotto uditivo esterno, che può essere sierosa, come nell'eczema del condotto uditivo, mucosa, di origine quasi sempre tubarica, mucopurulenta e purulenta, quale si osserva nei processi infiammatori acuti e cronici dell'orecchio medio. L'otorrea può variare sia quantitativamente che qualitativamente: scarsa o abbondante, densa o fluida, inodora o fetida; può inoltre avere carattere continuo od intermittente; può infine accompagnarsi a liquorrea nelle fratture della base cranica (cranio-oto-liquorrea).

OTORRAGIA, emorragia proveniente dal condotto uditivo

OTORRAGIA, emorragia proveniente dal condotto uditivo esterno; può comparire per una forma infiammatoria dell'orecchio, come nell'otite esterna bolloso-emorragica, o può essere, più spesso, sintomo di una frattura cranica con interessamento della rocca petrosa, del condotto uditivo interno e della cassa timpanica.

OTOMICOSI, o micosi auricolare

OTOMICOSI, o micosi auricolare, dermite del condotto uditivo esterno a decorso subacuto o cronico, causata da funghi del genere Penicillus e Aspergillus; l'affezione è favorita dalla scarsa pulizia del condotto e dalla presenza di secrezione nel condotto stesso; i funghi si annidano nell'epitelio e ne provocano dapprima il rigonfiamento e quindi la desquamazione ed il distacco con la formazione di miceli, cioè ammassi di cellule epiteliali, ife fungine e spore. La sintomatologia è costituita da vivo prurito, senso di occlusione dell'orecchio e talora lieve dolore; l'esame obiettivo otologico dimostra nello stadio iniziale la presenza delle colonie di funghi sulle pareti del condotto, mentre in uno stadio successivo il condotto appare ostruito da un unico ammasso di miceli, asportato il quale la cute del condotto e la membrana timpanica si presentano notevolmente arrossate.

OTOEMATOMA versamento ematico padiglione auricolare

OTOEMATOMA, versamento ematico interessante il padiglione auricolare nella sua metà superiore e situato tra pericondrio e cartilagine; può essere spontaneo in rari casi ed in soggetti affetti da diatesi emorragica, generalmente invece è l'effetto di un trauma esercitatosi tangenzialmente sul padiglione; il trauma, frequente soprattutto nei pugili, provoca il distacco dalla cartilagine del pericondrio intimamente aderente alla cute della faccia esterna del padiglione, e la rottura dei vasi del pericondrio dà origine alla raccolta ematica. La tumefazione ha colorito rosso-violaceo, consistenza elastica ed è scarsamente dolente. La terapia è chirurgica e consiste nello svuotamento della raccolta, seguito da fasciatura compressiva; indispensabile una protezione antibiotica volta a prevenire la facile suppurazione della raccolta che può dare luogo a pericondrite del padiglione auricolare.

OTODINIA

OTODINIA, sensazione dolorosa localizzata all'orecchio e causata da una lesione dell'orecchio stesso; l'otodinia può essere spontanea, come nell'otite media acuta, o provocata, come nella foruncolosi del condotto uditivo; può essere localizzata in sede superficiale o profonda, può essere circoscritta o irradiarsi alle regioni vicine; può infine avere carattere continuo o intermittente, parossistico o pulsante; è comunque sempre sintomo di una affezione dell'orecchio.

OTITE infiammazione orecchio

OTITE, processo infiammatorio aspecifico acuto o cronico dell'orecchio medio. Le forme acute possono essere catarrali o purulente. L'otite catarrale è di origine tubarica e può avere carattere trasudativo quando è provocata da ostruzione tubarica o carattere infiammatorio-essudativo, quando è conseguente ad un processo infiammatorio della tuba stessa. L'otite media catarrale acuta trasudativi è nella maggioranza dei casi legata a brusche variazioni della pressione atmosferica, mentre l'otite media catarrale acuta essudativa è sempre secondaria ad un processo infiammatorio rinofaringeo che si propaga alla tuba ed attraverso questa al cavo timpanico; in ambedue i casi si ha un versamento sieroso o siero-ematico nella cavità dell'orecchio medio mentre la membrana timpanica si presenta iperemica, ispessita e retratti; la sintomatologia è caratterizzata da otodinia, autofonia ed ipoacusia tipicamente trasmissiva; rare le vertigini; la terapia è antibiotica, sulfamidica e corticosteroidea per via generale e per via aerosolica; può rendersi necessaria la paracentesi timpanica, mentre appare sconsigliabile il cateterismo tubarico.

OSTRUZIONE TUBARICA

OSTRUZIONE TUBARICA, sindrome che si manifesta con l'occlusione delle trombe di Eustachio, la cui causa può essere sia meccanica che infiammatoria; ambedue le cause possono sussistere contemporaneamente. La tuba allo stato normale è chiusa perché le sue pareti collabiscono, e si apre soltanto durante i movimenti della deglutizione per la contrazione dei muscoli peristafiliní, per cui l'aria penetra nell'orecchio medio; questa aerazione della cassa timpanica non sì realizza quando l'orifizio tubarico rinofaringeo è compresso o tumefatto; l'aria contenuta nella cassa rimane allora isolata e viene gradualmente riassorbita dai vasi della mucosa della cassa timpanica per cui il timpano, sotto l'azione della pressione atmosferica, si ritrae verso il promontorio del labirinto, mentre i vasi della cassa si dilatano e si distendono finché si verifica una trasudazione di siero attraverso le pareti vascolari, fino a costituire una vera e propria ascite dell'orecchio.

OSTRUZIONE NASALE

OSTRUZIONE NASALE, sindrome imputabile a varie affezioni'che si manifestano tutte con la presenza di difficoltà nella respirazione nasale fino al punto da obbligare il paziente alla sola respirazione buccale; l'ostruzione nasale può essere unilaterale, ma spesso è bilaterale; può essere continua o saltuaria e talora accentuarsi con la flessione del capo. Causa di una ostruzione nasale, puramente meccanica, sono la deviazione del setto nasale, la ipertrofia dei turbinati, soprattutto di quelli inferiori, e la presenza di neoformazioni nelle cavità nasali o in rinofarínge; quando l'ostruzione è meccanica, ha carattere naturalmente costante, mentre può essere saltuaria quando è legata a fatti congestizi della mucosa nasale. L'ostruzione nasale si accompagna spesso ad ostruzione tubarica ed è causa favorente di affezioni dell'orecchio e dei seni paranasali.

OSTEOSCLEROSI, o osteosclerosi idiopatica

OSTEOSCLEROSI, o osteosclerosi idiopatica, o malattia di Albers-Schónber, o osteopatia condensante disseminante, malattia delle ossa che costituisce in un certo senso l'inverso dell'osteoporosi: anziché rarefazione si ha qui un ispessimento delle ossa. Le ossa diventano più dense e compatte, senza che se ne alteri la forma esteriore. Sono specialmente colpite le ossa lunghe e quelle del cranio e del bacino. L'osso perde gran parte della sua elasticità e perciò è più facilmente soggetto a fratture spontanee, le quali d'altronde si consolidano molto facilmente, con un callo osseo esuberante. La malattia, a carattere ereditario familiare, può colpire tanto i bambini quanto gli adulti; la causa è del tutto igno- ta. Per alterazioni delle ossa craniche possono prodursi nell'età infantile lesioni nervose, come compressione del nervo ottico con relativa riduzione del campo visivo, paralisi del nervo facciale, sporgenza degli occhi (esoftalmo).

OSTEOSARCOMA, il tumore più frequente e maligno delle ossa

OSTEOSARCOMA, il tumore più frequente e maligno delle ossa, a rapido sviluppo, che prende origine dal tessuto osseoformatore. La sua sede più frequente è il femore, cui seguono la tibia, l'omero, il bacino, la scapola. Colpisce maggiormente i maschi, con la proporzione di 2 a 1 rispetto alle femmine e l'età in cui incide di più è quella del secondo e terzo decennio. La causa non è nota: in qualche caso è stato descritto un rapporto diretto fra un trauma e l'insorgenza del tumore. I sintomi sono caratterizzati dal dolore persistente nella sede colpita, accompagnato a volte da febbre, tumefazione, rapido deperimento. Agli inizi l'orientamento clinico è difficile ed è raro che possa portare ad una diagnosi perché nei casi incipienti è difficile apprezzare la tumefazione e il dolore è comune a molte altre affezioni.

OSTEORADIONECROSI, disfacimento e morte della sostanza ossea

OSTEORADIONECROSI, disfacimento e morte della sostanza ossea in seguito all'azione delle radiazioni ionizzanti fornite dalle più varie sorgenti (raggi X, radium, bomba al cobalto, betatrone, isotopi radiattivi). Generalmente si verifica in seguito a trattamenti molto intensi e ad alte dosi, quali vengono effettuati nella cura di forme cancerose e dei tumori maligni in genere. L'osso che va incontro alla necrosi si trova nel settore scheletrico irradiato, e la lesione si rende manifesta a qualche mese di distanza dalla fine del trattamento. A seguito della distruzione del tessuto viene a demarcarsi un frammento di osso necrotizzato, sotto forma di vero e proprio sequestro (vedi osteomielite) che può eliminarsi anche spontaneamente. In altri casi invece si rende necessario un intervento chirurgico per provvedere alla rimozione. Non si tratta di forma dolorosa. Oltre all'indagine clinica, con l'esame radiologico si evidenzia la zona necrotizzata per valutarne l'estensione e ricercare eventuali altri distretti interessati e l'esistenza di sequestri. Spetterà al radiologo una esatta valutazione della lesione, soprattutto per distinguerla da un'alterazione di natura neoplastica, con la quale può anche venir confusa per certi aspetti radiologici.

OSTEOPOROSI rarefazione del tessuto osseo

OSTEOPOROSI, malattia contrassegnata dalla rarefazione del tessuto osseo, cosicché le trabecole dell'impalcatura scheletrica divengono assottigliate, si diradano e conferiscono all'osso un aspetto poroso. Quando invece esiste una demineralizzazione per carenza dei sali di calcio si parla di osteomalacia. Può venire colpito tutto lo scheletro e le cause sono diverse, ma fondamentalmente riconducibili a tutti quei fattori che incidono, negativamente sulla circolazione del sangue. Molto diffusa è l'osteoporosi da mancanza di attività, quale si verifica sempre dopo prolungata ingessatura che costringe la parte alla immobilità. Vi sono poi le osteoporosi dovute a vera e propria malattia dei muscoli, la cui sede elettiva è nel tratto prossimale degli arti. Anche le malattie reumatiche corrodono le ossa, per cui a seguito di perdita di proteine e a deficienze circolatorie la densità tissutale diminuisce. Di particolare interesse è l'osteoporosi senile, che colpisce maggiormente la donna dopo i 60 anni, ma è sempre presente in grado più o meno accentuato nella persona anziana e conferisce alle sue ossa la fragilità caratteristica dell'età avanzata.

venerdì 6 febbraio 2009

OSTEOPETROSI, o malattia marmorea

OSTEOPETROSI, o malattia marmorea, o sindrome di Albers-Scboenberg, malattia ereditaria caratterizzata da sclerosi ossea con deformità multiple e fragilità, ingrossamento della milza; alterazioni oculari e auricolari, anemia, nanismo. L'esame radiografico conferma l'aumentata densità delle ossa e denunzia zone di calcificazione intorno ai forami dei nervi cranici e nello spessore dei tessuti molli. L'origine della malattia è oscura. La prognosi è sfavorevole nelle forme infantili, anche perché coesistono gravi alterazioni del sangue. Nell'adulto l'osteopetrosí ha una progressione molto lenta. Non esiste una terapia specifica.

OSTEOPECILIA

OSTEOPECILIA, malattia contrassegnata dalla disseminazione, nel tessuto osseo, di piccoli addensamenti di sostanza che possono presentarsi sia sotto forma di chiazze che di strie radiopache. Le alterazioni si riscontrano nel bacino, nelle ossa lunghe, nelle mani e nei piedi. Si tratta di affezione ereditaria che può colpire tanto i maschi quanto le femmine e decorrere, senza alcun sintomo apprezzabile, sia da parte del paziente che in seguito a riscontro clinico. L'alterazione, che si riscontra con estrema rarità, non compromette né la solidità, né la fisiologia delle ossa e non presenta apprezzabili evoluzioni, nessuna componente infiammatoria, né tantomeno di natura neoplastica. La diagnosi è sempre di carattere fortuito: avviene nel corso di un esame radiologico fatto per altre cause e non comporta alcun intervento terapeutico.

OSTEOPATIA SCLEROSANTE INFANTILE, o iperosteosi diafisaria progressiva

OSTEOPATIA SCLEROSANTE INFANTILE, o iperosteosi diafisaria progressiva, o malattia di Camurati-Engelmann, malattia che presenta quali sintomi: facile stanchezza, tendenza alle, cadute, senso di malessere agli arti inferiori, epatosplenomegalia. Femori e tibie sono aumentati di volume mentre le masse muscolari, delle cosce e delle gambe, sono amiotrofiche (ridotte di volume) e con reazioni mioelettriche normali. Non sono evidenziabili alterazioni delle costanti sanguigne ivi comprese calcemia, fosforemia e fosfatemia. Alla radiografia le ossa appaiono simmetricamente ingrandite, a forma fusata e a colonna. La malattia, la cui origine è sconosciuta, colpisce i bambini prima dell'età scolare e ha un'evoluzione benigna.

OSTEOPATIA IPERTROFIZZANTE PNEUMICA, o malattia di Pierre-Marie

OSTEOPATIA IPERTROFIZZANTE PNEUMICA, o malattia di Pierre-Marie, ingrossamento delle ossa degli arti, e precisamente della parte superficiale di esse, o periostio. La manifestazione più evidente e caratteristica di questa affezione è rappresentata dalle cosiddette dita a bacchetta di tamburo, o dita ippocratiche, cioè ingrossate a clava nell'ultima falange, con incurvamento delle unghie a vetro d'orologio. Di solito questa affezione si accompagna a malformazioni congenite di cuore, a vizi valvolari cardiaci, a malattie broncopolmonari croniche quali per esempio le bronchiectasie o l'ascesso polmonare. La terapia deve essere indirizzata a combattere la malattia polmonare o cardiaca in atto. Il meccanismo d'insorgenza di questo fenomeno patologico non è stato ancora oggi del tutto chiarito, ma probabilmente consiste in un aumentato afflusso di sangue nei vasi capillari delle dita, che spiegherebbe l'ipertrofia dei tessuti.

OSTEOMIELITE, infezione dell'osso e del midollo osseo

OSTEOMIELITE, infezione dell'osso e del midollo osseo, con formazione di pus, dovuta a stafilococchi o streptococchi, meno frequentemente ad altri microbi. L'infezione può giungere all'osso per via sanguigna, avendo come punto di partenza un foruncolo, una tonsillite, un'otite, un'infezione della pelle, oppure può derivare da una lesione purulenta vicina (per esempio: osteomielite d'un dito consecutiva ad un patereccio), o infine può penetrare dall'esterno attraverso una ferita, una frattura esposta, ecc. L'osteomielite può anche sopravvenire come complicazione di malattie infettive quali la febbre tifoide, i paratifi, la brucellosi, ecc. I casi sono più frequenti nell'adolescenza; le ossa più colpite sono quelle degli arti.

OSTEOMA OSTEIDE, tumore osseo benigno

OSTEOMA OSTEIDE, tumore osseo benigno formato da strutture che ricordano quelle dell'osso immaturo, in fase di accrescimento. Di osservazione non molto frequente, preferisce maschi nel secondo decennio di vita e colpisce soprattutto le ossa degli arti; ha per solito piccole dimensioni (ma vi è una varietà voluminosa) e si manifesta con dolori, specie notturni, (che cedono alla somministrazione di aspirina) e con aumento locale della temperatura. La diagnosi è facilitata dal tipico aspetto radiologico, ma va accertata con l'esame microscopico di un frammento del tumore. La terapia è quella comune a tutti i tumori benigni dello scheletro: asportazione della neoformazione e riempimento della cavità operatoria con frammenti di osso sano.

OSTEOMALACIA scomparsa parziale dei sali di calcio

OSTEOMALACIA, malattia delle ossa provocata dalla scomparsa parziale o totale dei sali di calcio che ne sostengono l'impalcatura dando loro solidità. A differenza che nell'osteoporosi la trama lamellare della struttura resta invariata e il depauperamento avviene a spese del calcio. Possono essere colpite tutte le ossa, ma a risentirne maggiormente, compromettendo la stabilità di tutto il corpo, sono quelle di sostegno, come la colonna vertebrale, il bacino e gli arti inferiori. Le cause possono essere le più diverse ma in generale all'origine dell'osteomalacia vi sono la carenza di calcio nell'organismo, legata sia all'apporto alimentare (sottonutrizione dei paesi poveri, ipovitaminosi) sia, nella donna, a ripetute gravidanze e ad allattamenti prolungati. Ha im- portanza anche la mancanza di sole e quindi di raggi ultravioletti, che esercitano un'importante funzione nella fissazione del calcio .

OSTEODISTROFIA

OSTEODISTROFIA, alterazione ossea che rende l'osso sfrangiato, frastagliato, rarefatto. Colpisce soprattutto la tibia (malattia di Osgood e Schlatter). La causa è ignota. Senza motivi palesi, e dopo un trauma anche minimo, insorge negli adolescenti, in prevalenza maschi, un dolore con lieve impaccio nella funzione dell'arto inferiore. Spesso si tratta di ragazzi che giocano volentieri al calcio, e sembra che abbia importanza specialmente l'iperestensione energica della gamba rispetto alla coscia che si verifica allorché si tocca la palla con l'esterno del piede, con quel particolare movimento detto comunemente shot. Un'altra caratteristica dell'osteodístrofia è quella di colpire prevalentemente i ragazzi robusti, muscolosi, che praticano gli sport (oltre al calcio, soprattutto la bicicletta ed il salto). Il decorso è benigno: in qualche mese, o al massimo in un anno, la malattia guarisce senza reliquiari

OSTEODISPLASIE, anomalie delle ossa

OSTEODISPLASIE, anomalie delle ossa che costituiscono un gruppo numeroso e articolato nelle più diverse forme, contrassegnate da alterazione generica di formazione del tessuto osseo, sia nel periodo fetale che in quello dell'accrescimento. Le osteodisplasie possono essere congenite e acquisite e complessivamente, a parte il fattore ereditario, della loro eziologia si sa ben poco. Esse coprono tutte le età della vita: dalla nascita, all'infanzia, all'adolescenza, fino all'età matura e alla vecchiaia. Si possono suddividere in tre grandi classi: osteodispalsie congenite, osteodisplasie dell'accrescimento, osteodisplasie dell'età adulta e senile.

OSTEOCONDROSI

OSTEOCONDROSI, necrosi di una zona ossea in un'estremità d'un osso lungo o anche d'un intero piccolo osso della mano o del piede. Le pressioni ed i movimenti sulla zona necrotica finiscono per frammentarla in detriti, i quali vengono riassorbiti e sostituiti da nuovo osso, dando luogo tuttavia, in alcuni casi, ad una deformazione. Discussa e tuttora incerta è la causa di queste lesioni: scartata l'origine infettiva, l'affezione è attribuita a fattori meccanico-traumatici che agiscono sulle ossa più esposte a sopportarne il carico, e specialmente a piccoli traumi ripetuti più che ad un trauma unico e violento. Naturalmente devono esserci condizioni locali predisponenti di diminuita resistenza.

OSTEOCONDROSARCOMA

OSTEOCONDROSARCOMA, termine che letteralmente significherebbe tumore maligno dello scheletro formato contemporaneamente da tessuto osseo e cartilagineo. In realtà gli osteocondrosarcomi sono osteosarcomi in cui, accanto ad aspetti preminenti di tumore maligno osseo, vi sono anche quadri di proliferazionemaligna di tessuto cartilagineo, non significativi ai fini diagnostici e prognostici: l'osteosarcoma infatti è molto più maligno del condrosarcoma.

OSTEOCONDROMA, tumore benigno

OSTEOCONDROMA, tumore benigno costituito da proliferazione contemporanea di tessuto osseo e cartilagineo. La massima parte degli osteocondromi è rappresentata da esostosi, cioè da escrescenze congenite o traumatiche delle strutture scheletriche, facilmente documentabili ad un esame radiografico. Poiché l'esperienza insegna che su queste neoformazioni benigne possono impiantarsi tumori maligni (condrosarcomi), è opportuno asportare chirurgicamente le esostosi, specie se esse mostrano tendenza all'accrescimento.

OSTEOCONDRITI DELL'ACCRESCIMENTO

OSTEOCONDRITI DELL'ACCRESCIMENTO, malattie da origine sconosciuta, caratterizzate da necrosi (alterazione strutturale che comporta la perdita di vitalità) asettica (non infettiva) delle epifisi (parti estreme) ossee; determinante è il diminuito apporto di sangue alle ossa. Si hanno, secondo le localizzazioni, appiattimenti e frammentazioni ossee, deformità, irregolarità, disfunzioni con ossa a wafer (che riproducono cioè l'aspetto di quei biscotti), dolori e funzione compromessa.

OSTEOBLASTOMA, tumore dello scheletro

OSTEOBLASTOMA, tumore dello scheletro formato da osteoblasti, cioè da cellule normalmente destinate alla formazione del tessuto osseo; si tratta di forma benigna, rara, tipica dell'età infantile e dell'adolescenza; si manifesta con dolore agli arti o alla colonna vertebrale, sede preferita da questo tumore. La diagnosi è affidata al quadro radiologico e all'esame microscopico di un frammento del tumore, che viene curato chirurgicamente con svuotamento della zona tumorale e sostituzione con frammenti di osso sano per evitare fratture postoperatorie e ottenere una buona guarigione.

OSTEITE

OSTEITE, termine generico usato per indicare una infezione che colpisce il tessuto scheletrico, provocata da germi piogeni, quelli che danno luogo alla formazione di pus, come gli streptococchi e gli stafilococchi. La terapia è di tipo antibiotico e nei casi ribelli è necessario provvedere alla pulizia chirurgica dell'osso colpito .

OSSIURIASI prurito notturno

OSSIURIASI, malattia cosmopolita caratterizzata da prurito prevalentemente notturno e congestione anale; qualche volta i bambini colpiti sono tristi, irritabili e disattenti a scuola. È un'affezione frequentissima nei bambini, ma possono esserne colpiti anche gli adulti specie se di sesso femminile; spesso si hanno contagi nell'ambiente familiare. Complicazioni possibili sono le vulvovaginiti, nelle bambine, oppure le infiammazioni appendicolari. L'ossiuro è un piccolo nematode (organismo invertebrato vermiforme), molto affilato, la cui lunghezza è di un centimetro nella femmina e di cinque millimetri nel maschio. L'ossiuro è un ospite abituale dell'intestino cieco, con possibili colonizzazioni nelle regioni vicine. La femmina fecondata discende lungo le pieghe interne intestinali e depone le uova (fino a tredicimila in una volta sola) disseminandole nelle pieghe radiate dell'ano. Le uova, provviste di due involucri, resistono per un paio di settimane in ambiente secco, ma sono labili in acqua. L'uovo inghiottito si libera degli involucri nel duodeno.

INTOSSICAZIONE PROFESSIONALE DA OSSIGENO

INTOSSICAZIONE PROFESSIONALE DA OSSIGENO: intossicazione provocata dall'ossigeno, utilizzato in talune attività industriali (saldatura e taglio di metalli con fiamma ossiacetilenica, raffinazione della ghisa, ecc.). Nell'uso dell'ossigeno a pressione normale si possono avere affezioni patologiche interessanti l'apparato respiratorio (riduzione del ritmo respiratorio, broncopneumopatie) e il sangue (ipoglobulia, leucocitosi), accompagnate, a volte, da ipoglicemia, iperazotemia, tachicardia, parestesie. L'uso di ossigeno sotto pressione (4-5 atmosfere) può esser causa di una sindrome convulsiva o, nei casi più lievi, di facile stancabilità, ipertensione, stato di malessere generale (nausea, vertigini, turbe della vista e dell'udito).

INTOSSICAZIONE DA OSSIDO DI CARBONIO

INTOSSICAZIONE DA OSSIDO DI CARBONIO, l'intossicazione da ossido di carbonio si verifica quando il gas viene isolato e captato dall'emoglobina del sangue, la quale ha un'affinità per l'ossido di carbonio 200-300 volte superiore a quella per l'ossigeno; ne deriva quindi un'ipossia delle cellule dei tessuti (soprattutto di quelli del cervello e del cuore) che può provocare uno stato di asfissia grave. Poiché l'ossido di carbonio è di largo uso nell'industria, l'intossicazione può avere quindi carattere professionale, al cui rischio sono esposti, tra gli altri, gli addetti alla produzione, distribuzione e uso industriale dell'ossido di carbonio e sue miscele gassose (gas illuminante), a forni, fornaci e fucine, alla saldatura e taglio dei metalli con arco elettrico, fiamma ossidrica o ossiacetilenica, alla prova e uso dei motori a combustione interna o scoppio, alla lavorazione del vetro con fiamma. La sintomatologia varia a seconda della gravità dell'intossicazione: nelle forme ipercaute si ha dispnea, rapida perdita di coscienza, talvolta convulsioni e, se non si interviene con tempestive cure, morte.

OSSESSIONE

OSSESSIONE, termine psichiatrico con cui si descrive una patologia del pensiero consistente nel fatto che certe idee compaiono nel campo di coscienza del malato senza che questi possa contrastarle. Il fenomeno è detto anancastico ed è sentito come un fatto estraneo e non voluto. Sue caratteristiche sono il senso di costringimento, il presentarsi senza motivo, ripetendosi nel tempo. Si hanno ossessioni ideative, impulsive e fobiche. Esse costituiscono il sintomo di una nevrosi o di una malattia organica (arteriosclerosi, encefalite), purché questa non si accompagni ad una situazione di demenza (incompatibile con la particolare vigilanza della coscienza nel soggetto ossessivo). Oltre alle ossessioni vere e proprie si deve ricordare che vi sono persone con scrupoli ossessivi, cioè con timori di fare o dire certe cose condannate dalla coscienza.

INTOSSICAZIONE PROFESSIONALE DA OSMIO

INTOSSICAZIONE PROFESSIONALE DA OSMIO: intossicazione provocata dall'osmio e dalle sue leghe e composti, di comune uso industriale (fabbricazione di filamenti di lampade incandescenti e strumenti scientifici di precisione, impiegó come catalizzatore in vari processi chimici). In particolare è soprattutto nocivo il tetrossido di osmio, dotato di capacità caustiche e tossiche, qualora sia inalato in rilevanti quantità. Ne possono derivare irritazioni delle mucose (con riniti, ulcerazioni buccali, cheratocongiuntiviti) e più eccezionalmente broncopneumopatie. La cura è essenzialmente sintomatica.

ORZAIOLO

ORZAIOLO, foruncolo della palpebra centrato su di un bulbo pilifero. Sono interessate le ghiandole pilo-sebacee di Zeissche, vittime di una infezione stafilococcica acuta. L'orzaiolo inizia con una sensazione di fastidio e di dolore puntorio nel bordo palpebrale, che si traduce localmente con l'apparizione di un punto arrossato nel bordo libero delle palpebre. La dolce palpazione con un dito lungo tutto il bordo palpebrale rivela la presenza in un punto ben preciso di un vivo dolore. Nei giorni seguenti il dolore diviene più acuto, tanto da impedire talvolta il sonno. Dopo 2 o 3 giorni un punto giallastro compare sulla sommità della parte saliente, ben presto si ulcera e dà esito a pus: questo attenua immediatamente il fenomeno doloroso. L'evoluzione successiva è rapida verso la guarigione, anche se spesso si vedono comparire altri orzaioli nelle immediate vicinanze del primo. La causa dell'orzaiolo è la medesima della foruncolosi. Si invoca la scarsa pulizia delle dita delle mani, una debilitazione generale, il contagio familiare. Il trattamento consiste nell'ottenere l'evacuazione del pus con un piccolo bisturi o anche con ripetuti impacchi caldo-umidi.

giovedì 5 febbraio 2009

MALATTIA DI OSGOOD-SCIILATTER

MALATTIA DI OSGOOD-SCIILATTER, malattia che fa parte delle epifisiti e riguarda la tuberosità tibiale anteriore, quella piccola salienza ossea che si avverte sulla linea mediana della tibia, subito al di sotto dell'articolazione del ginocchio. Colpisce i giovani fra i 13 e i 16 anni di età, è almeno 10 volte più frequente nei maschi e ne soffrono maggiormente coloro che praticano sport. I sintomi sono essenzialmente rappresentati dal dolore e da un gonfiore di solito piuttosto modesto della parte. La diagnosi è radiologica con la dimostrazione di un'alterazione sia morfologica che strutturale della tuberosità tibiale il cui nucleo si frammenta con aree di addensamento e di rarefazione. Spesso la forma è bilaterale.

ORTICARIA XANTELASMOIDEA, o malattia di Nettleship

ORTICARIA XANTELASMOIDEA, o malattia di Nettleship, malattia da causa sconosciuta, caratterizzata dall'affiorare sulla cute di chiazze ovalari pigmentate, che spesso diventano rilevate e arrossate in seguito a stimoli o senza causa apparente. Abitualmente la sintomatologia scompare nel corso di alcuni anni; la cura è basata sugli antistaminici.

ORCHITE, infiammazione dei testicoli

ORCHITE, infiammazione dei testicoli, di solito dovuta ad un'infezione. Sovente è infiammato anche l'epididimo, e allora si parla di orchiepididimite. L'orchite rappresenta prima di tutto una complicazione della blenorragia. I sintomi sono in genere assai acuti: dolori violenti, gonfiore del testicolo, arrossamento, cute calda, febbre. Questi sintomi in genere si attenuano rapidamente curando la blenorragia (antibiotici, vaccinoterapia) ma purtroppo residuano sovente cicatrici fibrose che possono comprimere ed ostruire le vie spermatiche e rappresentare un ostacolo insormontabile al passaggio degli spermatozoi, cosicché è frequente la sterilità se l'orchite è bilaterale. Un'altra classica forma di orchite è quella che può manifestarsi nel corso della parotite epidemica, pressoché unicamente nei soggetti adulti.

MALATTIA DI OPPENHEIM

MALATTIA DI OPPENHEIM: o amiotonia congenita, rara malattia che colpisce i bambini già alla nascita e che si esprime con una spiccatissima diminuzione del tono muscolare, senza però accompagnarsi ad atrofia o a paralisi. I muscoli si presentano, all'esame microscopico, privi della abituale striatura trasversale, irregolari nel diametro, infarciti di grasso. Le cellule nervose situate nella parte anteriore del midollo spinale, dalle quali partono le fibre che portano il comando del movimento ai muscoli, sono di dimensioni ridotte. La malattia sembrerebbe dovuta, appunto, ad un arresto nello sviluppo di tali cellule (attribuibile ad una causa ancora sconosciuta, forse virale). Il bambino non si muove spontaneamente; se messo seduto, lascia ciondolare la testa e le braccia, dando l'impressione di essere un fantoccio di gomma, tanto che (a causa della mancanza di tono muscolare e della cedevolezza delle articolazioni) gli si possono far assumere passivamente tutte le posizioni che si desiderano. Nessuna terapia è efficace e quasi tutti i piccoli malati muoiono precocemente.

OPISTOTONO

OPISTOTONO, termine con cui si indica l'aumento della tensione nei muscoli della nuca e del dorso, che determina una estensione dorsale del collo e della colonna vertebrale, con un incurvamento all'indietro del tronco. Si tratta di una contrazione muscolare riflessa, che indica una risposta automatica del cervello al dolore ed all'irritazione che si ha nelle meningiti.

ONICOMICOSI

ONICOMICOSI, o micosi delle unghie, infezione dovuta a miceti (funghi) della cute del tipo tricofitico o del tipo lavoso. L'onicomicosi tricofitica è secondaria ad una infezione già esistente sul cuoio capelluto o sulla barba, o sulle parti glabre. Vi è più soggetto l'adulto e sono più colpite le mani che i piedi. L'infezione si insedia per molto tempo su un dito solo, con gli anni però può diffondersi agli altri. Le lesioni iniziano al bordo libero dell'unghia o sul margine laterale, mutando il colore della lamina in grigiastro. Poi tutta la lamina viene invasa, diventa irregolare, sembra corrosa o fissurata. L'onicomicosi favosa è molto più rara ed ha quasi gli stessi caratteri della tricofitica. Si insedia su soggetti già colpiti dalla tigna favosa del cuoio capelluto. La terapia è quella delle tricofizie, e raccomanda la insistenza nella cura interna, perché la forma è molto ribelle alle terapie locali.

ONICOFAGIA - mangiarsi le unghie

ONICOFAGIA, abitudine propria di molti bambini che si mangiano le unghie. Il vizio ha inizio verso il quarto anno di vita e può interessare anche le unghie dei piedi. Di solito esistono precedenti analoghi nei genitori. L'onicofagia è ritenuta una reazione a tensioni nervose o a emozioni. Le prescrizioni sono inutili. Possono essere ripieghi utili: tagliare le unghie corte senza provocare dentellature, mettere guanti nelle ore notturne, ecc. Il vizio cessa di solito nell'adolescenza, anche se si trovano casi di onicofagia nelle età successive.

ONCOCITOMA, tumore di tipo ghiandolare

ONCOCITOMA, tumore di tipo ghiandolare formato da oncociti, cioè da cellule rigonfie per accumulo di speciali sostanze proteiche colorabili con sostanze acide, donde anche la sua denominazione di adenoma acidofilo o ossifilo. Oncocitomi si possono ritrovare in tutti gli organi in cui insorgono adenomi, ma il loro reperto è soprattutto frequente nella tiroide e nelle ghiandole salivari, dove hanno l'andamento clinico dei comuni adenomi, quello cioè di una completa benignità.

OMOSESSUALITA deviazione sessuale

OMOSESSUALITA', la più diffusa tra le deviazioni sessuali. Consiste in una deviazione dell'impulso erotico caratterizzata da un interesse, esclusivo o prevalente, per persone del proprio sesso. Riguarda, ovviamente, sia l'uomo che la donna: ma mentre per l'omosessualità maschile si hanno dei dati statistici abbastanza attendibili, per l'omosessualità femminile non si hanno dati sufficientemente precisi. È verosimile che le donne omosessuali siano più numerose di quanto affermano le statistiche, poiché molte omosessuali si vergognano di esserlo o non si rendono conto di esserlo, e non rispondono per l'una o l'altra ragione in modo veritiero alle inchieste. Resta comunque assodato il fatto che l'omosessualità, sia maschile che femminile, è molto diffusa come, d'altronde, lo è sempre stata anche nei secoli scorsi. Freud divide gli omosessuali in tre categorie: l'invertito totale, che desidera esclusivamente l'amore di qualcuno del proprio sesso; il bi-sessuale, che rivolge le proprie attenzioni, con uguale intensità, a persone d'entrambi i sessi; il bi-sessuale occasionale e temporaneo, che intreccia una relazione con qualcuno del proprio sesso in mancanza di qualcuno del sesso opposto. Molto più precisa e aggiornata è la classificazione di Kinsey che, tenendo conto di maggiori possibilità intermedie tra l'eterosessualità esclusiva e l'omosessualità assoluta, divide gli individui, in rapporto alle tendenze sessuali, in sette gruppi: il concetto valutativo non si discosta comunque da quello di Freud.

OMOCISTINURIA, difetto del ricambio proteico

OMOCISTINURIA, difetto del ricambio proteico per cui si hanno occlusioni vasali multiple, alterazioni del globo oculare e deficit mentale. P la conseguenza di una rarissima anomalia del metabolismo per cui si ha un aumento della concentrazione di omocistina nel sangue e nell'urina. La omocistina deriva dalla metionina e la cura è condizionata da una grave riduzione di questa sostanza nell'alimentazione. Una simile dieta è difficile da realizzare e non è di provata efficacia.

MALATTIE DELLO OMBELICO NEONATALE

MALATTIE DELLO OMBELICO NEONATALE:malattie caratterizzate da alterazioni infiammatorie, emorragiche o malformative che colpiscono l'orifizio attraversato dal funicolo che unisce il feto alla madre. Il funicolo è attraversato dai vasi ombelicali; le pulsazioni arteriose del cordone ombelicale cessano nei cinque minuti successivi al parto. E' necessario sezionare il cordone previa accurata legatura e talvolta permane un lieve gemizio di sangue dal troncone legato. L'evenienza di un'emorragia dai vasi ombelicali è assai improbabile; quando si verifica può essere molto grave e richiedere, oltre una medicazione locale, anche una trasfusione. Altre volte il cordone ombelicale diventa sede di un'infezione denominata onfalite, suscettibile di diffondersi agli organi interni e alla parte addominale o di trasformarsi in una temibile setticemia. Con la massima urgenza si provvederà a somministrare antibiotici a largo spettro, tentando di individuare il germe responsabile (si prelevano le secrezioni anormali, si cerca d'individuare i germi ed il loro antibiogramma; i dati raccolti servono per l'ulteriore cura).

OLIGOSPERMIA, diminuzione del numero di spermatozoi

OLIGOSPERMIA, diminuzione del numero di spermatozoi nel liquido seminale. Essendo i valori normali per l'uomo compresi tra 60 e 120 milioni di spermatozoi per centimetro cubo, si è convenuto di fissare in 60 milioni il limite al di sotto del quale si parla di oligospermia. L'oligospermia può essere fisiologica (oligospermia della pubertà, oligospermia della senescenza) o patologica (malattia del testicolo o dell'epididimo). In molti casi i trattamenti ormonali, specie a base di gonadostimoline ipofisarie, associati alle cure specifiche della malattia in causa, possono dare risultati positivi.

martedì 3 febbraio 2009

OLIGOFRENIA FENILPIRUVICA

OLIGOFRENIA FENILPIRUVICA, o jenilchetonuria, o malattia di Fólling, malattia ereditaria caratterizzata da irritabilità, grave deficit mentale, microcefalia, ritardi di motilità, sudorazioni profuse, tremori. I bambini colpiti (più frequentemente i tipi biondi con occhi azzurri) sembrano normali, ma presto appaiono vomito, eczemi, convulsioni, anomalie elettrocardiografiche; in assenza di cure seguono sintomi più evidenti e irreversibili. Nell'organismo umano esiste un enzima che trasforma la proteina fenilalanina in un'altra denominata tirosina. La mancanza di questo enzima determina accumulo di fenilalanina e conseguente diminuzione di tirosina (questi dati appaiono evidenti nell'esame del sangue). Nell'urina si trova, come derivato della fenilalanina, l'acido fenilpiruvico, la cui presenza viene indicata da una colorazione verde in presenza di percloruro di ferro (delle banderelle di carta, denominate Phénistix, permettono una diagnosi precoce a partire dal quindicesimo giorno di vita). Una dieta a base di un latte privo di fenilalanina (Lofenal), precocemente somministrato, evita i danni di questa malattia.

OLIGOFRENIA, insufficienza mentale

OLIGOFRENIA, termine neuropsichiatrico e psicologico con il quale si indica l'insufficienza mentale, sinonimo di debilità, frenastenia, deficienza, ecc. Il grado più lieve del deficit prende nome di debilità, quello medio di imbecillità e quello più accentuato di idiozia. A questi tre termini descrittivi corrisponde una valutazione (approssimativa) di tipo quantitativo, espressa come quoziente intellettuale (Q.I.). I deboli hanno Q.I. da 40 a 70, i medi da 30 a 40 e i gravi al di sotto di 30. Tuttavia non vi è una stretta relazione tra efficienza intellettuale valutata con tests di intelligenza che hanno un Q.I. e capacità di vivere una sufficiente vita di relazione interpersonale con qualche autonomia sociale. La capacità di autonomia è, infatti, quasi sempre molto più elevata del quoziente intellettivo. Per. quanto riguarda l'estensione sociale del fenomeno, i dati sono ovviamente in rapporto con la metodologia di valutazione.

OLIGODENDROGLIOMA, tumore del sistema nervoso centrale

OLIGODENDROGLIOMA, tumore del sistema nervoso centrale, appartenente alla categoria dei gliomi e formato da speciali cellule gliali di piccolo volume. Colpisce individui adulti, ha lento accrescimento e rappresenta circa il 4 per cento di tutti i gliomi, dei quali ripete la sintomatologia. Tra i vari gliomi, l'oligodendroglioma ha un andamento che sta a metà strada tra le forme considerate più benigne e quelle più maligne: poiché hanno sede in pieno cervello (per lo più nelle zone anteriori) gli oligodendrogliomi sono difficilmente asportabili in totalità e quindi facilmente recidivano, dando possibilità di sopravvivenza medie di cinque anni. I trattamenti radiologici non migliorano di molto la situazione, mentre ancora non si hanno informazioni precise sui risultati conseguibili con le più moderne tecniche chemioterapiche.

OFTALMOPLEGIA

OFTALMOPLEGIA, termine neurologico con il quale si descrivono le paralisi della muscolatura dell'occhio. Queste possono nascere da una sofferenza dei nuclei centrali (cioè delle cellule nervose dalle quali partono le fibre che danno il comando motorio) o delle vie di conduzione (cioè delle fibre che uniscono il centro nervoso al muscolo). Il nervo oculomotore comune innerva i muscoli retti (interno, superiore ed inferiore) ed il muscolo obliquo inferiore. La paralisi del muscolo retto interno si evidenzia guardando verso il naso: l'occhio guarda in fuori. La paralisi del retto superiore si evidenzia guardando in alto e in fuori, poiché l'occhio rimane in basso e in dentro. La paralisi del retto inferiore si verifica guardando in basso ed in fuori: l'occhio resta in alto ed in dentro. La paralisi dell'obliquo inferiore si verifica guardando in alto ed in dentro: l'occhio guarda in basso ed in fuori. Il nervo trocleare è raramente compromesso.

OFTALMIA SIMPATICA

OFTALMIA SIMPATICA, affezione uveitica diffusa accompagnata da una reazione meningea (uveomeningite). Si presenta come una complicazione più o meno precoce (a volte compare dopo 30 anni) di una ferita penetrante dell'occhio, accidentale o operatoria, interessante la regione ciliare del globo. L'occhio ferito viene detto occhio simpatizzante, il controlaterale, occhio simpatizzato. Qualunque ferita penetrante del globo espone a questo rischio, da cui la necessità di una continua sorveglianza dell'organo. L'occhio simpatizzante è un occhio ferito in cui i fenomeni infiammatori non si esauriscono nel lasso di tempo abituale, ma persistono sotto forma di una iridociclite torpida con ipotonia, che mantiene uno stato di irritabilità, lacrimosità e dolora-bilità nell'occhio interessato. L'occhio simpatizzato presenta invece una brusca istallazione di uveite anteriore o posteriore con improvvisa fotofobia, dolore bulbare e sensazione di fosfeni.

OFTALMIA NEONATALE, infiammazione congiuntivale

OFTALMIA NEONATALE, infiammazione congiuntivale che colpisce il neonato; le cause sono riportabili a instillazioni di nitrato d'argento (la malattia ha inizio nei primi due giorni di vita) o a batteri ( prevalgono infezioni da gonococco o da stafilococco con inizio tra il sesto giorno di vita) oppure a virus (prime manifestazioni tra il quinto e il decimo giorno di vita). L'esame microscopico del pus congiuntivale è decisivo per la diagnosi del tipo di infezione. L'irrigazione con soluzione fisiologica è sufficiente per curare la congiuntivite da nitrato d'argento; nelle altre evenienze sono necessarie cure locali e generali con antibiotici. La cura di solito migliora enormemente la prognosi; in assenza di terapia possono residuare cicatrici permanenti della cornea e cecità parziale o totale.

ODONTOMA, tumore benigno

ODONTOMA, tumore benigno formato in proporzione variabile dai tessuti che costituiscono il dente. Si distinguono odontomi molli e duri. Questi tumori sono localizzati di preferenza al mascellare inferiore, frequentemente nell'angolo mandibolare, e si reperiscono per lo più in individui giovani. Originano dal germe dentario durante la sua evoluzione. La sintomatologia può essere scarsa quando il tumore è di piccole dimensioni e consiste in eventuali dolori a tipo nevralgico; si fa invece molto evidente man mano che l'odontoma aumenta di volume, sino ad apparire come una tumefazione, in, stretto rapporto con l'osso mascellare. La diagnosi è radiologica ed istologica sul tumore asportato. La cura è chirurgica e consiste nello scollamento della massa tumorale ed in un accurato raschiamento della cavità residua. Le conseguenze consistono nella possibile perdita degli elementi dentali vengono a trovarsi in contiguità della massa tumorale.

OCRONOSI alterazione del metabolismo proteico

OCRONOSI, affezione piuttosto rara, imputabile ad alterazione del metabolismo proteico, che colpisce sia il naso che il padiglione auricolare e si manifesta con la presenza di depositi di acido alcaptonico con l'aspetto di macchie nerastre di varie dimensioni. La terapia consiste nel ridurre gli alimenti ricchi di fenilanina e tirosina, specialmente formaggio, uova e cereali e nella prescrizione di cure termali con acque oligominerali che favoriscono l'eliminazione di acido alcaptonico.

OCCLUSIONE CORONARICA

OCCLUSIONE CORONARICA, evento anatomopatologico che comporta la chiusura completa del passaggio del sangue a livello delle coronarie. La patologia è improvvisa, imprevedibile, iperacuta. Portano ad occlusione coronarica svariate situazioni morbose. Innanzitutto la coronarosclerosi (vedi coronaropatie), assai frequente perché le coronarie sono sede prediletta di localizzazione elettiva della malattia arteriosclerotica. Poi l'embolia acuta delle coronarie, per improvvisa partenza di emboli dall'endocardio nelle varie forme di endocardite (specialmente l'endocardite lenta). Poiché le coronarie sono due, si può avere occlusione della coronaria anteriore, quando coesista un infarto miocardico acuto a sede anteriore; della coronaria posteriore nell'infarto miocardico posteriore. Naturalmente il blocco di circolazione a livello delle coronarie porta immediatamente a quell'evento morboso che si chiama infarto del miocardio. Il malato avverte improvvisamente un acutissimo dolore in regione precordiale, come si trattasse di una angina pectoris prolungata. E' chiuso da una morsa al petto che lo strema, suda vistosamente freddo, presenta segni di collasso cardiocircolatorio, è estremamente inquieto. Il polso aumenta di frequenza, la tensione arteriosa, invece, cade. Si verifica lieve febbre, spostamento della glicemia e di alcuni enzimi cardiaci caratteristici dell'occlusione acuta delle coronarie e dell'infarto che ne consegue.