mercoledì 16 aprile 2008

Infortuni e malattie professionali

Un dato è certo: il pericolo si annida nell'ambiente di lavoro. Pericolo di infortunio, di malattia professionale, di malattie specifiche, di affaticamento, di disadattamento, di turbe nel sistema neuropsichico. Si è già avuto modo di rilevare come l'influenza che l'ambiente lavorativo può avere sulla salute derivi, tra l'altro, dal fatto che l'uomo trascorre in fabbrica, in ufficio, nei campi o impegnato in attività domestiche, la maggior parte della sua giornata attiva. Ma un'altra considerazione può essere fatta per sottolineare come tale influenza, in questi ultimi decenni, abbia accresciuto la sua importanza. Per millenni, si può dire fino all'avvento dell'era antibiotica, i principali fattori responsabili della morbilità e della mortalità umana sono stati microrganismi patogeni.

Oggi la situazione è diversa: la diffusione di una maggiore coscienza igienico-sanitaria, l'estensione dell'assistenza di malattia e il progresso farmacologico hanno determinato una netta diminuzione delle malattie infettive; i fattori socio-ambientali sono diventati quindi i maggiori responsabili della morbosità. Gran parte delle malattie cardiocircolatorie, dei tumori, delle forme mentali, delle allergie, delle obesità, dei traumatismi e via dicendo, trovano una diretta responsabilità, o quanto meno una concausa, nella fitta rete di agenti socio-ambientali (inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo, lavoro pericoloso e nocivo, sofisticazioni alimentari e malnutrizione, traffico convulso, scarsità di moto, tensione della vita moderna, etc...). È in questa cornice che si pone la specifica pericolosità dell'ambiente lavorativo dove impianti e organizzazione del lavoro sono finalizzati maggiormente alle necessità produttive che alle esigenze biologiche del lavoratore, dove il ritmo lavorativo non è sempre sovrapponibile a quello individuale, dove vengono impiegate nuove sostanze chimiche di cui non sono magari mai state studiate le possibili conseguenze sull'organismo umano. Tale pericolosità non è solo teorica ma è purtroppo una realtà quotidiana, come dimostra la gravità del fenomeno infortunistico.