domenica 20 aprile 2008

Il confine con l'adolescenza

Si vuole scientizzare la vita, utilizzare la scienza per vivere meglio, più compiutamente, per evitare che scorra a nostra insaputa come in un tubo. Evitare che si avveri la terrificante, postuma sentenza di William James: «tutti muoiono ma pochi vivono», e tentano anche nel corso della loro vita di risparmiarsi, di fare nel loro iter giornaliero il mansionismo come fossero il sindacato di se stessi, e in tal modo non sanno di tarparsi le ali e di togliere humus, ossigeno, energia ai loro intrinseci valori, che hanno dentro di sé e non conoscono e non realizzano. Chi si risparmia, non si realizza, non conosce se stesso, non può mettere in evidenza né a profitto le sue qualità che rimarranno ignorate, ignote a lui stesso.

La scienza dunque si avvicina all'uomo perché egli non sia ignoto a se stesso; essa ha mutato anche la sua fisionomia in quel suo approssimarsi quasi mistico, caritatevole, sociale all'uomo.
La scienza si umanizza, non è più la conoscenza apodittica di Kant né il simbolo dell'essenzialità di Bacone, né la percezione organizzata, secondo San Tommaso, ma è una meccanica quantistica, un condensare nozioni molecolari, fisiche, metaboliche, un analizzare i valori fondamentali del costrutto umano, che si chiamano intelligenza, creatività, personalità, carattere, genio e che presuppongono nozioni sulle varie attività cerebrali.

Inutile continuare, è la scienza della vita, è la scienza biologica, la bioscienza che può formare e salvare l'uomo. Bisogna rifarsi ai valori fondamentali, costruire su quelli il decalogo, a cominciare dalla definizione di intelligenza, di memoria, di creatività, di genio. Conosciuti questi attributi si può passare alla definizione di personalità, che è l'insieme degli attributi, e poi passare alla definizione di comportamento, che è l'agire della personalità, e poi vedere in questa complessità di rapporti e di evenienze l'inserirsi delle nevrosi, delle manie, della pigrizia, delle mode, nonché dell'ambizione, del confronto, della competizione, degli obiettivi.

Cos'è l'intelligenza? È implicito nella parola, è saper scegliere, è capacità di scelta, è problem-solving, è questa ricchezza d'istinto, cultura, memoria, capacità speculativa. Intervengono doti naturali, ereditarie, ma in qual misura non si sa con esattezza, anche se si ricordano le famiglie Bach, Bernoulli, Huxley, Darwin (con Galton che a diciotto mesi già conosceva l'alfabeto). Ma Dante, Shakespeare, Freud, Einstein, Galileo, Michelangelo, Leonardo non ebbero stigmate ereditarie.