sabato 6 settembre 2008

ARTERIOPATIA SCLEROTICA, malattia delle arterie cronica

ARTERIOPATIA SCLEROTICA, malattia delle arterie ad evoluzione cronica, a carattere prevalentemente degenerativo, ad interessamento srstemico, nel senso che si localizza in tutti i distretti arteriosi anche se può manifestarsi, almeno inizialmente, in uno solo di questi. Viene considerata la più frequente delle arteriopatie (circa il 60 per cento dei casi). La forma clinica più comune è l'arteriopatia obliterante periferica: obliterante perché caratterizzata da lesioni ostruttive delle arterie; periferica perché colpisce abitualmente gli arti inferiori (molto più raramente quelli superiori ).

In ordine di frequenza e di progressione, le arterie più colpite sono: la femorale al suo terzo inferiore, l'iliaca, l'aorta addominale (sovente la biforcazione aorto-iliaca). Prevale nell'uomo sei volte più che nella donna (in un quinto dei casi si tratta di soggetti diabetici). L'età più esposta va dai 50 ai 70 anni. Per lungo tempo, nonostante la presenza delle lesioni arteriose, il soggetto può anche non avvertire alcun disturbo oppure riferire di avere spesso i piedi freddi, percorsi da un formicolio insistente e molesto, oppure ancora lamentare una facile stancabilità nel camminare.

In uno stadio successivo può, invece, manifestarsi un disturbo assai più preciso ed inconfondibile: dopo aver percorso una certa distanza, specie nel procedere in salita o nel salire una scala, il paziente avverte ad un tratto un dolore improvviso al polpaccio (più raramente alla coscia) che lo costringe a fermarsi; cessato il dolore, il cammino può essere ripreso, salvo interrompersi ancora dopo un certo tratto di strada per la ricomparsa del dolore. Il disturbo appena descritto viene denominato claudicatio intermittens e si manifesta ad uno solo dei due arti: i pazienti sono costretti a percorrere un tragitto a piedi alternando al cammino un certo numero di soste forzate.

Se si trovano in un centro abitato, ingannano il tempo nell'attesa che passi il dolore osservando le vetrine dei negozi: per questo gli anglosassoni hanno ribattezzato l'arteriopatia obliterante come la malattia delle vetrine. Col passare del tempo e con l'inevitabile progredire delle lesioni arteriose, il cammino percorso, prima che insorga il dolore, si fa sempre più breve: nei casi più gravi, il malato deve fermarsi ogni 20-30 metri, perché il muscolo sollecitato non riceve abbastanza sangue per sostenere lo sforzo. Se la malattia non si arresta o le cure non riescono ad arrestarla, i sintomi possono peggiorare ancora. Non solo costa dolore il camminare, ma il dolore si manifesta, intenso e persistente, anche a riposo, generalmente di notte, tanto da disturbare il sonno o da renderlo impossibile se non si ricorre ad un energico antidolorifico: in queste circostanze, il paziente cerca spontaneamente un po' di sollievo stando con le gambe penzoloni fuori dal letto.

Ma il calvario dell'arteriopatico può andare anche oltre: quando il flusso arterioso è insufficiente alla nutrizione dei tessuti più periferici, possono comparire sulle dita dei piedi sia spontaneamente che al minimo traumatismo piccole lesioni facilmente destinate ad aggravarsi e a progredire, anche perché s'instaura molto rapidamente su di esse l'incezione, che apre la porta alla gangrena, approdo drammatico al quale nessun arteriopatico vorrebbe e dovrebbe, con le cure oggi disponibili arrivare mai.

A seconda della sede dell'ostruzione, ossia dell'ostacolo al flusso arterioso, il quadro dei sintomi cambia: se l'ostruzione è bassa, il dolore causato dal cammino può limitarsi al piede e al polpaccio; se l'ostruzione è alta (ad esempio sull'aorta) il dolore interessa progressivamente tutto l'arto e si accompagna a impotenza sessuale. Già nel farsi visitare dal proprio medico, il paziente può apprendere da quest'ultimo la natura della sua malattia: il curante, infatti, potrà rendersi conto della presenza o dell'assenza delle pulsazioni arteriose ai vari livelli dell'arto interessato.