sabato 29 novembre 2008

Cisti ossee

Cisti ossee, cavità tondeggianti delle dimensioni da una ciliegia a una prugna, che si sviluppano in corrispondenza degli estremi ( meta lisi) delle ossa lunghe. Le cisti, il cui interno è pieno di liquido, conferiscono alla zona colpita un aspetto «soffiato». Si tratta di un'affezione benigna che può colpire tanto i maschi che le femmine durante il periodo dell'accrescimento e generalmente prima che raggiungano i 20 anni. Forma di difficile classificazione, non sembra di natura tumorale.

In via di ipotesi si può attribuire ad eventi traumatici o anche ad una iperplasia vasale e del tessuto connettivale nelle sedi delle ossa dove esse crescono e si allungano. Si ritrova con maggior frequenza nell'omero, al suo terzo superiore, nella tibia e nelle ossa dell'avambraccio. 1 sintomi sono rappresentati da un dolore sordo e a volte il soggetto avverte un rigonfiamento, ma non infrequentemente le cisti ossee decorrono silenti e vengono scoperte incidentalmente nel corso di una indagine radiologica.

La diagnosi è radiologica con aspetti molto tipici di rarefazione tondeggiante della struttura scheletrica, mentre la corticale ossea si presenta assottigliata, con conseguente aspetto « soffiato ». Le cisti vanno soggette a fasi alterne di sviluppo e di arresto. Spesso possono fratturarsi (frattura patologica) e questo fatto porta non raramente a guarigione. La terapia è chirurgica e consiste in una pulizia della cavità che va accuratamente raschiata, con successivo impianto di osso prelevato allo stesso soggetto (autotrapianto). La prognosi è benigna.