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sabato 5 aprile 2008

Stati infiammatori dell'esofago

Gli stati infiammatori dell'esofago hanno un valore clinico abbastanza limitato: il più delle volte si manifestano nel corso di altre malattie di carattere generale (di tipo infettivo) oppure sono una conseguenza di lesioni esofagee. Secondo il decorso si distinguono in esofagiti acute (catarrali e flemmose) e in esofagiti croniche conseguenti generalmente a gravi lesioni esofagee locali. Le varie forme di infiammazioni intestinali hanno una duplice causa: generale, legata cioè alla presenza di malattie sistemiche, come il tifo, l'amebiasi ecc., oppure locale, legata ad alterazioni del contenuto intestinale, come sostanze tossiche irritanti (alimenti guasti, mercurio, fosforo), batteri. I processi infiammatori possono interessare contemporaneamente tutto il canale intestinale (enterocoliti), talvolta con interessamento dello stomaco (gastroenteriti), oppure colpire singoli segmenti dell'intestino, come il duodeno (duodeniti), il tenue (enteriti), il colon (coliti), il sigma (sigmoiditi), il retto (proctiti). Una malattia del sistema gastrointestinale che, insieme all'infarto e all'ipertensione, detiene la scomoda fama di « malattia della civiltà » è l'ulcera gastroduodenale, una forma morbosa che colpisce milioni di individui. La malattia si manifesta con crisi dolorose che presentano una determinata periodicità: l'ammalato soffre per i dolori dieci-quindici giorni consecutivi, poi si ha un periodo, della durata anche di diversi mesi, in cui non si ha nessun sintomo e il paziente vive, anzi, in pieno benessere. Anche durante la giornata il dolore manifesta una periodicità determinata: compare 1-2 ore dopo i pasti, presenta un'intensità variabile, dà la sensazione di un crampo, di un movimento di torsione dello stomaco. Il dolore si avverte all'altezza dello stomaco, con un'estensione verso il margine costale di sinistra. In taluni casi il dolore si sente anche presso il centro della schiena. Si può anche associare un vomito acido che fa scomparire gli attacchi dolorosi.
La diagnosi dell'ulcera gastroduodenale si basa soprattutto sull'uso della radioscopia, della radiografia, della gastroscopia, della gastroscopia bioptica, cioè l'esame radioscopico associato al prelievo di un frammento della mucosa dello stomaco o del duodeno, dell'endoscopia a fibre ottiche, con cui è possibile indagare qualsiasi anfrattuosita dello stomaco e dell'intestino. Dal punto di vista radiologico l'ulcera gastroduodenale appare come una « nicchia » che forma
una sporgenza sui contorno dello stomaco e del duodeno. La cura dell'ulcera è medica e chirurgica. Se diagnosticata in tempo può essere curata con pieno successo. Il canale intestinale rappresenta spesso la sede di numerosi parassiti che provocano diverse forme morbose (parassitosi): i sintomi più comuni sono costituiti da feci frequenti, di aspetto pastoso e di odore fetido, con dolori addominali del tipo a cintura. Si possono anche avere perdita di appetito e nausea. La ricerca dei parassiti si effettua in laboratorio, su feci fresche, e deve essere ripetuta per molti giorni consecutivi: i parassiti sono del tipo più diverso e vanno dall'ameba dissenterica alle giardie, ascaridi, ossiuri, tricocefali, anchilostomi, Trichomonas e così via. Talvolta l'esame può mettere in evidenza la presenza di salmonelle, e le manifestazioni diarroiche allora sono considerate come la manifestazione di una salmonellosi. In questo caso è bene escludere in maniera rigorosa l'eventuale esistenza di una infezione tifoidea, effettuando esami specifici del tipo dell'emocoltura (coltivazione del sangue in un apposito terreno di coltura) e della siero-diagnosi. Data poi la struttura tubulare dell'intestino vi si possono verificare fenomeni di occlusione, ossia di chiusura, con conseguenze molto gravi.

giovedì 3 aprile 2008

Faringite streptococcica e apparato respiratorio

La faringite rappresenta sempre una malattia isolata o può verificarsi anche insieme ad altre forme morbose?

No. La faringite spesso rappresenta l'inizio di malattie che si sviluppano particolarmente a carico dell'apparato respiratorio. Questo è dovuto al fatto che la faringe rappresenta una specie di « incrocio obbligato » per l'aria che dal naso passa ai bronchi e ai polmoni.

Che cos'è la faringite streptococcica e da cosa deriva?
È un'infezione di tipo epidemico, che si verifica cioè in determinati periodi dell'anno, provocata da particolari batteri, gli streptococchi. La faringite streptococcica interessa un certo numero di individui che vivono in una stessa località ed è spesso legata alla presenza di sostanze alimentari infette (per esempio, latte). Comunque anche altri batteri, oltre agli streptococchi, sono in grado di provocare la comparsa di una faringite.

Un individuo colpito da faringite streptococcica che segni presenta?

Anzitutto la malattia streptococcica si manifesta in maniera improvvisa, con dolori locali (difficoltà a inghiottire i cibi o i liquidi), secchezza alla gola, febbre spesso alta, malessere diffuso, debolezza spiccata. Si ha, dopo qualche giorno, una seconda fase della malattia, con comparsa di un'abbondante secrezione.

Quanto dura una faringite streptococcica?
La malattia è sempre di tipo benigno e guarisce entro pochi giorni. Soltanto in qualche caso si possono verificare complicazioni a carico delle orecchie, della laringe, oppure di tipo generale (manifestazioni di tipo reumatico).

Come si cura?
Si somministrano antibiotici, si fanno fare gargarismi con colluttori e si danno eventualmente analgesici per eliminare il dolore.

La faringite può precedere la comparsa di altre malattie?
Sì. Spesso una faringite può rappresentare l'inizio di malattie infettive, soprattutto nei bambini, per esempio scarlattina, morbillo, influenza. Una faringite può anche aversi nel corso di determinate malattie del ricambio (per esempio, gotta).