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martedì 1 aprile 2008

Disturbi stenosi mitralica

La dispnea da sforzo è uno dei sintomi più precoci; frequente è anche la dispnea notturna, favorita dalla posizione di riposo assunta dal soggetto, che porta a una rapida ridistribuzione del sangue dalla periferia ai polmoni, con un aumento della pressione in questa zona. Col tempo il soggetto tenterà di dormire assumendo una posizione semi-seduta; altri disturbi riguardano le turbe del ritmo, quali flutter e fibrillazione atriali, tachicardia sinusale o con un significato compensatorio. Altri sintomi sono rappresentati da facile esauribilità e da ipotensione arteriosa, legate alla ridotta quota di sangue che viene espulsa dal ventricolo sinistro durante la sua contrazione.



Quando è indicata la terapia chirurgica?

La terapia chirurgica è indicata nei pazienti in cui sono presenti i sintomi, anche per sforzi moderati, e in quelli che presentano i segni della stenosi anche a riposo, che sono cioè in classe funzionale, terza o quarta. L'intervento chirurgico, effettuato a cuore chiuso o a cuore aperto, tende a correggere le alterazioni (apertura delle commissure fuse tra loro) e viene fatto dopo l'esecuzione di esami idonei a mettere in evidenza la gravità dell'alterazione (esame radiografico e cateterismo delle cavità cardiache). L'infezione reumatica in corso rappresenta una controindicazione all'intervento.

In che cosa consiste la terapia chirurgica della stenosi mitralica?

La terapia chirurgica della stenosi mitralica consiste in un intervento che viene definito di commissurolisi o commissuro-tomia, o di sostituzione della valvola. La commissurolisi o commissurotomia consiste in una dilatazione dell'anello valvolare stenotico. Questo tipo d'intervento si può fare a cuore aperto o a cuore chiuso; è indicato nella stenosi mitralica pura, cioè non accompagnata da alterazioni di altro genere a carico della valvola mitralica o di altre valvole cardiache. La sostituzione valvolare che consiste nel sostituire la valvola alterata mitralica e stenotica con una protesi artificiale, per esempio la valvola a palla di Starr-Edwards, o con una protesi biologica, mediante innesto di valvole aortiche di maiale o umane, viene impiegata in stenosi gravi con valvola calcificata o in presenza di altri difetti a carico della valvola stessa, ad esempio insufficienza della mitrale, coesistente con stenosi della stessa.

Tecniche per raggiungere ipotermia

Si possono utilizzare 2 tecniche per raggiungere l'ipotermia.
La prima si definisce raffreddamento di superficie che consiste nel limitare gli scambi termici a livello del rivestimento cutaneo e del tessuto sottocutaneo. Questo raffreddamento si può ottenere tramite una immersione in un bagno di acqua fredda a 2 °C, applicazione sul corpo dell'operato di borse di ghiaccio, impiego di coperte refrigeranti che avvolgono il paziente durante l'intervento, applicazioni di corrente di aria fredda. L'arresto circolatorio non deve mai superare il termine di 8-9 minuti a temperatura rettale di 26 °C (al di sotto di tale temperatura insorgono la fibrillazione ventricolare e l'arresto cardiaco). La seconda tecnica si definisce « refrigerazione del sangue », cioè si ottiene un raffreddamento tramite l'abbassamento diretto della temperatura del sangue. Si possono utilizzare diverse tecniche quali:

refrigerazione arterio-venosa, con 2 cateteri inseriti nei vasi femorali, uniti da un tubo « a serpentina » immerso in una soluzione refrigerante; questa tecnica non viene però utilizzata perché provoca una grave caduta pressoria;

refrigerazione veno-venosa, refrigerazione su membrana (abbandonata per il pericolo di traumi viscerali e di emorragie), deconnessione neuro-vegetativa. La tecnica però più valida e più largamente utilizzata è quella di ottenere il raffreddamento tramite l'aggiunta alla macchina cuore-polmone di uno scambiatore di calore che raffredda il sangue e lo riscalda quando, alla fine dell'intervento, si rende necessario il ritorno alle condizioni fisiologiche normali. Con questa tecnica si passa alla ipotermia intermedia e alla ipotermia profonda, assicurando al chirurgo il tempo necessario per una completa operazione intracardiaca.