sabato 11 ottobre 2008

ATTEGGIAMENTO

ATTEGGIAMENTO, in psicologia, la disposizione interiore, spesso inconscia, che determina il comportamento. Si possono avere atteggiamenti diversi di fronte alla stessa situazione, dovuti al concorrere di motivazioni profonde inconsce, talora contrapposte. La storia personale provoca il crearsi di atteggiamenti particolari. La presa di coscienza e la conseguente esposizione degli atteggiamenti profondi, detta opinione, spesso li altera nella loro autenticità, in quanto introduce un elemento che è loro estraneo, cioè la razionalità. Con l'opinione si esprimono atteggiamenti filtrati dalla intenzionalità e dall'opportunità sociale. Talora accade che vi sia un contrasto tra il modo di vivere una certa esperienza (atteggiamento) e ciò che si afferma per convenienza ed opportunità intorno ad essa. Quando il conflitto persiste può nascere una nevrosi. Infatti il soggetto rifiuta inconsciamente di presentarsi esternamente diverso da come è, perché ciò diminuisce od annulla la stima che egli ha di se stesso. Su questo tema vedasi anche adattamento.

ATROPINISMO, avvelenamento da atropina

ATROPINISMO, avvelenamento da atropina, sostanza presente in una famiglia di piante, le solanacee, di cui la più nota è la belladonna, comune in Italia nei luoghi ombrosi, soprattutto sui monti, con frutti che assomigliano alquanto alle ciliegie. L'atropina ha molteplici applicazioni terapeutiche: in oculistica, in malattie dell'apparato digerente e respiratorio, nel morbo di Parkinson, ecc. (dosi 1-2 mg). La dose tossica è piuttosto variabile, ma in genere 10 mg danno una grave forma di avvelenamento, causato per lo più da ingestione di frutti di belladonna ( specialmente nei bambini) o da errori di dose. 1 primi sintomi sono secchezza in bocca ed in gola, raucedine, dilatazione delle pupille, disturbi visivi, palpitazione cardiaca; poi compaiono mal di capo, arrossamento del viso, vertigini, irrequietezza, delirio, allucinazioni, convulsioni, affanno di respiro. Occorre la lavatura gastrica, ma in un primo momento si cerca di ritardare l'assorbimento della sostanza dando da bere a piccoli sorsi un quarto di litro o più di latte, possibilmente tiepido.

ATROFIA OTTICA distruzione fasci nervosi nervo ottico

ATROFIA OTTICA, manifestazione della degenerazione (distruzione) dei fasci nervosi del nervo ottico che si traduce in una riduzione dell'acutezza visiva e del campo visivo, e che può portare alla cecità. Le cause suscettibili a provocare una atrofia ottica sono estremamente varie e polimorfe. Possiamo ricordare i traumi per contusione dell'orbita; i tumori del nervo ottico o del chiasma; le malattie infettive da virus, tubercolari, luetiche, ecc.; le intossicazioni, per esempio alcool-tabagica, da chinino; le malattie vascolari, per esempio gli aneurismi intracranici, le trombosi, della carotide interna, ecc. L'enumerazione di queste numerose cause non deve far scordare che troppo spesso la causa di numerose atrofie ottiche non può essere precisata, malgrado molti esami e ricerche correttamente condotte. I sintomi consistono in: riduzione dell'acutezza visiva, che talvolta dopo adatta terapia può essere recuperata, riduzione del campo visivo, che è sempre presente e che spesso permette di localizzare l'altezza, lungo il tragitto del nervo ottico, a cui è avvenuta la lesione. Si hanno anche alterazioni del senso cromatico d'asse rossoverde. Gli esami clinici consistono soprattutto nell'esame oftalmoscopico del fondo dell'occhio, in esami neurologici, radiologici e del sangue. La cura va attuata in base alla diagnosi esatta, che può soltanto essere posta da specialisti. La conseguenza di questa malattia è la cecità, inevitabile nella maggior parte dei casi, per la difficoltà di precisare la causa della malattia e per la estrema delicatezza dell'organo colpito ( nervo ottico).
come si previene. La prevenzione di questa malattia si riferisce a quella delle cause numerose che la possono provocare e, nel caso di danno unilaterale, nella stretta sorveglianza delle funzioni dell'occhio superstite.

ATROFIA CEREBRALE e cellule nervose

ATROFIA CEREBRALE, fenomeno che indica la scomparsa delle cellule nervose, che vengono sostituite da un tessuto relativamente inerte, incapace di trasmettere l'impulso nervoso (tessuto gliale). A questo consegue una riduzione generale del volume della corteccia cerebrale ed un aumento dello spazio tra essa e la teca ossea (spazio evidenziabile radiologicamente). L'atrofia cerebrale esprime con la demenza, di cui condivide parte delle cause.

ATROFIA, diminuzione di volume di un organo

ATROFIA, diminuzione di volume di un organo o di un tessuto dipendente da riduzione di volume delle cellule costituenti o anche da un'effettiva diminuzione numerica degli stessi. L'atrofia porta a riduzione più o meno marcata delle dimensioni dell'organo colpito. Le cause dell'atrofia vanno ri­cercate in un deficitario apporto di materiali nu­trititi, oppure a una loro difettosa utilizzazione. Si distinguono le seguenti forme: atrofia generale da denutrizione (deportati nei campi di concentramen­to, tumori gastrointestinali, disturbi di digestione e di assorbimento, anoressia nervosa o mancanza di appetito degli psicopatici, cachessie neoplastiche da malattie infettive ed endocríne); atrofia se­nile (involuzione degli organi e apparati a causa della vecchiaia); atrolia da inattività (ad esempio, l'immobilizzazione di un arto per una frattura com­porta fenomeni di atrofia dei muscoli in questa sede); atrolia da compressione (se un tumore ma­ligno o benigno comprime un organo vicino, nella zona di contatto si può avere atrofia; se un calcolo dell'uretere blocca il deflusso dell'urina, questa ri­stagnando opera una pressione sul rene, rendendo­lo atrofico). Nell’atrofia muscolare progressiva, va, i muscoli diventano atrofici a causa di lesioni del cervello.

ATRESIA DELL'ESOFAGO, malformazione congenita

ATRESIA DELL'ESOFAGO, malformazione congenita consistente nella mancata o incompleta canalizzazione dell'abbozzo embrionale dell'esofa­go, per cui l'esofago non è pervio o, se lo è, non è in comunicazione con lo stomaco, ma spesso invece si unisce al lume tracheale in prossimità della sua biforcazione (fistola esofago-tracheale) o talvolta al bronco principale sinistro (fistola eso­fago-bronchiale). La sintomatologia è legata alla impossibilità assoluta di una alimentazione nor­male e, in caso di fistola esofago-tracheale od eso­fago-bronchiale, alla comparsa immediata di com­plicazioni suppurative polmonari. L'atresia del­l'esofago, che si associa solitamente ad altre gravi malformazioni, è incompatibile con la vita; le pos­sibilità di sopravvivenza sono legate ad un tempestivo intervento chirurgico, i cui risultati sono d'al­tronde quanto mai aleatori. L'atresia dell'esofago può anche essere acquisita e rappresenta allora l'esito cicatriziale di una esofagite corrosiva acuta provocata dalla ingestione accidentale o volontaria di sostanze, acide od alcaline, ad azione caustica. La sintomatologia è rappresentata sempre dalla impossibilità alla normale alimentazione, se l'atre­sia è completa; in caso di un'atresia incompleta, vi è difficoltà più o meno grave nella deglutizione e nella progressione dei cibi attraverso l'esofago, con ristagno e rigurgito dei cibi stessi; se l'atresia è incompleta il primo, e sovente sufficiente, prov­vedimento terapeutico è costituito da ripetute se­dute di dilatazioni esofagee con apposita strumen­tazione; se l'atresia è totale diventa indispensa­bile una gastrotomia preliminare, in vista di un intervento chirurgico ricostruttivo.