martedì 22 aprile 2008

Eredita psicologica eredità psichica

L'eredità psicologica è un fenomeno molto complesso e molto importante per la vita" e la salute dell'uomo.
«Chi siamo? Dove andiamo?» è il titolo che Gauguin pose ad un suo famoso quadro dove una bella maori giace in mezzo al magico sortilegio di colori della natura polinesiana. E in questa domanda egli intendeva evidentemente riassumere l'enigma del fluire dell'uomo da antichità remote e del suo andare verso un futuro oscuro, indicare il controsenso tra la personalità conscia e l'esistere avvolto di mistero.

Il problema presenta i suoi aspetti più ardui in tema di eredità psichica, perché se è facile pensare alla possibilità di ereditare il colore degli occhi e dei capelli, non appare altrettanto chiaro come sia possibile ereditare un insieme di fattori psichici. Ed in realtà molti studiosi si sono chiesti quale possa essere il meccanismo per cui non solo gli uomini sono ciò che sono, ma si comportano in un certo modo, svolgono determinate reazioni, adottano certi indirizzi operativi e meditativi.

Su questi argomenti si è aperto un serrato dibattito perché l'esistenza di un'eredità psichica, validamente sostenuta da alcuni studiosi, è invece meno accettata da altri, che ritengono modesto o non prevalente questo apporto nella personalità umana. Per sintetizzare si può dire che nell'individualità umana vi sono, anche sul piano psichico, elementi ereditari ed elementi acquisiti, che incidono con diverse modalità e gradi.

Questa eventualità è stata chiaramente dimostrata da particolari ricerche. Basti ricordare certe osservazioni già coltivate nel secolo scorso sulle qualità intellettuali presenti in talune famiglie (il talento musicale o matematico). Ed è classico l'esempio al riguardo della famiglia Bach, in cui, sino dal Settecento, troviamo musicisti e compositori di valore, sino al grande Sebastian. E, caso ancora più dimostrativo, si vedono certe qualità mentali manifestarsi «per li rami» non solo in soggetti normali ma anche in deficienti psichici. Ad esempio, l'abilità matematica può comparire persino in certi idioti (les idiots savants di certi autori francesi).

Come non mangiare le unghie

La psicologia ha messo in relazione tre situazioni differenti: mangiarsi le unghie, disaccordi coniugali, stati emotivi. Le unghie sono indifese, diventano il bersaglio del cannibalismo quando dentro di noi si agitano insoddisfatte esigenze, vicinanze sgradevoli, lavori ingrati, amori spenti. Ce ne sentiamo offesi e scarichiamo sulle unghie l'aggressività.

La dottoressa Anna Marie Davidson dell'Università del Kansas ha trovato il rimedio. Dopo aver raccolto cinquanta mangiatori di unghie dai diciotto ai cinquantaquattro anni (quindici donne, il resto uomini), li ha divisi in due gruppi e ha applicato queste terapie: a) placebo, cioè sostanza inerte gabellata per farmaco, b) istruzioni e convincimento.

Ha anche associato queste terapie e alla fine ha dovuto concludere che la migliore è il convincimento: nella prima lezione si insegna anatomia e funzione delle unghie, nella seconda come conservarle, e come evitarne macchie e fratture, nella terza la circolazione delle dita e come migliorarla, nella quarta il massaggio delle mani o manicure. Ogni lezione dura venticinque minuti ed è settimanale.

corpo mente psicanalisi psiche

È evidente che in questo concetto di una individualità umana strettamente integrata, secondo le idee che furono diffuse da fisiologi e psicologi illustri, non vi è posto per un dualismo tra psiche e organismo, tra mente e corpo. In realtà, non solo corpo e psiche sono obiettivamente inscindibili, ma anche individualità umana e ambiente e tempo in cui la persona vive, sono un tutto fortemente integrato e che occorre considerare nella sua interezza.

Questa individualità umana immersa nello spazio e nel tempo, fatta di un tutto (psiche-organismo) interreagente, è illuminata dalla luce della coscienza. E anche questo «essere presenti a se stessi» è strettamente correlato ad una funzionalità cerebrale normale. Può bastare un transitorio turbamento della circolazione cerebrale per provocare una perdita di coscienza. Ad esempio, una ragazza che si è sottoposta ad un salasso come donatrice di sangue, mentre corre per arrivare in tempo all'ufficio, improvvisamente si sente mancare, sviene e cade a terra.

Ma la coscienza non irradia la sua luce su tutto ciò che è individualità umana. Si ha scarsa nozione, sin che si è sani, delle proprie funzioni organiche, si possono compiere certi atti cui si è abituati senza uno stretto controllo cosciente (ad esempio, l'esperto autista guida automaticamente, innestando le marce e muovendo i piedi sulla pedaliera, mentre lascia correre il pensiero a come trascorrerà il prossimo week-end).

Ma ciò non avviene solo nei confronti di attività automatizzate, in cui interviene il meccanismo dei riflessi condizionati, di cui si è parlato altrove; anche attività spontanee della psiche possono svolgersi ad un livello inferiore, per così dire, a quello del conscio. E la psicanalisi ha dedicato molte ricerche a queste supposte attività inconsce e subconsce della psiche.

domenica 20 aprile 2008

Il confine con l'adolescenza

Si vuole scientizzare la vita, utilizzare la scienza per vivere meglio, più compiutamente, per evitare che scorra a nostra insaputa come in un tubo. Evitare che si avveri la terrificante, postuma sentenza di William James: «tutti muoiono ma pochi vivono», e tentano anche nel corso della loro vita di risparmiarsi, di fare nel loro iter giornaliero il mansionismo come fossero il sindacato di se stessi, e in tal modo non sanno di tarparsi le ali e di togliere humus, ossigeno, energia ai loro intrinseci valori, che hanno dentro di sé e non conoscono e non realizzano. Chi si risparmia, non si realizza, non conosce se stesso, non può mettere in evidenza né a profitto le sue qualità che rimarranno ignorate, ignote a lui stesso.

La scienza dunque si avvicina all'uomo perché egli non sia ignoto a se stesso; essa ha mutato anche la sua fisionomia in quel suo approssimarsi quasi mistico, caritatevole, sociale all'uomo.
La scienza si umanizza, non è più la conoscenza apodittica di Kant né il simbolo dell'essenzialità di Bacone, né la percezione organizzata, secondo San Tommaso, ma è una meccanica quantistica, un condensare nozioni molecolari, fisiche, metaboliche, un analizzare i valori fondamentali del costrutto umano, che si chiamano intelligenza, creatività, personalità, carattere, genio e che presuppongono nozioni sulle varie attività cerebrali.

Inutile continuare, è la scienza della vita, è la scienza biologica, la bioscienza che può formare e salvare l'uomo. Bisogna rifarsi ai valori fondamentali, costruire su quelli il decalogo, a cominciare dalla definizione di intelligenza, di memoria, di creatività, di genio. Conosciuti questi attributi si può passare alla definizione di personalità, che è l'insieme degli attributi, e poi passare alla definizione di comportamento, che è l'agire della personalità, e poi vedere in questa complessità di rapporti e di evenienze l'inserirsi delle nevrosi, delle manie, della pigrizia, delle mode, nonché dell'ambizione, del confronto, della competizione, degli obiettivi.

Cos'è l'intelligenza? È implicito nella parola, è saper scegliere, è capacità di scelta, è problem-solving, è questa ricchezza d'istinto, cultura, memoria, capacità speculativa. Intervengono doti naturali, ereditarie, ma in qual misura non si sa con esattezza, anche se si ricordano le famiglie Bach, Bernoulli, Huxley, Darwin (con Galton che a diciotto mesi già conosceva l'alfabeto). Ma Dante, Shakespeare, Freud, Einstein, Galileo, Michelangelo, Leonardo non ebbero stigmate ereditarie.

sabato 19 aprile 2008

Scossa antiscoliosi

Due ricercatori americani, John Brown e Jens Axelgaard, di Minneapolis, hanno recentemente messo a punto un piccolo stimolatore elettrico utile per il trattamento della scoliosi. L'apparecchio (che assomiglia, per dimensioni, ad un pacchetto di sigarette) è in grado di inviare piccole, regolari scosse ai muscoli cui è collegato. Se lo si applica, ad esempio durante la notte, ai muscoli intercostali e paravertebrali del lato opposto alla deviazione scoliotica, li stimola in modo da controbilanciare la deformazione stessa.

E lo fa, particolare non trascurabile, senza produrre il minimo fastidio al paziente ed anzi, almeno secondo i due ricercatori americani, facilitandone il sonno. Naturalmente tale metodo non serve per casi di scoliosi molto gravi, in cui la struttura ossea stessa sia già compromessa. È utile invece nelle forme iniziali, in cui sembra riuscire almeno a prevenire l'ulteriore aggravarsi della malattia. E i risultati sembrano così favorevoli che anche in Italia vi è già chi ricorre a questo piccolo strumento.

Celluloterapia di Niehans

Tra il 1931 e il 1948 il chirurgo svizzero Paul Niehans ( 1882-1971) mise a punto un particolare metodo di innesti cellulari embrionali per via intramuscolare di tutti gli organi fisiologicamente importanti, affrontando il problema dal punto di vista biologico, im-munologico, istologico, fisiologico e chimico.

Il concetto di curare organi malati con i corrispondenti organi sani si ricollega alle più antiche tradizioni del pensiero medico ed è basilare della moderna opoterapia e ormonoterapia. Il meccanismo di azione della celluloterapia viene spiegato con il trasferimento da cellula a cellula di fattori biologicamente attivi contenuti nelle cellule embrionali vive.