martedì 22 aprile 2008

Psicologia sociale

Lo studio degli atteggiamenti umani ha portato allo sviluppo della psicologia sociale, nella quale si affermano i concetti di situazione (come interdipendenza e interreazione tra individuo ed ambiente), diorientamento (a recepire ed eseguire), di direzione (scelta della persona), di livello di aspirazione individuale, ài tendenza all'affermazione dell'io, di processo di socializzazione che si attua largamente attraverso la verbalizzazione e la comunicazione interpersonale.

Interpretazioni diverse (reflessologiche, gestaltiche, ecc.) emergono anche nella psicologia sociale. Particolari sviluppi assumerà la psicologia di gruppo secondo il concetto che più individui riuniti a costituire un gruppo più o meno stabile agiscono secondo una dinamica particolarmente legata alla struttura del gruppo stesso.

Si accenna qui in tema di «dinamica di gruppo» (K. Levin) ad alcuni rilievi: il contatto sociale nel gruppo favorisce la comprensione e la simpatia; il gruppo tende a ridurre le differenze tra i componenti; il gruppo tende ad una coesione tra i membri; nel gruppo si realizza una gerarchia; l'individuo agisce secondo il ruolo (modello di vita) che svolge nel gruppo; i ruoli si affermano nella famiglia, nel lavoro, nei rapporti sessuali, nei rapporti con gli amici e nella vita sociale di ogni giorno.

Lo studio della dinamica del gruppo e nel gruppo è stato particolarmente sviluppato dalla sociometria (I. L. Moreno) e trova applicazione importante in procedimenti terapeutici di gruppo come lo psicodramma ed il role playing, fondati sul concetto di far rivivere al soggetto una situazione di gruppo e indirizzata a fini terapeutici.

disturbi della memoria

Certi studi, compiuti da ricercatori statunitensi, hanno dimostrato «l'interesse che riveste un supplemento in lecitine nell'organismo umano per curare i disturbi della memoria». La lecitina è una sostanza che si trova in quantità interessante nel giallo d'uovo e nel latte, così come anche nel lattice che si trova nei pesci maschi e che serve a fecondare le uova della femmina. Queste varie lecitine, secondo gli stessi ricercatori, favorirebbero la sintesi dell 'aceti/colina cerebrale e la trasmissione fra i neuroni.

Comportamento umano

Filosofi, politici, artisti avevano in passato considerato sotto aspetti diversi il comportamento umano, ma è stato solo in epoca recente che si sono sviluppate, in questo settore, ricerche scientifiche. Il meccanismo del condizionamento dei riflessi studiato dal Pavlov aveva portato la scuola reflessologica russa ad osservare che il comportamento è largamente determinato dal condizionamento sempre più ampio che si verifica attraverso il necessario soddisfacimento dei bisogni e le esigenze della vita sociale.

Largamente attinse a questi concetti «oggetti-visti» e «meccanicisti», B. Watson, che si propose di stabilire il comportamento umano sulla base dei dati osservabili dall'esterno, eliminando ogni riferimento a processi psichici che, in quanto «interni», non potevano essere, egli diceva, in alcun modo convalidati su un metro scientifico. Nella stessa epoca, ossia nei primi due decenni del secolo, si sviluppava, d'altra parta, la corrente tedesca della psicologia gestaltica, che sottolineava il rapido organizzarsi di schemi di comportamento e la possibilità di una subitanea riorganizzazione di questi schemi di fronte ad elementi nuovi.

Fondamentali in questo senso erano stati i pazienti esperimenti che W. Kohler aveva condotto a Tenerife sul comportamento degli scimpanzè, ed in particolare sul loro improvviso organizzare sequenze comportamentali atte a determinati scopi (raggiungere una banana, ecc.). Le ricerche del funzionalismo e del neo-comportamentismo, nonché le ricerche biologiche e mediche, hanno portato nuovi contributi a questo importante tema. Ed al riguardo si può brevemente rilevare:

• l'individualità umana è considerata un tutto in evoluzione, attraverso stadi biopsicologici, che comportano processi successivi di riorganizzazione di sequenza di comportamento, che si complicano e si perfezionano; secondo gli schemi di azione dell'età, il neonato o il lattante reagiscono agli stimoli ambientali con un procedimento simile a quello messo il luce negli animali;

• la mancata soddisfazione del bisogno comporta stato di stress e di frustrazione, nei riguardi delle sequenze bisogno-soddisfazione; e l'organizzazione comportamentale è condizionata dalla tolleranza individuale alle condizioni di stress e di frustrazione;

• il comportamento individuale può essere più o meno stabile e più o meno permeabile all'ambiente; ossia una persona può essere più o meno in grado di mantenere certi comportamenti o di accettare certe necessità di adattamento. Un certo grado di stabilità è necessario per assicurare coerenza, un certo grado di permeabilità è necessario per modificare il proprio comportamento secondo i bisogni (per trasferire le proprie autoreazioni da una sequenza comportamentale ad un'altra);

• la riorganizzazione del comportamento non riguarda solo lo psicologo ma anche lo psichiatra ed in genere il medico. Reazioni anomale, infatti, possono determinare il frantumarsi della organizzazione comportamentale (disorganizzazione) e l'indirizzarsi di una neostrutturazione in senso patologico;

• l'intervento di cause perturbanti che ostacolano una attività in corso di svolgimento, l'incapacità di sostenere un ruolo, ed anche cause fisiche come la prostrazione, la febbre, il patimento cerebrale possono favorire o produrre la disorganizzazione comportamentale. In particolare, sono gli eccitamenti emozionali, le situazioni acute e croniche di conflitto ed in genere le condizioni di frustrazione e di ansia che diventano più o meno gravemente disorganizzanti. E impulsi e conflitti rimossi possono precipitare la ristrutturazione nel senso di un comportamento anomalo e di una malattia psichica;

• la riorganizzazione del comportamento, di fronte ad una situazione di disorganizzazione, deve essere attuata secondo adeguati procedimenti terapeutici, indirizzati al nucleo dinamico disorganizzante ed al disarmo delle strutturazioni patologiche, costruite dal paziente, per riplasmare un comportamento adattativo normale. E spesso si utilizza in questo senso la terapia psichica «di gruppo».

Se si fumano troppe sigarette si perde la memoria

Memoria in pericolo

Se si fumano troppe sigarette si perde la memoria: lo hanno stabilito alcune ricerche condotte in Inghilterra, presso la Scotland's Edinburgh University, su un gruppo dì 74 persone, di cui la metà fumatori (alcuni fumavano da più di 40 anni da 20 a 35 sigarette al giorno). A tutti sono state mostrate 12 foto a colori di individui sconosciuti, di cui venivano letti i nomi. Ogni foto veniva fatta osservare per 3 secondi, in tre occasioni e dopo 10 minuti si doveva dare il nome esatto ad ogni volto. I non fumatori hanno dato 8,81 risposte corrette, in un tempo inferiore di 10 secondi, rispetto ai fumatori, che hanno ricordato solo il 7,73 per cento dei nomi.

Intelligenza e capacità intellettuali

L'efficienza mentale, le capacità intellettuali, le attitudini della persona sono spesso indicate con la parola intelligenza che implica, in realtà, un concetto non molto chiaro e, in un certo senso, superato. Sarà più opportuno approfondire il tema, per precisarne i limiti e le caratteristiche, avvertendo che oggi si tende a dare una interpretazione dinamica dell'intelligenza, che è intesa come un impegno globale psichico che da una strutturazione iniziale arriva ad un apprezzamento, ad una risposta, ad una soluzione.

La mente agisce attraverso la scelta e l'interpretazione di dati e questa interpretazione si verifica attraverso il collegamento logico, razionale degli elementi percepiti. Il processo è spesso graduale, attraverso generalizzazioni ed integrazioni, che portano alla formazione di concetti, secondo la potenzialità psichica individuale. Ma possono anche verificarsi fenomeni rapidi di riorganizzazione del materiale per cui una improvvisa comprensione e presa di coscienza della situazione porta alla creazione psichica di unità superiori, alla formulazione di prospettive più generali e comprensive.

Gli psicologi hanno particolarmente sottolineato questo fenomeno per cui il processo mentale non si sviluppa per stadi, per «prove ed errori», ma si realizza, improvviso e simultaneo, come avviene, ad esempio, nella subitanea illuminazione dell'inventore.
Le modalità operative della cosiddetta intelligenza potranno essere meglio delucidate dal progresso delle ricerche di varie branche della psicologia (psico-fisiologia, cibernetica, biochimica cerebrale, ecc.); tipico dell'attività psichica è di saper simbolizzare, imitare la realtà; la capacità di costruire adeguati modelli di pensiero costituisce la comune intelligenza. Si considera, per definire il livello di intelligenza, il cosiddetto Q.I. (quoziente di intelligenza) il cui uso si è largamente diffuso in psicologia scolastica ed in psicologia del lavoro; e che viene, a sua volta, suddiviso in diversi indici.

La identificazione dei diversi «fattori» che costituiscono le funzioni mentali superiori ha portato a indicare attitudini mentali primarie come la rapidità percettiva, la comprensione verbale, la scioltezza verbale, l'abilità aritmetica, la rappresentazione spaziale, il ragionamento induttivo, la memoria. Si sono sviluppati dei profdi intellettuali, sulla scorta dei risultati di reattivi diversi, che permettono di fare un quadro plausibile della struttura dell'intelligenza di un soggetto, delle sue doti attitudinali. Ma queste qualità mentali non possono essere disgiunte da altre caratteristiche della persona. Il livello mentale individuale, infatti, è correlato ad altri fattori psichici; così, ad esempio, un grado elevato di intelligenza è risultato associato spesso ad un equilibrio emotivo e ad un notevole grado di salute fisica per bambini con un quoziente di intelligenza superiore a 140.

Negli ultimi decenni si è sottolineata l'importanza di un pensiero produttivo, di una intelligenza creativa. Si osserva che occorre coltivare quella attività psichica che porta ad atteggiamenti originali, a nuove prospettive, previsioni, soluzioni. Il pensiero produttivo è caratterizzato da una intensa spinta motivazionale del soggetto e si sviluppa precocemente nell'età infantile e nella fanciullezza, raggiunge un suo massimo intorno ai vent'anni, poi diminuisce se non viene attivamente coltivato; sulla intelligenza produttiva influiscono notevolmente le condizioni ambientali (una situazione familiare stimolante, un livello di cultura buono, una adeguata emulazione, ecc.).

L'interesse per l'intelligenza produttiva, che oggi si cerca per diverse vie di incoraggiare, è connesso alla meta sociale del successo della comunità; l'intelligenza produttiva è definita «l'insieme delle funzioni psichiche superiori che assicurano il successo ed il prestigio in una determinata cultura».

Mente dell'uomo

Un processo evolutivo infantile porta l'individuo all'acquisizione del rapporto di oggetti con determinati segni verbali; e l'apprendimento verbale è alla base del simbolismo del linguaggio, fonte di relazioni umane e di conoscenza. Ma il processo di simbolizzazione è stato approfondito anche nei confronti delle attività psichiche non consce. Ha affermato Freud che tutto ciò che non deve essere chiaramente espresso, per intervento di divieti e rigorismi morali, viene simbolizzato ed i simboli diventano, così, esempi delle idee represse dall'individuo, che devono essere interpretati per una conoscenza approfondita della dinamica inconscia.

A sua volta, Jung ritiene che i simboli costruiti dalla persona rappresentino figurazioni ancestrali (il padre, la madre, la nascita, la vita, ecc.) che si ritrovano nei miti, nel folklore, nei sogni (archetipi), E H. Silberer sostiene che quando si riduce l'energia psichica disponibile per il pensiero, la persona cerca la scorciatoia della simbolizzazione.

Sulla simbolizzazione verbale si sono sviluppate interessanti osservazioni. Si è messa in rilievo la discrepanza che viene a manifestarsi sino dall'età infantile tra l'attività verbale e l'attività non verbale, tra ciò che è detto e ciò che dovrebbe essere fatto, tra l'affermazione e la fantasia, ed anche tra le fantasie stesse.

Questo contraltare tra attività profonda ed attività verbale, questo conflitto che si apre, su vari piani, con l'acquisizione del linguaggio e l'inserimento sociale hanno sviluppi patologici, secondo alcuni autori, nel delirio e nella desocializzazione. Si osserva che, con la simbolizzazione, l'individuo viene a sottrarsi alle correzioni ed ai divieti, alla necessità della rispondenza del segno verbale con la realtà sociale, alla convalida sociale del suo comportamento. In questa situazione una persona può strutturare il suo pensiero e la sua simbolizzazione in modo patologico, deviando verso un'attività immaginativa più o meno avulsa dalla reciprocità sociale, più o meno fantastica; da cui lo svilupparsi del comportamento autistico di malati mentali come i paranoici. Osservazione e giudizio sono approfonditi da varie ricerche.

Si rileva che nel processo con cui si approfondisce l'esperienza interviene l'attenzione diffusa o una concentrazione psichica; e si parla di autosservazione per indicare il mezzo di autoconoscenza dei propri impulsi, sentimenti, pensieri, che è strettamente connesso all'autocoscienza. Il comprendere è considerato un processo per cui il soggetto si svincola da un campo indeterminato per entrare in un rapporto soggetto-oggetto che si articola in una struttura globale; e il giudicare è un processo che, attraverso il sentimento e la valutazione della realtà, mira a raggiungere un senso di certezza (anche se molte volte si arriva ad opinioni empiriche e ad errori).