lunedì 5 maggio 2008

Riabilitazione poliomielitico adulti

La prima massiccia applicazione delle tecniche della riabilitazione avvenne negli Stati Uniti tra il 1930-40 nella cura dei poliomielitici sfuggiti alla morte durante la fase acuta del male. In America la poliomielite era considerata fino all'avvento dei vaccini antipolio (il Salk e poi il Sabin attorno agli anni Sessanta) come un vero e proprio flagello sociale. Ma attraverso le tecniche della riabilitazione (o terapie fisiche) si raggiunsero ben presto risultati insperati. Nel 1952, durante un Congresso di medicina fisica svoltosi a Londra, furono comunicati a questo proposito dati molto significativi: su 100 poliomielitici la riabilitazione motoria era arrivata nel 40 per cento dei casi a una completa regressione della paralisi; nel 30 per cento i risultati erano stati buoni e tali, comunque, da permettere un completo recupero sociale; nei casi restanti i risultati erano stati modesti.

Contrariamente a quanto si crede, la riabilitazione del poliomielitico è importante non solo per quanto riguarda gli arti inferiori, che sono notoriamente i più colpiti dalla terribile infezione, ma anche per la mobilità della colonna vertebrale e per la funzionalità respiratoria. Si tratta comunque — almeno per i Paesi evoluti, dove da anni viene attuato un sistematico programma di immunizzazione — di una applicazione fortunatamente superata: in buona parte del mondo, infatti, la poliomielite può dirsi ormai debellata.