domenica 29 marzo 2009

PSITTACOSI MALATTIA INFETTIVA

PSITTACOSI malattia infettiva. La causa è un microrganismo avente alcuni caratteri dei virus e altri dei microbi, per cui può essere considerato una forma intermedia, appartenente al genere Myagawanella. L'infezione è assai diffusa fra i pappagalli (specialmente fra quelli provenienti dall'America meridionale), nei quali determina una grave sintomatologia a carico dell'apparato respiratorio e gastrointestinale. L'animale se ne sta in un angolo della gabbia, abbattuto, sonnolento, privo d'appetito, tremante e con le penne arruffate; in circa la metà dei casi la malattia termina con la morte. Data l'estrema contagiosità dell'infezione, in queste condizioni il pappagallo costituisce un pericolo per le persone che lo avvicinano. Il contagio avviene per la manipolazione degli escreti, e anche per l'inspirazione dell'aria contenente particelle essiccate degli escreti stessi. Ciò spiega quanto sia facile la trasmissione all'uomo. Ma questo non è tutto: bisogna aggiun- gere infatti che qualsiasi pappagallo, e non soltanto quello manifestamente ammalato, può c ere una fonte d'infezione, in quanto il virus è sovente annidato nell'animale senza che dia segno della sua presenza. Nell'uomo la malattia, dopo un'incubazione di 8-14 giorni, esordisce con malessere, dolori agli arti e ai lombi, senso di stanchezza, inappetenza, brividi e febbre alta. Dopo 2-3 giorni la tosse, il vomito, la diarrea, il mal di capo tormentano il paziente cheè depresso, insonne, delirante. Infine compaiono i segni di una polmonite virale che solo con lentezza si risolve, trapassando poi in una lunga convalescenza. Il più importante esame di laboratorio per la diagnosi è la reazione di deviazione del complemento sul sangue, positiva però soltanto dopo il 15°-20° giorno di malattia. La cura si effettua con gli antibiotici tetracicline, molto efficaci, in genere da somministrare per 8-10 giorni.