domenica 15 giugno 2008

Aborto interruzione della gravidanza

ABORTO, interruzione della gravidanza in epoca non vitale per il feto, quindi prima del 180° giorno di gestazione. Non è sinonimo di espulsione del feto; infatti si parla di aborto interno quando esso non è seguito dalla espulsione del prodotto del concepimento. Esistono tre varietà di aborto, da un punto di vista cronologico: ovulare, quando avviene nelle prime 4 settimane di gravidanza; embrionale, quando si verifica non oltre il terzo mese di gravidanza; fetale, dal 4° mese al 6° mese.

Una ulteriore classificazione distingue gli aborti in spontanei e provocati: questi ultimi possono essere terapeutici o criminosi. Tra le numerosissime cause d'aborto è classico distinguere tre gruppi: quelle che agiscono sul prodotto del concepimento causandone la morte (sifilide, tbc, intossicazione da piombo, tabacco, benzolo) talora traumi fisici, avvelenamenti, lesioni perforanti l'utero ecc., quelle che agiscono sul prodotto del concepimento, alterando le connessioni materno-ovulari (ipoplasia uterina, insufficienza luteinica, fibromi, retroflessione uterina e postumi aderenziali di fatti infiammatori periuterini ) ; e quelle che agiscono sulla muscolatura uterina determinando contrazioni e quindi distacco ovulare (endometriti deciduali, cardiopatie, infezioni pelviche, farmaci ad azione congestizia, infezioni acute, come tifo, colera, grippe, scarlattina, tireotossicosi, alimentazioni insufficienti o carenziate, particolare fragilità vasale, ecc.).

La sintomatologia è varia: cessano in genere tutti i fenomeni evolutivi caratteristici della gravidanza, i fenomeni simpatici (nausea, vomito, scialorrea), la congestione della mucosa vaginale, l'accrescimento del volume dell'utero (esiste una evidente sproporzione tra l'amenorrea ed il volume uterino), spariscono i movimenti attivi fetali e scompare il battito cardiaco fetale. La paziente può anche stare benissimo e non accusare alcun disturbo. La diagnosi riposa su considerazioni che emergono dai dati sopra citati. Ovviamente una diagnosi biologica di gravidanza, sulle urine delle 24 ore, sarà imprescindibile.

La sua negatività, eventualmente controllata con un parallelo dosaggio dell'ormone gonadotropo coriale, sarà definitivamente discriminante. Una ulteriore distinzione che va fatta è quella tra aborto minacciante (ancora recuperabile) ed aborto in atto (inevitabile): essa si basa sul giudizio critico e clinico di tre dati importanti (l'aborto interno è asintomatico): la entità della perdita ematica, la presenza (o meno) e la qualità delle contrazioni uterine, le condizioni del collo dell'utero (conservato o rammollato, aperto o chiuso).

La terapia varia a seconda che si pensi di poter salvare ancora la gravidanza minacciata, o che l'aborto sia ritenuto inevitabile, oppure sia già in fase espulsiva, oppure sia già avvenuto in modo incompleto (con ritenzione di materiale ovulare). Nel primo caso il riposo a letto è assoluto, si praticano sedativi, antispastici, ormoni (prevalentemente progesterone e gonodotropo coriale; anche estrogeni, se necessario), vitamina E, e (discussi) coagulanti o antiemorragici; eventualmente antibiotici ( in presenza di febbre ). Nel secondo caso si rende necessario uno svuotamento uterino strumentale (detto impropriamente raschiamento) onde allontanare l'uovo emorragico od i residui ovulari che mantengono l'emorragia. Ciò è di regola nei primi tre mesi. Dal 3° compiuto al 6° mese, tutto ciò non è più possibile per la presenza di un embrione che non può essere estratto da un collo insufficientemente dilatabile. Bisogna allora provocare un travaglio espulsivo (parto in miniatura).