domenica 15 giugno 2008

Terapia della vergogna

La vergogna è stata definita un 'meccanismo di inibizione'. In altre parole, è il risultato di un conflitto tra ciò che l'individuo vorrebbe apparire di essere o di fare e ciò che invece la società, l'ambiente gli impongono di essere o fare. Ci si vergogna quando ci si comporta in modo anomalo rispetto a quello considerato giusto: e infatti c'è la vergogna per una gaffe, c'è la vergogna di essere malati, c'è la vergogna di essere stati sorpresi ad assaggiare un cibo con le dita. In ultima analisi, quindi, il vergognoso è un ribelle mancato: che sente e persino mette in pratica atteggiamenti anticonformisti, senza però avere il coraggio di portarli avanti e sostenerli nel tempo. Non stupisce allora che la terapia fondamentale della vergogna consista in un decondizionamento nei confronti di quel riflesso che la provoca.

È quanto viene attuato in una clinica tedesca, i cui pazienti sono costretti, ad esempio, ad andare in giro per la città indossando scarpe disappaiate o vestiti sgargianti in modo da richiamare su di sé l'attenzione: dopo alcune uscite di questo genere il soggetto si abitua alle situazioni ridicole e, pertanto, non se ne vergogna più. Di qui a rimuovere anche le cause della vergogna endogena il passo sembrerebbe breve: potrebbe essere facilitato proprio ricercando le situazioni di cui si ha paura, per sdrammatizzarle.